«Lo sloveno sia parte della formazione scolastica»
L’assessore regionale all’Istruzione, Loredana Panariti,
sullo sloveno nelle scuole con lingua
d’insegnamento italiana
Con il prossimo anno scolastico verrà avviato, in provincia di
Gorizia e di Trieste, l’insegnamento della lingua slovena come
seconda lingua dell’Unione Europea, nelle scuole medie inferiori
con lingua d’insegnamento italiana. Partirà dapprima in
via sperimentale, quindi in base alle richieste l’insegnamento
dello sloveno verrà esteso anche alle scuole medie superiori.
In breve, lo sloveno deve diventare parte del sistema dell’istruzione
scolastica, dal momento che è giusto che ai cittadini
venga data la possibilità di conoscere le lingue parlate in Friuli
Venezia Giulia. La conoscenza di più lingue è una ricchezza e
va ricordato che il Friuli Venezia Giulia è una regione a statuto
speciale proprio per la presenza delle comunità linguistiche.
Lo ha detto l’assessore regionale all’Istruzione, Loredana
Panariti, alla quale abbiamo chiesto come si è giunti a questa
importante novità nel sistema scolastico. L’assessore Panariti,
che di questo ha parlato recentemente al ministero dell’Istruzione,
affiancata dalla dirigente dell’Ufficio scolastico regionale
per la regione Fvg, Alida Misso, spiega che la fase sperimentale
è sostanzialmente già iniziata.
Davvero verrà introdotto l’insegnamento della lingua
slovena nelle scuole medie inferiori con lingua di
insegnamento italiana, che ne faranno richiesta?
«È necessario che la lingua slovena diventi sotto tutti gli
aspetti parte integrante del sistema di formazione scolastica.
Sarà una strada lunga perché saranno necessari molti
passi procedurali, dai bandi alle graduatorie di insegnanti,
ecc. Il prossimo anno potremo iniziare con l’insegnamento
sperimentale, ma dobbiamo iniziare a lavorarci adesso.
Ciò vuol dire che le scuole medie inferiori possono chiedere
già ora di collaborare. Numerose scuole medie inferiori
hanno manifestato interesse, ovvero le famiglie degli alunni.
Hanno chiesto informazioni anche alcune scuole medie
superiori».
L’insegnamento della lingua slovena, quindi, verrà
esteso anche alle scuole medie superiori con insegnamento
di lingua italiana?
«La fase sperimentale riguarderà le scuole medie inferiori.
In un secondo momento affronteremo anche la questione
delle scuole medie superiori in collaborazione con
l’Ufficio scolastico regionale. Il procedimento prevede due
strade. La prima è più lunga e comporta la modifica delle
normative, che regolano il sistema di formazione scolastica.
L’altra strada comporta la fase sperimentale alle scuole
medie inferiori e verrà concretamente realizzata il prossimo
anno scolastico con l’insegnamento dello sloveno».
Come è nata questa idea?
«Tempo fa, e prima della sua recente visita al Kulturni
dom a Trieste, avevo informato il ministro all’Istruzione,
Valeria Fedeli, sulla questione. Il punto di partenza è dato
dalle scuole di Muggia-Milje e Melara, che hanno già avviato
l’insegnamento di lingua slovena. Nella lettera al
ministro chiedevo l’avvio in via sperimentale dell’insegna-
SLOVIT n° 8 del 30/9/17 | pag. 7
mento dello sloveno sia nel Triestino che nel Goriziano. La
questione, infatti, non era molto chiara, dal momento che
la legge prevede una serie di obblighi in merito all’orario
e altro. La sperimentazione ci permette di evitare alcuni
problemi».
Tutto dimostra, quindi, che il progetto avrà successo?
«Ad ogni modo ho sottolineato l’importanza di offrire in
Friuli Venezia Giulia l’insegnamento di tutte le lingue parlate
in regione. L’ho ribadito in più occasioni. Alcuni alimentano
le polemiche, ma tutti dimenticano che, oltre che
in Slovenia, in regione sono molti i residenti che parlano
la lingua slovena. La conoscenza ovvero l’insegnamento
della lingua slovena è quindi ancora più importante, dal
momento che non sono in gioco solo i buoni rapporti di
vicinato con la Repubblica slovena, ma si tratta della lingua
della comunità nazionale slovena nella regione Fvg.
Inoltre è la lingua del tuo vicino, del tuo amico, del tuo
collega di lavoro. In breve, se la specialità della nostra regione
poggia anche su multiculturalità e plurilinguismo, è
giusto che tutto questo venga valorizzato. Aggiungo che
l’insegnamento di una lingua non esclude quello di altre
lingue. Il cervello, infatti, non immagazzina solo una ridotta
quantità di informazioni, ma è flessibile e fortunatamente
consente alle persone di imparare più lingue. Si tratta di
una vera ricchezza».
Parlando di comunità nazionale slovena, lei ne è
parte integrante, vero?
«Per metà. Sono figlia di mamma slovena e papà italiano.
