25 ott 2016

REGIONE


REGIONE Corsi in lingua slovena nella formazione professionale

L’annuncio dell’assessore Loredana Panariti L’Istruzione e Formazione professionale (IeFp) in Friuli-Venezia Giulia potrebbe arricchirsi di nuovi corsi in lingua slovena. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore al Lavoro e alla formazione Loredana Panariti, ha infatti introdotto la possibilità di attivare, già nell’anno formativo 2016/2017, 4 percorsi formativi con docenze in sloveno. L’iter sarà avviato dalla direzione centrale Lavoro e formazione dell’amministrazione regionale, attraverso un avviso diretto a Effe.Pi, l’associazione temporanea di organismi formativi accreditati dalla Regione, ovvero ai soggetti che già propongono corsi di istruzione e formazione professionali in sloveno per i giovani di età inferiore ai 18 anni. La predisposizione dei percorsi formativi, tuttavia, è assoggettata al minimo di 8 iscritti. Si tratta di una soglia più bassa rispetto a quanto stabilisce la normativa vigente, ma è una deroga introdotta con la legge regionale 33/2015 (collegata alla manovra di Bilancio 2016-2018), in base alla quale le iniziative IeFp devono tener contro delle esigenze della minoranza slovena per la salvaguardia delle sue caratteristiche etniche e culturali. Considerando, dunque, che la sostenibilità economica dei percorsi è assicurata con la presenza di almeno 12 allievi, l’amministrazione regionale mette a disposizione un finanziamento integrativo per colmare il gap che si creerebbe nel caso in cui il numero di iscritti fosse inferiore alla soglia di sostenibilità. «Esprimo la mia soddisfazione – dichiara Panariti – sulla possibilità che venga garantita l’istruzione e formazione professionale in lingua slovena superando il problema del numero degli iscritti che poteva bloccare l’attivazione dei corsi».
 Arc/Pv/Ep www.regione.fvg.it


Impegno per uno sloveno in Parlamento Debora Serracchiani con i rappresentanti della minoranza «Nel mio ruolo di presidente della Regione ritengo doveroso ascoltare con attenzione le istanze che mi vengono presentate dalla comunità slovena in Friuli-Venezia Giulia e fare del mio meglio affinché gli sloveni in Italia abbiano una propria rappresentanza in Parlamento, così come l’hanno sempre avuta». Lo ha dichiarato la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani a margine
dell’incontro tenutosi lo scorso 23 agosto a Trieste con Walter Bandelj e Rudi Pavšič, i presidenti delle due maggiori organizzazioni slovene in Italia, ovvero la Confederazione delle organizzazioni slovene / Svet slovenskih organizacij-Sso e l’Unione economica culturale e slovena / Slovenska kulturno-gospodarska zveza-Skgz. Alla riunione hanno preso parte anche l’assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti e la presidente del Comitato paritetico istituzionale per i problemi della minoranza slovena Ksenija Dobrila. Gli esponenti della comunità slovena hanno espresso la loro preoccupazione, sostenendo che la nuova legge elettorale, detta Italicum, riduca le possibilità di elezione di un candidato di nazionalità slovena al Parlamento. Questo aspetto - secondo Pavšič, Bandelj e Dobrila - contrasta con le disposizioni della legge di tutela per la minoranza slovena (38/2001). L’articolo 26 della norma, infatti, dispone che le leggi elettorali dettino disposizioni per favorire l’accesso alla rappresentanza di candidati appartenenti alla minoranza slovena. «L’articolo 4 dell’Italicum - ha precisato Serracchiani durante l’incontro - stabilisce chiaramente che uno dei collegi plurinominali è costituito in modo tale da favorire la rappresentanza dei candidati di espressione della minoranza linguistica slovena. Questa forma di garanzia, ovviamente, non dà la massima certezza di elezione, ma bisogna rilevare che questa sicurezza non era espressa in nessuna legge elettorale». A questo proposito Torrenti ha ricordato che la presenza di esponenti politici sloveni a Roma è sempre stata garantita dalla volontà e dalla disponibilità dei singoli partiti a inserire nelle proprie liste un candidato sloveno e mai da precise disposizioni di legge. La Regione - hanno poi aggiunto la presidente e l’assessore - non ha la possibilità di incidere sugli strumenti già adottati dal Parlamento nazionale, evidenziando come le diverse disposizioni per il Trentino - Alto Adige derivino da accordi internazionali ben precisi e da contesti legislativi e demografici non comparabili con il Friuli Venezia Giulia. Tuttavia, durante l’incontro è emersa la volontà comune a rivedere il ruolo delle minoranze linguistiche in regione. «Ci è giunta questa richiesta che riteniamo interessante e doverosa» ha commentato Torrenti. «L’Amministrazione regionale comprende appieno questa esigenza visto il riassetto istituzionale in atto in Friuli Venezia Giulia. Intendiamo dunque lavorare a nuove modalità che garantiscano sia la presenza numerica che qualitativa degli sloveni negli organismi istituzionali». ARC/PV/ppd (www.regione.fv

