31 ott 2017

In memoriam


Ricordiamo  tutte quelle persone che si sono battute per la salvaguardia della lingua e cultura slovena nella Benecia,soprattutto i sacerdoti e i promotori della cultura.
Fra tutte queste persone degne di essere ricordate il mio pensiero va al fondatore e primo direttore responsabile del giornale Matajur ,Tedoldi Vojmir e sua moglie Miklavčič  Jožica  (miei genitori) che per 23 anni in tempi  molto difficili hanno portato la lingua e  la cultura slovena in Benecia .

Spomnimo se vseh  ki so se borili za zaščititi slovenski jezik in kulturo v Benečiji,posebno duhovniki .Med temi spomnimo se ustanovitelja časopisa Matajur,Vojmir Tedoldi in  njegova žena Miklavčič Jožica (moji starši) ki za 23 let v  zelo težkih časih so razširili jezik in slovensko kulturo v Benečiji.

USANZE DI OGNISSANTI E MORTI NELLA TERSKA DOLINA

post ripetuto



KUO SMO JEDLI ZA VAHTE.*

Za Vahte, dan bot ,ospodinje so kuhale "očikano" anu kostanj pečen na špolertu. 


Dan bot an donas, parvega novemberja usi hodijo Sveti Majši,popoudne na cimiterju je  funcion, unamejo svječan ložijo"vahtarice"na tombo te rance.Drugega novembra popoune je majša za te martve. 
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Per i Santi e Morti un tempo le donne di casa preparavano la ocikana ( gnocchi di polenta conditi con burro fuso,batuda-latticello e formaggio vecchio gratuggiato),le castagne arrostite sul spolert.
La ocikana era preparata con la prima farina di mais dell'anno. 
ocikana



vahtarice
Oggi e un tempo il primo novembre si assiste alla S.Messa,si portano i fiori e si accendono le candele , al pomeriggio c'è la funzione in cimitero e se piove si fa in chiesa.Il due novembre viene celebrata la S. Messa in cimitero. 


*Vahti: parola di origine germanica e deriva dal medio alto tedesco wahte (guardia,controllo)
immagini dal web

Da ne pozabimo naših dragih - Un pensiero per chi ci è caro

All’approssimarsi della festività di Ognissanti dell’1 novembre, martedì, 31 ottobre, una delegazione della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, dell’associazione slovena Don Eugenio Blanchini e della cooperativa Most renderà omaggio all’opera e alla memoria dei sacerdoti della Slavia Friulana. Lo farà al monumento scoperto nel 2010 nei pressi della chiesa di Santa Maria Assunta a Drenchia/Dreka.
Ai nomi di don Giuseppe Gosgnach, don Giovanni Sinicco, don Antonio Domenis, don Mario Laurencig e mons. Valentino Birtig, quest’anno sono stati aggiunti quelli di Emilio Cencig, che ha prestato servizio nella parrocchia di Santa Maria Assunta dopo la morte di don Laurencig (è mancato nel dicembre del 2012) e di mons. Dionisio Mateucig, che è nato e ha celebrato la sua prima messa a Drenchia e che in seguito è stato decano di tutte le Valli del Natisone (è mancato a agosto dell’anno scorso).
Sempre martedì, 31 ottobre, due delegazioni di rappresentanti della Repubblica di Slovenia deporranno corone presso le tombe e i monumenti legati ai partigiani caduti e alle persone che si sono meritate questo riconoscimento nella Slavia Friulana e a Resia. A mezzogiorno a Cividale sarà reso omaggio al monumento alla resistenza.
Alle 7.30 la delegazione sarà sulla tomba di mons. Gujon a San Giovanni d’Antro/Landar, dopodiché di Paolo Petricig e Antonio Birtig a San Pietro al Natisone/Špietar alle 7.50 e di Isidoro Predan e Aldo Clodig a Liessa/Liesa alle 8.30.
Poi una prima delegazione sarà sulla tomba di don Laurencig e al monumento di San Volfango/Štuoblank alle 9.00, a Tribil Superiore/Gorenji Tarbij sulla tomba di don Cencig e sul monumento alle 10.00, a San Paolo alle 10.30, a Tercimonte/Tarčmun sulla tomba di mons. Trinco alle 14.45 e a Montemaggiore/Matajur alle 15.00.
Una seconda delegazione sarà a Topolò/Tapoluove alle 9.00, a San Leonardo/Podutana alle 10.00, a Oborza/Obuorča alle 11.00, a Canebola  e sulla tomba di Cont alle 13.45, a Faedis/Fuojda alle 14.45 e a Oseacco/Osojani, a Resia sul monumento ai partigiani caduti, al cimitero di Prato di Resia/Ravanca e sulla tomba di Arturo Siega alle 16.30. La prima delegazione sarà costituita dal prefetto di Tolmin, Simon Leban, e da Zdravko Likar, Vojko Hobič e Marko Klavora; la seconda delegazione sarà composta da Rok Uršič, Milena Brešan e Jože Rutar.
Per la ricorrenza di Ognissanti è ancora viva nella Val Cosizza l’usanza di andare a raccogliere gli hliebci, i panetti dei morti. Viene mantenuta dagli adulti e dai bimbi del catechismo. Con la preghiera per i defunti e il dono dello hliebac si ringraziano coloro che hanno costruito le case e lavorato la terra. A Seuza/Seuce chi non vive più in paese rientra apposta per questa occasione. La sera di martedì, 31 ottobre, i paesani andranno a raccogliere gli hliebci anche a Iesizza/Ješičje e Iainich/Jagnjed, nella parrocchia di San Leonardo. L’usanza è viva anche a Cravero/Kravar. Bambini e adulti s’incontrano nel pomeriggio e visitano le case fino a sera. Gli hliebci sono ancora raccolti anche a Tribil Superiore e Inferiore/Gorenji in Dolenji Tarbij, da dove i bambini e gli adulti si recano anche a Gnidovizza/Gnjiduca, Polizza/Polica fino a San Leonardo/Podutana. L’usanza sarà proposta l’ultimo giorno di ottobre anche ai bambini della scuola bilingue, grazie al circolo Srebrna kaplja.