Per ragioni legate al lavoro e di altra natura, non ho
potuto frequentare le scuole slovene. Per questo motivo
ho studiato lo sloveno in seguito. Ho imparato piuttosto
bene la lingua e vorrei arricchirne la conoscenza. A casa
parliamo più lingue. Capire e parlare più lingue è una vera
soddisfazione e, come ho già detto, una vera ricchezza».
La deputata e coordinatrice regionale di Forza Italia,
Sandra Savino, è di diverso parere. Dopo la visita al
Kulturni dom di Trieste del ministro all’Istruzione, Valeria
Fedeli, ha detto che l’insegnamento della lingua
slovena è inutile e assurdo…
«Vorrei sapere quante lingue parla il deputato Savino,
oltre al triestino. I miei nipoti a Ljubljana parlano fluentemente
4 o 5 lingue, lo stesso vale per le mie figlie. Non è
vero che se studi lo sloveno non puoi studiare un’altra o
altre lingue. Più lingue parli, meglio è».
In Val Canale da molti anni si discute della possibilità
di introdurre l’insegnamento plurilingue nel sistema
scolastico locale. Come valuta il progetto che le è stato
presentato nell’incontro con l’assessore all’istruzione
di Tarvisio Barbara Lagger e le professoresse Doris
Siega e Debora Madotto, vicarie del Bachmann? Il
progetto è stato preso in esame anche durante il suo
ultimo incontro con la ministra Fedeli? Quali sono le
possibilità che venga realizzato?
«All’interno della realtà regionale il tarvisiano si distingue
per la presenza di quattro lingue distinte (italiano, friulano,
tedesco e sloveno) che, oltre ad appartenere al patrimonio
culturale della popolazione, sono usate comunemente
anche nelle scuole in quanto previste nei piani dell’offerta
formativa. Sussistono tuttavia delle criticità. Per un verso,
esiste un vincolo di assegnazione dell’organico di diritto di
insegnanti sul solo conteggio dei bambini di cittadinanza
italiana che comporta l’esclusione dal conteggio dei bambini
provenienti dagli Stati europei contermini; andrebbe
quindi legittimata l’iscrizione e la frequenza nelle scuole
italiane dei cittadini comunitari, anche se minori, indipendentemente
dal numero dei bambini di cittadinanza italiana.
Per altro verso, poi, non vi è una previsione normativa
che consenta la costituzione di istituti plurilingue capaci
di favorire lo sviluppo di un plurilinguismo caratterizzato
da competenze più articolate e bilanciate fra le varie lingue
che fanno parte del curriculum scolastico. Andrebbe
pertanto considerato all’interno della legge 15 dicembre
1999, n. 482 un intervento normativo che – analogamente
a quanto disposto dall’articolo 12 della legge 23 febbraio
2001, n. 38 – preveda la possibilità di istituire scuole plurilingue».
In provincia di Udine, l’unico istituto scolastico ad offrire
l’insegnamento bilingue in sloveno ed in italiano è
l’Istituto comprensivo “Paolo Petricig” di S. Pietro, scelto
per questo anche dalle famiglie dei comuni limitrofi
delle Valli del Natisone e del Cividalese. Quest’anno il
Comune di Pulfero ha interrotto il servizio di scuolabus
per i bambini che frequentano la scuola d’infanzia
bilingue, motivando la propria decisione con il fatto
che ci sia una scuola d’infanzia, monolingue, anche sul
territorio comunale.
Qual è la sua opinione in merito?
«Le amministrazioni comunali non hanno l’obbligo
di garantire i trasporti per le scuole dell’infanzia né per il
proprio comune, né per i comuni limitrofi. In questo caso,
il comune di Pulfero ha interrotto un servizio sempre erogato
per evitare – se ho capito bene - che il numero dei
bimbi della scuola dell’infanzia comunale si riduca ancora.
Purtroppo il tema dello spopolamento di alcune aree e
delle conseguenti possibili chiusure di plessi scolastici è un
tema che riguarda diversi luoghi della nostra regione. Noi
cerchiamo di mantenere in vita le scuole perché esse sono
sempre un elemento centrale delle comunità, tuttavia diventa
difficile erogare servizi che hanno un costo molto
significativo per un numero molto piccolo di bambini. Mi
auguro che si possa trovare una soluzione che tenga conto
delle preoccupazioni del sindaco e, allo stesso tempo
SLOVIT n° 8 del 30/9/17 | pag. 8
delle esigenze delle famiglie che hanno iscritto i propri figli
nella scuola di San Pietro».
(Aljoša Gašperlin, Primorski dnevnik, 17. 9. 2017)
(Tjaša Gruden, Novi Matajur, 27. 9. 2017)
http://www.dom.it/wp-content/uploads/2017/10/ultimo-Slovit-8-30.09.2017.pdf
http://www.dom.it/wp-content/uploads/2017/10/ultimo-Slovit-8-30.09.2017.pdf
Cara Olga, è da ammirare coloro che dedicano tanto tempo per conservare le tradizioni che tengono in vita del regioni con le quali tutto dimenticherebbero.
RispondiEliminaCiao e buon fine settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso