3 mar 2017

l’Opinione di Riccardo Ruttar

Tamburi che suonano una musica stonata
Non mi meraviglio di consiglieri regionali come il cividalese Novelli e di altri suoi colleghi, sono perplesso per l’ex assessore alla cultura De Anna, che con la problematica slovena ha avuto a che fare in prima persona dirigendo la commissione consultiva regionale che riguarda la comunità stessa. Dopo 16 anni dalla legge dello Stato che ha riconosciuto come esistente la presenza delle comunità slovene anche in provincia di Udine; dopo che i 18 Comuni interessati hanno potuto usufruire dei benefici della legge stessa, un gruppetto di consiglieri si accalora perché a suo giudizio resiani, natisoniani e ponassiani, essendo caduti da qualche luna (di traverso) sarebbero privi di adeguate tutele, che le loro rispettive identità etnolinguistiche non siano riconosciute. Ed ecco che chiedono che qualcuno paghi i loro esperti, fondando un istituto per la promozione di questi «antichi idiomi linguistici». E mica si accontentano di poco! Lo vogliono dotato di autonomia amministrativa, finanziaria e contabile, che dica alla Regione il da farsi sulla questione. Finalmente vogliono studiare le loro condizioni linguistiche, pubblicare tomoni storici, fare corsi di formazione e aggiornamento in ambito scolastico, sviluppare il folclore e quant’altro. Caspita! – mi sono detto – qui non si scherza. Torrenti, Serracchiani, università, scuole e quant’altro, qui non si scherza più con leggi come la 482 /1999 e la 38/2001, qui la Regione metta mano al portafoglio e sganci i dobloni per salvare ciò che le leggi stesse, in quanto fatte per gli «sloveni», secondo loro hanno toppato. Si appellano alla Legge regionale 26/2007 che, guarda caso detta «Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena». Già, mi domando, ma se di «sloveni» non si tratta, perché rifarsi a quella legge? Ne richiedano una specifica! È vero che in essa, nell’art. 2, in merito al territorio abitato dagli sloveni si parla di «promozione delle attività e iniziative in favore delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Valcanale» e che sia espressamente citato il resiano, ma ci si chiede, a ragione, il senso del termine «varianti». Varianti di che?Il Dizionario italiano del termine – nel senso linguistico – dà questa definizione: «Forma diversa, sotto il profilo morfologico, fonetico o solamente grafico, che un vocabolo può presentare in una stessa lingua». Certo, accettare l’ovvio, il definito, il dichiarato da emeriti studiosi delle problematiche linguistiche che hanno più volte dichiarato l’appartenenza alla lingua slovena delle suddette varianti, è duro per chi su queste questioni non fa certo né cultura né promozione ma soltanto una sporca, sporchissima politica.Sia l’art. 2 che il 22 della L.R. 26/07 danno tutte le possibili garanzie per le pretese lambiccate di chi fa il diavolo a quattro, ancora oggi, sulle questioni linguistiche. Vorrei chiedere ai signori consiglieri regionali sottoscrittori delle proposte di modifiche legislative pretestuose ed estemporanee, se siano mai stati a S. Pietro / Špietar a vedere e cercare di comprendere, senza stupidi preconcetti, il Museo multimediale SMO che riproduce e valorizza quello che dicono di voler promuovere. Sono stati a vedere e sanno in che lingua si presenta il Beneško gledališče alla sua gente da decenni? Hanno mai ascoltato le trasmissioni di Rai TsA per la provincia di Udine? Hanno partecipato al Senjan beneške piesmi? E secondo loro, quale sarebbe il linguaggio usato in queste iniziative? Le iniziative dei gruppi folcloristici resiani e beneciani come si esprimono? Sfido chiunque sia il sostenitore del fantomatico «natisoniano» a dire che il mio modo di esprimermi nelle trasmissioni Rai TsA sia diverso dal suo. La differenza tra il mio ed il loro è solo nel fatto che io lo uso, lo promuovo, lo arricchisco, lo canto e ne sono orgoglioso, ben sapendo che il mio – e ovviamente il loro – non è altro che uno della cinquantina di dialetti in cui si è mantenuta nei secoli la lingua slovena.Consiglieri, per favore, pensate a risolvere problemi ben più gravi, come quelli socioeconomici delle popolazioni della fascia confinaria e smettetela di far da tamburi a una musica stonata.
dal dom del 28 febbraio 2017

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