6 apr 2017

A Masarolis il dialetto sloveno aspetta


Tra le zone in cui è tutelato lo sloveno, accanto al friulano, c’è anche la parte montana del comune di Torreano/Torean/Tauarjana.
Coi suoi circa 2.200 abitanti, per composizione etnica il comune di Torreano richiama la struttura di Nimis, Attimis, Faedis e Prepotto: anche qui, difatti, il dialetto della lingua friulana è parlato in pianura, mentre il dialetto di quella slovena è parlato nella parte montana e entrambe le lingue minoritarie, con le loro varianti, sono tutelate secondo le leggi statali e regionali in materia.
Così, passando in auto per Torreano, nel capoluogo si possono leggere qua e là alcune targhe coi nomi dei borghi del capoluogo. Mano a mano che saliamo nella valle del Chiarò/Rieka, a parte qualche segno di devozione popolare e qualche iniziativa privata, questa visibilità scompare. Masarolis/Masaruelis/Mažeruola è un paese di circa 150 abitanti a 660 metri di altezza. Nell’immaginario collettivo è associato alla Benecia soprattutto per i festeggiamenti carnevaleschi del pust. Sono, infatti, piuttosto famose le sue figure dei «te križnast», «te kožnast», le «minke», e il «te liep». A nord, a est e a ovest è circondato dalle montagne, ma verso sud si apre un bellissimo panorama, la giornata è limpida e lo sguardo spazia fino al mare.
Il paese sembra vuoto, ma alcune persone osservano i visitatori dalle finestre e qualcun altro, sbrigando alcune faccende sull’uscio di casa nei primi tepori primaverili, risponde loro che sì, in paese pressoché tutti parlano il dialetto, perlomeno tutti quelli al di sopra dei 55 anni, su un’ottantina di residenti stabili. E – si badi bene – il dialetto che si parla, dicono anche gli altri abitanti del paese a cui viene richiesto – è un dialetto sloveno, così come sono sloveni tutti i toponimi legati al paese (Ta par koli, Čujak, Klanac, Lazič, Pretica, Čezpatok…) e i nomi di casato.
davAl centro del paese sorge una fontana, in cima alla quale è collocato un leone. Si racconta che, ormai molto tempo fa, i paesani avessero chiesto all’autorità comunale la costruzione della fontana e dell’acquedotto per non rifornirsi di acqua alle sorgenti lontane dal paese, ma che la richiesta non fu accolta. La popolazione non si perse d’animo e, superati diversi ostacoli, nel settembre del 1895 ne completò la costruzione. A simbolo dell’autorità comunale sconfitta, ingabbiò il leone.
Oggi gli abitanti di Masarolis non sono più così tanti per condurre grandi battaglie, e a mantenere i residenti in zona è probabilmente un senso di orgoglio, perché la sensazione è che, qui, i servizi manchino. In paese le corriere arrivano ancora; le scuole si trovano a Torreano (dove, tra l’altro, si insegnano inglese e friulano, ma non lo sloveno); in paese, ormai, non c’è più il bar, cosicchè l’unico effettivo punto di ritrovo è la chiesa. Proprio una visita alla chiesa di Santa Maria ad Nives, dove in passato era usato anche il locale dialetto sloveno, non può mancare. E, difatti, non passa inosservata la presenza di alcune trascrizioni in italiano e in dialetto sloveno – ma, al giorno d’oggi, in chiesa si svolge tutto in italiano, anche i canti.
Masarolis si ravviva la prima domenica dopo il 16 luglio di ogni anno, con la festa della Madonna del Carmelo. L’emigrazione e il terremoto del 1976, che non lo hanno risparmiato, hanno gradualmente svuotato il paese, però il senso di appartenenza dei «Možerci» è ancora molto forte. (Luciano Lister)
In base allo statuto comunale di Torreano, la frazione di Masarolis comprende anche gli aggregati Casali Rieca/Rieka, che precedono Masarolis salendo dalla valle, e Tamoris/Tamoris/Tàmora, una borgata che si trova ancora più a nord di Masarolis.
Coi suoi 806 metri, è la borgata più alta del comune. Il sostantivo «tamar» o «tamor», che sembra essere di origine preromana, è oggi presente sia nella lingua friulana sia in quella slovena. Denoterebbe un recinto a stanghe, a staccionata o a palizzata, che chiude i vani fabbricati che costituiscono la casera. I toponimi e microtoponimi derivati da questo sostantivo sono da collegarsi con la pastorizia e l’allevamento del bestiame.
Se a Masarolis presenta il paese un vecchio cartello in italiano, qui non c’è neanche quello e la sensazione è di abbandono. I residenti stabili non raggiungono la decina e tutti parlano il dialetto sloveno della zona, che rappresenta un elemento di transizione da quello delle Valli del Torre a quello delle Valli del Natisone.
Al giorno d’oggi sono rimasti in pochi, quassù, e anche quei pochi tendono a spostarsi verso valle almeno per le proprie attività lavorative. Del resto, la vita è molto diversa da quella qui condotta alcuni decenni fa. Ad esempio, al giorno d’oggi praticamente più nessuno ha una stalla.
Proprio qui, a Tamoris, ci fanno sapere con una punta di orgoglio che il dialetto sloveno è ancora parlato anche a Reant/Vile di Reant/Drejan e a Costa/Cueste di Sofumberc/Podgrad. Lo sloveno in comune di Torreano, quindi, è ancora vivo e aspetta solo di essere opportunamente valorizzato con iniziative rivolte a una popolazione che è già cosciente delle proprie radici.
continua in sloveno http://www.dom.it/v-mazeruolah-se-govorijo-slovensko_a-masarolis-il-dialetto-sloveno-aspetta/

3 commenti:

  1. A Masarolis il dialetto sloveno aspetta

    RispondiElimina
  2. Cara Olga sono passato per portarti il mio caloroso saluto.
    Ciao e buona giornata cara amica con un abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

    RispondiElimina


Il tuo commento è l'anima del blog,
Grazie della tua visita e torna ogni tanto da queste parti , un tuo saluto sarà sempre gradito. *Olgica *

ultimo post

auguri