Il Comune di Lusevera intende organizzare un corso di sloveno gratuito per principianti aperto a tutti, a partire dal 14 marzo 2017 (data della prima lezione). ...
Altro...28 feb 2017
27 feb 2017
150 anni dalla morte di Pietro Zorutti
Pietro Zorutti (Pieri Çorut) (Lonzano del Collio, 27 dicembre 1792 – Udine, 23 febbraio 1867) è stato un poeta italiano.
La sua fama è dovuta soprattutto alla pubblicazione ogni anno dal 1821 al 1867 degli almanacchi lunari (Strolics, in friulano) dove riportava le sue composizioni poetiche in lingua friulana, di solito di soggetto naturalistico od ironico.
La sua poesia più famosa rimane Plovisine, scritta nel 1831; Zorutti è sempre stato considerato come il miglior raffiguratore letterario della vita della gente friulana e per questo è uno dei poeti friulani più conosciuti ed imitati; i suoi componimenti partivano da un'ambientazione pre-romantica, perché Zorutti era affascinato dai poeti del romanticismo e questo gli valse da un lato l'elogio di letterati come Tommaseo e Carducci, dall'altro l'aspra critica degli esponenti della nuova poesia friulana del secondo dopoguerra, fra cui Pier Paolo Pasolini che lo considerava uno scrittore vecchio ed incapace di un proprio carattere poetico; un'altra critica che gli è stata rivolta è stata quella di aver sempre considerato il friulano una lingua di basso livello, buona solo per piccole cose. Fu anche criticato da Ugo Pellis per aver dedicato un'opera "Il bon pari", all'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe, che in quell'epoca, subito dopo la fine della Grande Guerra, era considerato dai nazionalisti italiani una persona da cancellare dalla storia del Friuli.
Il suo merito più grande è probabilmente quello di aver tolto dai campi la lingua usata da Ermes di Colloredo e di aver fatto diventare la lingua friulana più letteraria.
La poesia più famosa di Zorutti è la Plovisine/Pioggerellina
Plovisine minudine, / lizerine, / tu vens jù cussì cidine / senze tons e senze lamps / e tu dâs di bevi ai ciamps! // Plovisine fine fine / lizerine, / bagne bagne un freghenin / l’ort del pùar contadin: / senze te nol mene nuje; / bagne bagne chê latuje, / bagne bagne chel radric / fin cumò tignûz a stic; / bagne l’ort del pùar omp, / bagne il cjamp del galantomp.
26 feb 2017
La 2ª guerra mondiale a fumetti - 2. svetovna vojna v stripu (43)
Nel 70° della fine della seconda guerra mondiale (1945), Moreno Tomasetig ha trasformato in fumetto i diari del parroco di Lasiz, don Antonio Cuffolo (1889-1959). In questa puntata. Il 15 agosto 1944 la radio annuncia lo sbarco degli Alleati nel sud della Francia e la presa di Nizza e Marsiglia. Intanto nella valle gli scontri tra partigiani, tedeschi e repubblichini sono quotidiani. Il 7 settembre per errore si accende una furiosa battaglia tra i tedeschi di Ponte San Quirino e gli italiani di San Pietro. I repubblichini contano otto ferti gravi. I più giovani, esaltati dai successi dei partigiani, desiderano di avere mitragliatrici, cioccolato e sigarette. «Dio ci aiuti», commenta il sacerdote. Da volatini lanciati da un veivolo inglese, don Cuffolo il 6 settembre apprende che il maggiore Ballantine, che aveva nascosto e aiutato a fuggire verso la Dalmazia con altri compagni di prigionia, è in salvo. I repubblichini a Ponte S. Quirino sequestrano tutti i viveri destinati alle Valli; per rappresaglia i partigiani impediscono la fornitura di legna e acqua a Cividale. (43 – continua)
Lieta 1945 je končala druga svetovna vojska. Kar se je pred njo, med njo in po nji gajalo v Benečiji, je lazajnski famoštar g. Antonio Cuffolo (1889-1959) napisu v dnevnikah po slovensko in po italijansko. V drugi pregledani in dopunjeni izadaji, ki jo je urediu Giorgio Banchig, sta izšla par zadrugi Most lieta 2013. Moreno Tomasetig je slovenski Cuffolu dnevnik spravu v strip , ki ga v beneškoslovenskem dialektu obljavljamo v vsaki številki Doma. To je 43. nadaljevanje.
Il governo austriaco contro il baratto tra Slavia e Cervignano
L’ANNIVERSARIO
A 150 anni dall’annessione del Friuli e della Slavia al Regno d’Italia con il plebiscito del 21 e 22 ottobre 1866
Il luogotenente del Litorale sosteneva che il fiume Nella foto: confine presso Cervignano.Isonzo non rappresentava un vero confine naturale, visto che su entrambe le sponde abitavano numerosi sloveni
Giorgio Banchig
Nel suo importante studio sul plebiscito in Veneto e sulla delimitazione dei confini lo storico sloveno Jaromir Beran (Plebiscit, cit., pp. 113119) ricorda che prima e dopo l’armistizio di Cormons del 12 agosto 1866 circolavano ipotesi e notizie contraddittorie a proposito della definizione dei confini tra Italia e Austria. Allarmato da queste notizie, – racconta Beran – intervenne in veste ufficiale il luogotenente imperiale per il Litorale, Ernst Leopold Kellersperg, deciso a conservare l’integrità del Goriziano e respingere le richieste e le mire dell’Italia riguardo il nuovo confine.
Il 14 luglio 1866 inviò una lettera al ministro degli Esteri, Alexander von Mensdorff-Poully, esprimendo il suo parere sulla questione. Poiché alcune notizie confermavano che l’Isonzo avrebbe potuto rappresentare la nuova linea di confine, egli pregava il ministro di riferire ai comandanti dell’esercito che dalla sorgente alla foce l’Isonzo scorreva nella regione di Gorizia e non rappresentava il confine tra il Veneto e la Regione goriziano-gradiscana del Litorale austriaco. Di seguito, descriveva brevemente dove in realtà correvano i confini e faceva notare che quello nazionale o linguistico non coincideva con quello dello stato e precisava quali parti del Goriziano erano italiane. «Quindi – scriveva – tutti i distretti di Gorizia, Canale e Tolmino situati sulla sponda destra dell’Isonzo sono esclusivamente slavi (ausschliesslich slawisch) e l’area linguisticamente slava si estendeva fino al Veneto in due aree che vanno fino al fiume Fella. Se si pensa al confine da questo punto di vista [linguistico] — ribatteva —, si può pretendere che il territorio del Litorale invece di rimpicciolirsi territorialmente, si sarebbe dovuto estendere» (Ivi, p. 115).
