6 lug 2018

Il dialetto sloveno va parlato con i bambini

Lusevera/Bardo
L’INTERVISTA
Nella raccolta di fiabe della Slavia friulana «Domače pravljice-Domače pravce», il linguista Janoš Ježovnik ha dimostrato che i nostri dialetti sono sloveni L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive si è svolto, per gli alunni del plesso scolastico di Taipana-Tipana, con un evento particolare. Mercoledì, 13 giugno, la Cooperativa Most, in collaborazione col Comune di Taipana, ha organizzato per loro la presentazione del libro «Domače pravljice-Domače pravce», pubblicato dalla Cooperativa col sostegno della Regione Friuli-Venezia Giulia. I bambini hanno ricevuto il volume già lo scorso anno, in occasione della festa di Natale. A nome della Cooperativa Most, Luciano Lister ha spiegato loro come il libro contenga fiabe scritte nel dialetto sloveno di Sorzento-Sarženta, raccolte da Ada Tomasetig. La pubblicazione è arricchita dai disegni di Moreno Tomasetig, anche lui presente a Taipana per disegnare dal vivo per i bambini, e da un DVD con cartoni animati, che sono anche stati proiettati. Due tra le 18 fiabe raccolte, infatti, sono state animate dallo studio Malalinea. Del legame tra il dialetto sloveno di Taipana e la lingua slovena standard ha parlato lo slovenista Janoš Ježovnik, che per la pubblicazione ha trasposto le fiabe dal dialetto sloveno delle Valli del Natisone in lingua slovena letteraria e preparato un’introduzione linguistica. Ježovnik viene dalla Slovenia ed è intervenuto nel dialetto sloveno della zona, per la gioia dei presenti. Quali sono le sue impressioni rispetto all’incontro coi bambini a Taipana? «Sono contento che i bambini abbiano accolto in modo così positivo le fiabe e i cartoni proposti col libro. Quando abbiamo parlato in e del dialetto, qualcosa l' hanno capita e ciò indica come la situazione, forse, non sia così negativa. Ci sarebbe bisogno, però, di utilizzare di più il solo dialetto anche coi bambini». È intervenuto proprio nel dialetto sloveno di Taipana, come è possibile? «Più che in quello di Taipana, forse in quello delle Valli del Torre, perché ho imparato il dialetto così come lo si parla nella località di Pradielis-Ter. Questa parlata in qualche misura si differenzia da quella di Taipana, si tratta, però, di parlate molto simili. Mi occupo di ricerche inerenti il dialetto sloveno delle Valli del Torre; più precisamente, su questo tema sto preparando la mia tesi di dottorato, in cui proverò a illustrare quali sono le principali differenze e somiglianze tra le singole parlate del dialetto».Cosa ha riscontrato nelle sue ricerche sul dialetto sloveno delle Valli del Torre? «Ciò è, in verità, più a margine delle ricerche, ma più ci dirigiamo verso ovest, meno sentiamo il dialetto, meno viene usato dalla gente, solo dai più anziani, quasi senza eccezioni. Verso est, il dialetto è ancora parlato dagli appartenenti alla generazione di mezza età e anche i bambini lo capiscono. Da un punto di vista linguistico, invece, direi che le componenti occidentali del dialetto rappresentano un insieme singolo, con proprie caratteristiche. Partendo da alcune differenze principali, è possibile dividere il dialetto in almeno due componenti un po’ diverse». Che futuro vede per questi dialetti? «La parte orientale, situata più vicina al confine di Stato con la Slovenia e maggiormente aperta verso le Valli del Natisone – ossia località come Masarolis-Mažeruola; forse Canebola-Čeniebola; Prossenicco-Prosnid un po’ meno, perché si tratta di una località più isolata, di montagna – per la vicinanza dei centri abitati della zona, ha ancora una buona prospettiva rispetto al mantenimento del dialetto. Nelle parti più occidentali e in quota, invece, ovvero spostandoci verso l’alta montagna e più verso ovest, il dialetto è utilizzato da davvero molte meno persone. Qui sarebbero necessari interventi radicali, almeno nel senso dell’introduzione dello sloveno nelle scuole locali». Abbiamo notato, per esempio, che a Taipana l’insegnamento dello sloveno, anche se si tratta di poche ore a settimana, aiuta molto... «Parlo proprio di questo. È questo ciò di cui ha bisogno un bambino: di incontrarsi con la lingua, di avere almeno qualcosa a cui si può aggrappare e di acquisire, forse, la consapevolezza per iniziare a parlare in dialetto, per esempio coi nonni. Ci vuole un sistema su cui poter poggiare ciò che sente nel proprio ambiente. Finchè il dialetto nell’ambiente lo si sente ancora, ovviamente». Vanno smentite, tra l’altro, le affermazioni ideologiche e politiche secondo cui i dialetti, qui, non siano sloveni... «Nelle ricerche su lingue e dialetti possiamo, ovviamente, notare parole che possono essere mutuate dalle lingue con cui il dialetto convive già da diverso tempo, e che possono acquisire significati nuovi o mantenere i vecchi... Possiamo osservare l’ordine delle parole, su cui può, però, e allo stesso modo, influire qualche altra lingua. Se, invece, osserviamo lo sviluppo delle caratteristiche di suoni e accenti – che, come dimostrato, sono le più stabili – tali dialetti, seppur in alcuni aspetti piuttosto diversi da quelli della parte centrale della Slovenia, rappresentano una prosecuzione di una stessa lingua d’origine. Ciò significa che, in confronto coi dialetti centrali, si sono sviluppati a modo proprio, tuttavia secondo gli stessi indirizzi. Si tratta degli stessi tipi di suono, degli stessi rapporti strutturali all’interno della stessa lingua». In che modo si guarda al nostro territorio e ai nostri dialetti nelle zone centrali della Slovenia? «Comunque in modo troppo poco attento. Penso che la situazione non sia molto entrata nelle coscienze, non sia molto presente nelle riflessioni. Chiunque sa che da qualche parte, là in Italia, c’è una qualche minoranza slovena; molte meno persone saprebbero, però, mostrare su una cartina dove si parli lo sloveno – dove, quindi, vivano i parlanti sloveno. Dubito che in molti si rendano conto di quale sia la situazione su questo territorio. Anche nelle zone centrali della Slovenia, forse soprattutto a livello politico, questa coscienza manca». Se queste fiabe fossero presentate agli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado di Lubiana, in che modo reagirebbero? «Credo che, come tutti i bambini, sarebbero entusiasti delle fiabe. Sarebbe utile se, oltre alle fiabe, si presentasse il loro luogo d’origine. Questo sarebbe un buon punto d’inizio per un percorso. Ancora meglio, secondo me, reagirebbero i bambini delle località vicine dall’altra parte del confine di Stato, che a casa conoscono già un dialetto simile».
U. D. (Dom, 30. 6. 2018)
da Slovit http://www.dom.it/wp-content/uploads/2018/06/Slovit-n-6-giugno-2018

3 commenti:

  1. Il dialetto sloveno va parlato con i bambini

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  2. Cara Olga, veramente stupenda, la belle foto del campanile.
    Ciao e buon fine settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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