30 ott 2017

Poesia di Leon Oblak

Sono giorni da dedicare al ricordo,alla riflessione, alla memoria, al silenzio e al rispetto per le vittime di tutti i popoli coinvolti nella grande guerra.
Leon Oblak è nato nel 1966 a Šempeter di Nova Gorica
ha vissuto a Tolmino dove frequenta la scuola elementare ,le scuole superiori a Idrija. Poi si iscrisse all'università e si laurea in biotecnica.Scrive numerosi libri e testi per canzoni.Riceve molti premi per le sue opere.

29 ott 2017

Po 66 letih po svetu spet na Njivici - A Vedronza dopo 66 anni per il mondo

Se ne va con le sorelle e la mamma da Vedronza che ha solo undici anni, alla volta dell’Australia, dove la famiglia è attesa dal padre, Pio, nativo di Micottis, che è lì già da 12 mesi. Vive a Perth per oltre mezzo secolo e poi, superata di parecchio l’età della pensione, torna nella sua terra.
Dell’Australia non gli manca nulla. Franco Sinicco, 78 anni, ama l’Alta Val del Torre e vuole trascorrere gli ultimi anni della sua vita nella casa dove è nato, il 3 settembre del 1939, un bell’edificio in sasso che è stato ristrutturato dopo il terremoto del 1976 e che trasmette ancora il fascino e la forza delle dimore di un tempo, fatte con la roccia.
Franco è tornato a Vedronza lo scorso anno, per restarci per sempre. La sua è una vita piena di avventure, capace di far impallidire i viaggiatori e gli esploratori di oggi. Ce la racconta, al bar di Pradielis, mentre sorseggia un bicchiere di vino. Sa parlare perfettamente l’inglese e il dialetto sloveno della valle; il friulano l’ha imparato in Australia, perché è stato presidente del Fogolâr di Perth per tanti anni.
«L’italiano? Quando sono emigrato per me era una lingua straniera – dice sorridendo –; allora parlavo solo il po našem. In quinta elementare, nelle scuole di Pradielis, mi avevano rimandato e dovevo fare gli esami di riparazione a settembre. Ma sono partito prima, per l’Australia. Così non li ho fatti, gli esami».
Franco ricorda tutto di quei giorni che hanno segnato la sua vita ch’era solo un bimbo. «Partimmo l’8 settembre del 1950, da Vedronza. Era il tempo della festa a Nimis. Arrivammo a Magnano per prendere il treno e da lì, fino a Genova, viaggiammo in piedi, o seduti sui nostri bagagli. Ci imbarcammo il 10 settembre sulla motonave Surriento, della Flotta Achille Lauro, una ex nave militare trasformata in nave passeggeri. Era la prima volta che vedevo il mare».
La traversata è lunga. Franco dorme in un letto a castello, sulla terza cuccetta, quella più alta. Gli danno un libretto: «Era un piccolo testo didattico per imparare l’inglese e io volevo impararlo bene prima di mettere piede in Australia; mi sono impegnato tanto». La vita a bordo riserva tante sorprese. «Ricordo che ci davano da bere il the. Con il latte. Mai assaggiata una bevanda così. Poi si faceva scalo in qualche porto. Non dimentico Ceylon, oggi Sri Lanka. Non c’era un porto per la nave, che così si fermò al largo. Ma arrivarono, dalla costa, con barche più piccole, i commercianti del posto. Dall’alto si calavano i cestini con i soldi e si tiravano su colmi di banane, un frutto che non avevo mai assaggiato, che non sapevo neanche esistesse».