Il luogotenente Kellersperg intervenne nuovamente il 13 settembre con un’altra lettera al ministro degli Esteri. In essa riferì che a Gorizia si diffondevano, ripetutamente ed anche sui giornali, le notizie sull’annessione all’Italia del distretto di Cervignano che avrebbe dovuto costituire il compenso per i distretti slavi (slawische Distrikte) della provincia di Udine nel caso in cui questi fossero rimasti all’Austria. Tale zona, ricca e molto importante dal punto di vista commerciale del «Friuli austriaco », argomentava il luogotenente, superava di gran lunga i territori della provincia di Udine che l’Austria avrebbe potuto ottenere. Cervignano con i suoi 22.000 abitanti era il giardino della pianura friulana, come lo erano le regioni del Regno Lombardo- Veneto ma, grazie all’accesso al mare, Cervignano era ancora più importante. Il traffico commerciale era vivace e le persone molto attive. Sebbene fossero comunità di lingua italiana, appoggiavano l’Austria e avevano dimostrato il loro patriottismo; non volevano, quindi, neanche sentir parlare della loro annessione all’Italia. Tra loro regnava un atteggiamento di fedeltà all’Austria, per questo bisognava dare al distretto di Cervignano un’assoluta preferenza rispetto a quelle zone della provincia di Udine in cui la popolazione viveva ancora di allevamento e agricoltura alpestre (Alpenwirtschaft). Per quanto riguardava il confine con l’Italia nel Litorale austriaco, scriveva il luogotenente, non era possibile trovarne uno naturale. I piccoli fiumi torrentizi, Judrio e Torre, non soddisfacevano tale istanza e ancor meno l’Isonzo che non rappresentava un confine statale né linguistico, visto che sulla sponda destra del fiume fino al Fella abitavano numerosi sloveni (Ivi, p. 116).
25 feb 2017
UNA PROPOSTA QUASI INDECENTE
Era da qualche tempo che non avevamo notizie di iniziative sulle “lingue delle Valli del Natisone, del Torre, della Valcanale e Resiano che non hanno nulla a che fare con lo sloveno”. Era stata una sorpresa positiva, per noi, il fatto che tutte le amministrazioni delle Valli del Natisone avessero sottoscritto (e in molti casi votato all'unanimità in Consiglio comunale) un documento in cui si richiamava la legge 38/2001 sulla minoranza slovena per chiedere maggiore autonomia per questo territorio nell'ambito delle riforma degli Enti locali. Abbiamo raccontato negli ultimi mesi un clima più pacifico e dialogante che si era determinato sull'annosa questione identitaria della fascia confinaria della provincia di Udine. Che dire quindi della proposta del nostro vecchio conoscente, il consigliere Roberto Novelli, di realizzare un Istituto che promuova e tuteli le ‘varianti locali’ di questo territorio? Nella conferenza stampa con cui ha presentato la sua proposta, Novelli, così come il vicesindaco di Pulfero Clavora e il sindaco di Resia Chinese, ha ribadito concetti già espressi in passato. Ha detto che non considera questi idiomi sloveni, che lo sloveno standard rischia di sostituirsi alle millenarie parlate locali. Ha anche affermato di non condividere per nulla ciò che a Cividale sta facendo il sindaco Balloch su questa questione (l'apertura dello sportello linguistico sloveno ad esempio) nonostante sia consigliere di maggioranza. Nel merito abbiamo risposto a queste considerazioni svariate volte. Con la logica prima che con gli studi linguistici. Abbiamo scritto e riscritto che lo sloveno standard è una koiné di decine e decine di dialetti, che le ‘varianti linguistiche’ della fascia confinaria della provincia di Udine sono progressivamente intercomprensibili (diasistema) con le tante e diversissime fra loro parlate slovene.Che i dialetti di questi territori stanno scomparendo,ma non certo a favore dello sloveno standard quanto - sembra davvero assurdo doverlo precisare per quanto evidente - dell'italiano (standard) .Tuttavia ,ci troviamo di fronte ad una proposta di modifica di una legge regionale che anche per i firmatari resterà intitolata "Norma regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena".Gli stessi proponenti hanno espressamente riconosciuto la legittima esistenza di una minoranza slovena in questo territorio ,chiedendo - oltre a 400mila euro per un istituto che dovrebbe salvaguardare le parlate - un confronto e una pacificazione su questo tema.Insomma,non sono nemmeno più i tempi del " no money no sloveni" o delle manifestazioni di Fiamma tricolore e Identità e tutela della val Resia"Contro l'annessione del Friuli orientale alla Slovenia" .Ancora qualche piccolo passo e riusciremo a disinnescare anche il vero problema di fondo (ammettendo che non si riduca a una questione di fondi):quello dell'appartenenza nazionale.Che,come abbiamo sempre sostenuto,la scelta della nazionalità sia una questione soggettiva che non è determinata nè minata dalle leggi di tutela della minoranza linguistica.Se dovesse avvenire questa pacificazione anche le diatribe linguistiche (lingua/variante/dialetto/standard) saranno ricondotte a ciò che sono.Esercizi per fini accademici,non materia di scontro politico.
fonte Novi Matajur del 22 febbraio 2017
fonte Novi Matajur del 22 febbraio 2017
24 feb 2017
Carnevale sloveno a Udine - Slovenski pust v Vidnu
Alcune maschere tradizionali delle Valli del Natisone (Blumarji e Pustje) scenderanno a Udine per festeggiare il carnevale (pust) con i bambini che nel capoluogo friulano frequentano l’attività in sloveno per bimbi in età prescolare. L’appuntamento è lunedì 27 febbraio alle 17 nei locali della parrocchia di San Quirino (via Cicogna 25). L’iniziativa delle associazioni don Eugenio Blanchini e Alpi è aperta anche a chi non frequenta regolarmente l’attività, previa comunicazione (per motivi organizzativi) tramite posta elettronica all’indirizzo blanchini@dom.it entro le 14 di lunedì 27 febbraio. I partecipanti sono invitati a mascherarsi. Giunta al terzo anno, l’attività in lingua slovena per bimbi dell’età della scuola dell’infanzia a Udine è raddoppiata. Quest’anno ci sono, infatti, due appuntamenti settimanali per avvicinare i più piccoli alla lingua slovena, ogni lunedì e mercoledì dell’anno scolastico dalle 17 alle 18.30. L’educatrice propone ai bimbi giochi e attività varie in lingua slovena. Il corso è gratuito. L’unico onere a carico delle famiglie è l’iscrizione annuale all’Associazione Alpi che garantisce ai bimbi la copertura assicurativa. La sede dell’attività è l’oratorio della parrocchia di San Quirino (entrata da via Cicogna 25), messo a disposizione dal parroco don Claudio Como.
Letos bo slovensko pustovanje tudi v Vidnu. V ponedeljek, 27. februarja, bodo blumariji in pustje iz Benečije ob 17. obiskali predšolske otroke, ki se dvakrat tedensko udeležujejo dejavnosti v slovenščini v prostorih župnije Sv. Kvirina (ulica Cicogna 25). Pobudo organizirata združenji Blankin in Alpi. Dejavnost v slovenščni za predšolske otroke od drugega po šestega leta starosti poteka že tretje leto. Vsaki teden sta dve srečanji, in sicer ob ponedeljkih in torkih med 17. in 18.30. Potekajo v prostorih župnije Sv. Kvirina v Vidnu (ulica Cicogna). Tečaj je brezplačen. Potrebno je le, da se straši včlanijo v združenje ALPI in tako otrokom zagotovijo zavarovanje med dejavnostjo.
