7 ott 2017

L’INTERVISTA

 «Lo sloveno sia parte della formazione scolastica» L’assessore regionale all’Istruzione, Loredana Panariti, sullo sloveno nelle scuole con lingua d’insegnamento italiana Con il prossimo anno scolastico verrà avviato, in provincia di Gorizia e di Trieste, l’insegnamento della lingua slovena come seconda lingua dell’Unione Europea, nelle scuole medie inferiori con lingua d’insegnamento italiana. Partirà dapprima in via sperimentale, quindi in base alle richieste l’insegnamento dello sloveno verrà esteso anche alle scuole medie superiori. In breve, lo sloveno deve diventare parte del sistema dell’istruzione scolastica, dal momento che è giusto che ai cittadini venga data la possibilità di conoscere le lingue parlate in Friuli Venezia Giulia. La conoscenza di più lingue è una ricchezza e va ricordato che il Friuli Venezia Giulia è una regione a statuto speciale proprio per la presenza delle comunità linguistiche. Lo ha detto l’assessore regionale all’Istruzione, Loredana Panariti, alla quale abbiamo chiesto come si è giunti a questa importante novità nel sistema scolastico. L’assessore Panariti, che di questo ha parlato recentemente al ministero dell’Istruzione, affiancata dalla dirigente dell’Ufficio scolastico regionale per la regione Fvg, Alida Misso, spiega che la fase sperimentale è sostanzialmente già iniziata. Davvero verrà introdotto l’insegnamento della lingua slovena nelle scuole medie inferiori con lingua di insegnamento italiana, che ne faranno richiesta? «È necessario che la lingua slovena diventi sotto tutti gli aspetti parte integrante del sistema di formazione scolastica. Sarà una strada lunga perché saranno necessari molti passi procedurali, dai bandi alle graduatorie di insegnanti, ecc. Il prossimo anno potremo iniziare con l’insegnamento sperimentale, ma dobbiamo iniziare a lavorarci adesso. Ciò vuol dire che le scuole medie inferiori possono chiedere già ora di collaborare. Numerose scuole medie inferiori hanno manifestato interesse, ovvero le famiglie degli alunni. Hanno chiesto informazioni anche alcune scuole medie superiori». L’insegnamento della lingua slovena, quindi, verrà esteso anche alle scuole medie superiori con insegnamento di lingua italiana? «La fase sperimentale riguarderà le scuole medie inferiori. In un secondo momento affronteremo anche la questione delle scuole medie superiori in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale. Il procedimento prevede due strade. La prima è più lunga e comporta la modifica delle normative, che regolano il sistema di formazione scolastica. L’altra strada comporta la fase sperimentale alle scuole medie inferiori e verrà concretamente realizzata il prossimo anno scolastico con l’insegnamento dello sloveno». Come è nata questa idea? «Tempo fa, e prima della sua recente visita al Kulturni dom a Trieste, avevo informato il ministro all’Istruzione, Valeria Fedeli, sulla questione. Il punto di partenza è dato dalle scuole di Muggia-Milje e Melara, che hanno già avviato l’insegnamento di lingua slovena. Nella lettera al ministro chiedevo l’avvio in via sperimentale dell’insegna- SLOVIT n° 8 del 30/9/17 | pag. 7 mento dello sloveno sia nel Triestino che nel Goriziano. La questione, infatti, non era molto chiara, dal momento che la legge prevede una serie di obblighi in merito all’orario e altro. La sperimentazione ci permette di evitare alcuni problemi». Tutto dimostra, quindi, che il progetto avrà successo? «Ad ogni modo ho sottolineato l’importanza di offrire in Friuli Venezia Giulia l’insegnamento di tutte le lingue parlate in regione. L’ho ribadito in più occasioni. Alcuni alimentano le polemiche, ma tutti dimenticano che, oltre che in Slovenia, in regione sono molti i residenti che parlano la lingua slovena. La conoscenza ovvero l’insegnamento della lingua slovena è quindi ancora più importante, dal momento che non sono in gioco solo i buoni rapporti di vicinato con la Repubblica slovena, ma si tratta della lingua della comunità nazionale slovena nella regione Fvg. Inoltre è la lingua del tuo vicino, del tuo amico, del tuo collega di lavoro. In breve, se la specialità della nostra regione poggia anche su multiculturalità e plurilinguismo, è giusto che tutto questo venga valorizzato. Aggiungo che l’insegnamento di una lingua non esclude quello di altre lingue. Il cervello, infatti, non immagazzina solo una ridotta quantità di informazioni, ma è flessibile e fortunatamente consente alle persone di imparare più lingue. Si tratta di una vera ricchezza». Parlando di comunità nazionale slovena, lei ne è parte integrante, vero? «Per metà. Sono figlia di mamma slovena e papà italiano. Per