Poi, il 5 ottobre, quasi un mese dopo, l’arrivo in Australia. «Sbarcammo e io corsi per la strada in cerca di un punto per far pipì. Ne sentii di tutti i colori. Era la mia nuova terra. Lì ci sono rimasto 66 anni». La vita non è semplice per la famiglia Sinicco: sono stranieri, non bene accetti, ma si integrano. Ci sono altri connazionali, a Perth. Non si partiva, del resto, prima di avere un lavoro e una casa. Un appoggio. Il padre, lapicida esperto, prima opera alle dipendenze di una ditta locale come edile e poi, nel tempo, apre un’impresa sua. La mamma farà la casalinga e alleverà i tre figli. Franco va in collegio, studia, cresce e diventa architetto. Progetterà di tutto: ville, chiese, scuole, banche, palazzi.
La prima volta che Franco fece rientro in Europa, dall’Australia, fu nel 1968. Non tornò a casa, a Vedronza, ma andò con il padre in Francia. La destinazione non era casuale. In Francia, infatti, lui e il padre visitarono i castelli, i luoghi d’arte e i monumenti che aveva restaurato, da esperto lapicida, il nonno di Franco, Giuseppe Sinicco, cui erano stati affidati importanti lavori di recupero di immobili storici. Aveva rimesso in piedi i castelli, dopo il crollo causato dalle guerre. Un orgoglio, Giuseppe, anche lui di Micottis; un punto di riferimento di questa laboriosa famiglia nativa dell’Alta Val del Torre.
Quand’era emigrato in Francia, Giuseppe s’era portato con sé il figlio, cui aveva trasmesso l’amore per la pietra, quella tagliata a mano. Lo stesso amore che poi ha contagiato Franco, divenuto architetto.
«Se andiamo indietro nel tempo ricordo le avventure del bisnonno, Giovanni Sinicco. Lui, come tanti altri abitanti del tempo di questa zona, andarono a Vladivostok, impegnati nella costruzione della Transiberiana. Un cantiere enorme, senza fine, che sentiamo un po’ nostro». Dopo il primo viaggio di rientro in Europa con destinazione la Francia, Franco ha fatto più volte visita alle sue terre natie, quelle tanto amate e mai dimenticate dell’Alta Val Torre. L’ultimo viaggio, quello che l’ha riportato a casa per sempre lo scorso anno, lo ha fatto in aereo, in business class, con ogni comodità.
«Cosa faccio adesso? Mi rilasso ma senza stare mai con le mani in mano. Mi sveglio la mattina senza programmi particolari. Leggo, sistemo la casa, faccio una passeggiata, mi tengo informato sulla cronaca sia italiana che dell’Australia, incontro le persone della valle, per un bicchiere di vino, per un caffè al bar. Poi c’è internet: mi sento con gli amici. Amo questa vallata. Voglio morire qui, non in Australia. Qui, dove sono nato. Dove le stagioni sono nette e dove a Natale fa freddo e l’inverno può regalare la neve».
Con lui, dopo un’intera vita passata in Australia, è tornata a Vedronza anche sua sorella gemella, Mina, da cui non si è mai separato e che abita con lui. Il figlio di Mina, peraltro, era tornato in Friuli già da tempo, per lavoro: prima a Milano e di recente a Trieste. Sono rimasti in Australia, invece, l’altra sorella, Vilma, con la sua famiglia, e la mamma e il papà di Franco, che riposano in quel continente così lontano, che per raggiungerlo in volo ci vogliono tra le 20 e le 24 ore.