Un nuovo CD di musica resiana - Rezijanska glasba v novi zgoščenki
D
omenica 26 febbraio alle ore 11.00 al centro culturale «Rozajanska kultürska hïša» di Prato di Resia/Ravanca sarà presentato il nuovo CD di musica resiana realizzato da Paolo Valente e Denis Naidon, dal titolo «Dej kopari, ćewa dät šćë dno!». Il nuovo CD contiene una raccolta di brani della tradizione resiana.
Resia è famosa per il suo particolare patrimonio culturale immateriale. Nell’ambito di questo patrimonio, molto importante è la musica popolare. La musica e le danze tradizionalmente tramandate e vive in Val Resia sono considerate molto antiche. La piccola orchestra resiana conta due soli strumenti: il violino o meglio cïtira in dialetto sloveno resiano e il violoncello, detto bünkula. Il terzo strumento usato dai suonatori per scandire il ritmo è il battito del piede, che accompagna la musica. La tradizione della musica resiana non viene tramandata tramite una scuola, ma trasmessa naturalmente ai più giovani, che imparano a suonare «a orecchio», ascoltando i più anziani. Così è stato anche per Paolo e Denis, che hanno imparato a suonare imitando i più anziani e osservando movimenti e battiti di altri suonatori.
V nedeljo, 26. februarja, bodo ob 11.00 v kulturnem centru »Rozajanska kultürska hïša« na Ravanci bodo predstavili novo zgoščensko rezijanske glasbe z naslovom »Dej kopari, ćewa dät šćë dno!«. Nova zgoščenka vsebuje tradicionalne rezijanske skladbe.
Reija je znana zaradi svoje nematerialne kulturne dediščine. V okviru te dediščine igra osrednjo vlogo narodna glasba. Glasba in ples, ki ju še prenašajo na mlajše, sta po strokovnjakih zelo stara. Rezijanski orkester pozna dve glasbili: prvo je violina, ki jo imenujejo cïtira, drugi pa je violončelo, po domačem bünkula. Značilno pa je, da godci, ki igrajo na cïtiro, vedno tolčejo tudi z nogo ob tla. To je za boljši ritem. V Reziji ni glasbenih šol, kjer naj bi poučevali igrati te instrumente; mladi se igranja na cïtiro in bünkulo naučijo po posluhu od starešjih. Tako je bilo tudi za Paola in Denisa, ki sta se naučila od starejših in od drugih godcev.
PÜSTAWA WUŽA, KI JÜDI SO PËLI ZA SE ZVASALËT - Canto popolare del Pust
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http://rezija.com/2014/02/18/mascherata-a-tolmezzo/img_1945/ Marïja Öjskina (1908-2003), conosciuta a Solbica/Stolvizza con il nome di Šimiljonawa cantò questa antica canzone del Pust nel 1999 Rejnica Marïja Öjskina (1908-2003), znota ta-na Solbici po jümano Šimiljonawa, lëto 1999 na bila mi zapëla no staro püstawo wužo. Isa kratka wužica na lëpo zdila kapyt, da kako počnüwel püst. Ćon radë jo napïset itako, da wsak jo morëj spoznet ano, zakoj në, pa jo pët. Na lëpo se pasina, ko ni cïtirajo to Püstawo. |
Da plešta, plešta moškire ko na ki vï sta štopine vï sta wse čïsto sedine mo naa fïlija wašaa.
Da plešta, plešta kukaci ko na ki vï sta valïdavi vï sta wsy čïsto skröjani tasta ta ïši se prablić.
Nu prïdita oblačany oblačany di maškarun tadej mï ćemo pleset wkop tadej mï ćemo pleset wkop.
Ći nïmata za se oblić tasta vïdët ta-po vasy ki ko bo püst tu-w vasy tadej mï ćemo pleset wkop.
Ano ko püst bo se rivel ćemo wratit wsaka swö ki muka ta posojana na praja rüdi wraćana. (s.q.)
dom del 14 /02/2017
dom del 14 /02/2017
TA DIUIA ŽENA
Prato di Resia/Ravanca Val Resia (in sloveno Rezija), valle alpina in notheast Italia photo: Ziga 08:20, il 9 febbraio 2007 (UTC) |
Ko na vidala muščene na hitro uzela kolonco hčeratico anu na utekla tou bošk.
Muščeni so jo tieli spoznati,ma nu nieso maj revali jo parbližati za jo kej uprositi.
To šlo nekej časa ,ko dan muščen u vidou hčeratico samo,ki na brala čarnice nu frambuje čie par Ravancah...
...La donna potava un arco legato sulla spalla e raccoglieva fragole ed erbe quando vide alcune persone di Musi. In fretta prese la bambina e scappò nel bosco.Quelli di Musi volevano conoscerla,ma non arrivarono ad avvicinarsi per parlarle.Passò un po' di tempo quando un abitante di Musi vide la bambina da sola mentre raccoglieva lamponi presso Prato di Resia ...
continua il prossimo mese
continua il prossimo mese
La ricerca (etno)linguistica nelle Valli del Torre da Badouin de Courtenay (BdC) ai giorni nostri
Tralasciando le altre pubblicazioni dedicate al resiano (del 1875, del 1876 e del 1913), come
pure le due sul dialetto di Bohinj (del 1876) e rispettivamente di Circhina/Cerkno (1884), andrà
ricordata invece la seconda ed ultima pubblicazione dedicata al tersko, la riedizione del cosiddetto
Catapan di Cergneu (Registro dei pii lasciti della Confraternita di S. Maria di Cergneui),
un documento trilingue (italiano - latino - tersko) degli anni 1459-1585 (BdC 1906; cf anche
Mikhailov 1997: 84-88; 125-145). Questo documento, le cui vicende si intrecciano stranamente
con quelle di BdC sul piano dei rapporti con l’intelligencija del luogo e con Vatroslav Oblak (cf
Spinozzi Monai 1994b), andrebbe collegata alle sue convinzioni sul carattere čakavo del tersko,
una questione che non possiamo affrontare qui, ma che è stata dibattuta tra gli slavisti fin quasi
ai giorni nostri (cf Lenček 1978; Bonazza 1988).
