5 dic 2015

La via della comprensione e del superamento


Convegno sui rapporti letterari italo-sloveni «Per il popolo italiano è suonata la sveglia!» Così una volta Manlio Cecovini ha espresso l’urgenza che gli italiani di Trieste richiamassero finalmente alla propria coscienza l’esistenza della minoranza slovena in Italia. In ambito letterario, Manlio Cecovini ha evidenziato il proficuo dialogo con Alojz Rebula nella corrispondenza pubblicata nel libro «Carteggio scazonte». Proprio di contatti e contaminazioni tra letteratura slovena ed italiana si è parlato martedì alla biblioteca statale di Trieste, al convegno dal titolo «Slataper, Stuparich, Tomizza, Sciascia & C.», organizzato dal Circolo della cultura e delle arti. Dei contatti, legami intellettuali, influssi interpersonali, non solo a Trieste, hanno parlato Sergia Adamo, Roberto Dedenaro, Miran Košuta, Marko Kravos, Marta Moretto, Anna Storti, Fabio Venturin e Neva Zaghet. L’incontro pomeridiano di tre  ore è stato moderato da Elvio Guagnini, che ha citato in introduzione Alojz Rebula e la sua idea che «bisogna avviarsi sulla via della comprensione reciproca e del superamento». Miran Košuta e Guagnini hanno offerto ai presenti soprattutto una panoramica di questi contatti, in verità iniziati agli albori del secolo breve. Košuta ha menzionato Scipio Slataper, Gianni Stuparich, Enzo Bettiza, Tullio Kezich, Giorgio Depangher ed altri. Guagnini ha richiamato anche Luciano Morandini e la giovane redattrice della pagina culturale del quotidiano italiano «Il sole 24 ore», Cristina Battocletti. È stato interessante ascoltare un riassunto della tesi di laurea di Neva Zaghet, in cui la professoressa di Trieste ha trattato il patrimonio letterario e generico intellettuale di Slataper. L’autore dell’opera «Il mio Carso» va, infatti, trattato sotto questa luce, perché ha evidenziato fra i primi la presenza degli sloveni su questo territorio ed ha preso chiaramente posizione contro il per lui incomprensibile fare finta che questa presenza non ci fosse. Proseguendo sulla stessa linea, Anna Storti ha parlato di Giani Stuparich, che nel primo dopoguerra si è allo stesso modo risoluto consapevolmente a non trascurare la presenza slovena nell’Adriatico settentrionale. Ad una reale contaminazione si è, però, giunti più tardi. Fabio Venturini ha parlato dell’influsso esercitato su Fulvio Tomizza dalla letteratura slovena e sopratutto da Ivan Cankar, sulla base del cui racconto «Martin Kačur» lo scrittore istriano ha steso il pezzo teatrale «L’idealista». Durante l’approfondito pomeriggio i relatori non hanno dimenticato nemmeno i contatti tra Leonardo Sciascia e Ciril Zlobec, che ha tradotto il famoso romanzo dello scrittore siciliano «Il giorno della civetta». Il contenuto dell’incontro ha, quindi, dimostrato come nel campo della contaminazione letteraria tra sloveni e italiani sia stata percorsa una strada interessante. La discussione, forse un po’ troppo accademica, ha dato modo ai dati menzionati di giungere alla coscienza degli abitanti del più ampio spazio nord Adriatico. Mlis (Primorski dnevnik, 26. 11. 2015)

da http://www.dom.it/wp-content/uploads/2015/12/Slovit-novembre-2015.pdf

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