«Forse per reazione dal dover bere tanto the col latte, che in Australia è di larghissimo uso, la mia famiglia ha deciso di iniziare a produrre vino. E così abbiamo fatto. Cabernet, merlot e shiraz. Buonissimo. Un bel ricordo delle nostre terre natie». La produzione, che continua ancora, è per consumo personale, ma il vino dei Sinicco, in Australia, ha vinto molti premi dedicati agli amatori. «Gli abbiamo fatto anche un’etichetta con la scritta in grande, «Po našen», per sentirci più vicini a casa, onorare la valle e la nostra lingua. Sotto abbiamo scritto «Il grande vino australiano con lo spirito del Friuli», in inglese.
Come presidente del Fogolâr Furlan di Perth, poi, Franco ha sempre partecipato alla vita religiosa locale. Nei giorni legati alle festività solenni in Australia gli italiani si riunivano in preghiera, per la messa. E per il giorno di Ognissanti si visitava il cimitero. «In realtà, in quel Paese, non ci sono usi particolari per la fede. Ricordo il primo Natale, terribile, con un caldo fortissimo. Ero disperato». Accanto a lui e alle sorelle c’è sempre stata la mamma, Giulia Muchino, la cui famiglia era nativa di Vedronza. Una donna che nei primi anni da emigrate, fuori dal mondo, altri non aveva con cui parlare se non con le suore spagnole alloggiate nel convento in cui la famiglia fu ospitata dopo lo sbarco.
«Mia mamma faceva da mangiare per tutti noi – ricorda con amore Franco –. Non abbiamo mai abitato nella metropoli, in città, ma in periferia, all’inizio in una vallata sterminata, di fatto in mezzo ai boschi, tra allevatori di pecore e altri animali».
Adesso che è tornato in Alta Val Torre, Franco può riassaporare i piatti della tradizione locale, che intanto sono stati valorizzati e tornati di “moda”, dopo un periodo di abbandono. Quando lo incontriamo, al bar di Pradielis, è un giorno di festa. È la domenica in cui, nel borgo in cui è nato suo padre, c’è la sagra delle castagne. Gli amici lo riconoscono e lo salutano. Sembra che da quando se n’è andato, infondo, non sia maicambiato nulla. (Paola Treppo)
Franco Sinicco, star 78 let, se je po 66 letih v Avstraliji in po svetu vrnil v Tersko dolino, da bi svoja zadnja leta prebival v rojstni hiši na Njivici. Z njim se je na Njivico vrnila tudi sestra Mina, medtem ko je sestra Vilma ostala v Avstraliji.
Franco govori domače slovensko narečje in angleško. Furlanščine se je naučil v Avstralji, saj je v Perthu bil dolgoletni predsednik društva Furlanov v izseljenstvu Fogolâr Furlan. Ko je 8. septembra 1950 odpotoval z Njivice, da bi se z materjo in sestrami spet združil z očetom Piom, je bil star le 11 let. Italijanščina je zanj bila tuji jezik, saj je govoril zgolj vaško slovensko narečje.
Njegov oče je bil izkušen kamnosek in je v Avstralji najprej delal za tamkajšnjo podjetje, nato pa ustanovil svoje. Mati je ostala doma in vzgajala otroke. Kasneje je Franco nadaljeval šolsko izobrazbo in postal arhitekt in načrtoval vile, cerkve, šole, banke in palače.
Franco Sinicco se je v Evropo prvič vrnil leta 1968, vendar ne domov. Z očetom je šel na potovanje po Franciji, da bi si ogledal gradove in spomenike, ki jih je po vojnah njegov dedek Giuseppe Sinicco iz Sedlišč obnovil kot izkušen kamnosek. Njegov pradedek Giovanni Sinicco je pa v Vladivostoku sodeloval pri gradnji transsibirske železnice.
V svojem življenju se je Franco Sinicco večkrat vrnil v Terske doline; dokončno pa le lani, sicer z letalom.
V Avstraliji je njegova družina med drugim zase pridelovala vino. Imenovala ga je »Po našen«, sicer rojstni dolini in domačemu jeziku v čast.