Dopo BdC, le Valli del Torre, oltreché diventare sempre più vuote (cf Spinozzi Monai 1996b: 207, nota 14; per un aggiornamento cf Ruttar 2009a/b), resteranno pressoché mute per diversi decenni – se escludiamo l’inchiesta ALI di Ugo Pellis del 1926 e 1930 (Spinozzi Monai 1996b: 216) –, fino alla visita di uno studente di Padova, allievo di Arturo Cronia, che nel 1940, sulla scia di BdC, trascriverà nell’Alta Val Torre 140 testi, tuttora inediti (lo studente si chiamava Milko Matičetov). E ancora fino alle ricerche di altri due studenti dello stesso Ateneo, Ermacora Vidoni e Nicolò Persici, autori di due tesi di laurea (cf Bibliografia), che pongono fine al lungo silenzio della ricerca ‘istituzionale’. Segue un breve lavoro dello stesso Cronia (1950), quindi, negli anni Sessanta, rilevamenti legati a progetti di diverso respiro, che vedono impegnate giovani leve sia sul versante romanzo sia su quello slavo (Spinozzi Monai 1996b: 216 seg.), cui partecipano, tra l’altro, allievi del Ramovš della statura di Tine Logar e di Pavle Merkù, slavista anomalo dagli interessi eminentemente musicali, che, come ricordato nella Premessa, ha dedicato una parte considerevole della propria vita a queste valli (cf Spinozzi Monai 2007). Nelle sue inchieste Pavle Merkù ha ricalcato l’itinerario di BdC, così come documentato dai Materiali II e dal succinto rendiconto della sua rivisitazione a queste terre del 1901 (BdC 1902). I risultati delle sue escursioni, oltre ad essere confluite in numerose monografie (cf la Bibliografia Merkù in Merkù 2006: 15-23), hanno dato corpo al Lessico/Besedišče, che raccoglie pure le voci attinte a tutte le pubblicazioni e a tutti i manoscritti di cui si ha conoscenza, compresi i testi dei Materiali II e quelli trascritti da Matičetov, e comprese le due tesi di laurea citate. Abbiamo ignorato i riscontri relativi ai Materiali II per non confonderli con le rilevazioni di epoca recente. Introduzione La disponibilità di un materiale così vasto ha permesso a Merkù di individuare cinque sottovarietà, a sviluppo polare est ovest (cf Merkù 1985), che sarebbe interessante riconsiderare alla luce del Glossario. Le pagine introduttive della sua raccolta lessicografica contengono informazioni, che, se ‘travasate’ nel presente lavoro, come concesso dalla magnanimità dell’Autore, verrebbero ad integrare quelle da noi fornite. Ma, auspicando che il Lessico/ Besedišče veda la luce in tempi brevi, ci mettiamo in posizione di attesa con quanti condividono l’auspicio, per (ri)leggerle nell’opera alla quale erano state destinate
fonte
http://bos.zrcsazu.si/c/Dial/JanBaudouindeCourtenay/Liliana%20Spinozzi%20Monai%
Dopo BdC, le Valli del Torre, oltreché diventare sempre più vuote (cf Spinozzi Monai 1996b: 207, nota 14; per un aggiornamento cf Ruttar 2009a/b), resteranno pressoché mute per diversi decenni – se escludiamo l’inchiesta ALI di Ugo Pellis del 1926 e 1930 (Spinozzi Monai 1996b: 216) –, fino alla visita di uno studente di Padova, allievo di Arturo Cronia, che nel 1940, sulla scia di BdC, trascriverà nell’Alta Val Torre 140 testi, tuttora inediti (lo studente si chiamava Milko Matičetov). E ancora fino alle ricerche di altri due studenti dello stesso Ateneo, Ermacora Vidoni e Nicolò Persici, autori di due tesi di laurea (cf Bibliografia), che pongono fine al lungo silenzio della ricerca ‘istituzionale’. Segue un breve lavoro dello stesso Cronia (1950), quindi, negli anni Sessanta, rilevamenti legati a progetti di diverso respiro, che vedono impegnate giovani leve sia sul versante romanzo sia su quello slavo (Spinozzi Monai 1996b: 216 seg.), cui partecipano, tra l’altro, allievi del Ramovš della statura di Tine Logar e di Pavle Merkù, slavista anomalo dagli interessi eminentemente musicali, che, come ricordato nella Premessa, ha dedicato una parte considerevole della propria vita a queste valli (cf Spinozzi Monai 2007). Nelle sue inchieste Pavle Merkù ha ricalcato l’itinerario di BdC, così come documentato dai Materiali II e dal succinto rendiconto della sua rivisitazione a queste terre del 1901 (BdC 1902). I risultati delle sue escursioni, oltre ad essere confluite in numerose monografie (cf la Bibliografia Merkù in Merkù 2006: 15-23), hanno dato corpo al Lessico/Besedišče, che raccoglie pure le voci attinte a tutte le pubblicazioni e a tutti i manoscritti di cui si ha conoscenza, compresi i testi dei Materiali II e quelli trascritti da Matičetov, e comprese le due tesi di laurea citate. Abbiamo ignorato i riscontri relativi ai Materiali II per non confonderli con le rilevazioni di epoca recente. Introduzione La disponibilità di un materiale così vasto ha permesso a Merkù di individuare cinque sottovarietà, a sviluppo polare est ovest (cf Merkù 1985), che sarebbe interessante riconsiderare alla luce del Glossario. Le pagine introduttive della sua raccolta lessicografica contengono informazioni, che, se ‘travasate’ nel presente lavoro, come concesso dalla magnanimità dell’Autore, verrebbero ad integrare quelle da noi fornite. Ma, auspicando che il Lessico/ Besedišče veda la luce in tempi brevi, ci mettiamo in posizione di attesa con quanti condividono l’auspicio, per (ri)leggerle nell’opera alla quale erano state destinate
fonte
http://bos.zrcsazu.si/c/Dial/JanBaudouindeCourtenay/Liliana%20Spinozzi%20Monai%
23 feb 2017
Grandi novità al Museo dell’arrotino
A contribuire quotidianamente alla crescita del museo è stata chiamata Mara Paletti Bertulawa di Prato di Resia/Ravanca, già segretaria del C.A.M.A. (Comitato Associativo Monumento all’Arrotino), che ne è il gestore e che per molti anni ha fatto parte del Gruppo Folkloristico Val Resia. Grande svolta questa, che, oltre a creare un posto di lavoro in valle, mira a far crescere ulteriormente la collezione e a incrementare le visite, con circa 3000 presenze raggiunte lo scorso anno. Da quest’anno, inoltre, per questo museo sarà importante la collaborazione con il Museo della Gente della Val Resia nell’ambito del progetto «Mi smo tu», gestito dall’Istituto per la cultura slovena-Isk di San Pietro al Natisone/Špietar e incentrato su un programma regionale triennale di promozione turistica, rivolto anche alla valorizzazione dei musei del territorio.
Per la prima volta quest’anno, nell’ambito del tradizionale püst, il carnevale resiano, il Museo dell’Arrotino propone per sabato 25 e domenica 26 febbraio il laboratorio «Affiliamo in maschera», una nuova iniziativa per fare conoscere, a chi vuole visitare il museo, le varie tecniche dell’arrotatura e dell’affilatura delle più comuni lame da taglio. Oltre che mascherati gli arrotini, brüsarji in dialetto sloveno resiano, saranno a disposizione per affilare forbici e coltelli, che i visitatori del museo potranno portarsi da casa.
Sarà un’occasione per vedere gli artigiani del mestiere più tipico della vallata all’opera e per portarsi a casa il proprio «affilato» ricordo di Resia. In quel fine settimana il museo sarà aperto dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 15.30.
