14 apr 2016

L’Envigo chiude, 51 lavoratori in mobilità


Valli del Natisone

Senza alcun preavviso la sede dell’Envigo (ex Harlan) della zona industriale di San Pietro chiude i battenti. La decisione è stata comunicata ai 51 dipendenti, in gran parte delle valli del Natisone, nella mattinata dello scorso 6 aprile. Per i lavoratori è già stata avviata una procedura di mobilità. La multinazionale che seleziona cavie animali è attiva nella zona industrale di San Pietro da una ventina d’anni, anche se nel frattempo ha cambiato nome e proprietà diverse volte. Ed è davvero poca la voglia dei dipendenti (in maggioranza donne) di parlare della vicenda. Stando a quanto comunicato dall’azienda, l’attività verrà accorpata ad uno stabilimento già operativo nei Paesi Bassi. Le ragioni della scelta, hanno spiegato, si devono a questioni esclusivamente economiche: la scarsa attività di ricerca in Italia e la maggiore centralità dello stabilimento dei Paesi Bassi rispetto ai clienti, che sono perlopiù ditte farmaceutiche del centro-nord Europa. A pesare sulla scelta ci sarebbero inoltre le ridotte capacità strutturali per la produzione che avrebbe lo stabilimento di San Pietro. La comunicazione è stata accolta nel silenzio scioccato dei dipendenti. I rappresentanti sindacali sono stati avvertiti solo pochi minuti prima e l’andamento della produzione non lasciava assolutamente presagire la scelta drastica della multinazionale. Oltre alle più che comprensibili preoccupazioni per il proprio futuro occupazionale (ancora tutto da decifrare), il silenzio di sindacati e dipendenti (molti hanno famiglie a carico e sono lontani dall’età pensionabile) si spiega anche con le polemiche sorte in seguito alla diffusione sulla stampa locale della notizia. L’azienda è infatti da tempo nel mirino di diverse associazioni ‘animaliste’ che, per chiedere la chiusura dell’allora Harlan, hanno manifestato più volte a Udine e hanno costituito anche un comitato ad hoc. Sui social network i commenti della maggior parte degli utenti si sono infatti concentrati più sulla questione etica (fra favorevoli e contrari alla sperimentazione animale) che sui risvolti occupazionali della chiusura. Prendendo per buone le spiegazioni fornite dall’azienda però, non si può considerare questa una vittoria del fronte ‘animalista’. Envigo, un leader mondiale di questo tipo di attività, continuerà semplicemente a selezionare cavie altrove. Né si possono addurre ragioni inerenti al costo del lavoro in Italia visto che la produzione si sposterà nei Paesi Bassi e non in una delle tante ‘Cine’ che ci sono in Europa e nel mondo.
http://novimatajur.it/attualita/lenvigo-chiude-51-lavoratori-in-mobilita.html

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