28 ott 2017

2017_Platischis_Anteprima (HI/RES)

Ko so pred 100 leti zlomili fronto - Quando 100 anni fa ruppero il fronte

Stuo liet odtuod, dne 24. otuberja 1917, se je ob 2.30 od Rombona do Karna in bližnjih gorà nebuo strašnuo unelo in močan šum je odmievu od gore do gore, od doline do doline. Začela je bla 12. soška bitka, kobariški prelom, narbuj velika in bliskovita bitka v goratem svietu ciele človieške zgodovine. Ostala je v italijanski zgodovini ku »Disfatta di Caporetto«.
Čez tristuo kanonu je začelo metat na italijanske linije bombe in granate s plinam (gas). Strah je presunu italijasnke sudade, ki pruzaprù se nieso zaviedal’, za kì gre. Parvič so vidli smart v gobac.
Šu je daž in gosta maglà je ležala v dolini tisto nuoč. Človek v svoji zgodovini nie ankul vidu take strašne predstave. Zdielo se je, de so tiste lepe gore, na katerih so živieli mierni in dielavni ljudje, postale vulkani, ki so po luhtu metali ognjene kamane in sijal’ smart in strah na bližnjih gorah, na desnem briegu Soče, kjer tudi tam so živieli mierni in dielavni ljudje… V tistim parvim dnevu avstro -niemškega napada na italijansko fronto so se zaries odparle paklenske vrata: bombe, granate, oginj, šum; zmeda med sudadi, ki se nieso zaviedal’, za ka’ je šluo, in so bli brez ukazu; komandanti sami nieso znal’, kaj dielat v tistim kaosu. Kanoni in bombarde so le udnò metale iztrieljke in uničevale vse tam, kjer so padle; plin se je ku strupen modras silu v kaverne, okope, strielske jarke in dušiu sudade, ki nieso viedli, kakuo se branit pred tistim nevidnim sovražnikam.
Smraja od plina se je šerila povsiem, medtem ko gost kadiž je pokrivu doline. Zgledalo je, de so gore bruhale oginj in de je ognjeno muorje preplavalo hribe in doline.
5dvanajsta soska bitkaLjudje so bli sred noči zbujeni od strašnega šuma granat, ki so pokale po Kolovratu; hiše so se tresle, kakor de bi jih potres zajeu; v hlievih je žvina bulila in se razburjala. Po vaseh obiešenih na rebrah Kolovrata je bluo čut brezupno jokanje in uekanje.
Hud strah je parjeu mlade in stare, ki nieso viedli, kì dielat, kam se obarnit, če uteč al ostat.
Štuoblaski kaplan pre Ivan Gujon, ki v tistih urah je biu na Briegu, kjer je bla komanda 19. divizije generala Giovannija Villanija, je zapustu vas in za njim so utekli stari, žene in otroc. Zagrabli so, kar so mogli, in se spustil’ dol pruot dolin. Mame so v naruočju nosile otroke, čečè so pomagale te stare hodit… Vsi so jokal’, jamanekal’ in prosil’ Boga in Marijo s Stare Gore, de bi jim paršla na pomuoč.
Že parvi dan kobariške bitke so avstro- niemške čete osvojile Soško dolino od Volč do Kobarida, na adnim in na drugim briegu, in paršle do vasi Kred in Stare Selo. Niemški alpinski bataljoni pa so se začel’ pliezt gor po Kolovratu in Ježi. Pred nočjo so bli že na pu poti.