(Sandro Quaglia)
22 feb 2017
Roberto Dapit "La Slavia friulana - Beneška Slovenija "
Roberto Dapit "La Slavia friulana - Beneška Slovenija" Lingue e culture: Resia, Torre,Natisone Bibliografia ragionata
E' possibile che al linguista non slavista il titolo non dica gran che. Eppure, per merito anche del linguista polacco Jan Baudouin de Courtenay, il dialetto sloveno di Resia, del Torre e del Natisone, queste parlate slovene sono fra le più studiate, anche dai linguisti stranieri: De Courtenay, poi, più recentemente Gian Battista Pellegrini, Giuseppe Francescato, Giovanni Frau, Antonio Maria Raffo da parte italiana e friulana; per la parte slovena possiamo ricordare Karel Štrekelj, Fran Ramovš, Tine Logar, Pavle Merku, Neva Godini, Liliana Spinozzi-Monai, Rado Lenček. E' doveroso, poi, citare l'americano Bric Hamp e l'olandese Han Steenwijk. Un posto a parte spetta a Milko Matičetov perchè congiunge gli interessi linguistici con quelli etnologici.
Roberto Dapit è un giovane studioso, oriundo di Gemona, vissuto nella Val Canale,laureatosi a Udine, che da alcuni anni concentra la sua attività scientifica appunto sulle lingue e le tradizioni popolari di questo territorio.
Friulano di nascita, bilingue italo-friulano,si è impadronito anche della lingua slovena: non ha difficoltà nello svolgere minuziose inchieste delle parlate slovene nella regione Friuli-Venezia Giulia, anzi del suo estremo lembo orientale, dove si incontrano il mondo romanzo e quello slavo. Difatti,
questo territorio è un raro esempio in tale senso. Se si escludono la Romania, immersa nel mondo slavo, l'Istria e alcune isole del Quarnero, non c'e che questa regione italiana dove, tutt' oggi, si incontrano gli slavi e i romani. Se si pensa ai contatti tra la Germania e la Romania, ci si rende conto che una contropartita alla grande opera di Gamillscheg, Romania germanica, non può essere nemmeno immaginabile. E' pero sempre degna di interesse la situazione linguistica, il che comporta, senza dubbio alcuno,lo studio delle reciproche influenze linguistiche. E' ovvio che l'interesse dei più sarà rivolto a constatare e valutare le influenze romanze, vale a dire, friulane e italiane,nelle parlate slovene. Non va dimenticato tuttavia che, se i contatti diretti, durante secoli,ebbero luogo tra i parlanti friulano e i parlanti sloveno, l'italiano, soprattutto dall'unificazione dell'Italia, si fa sempre più importante: e la lingua della vita pubblica,della scuola; in pratica, chi aspira ad una ascesa sociale deve conoscere e servirsi dell'italiano. Aggiungerei che gli sloveni di questo territorio non hanno mai avuto scuole nella propria lingua. Anche questo rende le loro parlate cosl indipendenti dallo sloveno letterario. Inoltre, più di ogni altra parlata slovena, sono state e sono tuttora esposte all'influsso linguistico friulano e italiano.L'opera del Dapit non vuol essere altro che un'accurata bibliografia dei lavori sulle parlate slovene che si trovano, amministrativamente, nella Provincia di Udine e più precisamente nella cosiddetta Slavia Friulana. Però, si tratta di una bibliografia ragionata,critica: l' Autore non solo dà indicazioni bibliografiche delle singole opere - il che sarebbe già un lavoro degno di lode - ma aggiunge a ogni opera indicata una succinta presentazione, spesso critica. Dà, insomma, una valutazione quando è necessario e sotto questo aspetto il lavoro e una assoluta novità.Il Dapit non ha potuto sottrarsi al problema del resiano. E' nota la leggenda dell'origine dei resiani in base alla quale sarebbero discendenti dei russi. La leggenda l'aveva trovata sul luogo già Baudouin de Courtenay (si vedano i suoi Materialien zur sudslavischen Dialektologie und Ethnographie, I, 800 e 801); egli dunque non ne ha colpa. Però, il grande linguista polacco ebbe l'idea sbagliata di vedere nell'armonia vocalica del resiano un fenomeno assimilabile a quello presente nel turanico.
E' possibile che al linguista non slavista il titolo non dica gran che. Eppure, per merito anche del linguista polacco Jan Baudouin de Courtenay, il dialetto sloveno di Resia, del Torre e del Natisone, queste parlate slovene sono fra le più studiate, anche dai linguisti stranieri: De Courtenay, poi, più recentemente Gian Battista Pellegrini, Giuseppe Francescato, Giovanni Frau, Antonio Maria Raffo da parte italiana e friulana; per la parte slovena possiamo ricordare Karel Štrekelj, Fran Ramovš, Tine Logar, Pavle Merku, Neva Godini, Liliana Spinozzi-Monai, Rado Lenček. E' doveroso, poi, citare l'americano Bric Hamp e l'olandese Han Steenwijk. Un posto a parte spetta a Milko Matičetov perchè congiunge gli interessi linguistici con quelli etnologici.
Roberto Dapit è un giovane studioso, oriundo di Gemona, vissuto nella Val Canale,laureatosi a Udine, che da alcuni anni concentra la sua attività scientifica appunto sulle lingue e le tradizioni popolari di questo territorio.
Friulano di nascita, bilingue italo-friulano,si è impadronito anche della lingua slovena: non ha difficoltà nello svolgere minuziose inchieste delle parlate slovene nella regione Friuli-Venezia Giulia, anzi del suo estremo lembo orientale, dove si incontrano il mondo romanzo e quello slavo. Difatti,
questo territorio è un raro esempio in tale senso. Se si escludono la Romania, immersa nel mondo slavo, l'Istria e alcune isole del Quarnero, non c'e che questa regione italiana dove, tutt' oggi, si incontrano gli slavi e i romani. Se si pensa ai contatti tra la Germania e la Romania, ci si rende conto che una contropartita alla grande opera di Gamillscheg, Romania germanica, non può essere nemmeno immaginabile. E' pero sempre degna di interesse la situazione linguistica, il che comporta, senza dubbio alcuno,lo studio delle reciproche influenze linguistiche. E' ovvio che l'interesse dei più sarà rivolto a constatare e valutare le influenze romanze, vale a dire, friulane e italiane,nelle parlate slovene. Non va dimenticato tuttavia che, se i contatti diretti, durante secoli,ebbero luogo tra i parlanti friulano e i parlanti sloveno, l'italiano, soprattutto dall'unificazione dell'Italia, si fa sempre più importante: e la lingua della vita pubblica,della scuola; in pratica, chi aspira ad una ascesa sociale deve conoscere e servirsi dell'italiano. Aggiungerei che gli sloveni di questo territorio non hanno mai avuto scuole nella propria lingua. Anche questo rende le loro parlate cosl indipendenti dallo sloveno letterario. Inoltre, più di ogni altra parlata slovena, sono state e sono tuttora esposte all'influsso linguistico friulano e italiano.L'opera del Dapit non vuol essere altro che un'accurata bibliografia dei lavori sulle parlate slovene che si trovano, amministrativamente, nella Provincia di Udine e più precisamente nella cosiddetta Slavia Friulana. Però, si tratta di una bibliografia ragionata,critica: l' Autore non solo dà indicazioni bibliografiche delle singole opere - il che sarebbe già un lavoro degno di lode - ma aggiunge a ogni opera indicata una succinta presentazione, spesso critica. Dà, insomma, una valutazione quando è necessario e sotto questo aspetto il lavoro e una assoluta novità.Il Dapit non ha potuto sottrarsi al problema del resiano. E' nota la leggenda dell'origine dei resiani in base alla quale sarebbero discendenti dei russi. La leggenda l'aveva trovata sul luogo già Baudouin de Courtenay (si vedano i suoi Materialien zur sudslavischen Dialektologie und Ethnographie, I, 800 e 801); egli dunque non ne ha colpa. Però, il grande linguista polacco ebbe l'idea sbagliata di vedere nell'armonia vocalica del resiano un fenomeno assimilabile a quello presente nel turanico.