ragioni legate al lavoro e di altra natura, non ho potuto frequentare le scuole slovene. Per questo motivo ho studiato lo sloveno in seguito. Ho imparato piuttosto bene la lingua e vorrei arricchirne la conoscenza. A casa parliamo più lingue. Capire e parlare più lingue è una vera soddisfazione e, come ho già detto, una vera ricchezza». La deputata e coordinatrice regionale di Forza Italia, Sandra Savino, è di diverso parere. Dopo la visita al Kulturni dom di Trieste del ministro all’Istruzione, Valeria Fedeli, ha detto che l’insegnamento della lingua slovena è inutile e assurdo… «Vorrei sapere quante lingue parla il deputato Savino, oltre al triestino. I miei nipoti a Ljubljana parlano fluentemente 4 o 5 lingue, lo stesso vale per le mie figlie. Non è vero che se studi lo sloveno non puoi studiare un’altra o altre lingue. Più lingue parli, meglio è». In Val Canale da molti anni si discute della possibilità di introdurre l’insegnamento plurilingue nel sistema scolastico locale. Come valuta il progetto che le è stato presentato nell’incontro con l’assessore all’istruzione di Tarvisio Barbara Lagger e le professoresse Doris Siega e Debora Madotto, vicarie del Bachmann? Il progetto è stato preso in esame anche durante il suo ultimo incontro con la ministra Fedeli? Quali sono le possibilità che venga realizzato? «All’interno della realtà regionale il tarvisiano si distingue per la presenza di quattro lingue distinte (italiano, friulano, tedesco e sloveno) che, oltre ad appartenere al patrimonio culturale della popolazione, sono usate comunemente anche nelle scuole in quanto previste nei piani dell’offerta formativa. Sussistono tuttavia delle criticità. Per un verso, esiste un vincolo di assegnazione dell’organico di diritto di insegnanti sul solo conteggio dei bambini di cittadinanza italiana che comporta l’esclusione dal conteggio dei bambini provenienti dagli Stati europei contermini; andrebbe quindi legittimata l’iscrizione e la frequenza nelle scuole italiane dei cittadini comunitari, anche se minori, indipendentemente dal numero dei bambini di cittadinanza italiana. Per altro verso, poi, non vi è una previsione normativa che consenta la costituzione di istituti plurilingue capaci di favorire lo sviluppo di un plurilinguismo caratterizzato da competenze più articolate e bilanciate fra le varie lingue che fanno parte del curriculum scolastico. Andrebbe pertanto considerato all’interno della legge 15 dicembre 1999, n. 482 un intervento normativo che – analogamente a quanto disposto dall’articolo 12 della legge 23 febbraio 2001, n. 38 – preveda la possibilità di istituire scuole plurilingue». In provincia di Udine, l’unico istituto scolastico ad offrire l’insegnamento bilingue in sloveno ed in italiano è l’Istituto comprensivo “Paolo Petricig” di S. Pietro, scelto per questo anche dalle famiglie dei comuni limitrofi delle Valli del Natisone e del Cividalese. Quest’anno il Comune di Pulfero ha interrotto il servizio di scuolabus per i bambini che frequentano la scuola d’infanzia bilingue, motivando la propria decisione con il fatto che ci sia una scuola d’infanzia, monolingue, anche sul territorio comunale. Qual è la sua opinione in merito? «Le amministrazioni comunali non hanno l’obbligo di garantire i trasporti per le scuole dell’infanzia né per il proprio comune, né per i comuni limitrofi. In questo caso, il comune di Pulfero ha interrotto un servizio sempre erogato per evitare – se ho capito bene - che il numero dei bimbi della scuola dell’infanzia comunale si riduca ancora. Purtroppo il tema dello spopolamento di alcune aree e delle conseguenti possibili chiusure di plessi scolastici è un tema che riguarda diversi luoghi della nostra regione. Noi cerchiamo di mantenere in vita le scuole perché esse sono sempre un elemento centrale delle comunità, tuttavia diventa difficile erogare servizi che hanno un costo molto significativo per un numero molto piccolo di bambini. Mi auguro che si possa trovare una soluzione che tenga conto delle preoccupazioni del sindaco e, allo stesso tempo SLOVIT n° 8 del 30/9/17 | pag. 8 delle esigenze delle famiglie che hanno iscritto i propri figli nella scuola di San Pietro». (Aljoša Gašperlin, Primorski dnevnik, 17. 9. 2017) (Tjaša Gruden, Novi Matajur, 27. 9. 2017)
http://www.dom.it/wp-content/uploads/2017/10/ultimo-Slovit-8-30.09.2017.pdf

1 commento:

  1. Cara Olga, è da ammirare coloro che dedicano tanto tempo per conservare le tradizioni che tengono in vita del regioni con le quali tutto dimenticherebbero.
    Ciao e buon fine settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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