Če je bluo tako stanje na »beneški« strani, lahko se predstavimo, ka’ se je gajalo v Soški dolini. V Kobaridu ljudje in sudadi zbujeni od pokanja bomb in granat so začel’ utiekat brez viedit kam. Sudajške oblasti so napotil’ ljudi čez muost na Soči, večina pa je ostala v vasi in se skrivala, takuo ki je moglà. Kàr pruot jutru je bombardament zmanjšu, vas je spet oživiela in forešti ljudje so pobral’ svoje blaguo in se napotil’ pruot Nediški dolin.
Od zgore dol so po dolin začele parhajat kolone italijanskih sudadu, ki so utiekal’ pred napadi v tistem delu Soške doline. Komandanti so skušal’ jih ustavit in z njim organizat obrambo. Naspruotno, po pot so metal’ proč puše in strelivo, de bi buj lahko utekli tistemu paklu.
Že zjutra drugega dne, 25. otuberja, so niemški sudadi paršli v vasi Dreškega kamuna.
Puno ljudi je probralo, kar se je dalo, in hitro napotilo pruot dolin. Tisti, ki so ostal’, so se zbral’ v cierku Device Marije kupe s famoštram pre Antonam Domenisam. Naenkrat so se odparle vrata in je v cierku stopila skupina niemških sudadu. Ustrašeni žene in otroc so začel’ uekat in jokat. An ufičjal se je parbližu utarju in jau pre Antonu, naj pomieri svoje viernike, češ de nobedan na bo nič slavega naredu; de sudadi bojo spoštoval’ ljudi in imietja.
Ufičjal je pa zatrucu ljudem, de jih bo štrafu, če bojo na kajšno vižo pomagal’ italijanskim sudadam al pa seuparli okupatorju.
Adan od narguorših in narbuj poznanih protagonistu Kobariške bitke je biu mladi niemški poročnik – tenent gorskega bataljona Wüttemberg Erwin Rommel. Iz njega pisanih spominih, ki so bli objavljeni po slovensko in italijansko, lahko zvemo, kakuo je 26lietni poročnik v treh dneh, se prave od 24. do 26. otuberja 1917, osvojiu Kolovrat in Matajur.
Z varha Matajurja, Kolovrata, Huma, Sv. Martina… so se imperialne čete spustile v dolino Nediže, Aborne, Rieke in Arbeča po stazah in ciestah punih orožja, vozu in kamionu zapuščenih od italijanskih sudadu, ki so v veliki sili zapustil’ svoje položaje in se napotil’ v dolino brez viedit kam in brez nobednega navodila. Z njim so utiekal’ tud ljudje, ki so zagrabli nomalo blaga in zakloštral’ hišo; drugi so ostal’ doma, de bi skarbiel’ za te stare, otroke in žvino… Zadnji žlahi med italijanskimi in avstro-niemškimi sudadi v tistim jesenskim vičeru 27. otuberja 1917 na Karkošu so žalostno zaparli tragične dneve Kobariškega zloma v Nediških dolinah. Štier dni se je od gore do gore, od doline do doline odmievalo strejanje kanonu, mitralji, puš, jamanekanje ranjencu in po vaseh uekanje in jok prestrašenih ljudi, ki so bili kakor uce brez pastierja in nieso viedli, kì dielat in kam iti.
Veliko število ujetih italijanskih sudadu so ostal’ še kajšan dan v vaseh Nediških dolin in potlè so bli pošjani deleč gor v koncentramente Avstrijskega imperija. Dobri domačini so jim pomagal’ prenest težave tistega žalostnega momenta in so jim nudli, kar so imiel’.
Kàr se je vse pomerilo in Italijani so ustavli avstro-niemške čete na rieki Piave, je začelo dolgo lieto okupacije. (Giorgio Banchig)