L’istituto per i dialetti c’è già
«A San Pietro al Natisone da tempo opera con successo l’Istituto per la cultura slovena, che, nell’ambito della promozione della presenza storica degli sloveni in provincia di Udine, si adopera per la valorizzazione della ricchezza culturale rappresentata dai dialetti sloveni caratteristici delle valli del Natisone e del Torre, della Valcanale e della Val Resia. La proposta di emendamento alle legge regionale 26/2007, che ha quale primo firmatario il consigliere di destra Roberto Novelli, è perciò inutile. Conoscendo Novelli, il vero senso e obiettivo della proposta è, con ogni probabilità, molto diverso dall’amore per i dialetti e le tradizioni slovene», evidenzia il consigliere regionale della Slovenska skupnost e vicepresidente del Consiglio regionale, Igor Gabrovec. «Ancora una volta l’uomo politico cividalese si mette in mostra con la teroria secondo la quale non esisterebbe alcun legame tra il resiano e gli altri dialetti e l’area slovena, per cui sarebbero lingue autonome, addirittura messe in pericolo dallo sloveno. La verità affermata chiaramente e senza ombra di dubbio dalla scienza linguistica almeno da un secolo – prosegue Gabrovec – è, invece, che nel territorio tra Cividale e Tarvisio si sono conservati preziosi dialetti sloveni del gruppo del Litorale e della Carinzia. Nonostante la centenaria feroce politica di assimilazione e pressioni di ogni tipo, si sono tramandati fino al giorno d’oggi grazie alla tradizione orale e all’uso liturgico». La proposta di legge «Modifiche della legge regionale 16 novembre 2007, n. 26 – Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena» è stata presentata dai consiglieri regionali di Forza Italia Roberto Novelli, Riccardo Riccardi, Rodolfo Ziberna, Elio De Anna, Bruno Marini e Mara Piccin al fine di «creare un Istituto per la promozione del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale per salvaguardare il patrimonio linguistico, culturale e storico di coloro che, non riconoscendosi nella comunità autoctona di minoranza slovena, rivendicano come propria l’identità trasmessa nei secoli attraverso le espressioni linguistiche resiane, natisoniane, della Valle del Torre e della Val Canale». Il testo è stato presentato nel corso di una conferenza stampa da Novelli, assieme al sindaco di Resia Sergio Chinese e al vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Pulfero Mirko Clavora.
...continua in sloveno http://www.dom.it/institut-za-narecja-ze-uspesno-deluje_listituto-per-i-dialetti-ce-gia/
...continua in sloveno http://www.dom.it/institut-za-narecja-ze-uspesno-deluje_listituto-per-i-dialetti-ce-gia/
“An nov Inštitut za promovirat izike” - Un nuovo Istituto per promuovere le lingue minoritarie
An avtonomen Inštitut, ki bo gledu promovirat rezijanščino an variante iziku Kanalske, Terskih an Nediških dolin an ki bo referenčna točka (punto di riferimento) za vse tiste, ki se v telih krajih ob meji niemajo za Slovienje. De bi opravju suoje dielo, bi muorla Dežela FJK Inštitutu dat 150 taužint euru v lietih 2017 an 2018, lieta 2019 pa doluožt še drugih stuo taužint euru. Tuole piše v predlogu, ki ga je 16. februarja predstavu čedajski deželni svetnik, konsilier, Roberto Novelli (Forza Italia), de bi popravu zakon 26/2007 za Slovienje. V pandiejak, 20. februarja, pa so Novelli, šindik Rezije Sergio Chinese an podšindik Podbuniesca Mirko Clavora o teli iniciativi spreguoril še na konferenci za medije.
Novelli je razluožu, zaki je tajšna ustanova potriebna. “Nieki kor absolutno naredit, zak če ne bo slovienski izik nadomestiu izike, ki jih nucajo prebivauci Rezije, Terskih an Nediških dolin. Je potriebno valorizat tele izike, sevieda v spoštovanju do tistih ljudi, ki se čujejo Slovienj.” Tel nuou inštitut bi biu aktiven v vič sektorjih. Skarbeu bi za kulturne an jezikovne raziskave, za šuolo, runu bi posebne tečaje, korše, za parpravt učitelje, predvsien pa bi, je doluožu Novelli, promoviru časopise v telih izikih.
Mirko Clavora, podšindik Podbuniesca, je poudaru, de standardna slovienščina nie izik ljudi po vaseh tle tode. “Donas niesmo tle, de bi guoril go mez socio-politične definicije, ka so narečja an ka so iziki. Muoremo pa poviedat, de je sama Dežela FJK dala poseban status našim izikom, ki nieso slovienska narečja. Sa v zakonu 26, v 2. an 22. členu, se guori samuo o rezijanščini an o jezikovnih variantah Terskih an Nediških dolin, go mez narečja iz Tarsta an Gorice na piše nič.”
“Mi niesmo primierno zaščiteni z zakonom, ki prave, de smo tud Rezijani an part slovienske manjšine. Na more bit, de štierje, ki se tle par nas imajo za Slovience, odločajo deštin, usodo vsieh te drugih, ki se čujejo samuo Rezijane. Pru zavojo tuolega mamo potriebo po tajšnem Inštitutu,” je pa poviedu Sergio Chinese.
Novelli je na koncu odguoriu an na vprašanje, kje bojo ušafal sude za financirat dielo telega Inštituta. Razluožu je, de ne bojo tikal sudu, ki so že predvideni za sloviensko manjšino. Potriebna sredstva bo muorla zagotovit Dažela.
Doluožu je tud, de on sam misle, de iziki, ki jih guorijo v Reziji, Terskih an Nediških dolinah, nieso slovienska narečja.
An pru zavojo tuolega je puno pretarpeu an na osebnem nivoju, sa so ga napadal Slovienj an njih mediji.
Novelli, ki je tud v večini v Čedadu, je še poviedu, de je zgrešena politika šindika Čedada Stefana Ballocha, ki je na primier odpru sloviensko okance v mestu. Tel nuou predlog pa na škodi tistim, ki se čujejo Slovienj.
“Se troštamo tud, de bojo v komisiji deželnega sveta čim prej guoril go mez telo iniciativo an de bomo mogli mierno debatirat tud na avdicijah predstauniku slovienskih organizacij. Naš interes je, de vprašanje identitete telih krajev končno ne bi bluo vič predmet polemik.”
Novelli je razluožu, zaki je tajšna ustanova potriebna. “Nieki kor absolutno naredit, zak če ne bo slovienski izik nadomestiu izike, ki jih nucajo prebivauci Rezije, Terskih an Nediških dolin. Je potriebno valorizat tele izike, sevieda v spoštovanju do tistih ljudi, ki se čujejo Slovienj.” Tel nuou inštitut bi biu aktiven v vič sektorjih. Skarbeu bi za kulturne an jezikovne raziskave, za šuolo, runu bi posebne tečaje, korše, za parpravt učitelje, predvsien pa bi, je doluožu Novelli, promoviru časopise v telih izikih.