Comunità slovena, soggetto propulsore a vantaggio dell’area transfrontaliera Il promemoria consegnato dalla comunità slovena alla presidente della Regione Fvg, Serracchiani In un periodo nel quale è in atto un lodevole sforzo da parte del Governo per riorganizzare e riformare lo Stato italiano, sarà probabilmente necessario rafforzare ulteriormente il ruolo della nostra Regione per la sua specialità e le sue peculiarità. In questo contesto andrebbe rivisto anche il ruolo delle minoranze linguistiche qui presenti, riformulando in chiave più avanzata e moderna quello che potremmo definire il laboratorio dì convivenza plurilingue del Friuli Venezia Giulia. Tale rivisitazione andrebbe contestualizzata anche con il nuovo scenario europeo, laddove la nostra Regione si sta finalmente riappropriando della centralità andata perduta nel 900, secolo nel quale la nostra terra è stata perlopiù caratterizzata da conflitti e guerre Ed è in questo contesto che la minoranza linguistica slovena del Friuli Venezia Giulia vuole porsi sempre più come soggetto propulsore sia nel campo culturale che in quello turistico ed economico, a vantaggio di tutto il territorio dell’area transfrontaliera. Non possiamo, però, negare che, a fronte di questa chiara volontà, ci siano ancora delle remore, d’altronde caratteristiche di ogni comunità minoritaria, che andranno quanto prima superate con un più puntuale e regolare confronto tra il governo regionale e i vertici della nostra minoranza. Proprio per questa volontà e desiderio di un’interazione propositiva riteniamo possa essere utile presentarLe alcune criticità per le quali il governo regionale potrebbe trovare le soluzioni adeguate; si tratta perlopiù di mera attuazione delle norme esistenti in particolare della legge regionale 26/2007, nonché di quella nazionale 38/2001, come ad esempio l’art. 10 sul bilinguismo visivo (regolato dai decreti del Presidente della Regione), laddove i soggetti attuatori sono anche di competenza regionale (Autovie Venete, Fvg Strade ... ). Si segnala, inoltre, che si è tutt’ora in attesa della costituzione dell’Ufficio centrale per la lingua slovena, istituito con l’art 4, comma 41 L.R. n.34/2015, il quale dovrebbe assumere il coordinamento delle attività per l’uso pubblico della lingua slovena (art. 8 della legge di tutela), raccordandosi con gli interventi con le Uti, con i comuni perimetrati e in un rapporto sinergico con i concessionari dei servizi pubblici nonché conle pubbliche amministrazioni. Sulla piena attuazione della LR 26/2007 va rimarcato che ancora oggi rimane lettera morta l’art. 21 (Fondo regionale per la minoranza linguistica slovena), che dovrebbe sostenere specifiche attività in particolare nel settore dell’istruzione e nel campo della collaborazione interculturale, nonché supportare la fondamentale opera di manutenzione delle sedi culturali. Rimane poi il nodo molto complicato e complesso dell’attuazione dell’art. 26 – disposizioni in materia elettorale - della legge di tutela 38/2001 (a rappresentanza negli organi elettivi (quali il Consiglio regionale), riguardante l’elezione dei rappresentanti appartenenti alla minoranza linguistica slovena nel Senato della Repubblica e nella Camera dei deputati, sottoposti proprio in questi mesi al processo di riforma del sistema costituzionale ed elettorale, che porterebbe alla quasi certa esclusione del rappresentante sloveno nel consesso nazionale. Questa ipotesi, d’altronde molto reale, rappresenterebbe un duro colpo per la minoranza linguistica slovena in Italia, che rimarrebbe per la prima volta dalla costituzione della Repubblica d’Italia senza un proprio rappresentante nel più importante organo elettivo nazionale. Pur considerando che la Costituzione italiana, a differenza di quella slovena e croata, non garantisce un rappresentante parlamentare alle singole minoranze linguistiche nazionali, riteniamo che questo possibile/probabile vulnus non potrà non essere interpretato come elemento di grave disattenzione e sottovalutazione da parte dell’attuale maggioranza nei confronti della minoranza linguistica slovena del Fvg. Tanto più grande sarà il disagio e inevitabili le conseguenze politiche, rispetto a quanto è stato finora stato il pluridecennale connubio tra le forze di centrosinistra e la nostra minoranza. Riteniamo pertanto che debba essere percorsa ogni possibile via per scongiurare questo pericolo ed in ultima istanza facciamo appello a Lei affinché sia la coalizione politica che maggiormente ci rappresenta ad assumersi l’onere e l’onore di garantirci il diritto di tribuna ai sensi delle norme di tutela sopracitate. In questo modo anche la nostra regione, il Friuli Venezia Giulia, manterrà quella significativa rappresentanza parlamentare, che la contraddistingue dalla propria nascita. Skgz, Sso Comitato istituzionale paritetico per la minoranza slovena


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