In questo periodo il ministero degli Interni della Repubblica
Italiana sta aggiornando e rinnovando, in collaborazione coi
competenti servizi dello Stato, il proprio «archivio anagrafico»
di dati, da cui attingeranno informazioni tutte le amministrazioni
locali e statali. In questo quadro la Confederazione delle
organizzazioni slovene-Sso e l’Unione culturale-economica
slovena-Skgz si aspettano che finalmente trovino posto anche
i caratteri coi segni diacritici sloveni *, perché al momento
non è così, oppure è così solo in parte. Di tale «annosa» questione
si è parlato di nuovo ieri alla Prefettura in un incontro
di lavoro, che la prefetto Annapaola Porzio ha convocato in
veste di commissaria governativa per il Friuli-Venezia Giulia.
Oltre ai presidenti di Skgz e Sso, Rudi Pavšič e Walter Bandelj
(ndr.), e alla presidente del Comitato istituzionale paritetico
per la minoranza slovena, Ksenija Dobrila, vi hanno partecipato
anche alti funzionari dei servizi statali e regionali, che
in un modo o nell’altro si occupano di documenti personali.
Della base di dati centrale di Roma usufruiscono, tra l’altro,
anche i Comuni.
I rappresentanti degli enti hanno ammesso come non si
possa più andare avanti così e come le accuse della minoranza
slovena riguardo, ad esempio, alla confusione rispetto
ai caratteri coi segni diacritici, siano del tutto fondate. Per risolvere
questo problema è, finora, mancata un’azione coordinata
degli enti di periferia competenti, che hanno attribuitola colpa di tutti problemi a Roma. Quest’ultima è davvero la
principale colpevole degli «errori» nella menzione ufficiale
di nomi e cognomi degli appartenenti alla comunità etnica
slovena, ma, se in passato si fosse giunti a pressioni coordinate
dei cosiddetti enti periferici, le cose si sarebbero, forse,
evolute in modo diverso, risolvendosi prima o poi. La prefetto
ha, quindi, esortato al coordinamento, unica strada che potrà
portare alla soluzione dei problemi.
I presidenti di Sso e Skgz e la presidente del Comitato istituzionale
paritetico per la minoranza slovena hanno espresso
l’auspicio che questa problematica, che nel 2017, nel quadro
di un costante progresso tecnologico, sembra improbabile,
sia discussa al tavolo governativo per la minoranza slovena.
Il tavolo, attivo nell’ambito del ministero degli Interni e che si
riunisce molto di rado, è diretto dal viceministro Filippo Bubbico.
La prefetto si è impegnata a esortare a Roma una convocazione
del tavolo, che forse si riunirà prima dell’estate. La
data è ancora da fissare.
In ogni caso, non si tratta solo dei caratteri coi segni diacritici;
confusioni e mancanze interessano anche i codici elettronici
dei singoli Stati e molto altro ancora. Poco tempo fa
abbiamo riportato dell’«errore» della menzione della Slovenia
come stato di nascita sulle carte d’identità elettroniche. La
faccenda, grazie alla deputata Tamara Blažina, avrà eco anche
in Parlamento. In verità non si tratta della prima volta che la
deputata di lingua slovena debba intervenire in Parlamento
per richiamare l’attenzione dei competenti sul fatto che non
sia più possibile andare avanti così.
S.T.
(Primorski dnevnik, 30. 3. 2017)
dal Slovit del 31 marzo 2017*lettere con il tettuccio o pipa Č Š Ž
Nella nuova base dati anche i segni diacritici sloveni
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