Mirko Clavora, podšindik Podbuniesca, je poudaru, de standardna slovienščina nie izik ljudi po vaseh tle tode. “Donas niesmo tle, de bi guoril go mez socio-politične definicije, ka so narečja an ka so iziki. Muoremo pa poviedat, de je sama Dežela FJK dala poseban status našim izikom, ki nieso slovienska narečja. Sa v zakonu 26, v 2. an 22. členu, se guori samuo o rezijanščini an o jezikovnih variantah Terskih an Nediških dolin, go mez narečja iz Tarsta an Gorice na piše nič.”
“Mi niesmo primierno zaščiteni z zakonom, ki prave, de smo tud Rezijani an part slovienske manjšine. Na more bit, de štierje, ki se tle par nas imajo za Slovience, odločajo deštin, usodo vsieh te drugih, ki se čujejo samuo Rezijane. Pru zavojo tuolega mamo potriebo po tajšnem Inštitutu,” je pa poviedu Sergio Chinese.
Novelli je na koncu odguoriu an na vprašanje, kje bojo ušafal sude za financirat dielo telega Inštituta. Razluožu je, de ne bojo tikal sudu, ki so že predvideni za sloviensko manjšino. Potriebna sredstva bo muorla zagotovit Dažela.
Doluožu je tud, de on sam misle, de iziki, ki jih guorijo v Reziji, Terskih an Nediških dolinah, nieso slovienska narečja.
An pru zavojo tuolega je puno pretarpeu an na osebnem nivoju, sa so ga napadal Slovienj an njih mediji.
Novelli, ki je tud v večini v Čedadu, je še poviedu, de je zgrešena politika šindika Čedada Stefana Ballocha, ki je na primier odpru sloviensko okance v mestu. Tel nuou predlog pa na škodi tistim, ki se čujejo Slovienj.
“Se troštamo tud, de bojo v komisiji deželnega sveta čim prej guoril go mez telo iniciativo an de bomo mogli mierno debatirat tud na avdicijah predstauniku slovienskih organizacij. Naš interes je, de vprašanje identitete telih krajev končno ne bi bluo vič predmet polemik.”
traduzione
Un istituto autonomo per promuovere il resiano e le varianti linguistiche della Val Canale ,Valli del Torre e del Natisone che sia punto di riferimento per tutti quelli che in queste zone confinarie non si sentono sloveni.La Regione dovrebbe dare a questo istituto 150mila euro per il 2017 e 2018 , nel 2019 aggiungere ulteriori 100mila euro.Questo si evince dalla proposta presentata il 16 febbraio dal consigliere regionale di Cividale Roberto Novelli (Forza Italia) per un aggiustamento della legge per la minoranza slovena 26/2007.Lunedì 20 febbraio Novelli,il sindaco di Resia Sergio Chinese e il vicesindaco di Pulfero Mirko Clavora ,che di questa iniziativa hanno parlato anche alla conferenza dei media.Novelli ha spiegato i motivi della necessità di questo istituto."“Gli idiomi linguistici resiani, natisoniani e della Valla del Torre e Canale – ha affermato Novelli – sono unici e non vanno confusi con la lingua nazionale slovena che, se non si interviene con apposite leggi di tutela, rischia di uccidere queste antiche parlate slave che sono parte integrante dell’identità storico-culturale delle genti di questi territori da molti secoli.Da qui la necessità di creare un Istituto per la promozione del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale, dotato di autonomia amministrativa, finanziaria e contabile e volto a coordinare le iniziative della Regione e delle altre amministrazioni pubbliche della Provincia di Udine in materia”.“Tra i vari compiti dell’Istituto figurano la realizzazione di indagini conoscitive sulle condizioni linguistiche dei territori autoctoni, la cura di pubblicazioni intese a sviluppare ed a diffondere la conoscenza della minoranza linguistica storica, la promozione di corsi di formazione ed aggiornamento con particolare rilievo all’ambito scolastico, l’allestimento e l’organizzazione di manifestazioni folkloristiche e culturali rappresentanti la loro identità”.“Credo che un’apertura in questo senso da parte della politica regionale – ha concluso Novelli – servirebbe a dare dignità e riconoscimento ad un pezzo unico della storia di queste terre, senza nulla togliere a chi ritiene di appartenere alla minoranza slovena ed alle leggi che la tutelano”.Mirko Clavora vicesindaco di Pulfero ha sottolineato" che lo sloveno standard non è la lingua degli abitanti dei nostri paesi. Oggi siamo qui per definire cosa sono i dialetti e le lingue.La regione FVG ha dato la tutela ai nostri paesi che non sono sloveni.Con la legge 26 nell'art.2 e 22 si parla solo di Resia e delle varianti della Val Torre e Natisone ,mentre per i dialetti di Trieste e Gorizia non dice nulla".
Sergio Chinese afferma :
" Noi resiani non siamo tutelati dalla legge che dice che siamo parte della minoranza slovena.Non può essere che quattro persone che si ritengono slovene,decidano per noi che ci sentiamo solo resiani.Proprio per questo motivo è necessario un istituto come quello da noi richiesto."
Infine alla domanda di dove trovare i soldi per ciò Novelli ha detto che"non saranno toccati i fondi della minoranza slovena,ma la Regione dovrà reperirli "
Anche lui sostiene che la parlata di Resia,Val Torre e Natisone non siano dialetti sloveni.Proprio per questo motivo ha sofferto personalmente per gli attacchi dei media della Slovenia.Novelli è nella maggioranza del comune di Cividale e critica la politica del sindaco Balloch che ha aperto uno sportello per la lingua slovena in città.
"Questa nuova proposta non danneggia coloro che si sentono sloveni,speriamo che sia dibattuta al più presto nella commissione del Consiglio regionale e che si possa discutere con i rappresentanti delle organizzazioni slovene.Il nostro interesse è che l'identità di queste zone non sia più motivo di polemiche."
Sergio Chinese afferma :
" Noi resiani non siamo tutelati dalla legge che dice che siamo parte della minoranza slovena.Non può essere che quattro persone che si ritengono slovene,decidano per noi che ci sentiamo solo resiani.Proprio per questo motivo è necessario un istituto come quello da noi richiesto."
Infine alla domanda di dove trovare i soldi per ciò Novelli ha detto che"non saranno toccati i fondi della minoranza slovena,ma la Regione dovrà reperirli "
Anche lui sostiene che la parlata di Resia,Val Torre e Natisone non siano dialetti sloveni.Proprio per questo motivo ha sofferto personalmente per gli attacchi dei media della Slovenia.Novelli è nella maggioranza del comune di Cividale e critica la politica del sindaco Balloch che ha aperto uno sportello per la lingua slovena in città.