27 ott 2017

Kupi mehko majico - Compra una maglietta morbida

Tone Škrjanec (tradotte con Luisa Gastaldo e Peter Semolič)

KUPI MEHKO MAJICO

Ne išči jelenov ob avtocesti.
Hitimo, ne pozabi na lepoto.
Glej kaplje dežja, ki se svaljkajo
po vetrobranskem steklu.
Poslušaj tišino, če jo najdeš
kje skrito med oblaki. Položi
roko narahlo na žamet. Ne
pozabi na lepoto, ko hitiš.
Hitrost je napaka, ki se dogaja.
Počasi se sprehodi po koži
in na njej s prstom nariši neskončnost.
Poljubi popek. Naredi še kaj
telesnega. Dotakni se glasbe.
Reci, naredi muziko, da se je
dotaknem s celim telesom.
Zavrni postopke uničevanja.
Kupi mehko majico. Naj bo to
tvoja nova domovina.


COMPRA UNA MAGLIETTA MORBIDA

Non cercare cervi lungo l’autostrada.
Corriamo, non dimenticare la bellezza.
Guarda le gocce di pioggia che rotolano
sul parabrezza.
Ascolta il silenzio se lo trovi
nascosto da qualche parte tra le nuvole. Poggia
lievemente la mano sul velluto. Non
dimenticare la bellezza mentre corri.
La velocità è uno sbaglio che succede.
Incamminati lentamente sulla pelle
e disegnaci con un dito l’eternità.
Bacia l’ombelico. Fa’ ancora qualcosa
di corporeo. Tocca la musica.
Di’, fa’ la musica perché io la
tocchi con l’intero corpo.
Rifiuta i procedimenti di distruzione.
Compra una maglietta morbida. Che ciò sia
la tua nuova patria.

Tone Škrjanec (Lubiana, 1953), poeta e traduttore, ha pubblicato nove raccolte di lirica, la prima, Blues zamaha, nel 1997, e l’ultima, Sladke pogačice, nel 2015. Nel 2012 è uscito il volume con le sue poesie scelte, V zraku so šumi: izbrane in zelo stare pesmi. All’estero sono usciti sette suoi libri di poesia ed è rappresentato in numerose antologie in Slovenia e altrove. Ha pubblicato anche un disco di musica, Lovljenje ritma, e ha collaborato alla realizzazione di due dischi di musica e poesia (Košček hrupa in ščepec soli, Pri besedi z glasom in zvokom). Traduce poesia in sloveno dall’inglese, dal croato e dal serbo.
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Alpinec v prvi svetovni vojni - Un alpino in guerra

Venerdì, 27 ottobre, alle 18.00, nella sala consiliare del municipio di Taipana/Tipana si terrà la presentazione del libro «Un alpino in guerra» di Andrea Vazzaz. La presentazione si svolge nel giorno del centenario della battaglia del monte Cavallo e della cattura del protagonista, il capitano Enea Guarnieri.
L’evento si svolgerà insieme a una cerimonia di ricordo della prima guerra mondiale.
La manifestazione è organizzata col patrocinio della sezione ANA di Udine – Gruppo di Monteaperta «Val Cornappo» e del Comune di Taipana-Tipajski komun.
V petek, 27. oktobra, ob 18.00 bodo v tipajski občinski dvorani predstavili knjigo z naslovom »Un alpino in guerra« (»Alpinec v vojni«) avtorja Andree Vazzaza. Predstavitev se odvija ob stoletnici bitke na Konji ravni in zajetja protagonista, kapetana Enee Guarnierija.
Ob predstavitvi knjige bo tudi prireditev v spomin na prvo svetovno vojno.
Dogodek se odvija pod pokroviteljstvom Občine Tipana in viškorske skupine alpincev »Val Cornappo«, ki deluje v okviru videnske sekcije italijanskega združenja alpincev ANA

Seconda guerra mondiale in Benecia

Dom, Druga Svetovna Vojna v Benečiji
Strip- fumetto di Moreno Tomasetig
Besedilo- testo di g. Anton Cuffolo