"Questa nuova proposta non danneggia coloro che si sentono sloveni,speriamo che sia dibattuta al più presto nella commissione del Consiglio regionale e che si possa discutere con i rappresentanti delle organizzazioni slovene.Il nostro interesse è che l'identità di queste zone non sia più motivo di polemiche."
fonte:http://www.ilfriuli.it/articolo/Politica/Promozione_del_Resiano_e_delle_lingue_delle_Valli/3/163494
‘Istituto comprensivo Paolo Petricig / Večstopenjska šola Pavel Petričig.
L’ufficialità dell’intitolazione della scuola bilingue di S. Pietro al suo fondatore è arrivata con la firma apposta sul decreto lo scorso 3 febbraio dai dirigenti dell’Ufficio scolastico regionale.
Sabato 11 marzo, giorno dell’inaugurazione degli spazi ristrutturati di viale Azzida (per la quale è prevista la presenza del presidente della Repubblica slovena, Borut Pahor, ma anche della ministra italiana dell’istruzione, Valeria Fedeli), sarà anche la giornata in cui la scuola riceverà il nome di Petricig, pedagogo, pubblicista, attivo nel mondo culturale e in quello politico, non solo della Benecia. La richiesta dell’intitolazione a Petricig era stata fatta due anni fa prima dal collegio docenti e poi dal consiglio d’istituto, un anno fa anche la giunta comunale di S. Pietro aveva espresso parere favorevole.
http://novimatajur.it/attualita/la-scuola-bilingue-intitolata-al-suo-fondatore-paolo-petricig.html
21 feb 2017
Ribaltata la scala dei valori umani
l’Opinione
di Riccardo Ruttar
Sì, il mondo sta cambiando. Più in fretta di quanto possiamo renderci conto,
chiusi come siamo nella nostra superficialità e inghiottiti nel vortice degli
eventi da cui ci sentiamo sommersi quotidianamente. Ed allora fuggiamo nel
fantastico, nell’irrealtà, nella ricerca di elementi che ci distraggano dalla
concretezza. Che sia quel che sia Sanremo, credo non se ne possa sottovalutare
l’effetto oppiaceo per i quattro giorni intensi di stordimento e con gli annessi
prodromici e sequenziali all’evento mediatico. Indici d’ascolto stratosferici,
valanghe di parole, fiumi di inchiostro...
Ovviamente il ritorno alla normalità riaccende preoccupazioni, paure e speranze;
la politica nostrana in fibrillazione, che non riesce a trovare uno sprazzo di lucidità
incapace di interpretare il ruolo di guida che la «Polis», il Paese richiede. Non
mi pare il caso di elencare le criticità che di giorno in giorno si evidenziano
dovunque, ed in particolare nella nostra Regione. Tra tutte quelle possibili in
un interminabile elenco mi ha colpito una in particolare, sebbene sembri una
criticità marginale, impossibile da dominare, fatale come un destino ormai
segnato. L’ho letta sul quotidiano provinciale: «Gli abitanti più anziani? In Friuli»,
con la precisazione nel sottotitolo: «La nostra regione ha il tasso minimo di
fecondità: 1,32 figli per donna».
Guarda caso, stavo ricostruendo la dinamica demografica che riguarda parte
del territorio confinario abitato da sloveni e ricevevo dal quotidiano la
conferma di un fenomeno involutivo più generale. Se la tradizionale Benečija
raschiava il fondo di ogni statistica demografica, era in buona compagnia: il fondo
del fondo. Non so se l’avviso fatto recapitare ad ognuno dei municipi provinciali
da parte del Prefetto di Udine, nel quale si segnalava il numero 6 come il minimo
di profughi da accogliere, possa avere una funzione terapeutica al problema
demografico. Per quello che riguarda la Benečija, possiamo affermare che
di maschi ne abbiamo… ci mancano le femmine, e senza di esse, possibilmente
giovani e fertili, il problema non si risolva affatto.
A parte la futile ironia, penso che sia da prendere come fenomeno fisico, ancor
prima che sociale ed economico, il fatto che il nostro vuoto venga riempito, se si
vuole salvare un qualche equilibrio. Noi, da soli, popolo avvilito e in declino,
non saremo capaci di mantenere lo standard di vita di cui godiamo senza un
qualche aiuto esterno, lo dicono gli studiosi, gli economisti, coloro che sono
in grado di guardare i fenomeni sociali con intelligenza e non con emotività.
in grado di guardare i fenomeni sociali con intelligenza e non con emotività.
E un’altra notizia strana, che denota un mondo in preda ad una specie di delirio
mi ha fatto riflettere. La metto in relazione proprio al fenomeno biblico degli
emigranti che invaderebbero i nostri paesi.
emigranti che invaderebbero i nostri paesi.
Da Adnkronos: «Arriva in Italia un nuovo sistema mutualistico di tutela della
salute e del benessere per i cani e i gatti. L’iniziativa è della Mutua italiana
assistenza sanitaria (Mias) che propone ‘Dottor Bau & Dottor Miao’. (…)
Un’iniziativa privata che guarda anche al sociale. È infatti previsto uno sconto
del 50% della quota associativa per i padroni che hanno l’esenzione dal ticket.
(…) Adottare un cane o un gatto non deve essere considerato un lusso, ma
un valore sociale. Oltre il 55% delle famiglie italiane ha adottato un animale
domestico».
salute e del benessere per i cani e i gatti. L’iniziativa è della Mutua italiana
assistenza sanitaria (Mias) che propone ‘Dottor Bau & Dottor Miao’. (…)
Un’iniziativa privata che guarda anche al sociale. È infatti previsto uno sconto
del 50% della quota associativa per i padroni che hanno l’esenzione dal ticket.
(…) Adottare un cane o un gatto non deve essere considerato un lusso, ma
un valore sociale. Oltre il 55% delle famiglie italiane ha adottato un animale
domestico».
No, non voglio prendermela coi cani e coi gatti, e nemmeno coi loro padroni,
ma mi sia permesso esprimere quel disagio che provo quando ascolto parole
di disprezzo, di rifiuto dell’uomo, del giovane, del bambino, della donna che
vengono relegati, lasciati a se stessi, senza un qualche moto di comprensione.
Da persone normali, da istituzioni, da sindaci, dalla cronaca, dai social, da leggi
che invece si preoccupano dei cani e dei gatti. È di pochi giorni fa sul Messaggero
la cronaca: «Codroipo, allarme sui social. Le associazioni animaliste in allerta:
una dozzina di gatti spariti».
ma mi sia permesso esprimere quel disagio che provo quando ascolto parole
di disprezzo, di rifiuto dell’uomo, del giovane, del bambino, della donna che
vengono relegati, lasciati a se stessi, senza un qualche moto di comprensione.
Da persone normali, da istituzioni, da sindaci, dalla cronaca, dai social, da leggi
che invece si preoccupano dei cani e dei gatti. È di pochi giorni fa sul Messaggero
la cronaca: «Codroipo, allarme sui social. Le associazioni animaliste in allerta:
una dozzina di gatti spariti».
Giusto informare anche su questi fatti, ma, scusatemi, abbiamo ribaltato
sul serio la scala dei valori, non dico cristiani, ma semplicemente umani
(dal dom del 14 febbraio 2017)
sul serio la scala dei valori, non dico cristiani, ma semplicemente umani
(dal dom del 14 febbraio 2017)
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