Zadnji pohodi po solbaških stezah - Ultime camminate a Stolvizza

Si avvicina l’appuntamento di domenica 29 ottobre, quando a Stolvizza/Solbica saranno chiusi, per questo anno, gli ormai famosi percorsi: «Ta lipa pot», «Il sentiero di Matteo», «Pusti Gost sulle tracce del passato», «P4 della grande guerra» e «Stolvizza facile».
Un appuntamento che gli organizzatori dell’associazione ViviStolvizza auspicano si possa svolgere in buone condizioni meteorologiche, al fine di poter salutare nel migliore dei modi i tanti escursionisti che si stanno apprestando a partecipare a questa tradizionale iniziativa ludico-motoria che si svolge sotto l’egida della FIASP (Federazione Italiana Amatori Sport per Tutti) Comitato Territoriale di Udine.
Tutto è pronto per domenica 29 ottobre prossimo, per proporre uno stimolante programma che prevede: il raduno in Piazza dell’Arrotino alle ore 8.30; la partenza dalle ore 9.00 alle ore 9.30, sempre da Piazza dell’Arrotino; escursione guidata nei percorsi «Ta lipa pot», di km 5 e 10, o «Il sentiero di Matteo», di km 13; «Pusti gost – sulle tracce del passato», di km 18, e «Stolvizza facile», di km 1,5 e quindi rientro a Stolvizza. Qui gli escursionisti saranno attesi, quest’anno, da un ristoro con i prodotti tipici dei territori colpiti un anno fa dal terremoto del Centro Italia. Si gusteranno lenticchie di Castelluccio, pecorino di Norcia, affettato della Valnerina nel ricordo di quel 30 ottobre 2016 scorso, quando a Stolvizza, in partenza per l’escursione di chiusura, tutti fummo scossi dalla notizia del tremendo terremoto. Non mancherà, comunque anche quest’anno la tradizionale «Bruschetta dell’amicizia», la gustosa proposta a base di olio e pane umbro e del famoso aglio di Resia, due comunità legate da anni da un’affettuosa amicizia.
L’organizzazione ricorda che le escursioni, anche se alcune piuttosto impegnative, non hanno particolari difficoltà. Si tratta, comunque, pur sempre di sentieri di montagna, i quali vanno percorsi con la dovuta attenzione e con un appropriato abbigliamento da trekking. L’escursione rappresenta una grande opportunità per trascorrere una mattinata di impegno fisico in un contesto ambientale davvero straordinario.
Festa grande, quindi, a Stolvizza domenica 29 ottobre ma anche un pizzico di malinconia nel non vedere più nei mesi invernali gli appassionati che nel corso della stagione hanno animato i sentieri intorno al paese.
Una malinconia, però, di breve durata, perché tutti gli appassionati, nel salutarsi, si daranno appuntamento a sabato 7 aprile 2018 per la nuova apertura, che darà il via a una ricca stagione di straordinarie escursioni in questa splendida valle incastonata tra il Monte Canin, il Monte Sart e la Catena dei Musi. Venire a Stolvizza, inoltre, vi permetterà di conoscere le peculiarità di questo territorio: Il Monumento all’Arrotino nella omonima piazza e il suggestivo Museo dell’Arrotino; la splendida Chiesa dedicata a San Carlo Borromeo recentemente restaurata; il Museo della Gente della Val Resia; Il Borgo Kikey che ha retto al terremoto del 1976 con il Belvedere «Roberto Buttolo»; il delizioso locale All’Arrivo (3392257403), dove gustare i piatti della tradizione resiana e pietanze a base del pregiato aglio di Resia Strok, presidio Slow food.
Solbaško društvo »ViviStolvizza« organizira v nedeljo, 29. oktobra, zadnjo prireditev pred zaključkom pohodniške sezone po stezah, ki so jih imenovali »Ta lipa pot«, »Il sentiero di Matteo«, »Pusti Gost sulle tracce del passato«, »P4 della grande guerra« in »Stolvizza facile«. Prireditev se odvija pod okriljem videnskega teritorialnega odbora športne organizacije FIASP (Federazione Italiani Amatori Sport per Tutti).
Udeleženci se bodo zbirali na Trgu brusača (Piazza dell’Arrotino) ob 8.30. Od 9.00 do 9.30 se bodo lahko udeležili vodenega pohoda po enem izmed domačih stez. Steza »Ta lipa pot« je dolga 5 ali 10 km; »Il sentiero di Matteo« 13 km; »Pusti Gost sulle tracce del passato« 18 km in »Stolvizza facile« 1,5 km. Ob povratku na Solbico bodo udeleženci lahko okusili tako tradicionalno »Bruschetto« (nadevan popečen kruhek) kot dobrote iz krajev v osrednji Italiji, ki jih je lani prizadel potres. Prav med lansko prireditvijo ob zaključku pohodniške sezone, v soboto, 30. oktobra 2016, je organizatorje in udeležence doletela vest potresa v osrednji Italiji.
S tem, da se pohodi odvijajo po gorskih stezah, morajo udeleženci biti primerno oblečeni.
Obiskovalci, ki bodo lahko okusili nadaljnje domače dobrote v vaški gostilni All’Arrivo, si bodo na Solbici lahko tudi ogledali Spomenik brusaču, Muzej brusača, vaško cerkev svetega Karla Boromejskega, Muzej rezijanskih ljudi in stari zaselek Kikej.
Na Solbici se bo sezona pohodov spet začela v soboto, 7. aprila 2018.

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