29 ago 2018

Da Milano la Benecia si ama di più-V Milanu s koreninami v Benečiji

Stefania Rucli è di Clodig/Hlodič, vive a Milano e sul suo profilo facebook c’è scritto «proudly made in Benečija».
Fiera delle tue origini?
«Sì lo sono, perché sono strane. Una terra di confine come la nostra fa sentire il peso della sua complessità quando si tratta di definirsi, quasi ti obbliga a farti schierare di qua o di là. Io però non mi sono mai sentita di prendere posizione, mi sento anzi di aver preso da dovunque mi andasse di prendere. La mia appartenenza alle Valli ho iniziato a sentirla forte da quando sto a Milano. Più passa il tempo, più sento che le mie radici si fortificano. Non è nostalgia, è appartenenza. E ho la fortuna di poter chiamare casa non una via, una casa, un appartamento… ma una terra intera, una montagna, un fiume… il pensiero di questo mi fa stare bene. Come diceva, non mi ricordo chi, “la lontananza è come il vento, spegne i fuochi piccoli ma accende quelli grandi”. Ecco, il mio legame con le Valli è decisamente un fuoco grande».
Che ricordo ti hanno lasciato la scuola bilingue e la scuola di musica Glasbena matica?
«Sono state entrambe delle bellissime esperienze, soprattutto a livello umano, e degli ambienti stimolanti. Con la mia classe delle elementari ho ancora rapporti praticamente con tutti, ci sentiamo, ci vediamo quando possiamo. La Glasbena invece l’ho frequentata da alunna fino ai 18 anni e poi ci sono tornata qualche anno dopo da insegnante, e quella di fatto è stata la mia vera esperienza lavorativa ».
Che futuro hanno i giovani musicisti nelle Valli?
«Mi sa che a questa domanda risponderebbe più correttamente chi è ancora nell’ambiente, io ormai è da qualche anno che non lo frequento più. Intendo l’ambiente musicale valligiano. Ma ti posso dire che sono convinta che più esperienze si fanno, meglio è, siano nelle Valli o non. Ricordo nitidamente e con grandissimo piacere workshop fatti in Glasbena, ma anche in occasione di Postaja Topolove e in altri posti ancora. Sono tutte esperienze formative che producono stimoli. Ho divagato un po’, ma insomma i musicisti nelle Valli hanno delle ottime possibilità di studiare musica, la Glasbena per esempio offre lo studio di moltissimi strumenti diversi… Poi sta un po’ a ciascuno tirare fuori la creatività, ma mi sembra che nelle Valli non manchi affatto».
Hai conseguito brillantemente la laurea magistrale all’Università Cattolica a Milano. Ci racconti il perché di quella scelta?
«È andata così. Dopo la triennale in lingue (ho scritto la Tesi su Aldo Klodič e la sua letteratura dialettale) avevo deciso che volevo sia cambiare un po’ la materia dei miei studi sia allontanarmi da Trieste, che dopo quattro anni iniziava a mostrarmi dei lati negativi che non mi andava più facessero parte della mia quotidianità. Cercando delle possibili soluzioni, le ho trovate qui a Milano (sì sto rispondendo da qui), dove ho studiato media management e organizzazione di eventi. La tesi l’ho scritta sulle Valli, cercando di capire come il territorio potrebbe valorizzarsi meglio, anche e soprattutto attraverso una più efficace comunicazione online».
Da Milano, come è cambiato il tuo modo di vedere le cose?
«Io penso che cambiare prospettiva ogni tanto non possa che fare bene. Quando si è troppo dentro qualcosa, si rischia di concentrarsi troppo sui dettagli e non sempre questo è positivo, perché viene meno il senso del totale. Finisce che, per esempio, diamo troppo peso a situazioni che potrebbero essere molto più leggere con il risultato di rimanere schiacciati. È quello che è successo a me qualche anno fa prima di trasferirmi qui a Milano, e ne ho sofferto tanto. Allontanandomi, è passato tutto. Ho cominciato a ricomporre il puzzle e a guardare le Valli come la mia terra, senza tante storie, senza bene o male, ma solo con un grande sentimento di gratitudine per come mi hanno fatta crescere e per quello che mi hanno dato. E il mio legame con loro si è rafforzato giorno dopo giorno. Sì da lontano, paradossalmente. Ecco, direi che la più grande virtù della distanza è che ristabilisce il giusto rapporto tra le cose. Le Valli sono un nodo della mia rete, sì forse ancora il più importante, ma sempre uno dei nodi, non il centro del mio mondo».
Quante lingue parli ora?
«Oltre all’italiano parlo bene lo sloveno e l’inglese, con lo spagnolo me la cavo, è arrivato il momento del tedesco… e forse di qualche lingua un po’ più orientale, vedremo. È così, le lingue sono una ricchezza da tenersi stretti, ti fanno capire come le altre persone leggono il mondo».
Come risolveresti il problema demografico-economico delle nostre valli?
«Sono una di quelle che “è andata via”, come posso rispondere? Mi rendo conto che noi giovani siamo un bel problema, ce ne sono tanti che come me hanno deciso di non restare nelle Valli e di studiare più o meno lontano. Penso che però non siamo da rimproverare, abbiamo bisogno di fare le nostre esperienze, di vedere cosa c’è fuori, di imparare a fare quello che ci piace dove meglio ci va di farlo. Nessuno dice che non torneremo. Per le Valli il futuro possibile secondo me è il turismo. Abbiamo un modello eccezionale che è la Dolina Soče, dovremmo almeno cercare di imparare da loro. Chiaramente le sole Valli sono piuttosto piccole, ma estendendo un po’ il bacino al Cividalese e alla Slovenia appunto, si potrebbe creare un’offerta interessante. Anche perché i turisti in Regione (numeri alla mano) ci sono».
Cosa ami di più della Benecia?
«Non c’è una cosa in particolare, direi i colori… i colori nitidi, vivi, accesi, l’aria trasparente. E poi c’è la mia famiglia, che è come dire che il mio cuore è sempre anche un po’ là».
Cosa, invece, ne detesti?
«Detestare è un verbo che non riesco ad associare alle Valli. Detesto solo il fatto di non averle a portata di passeggiata quando ne avrei bisogno ».
Puoi fare un saluto po sloviensko ai nostri lettori?
«Kabi! Pozdraven vse bralce Doma an se vidimo v dolinah naslednjič, ko se uarnen. Lepuo miejta se vsi!».(Moreno Tomasetig)
Mlada Benečanka Stefania Rucli nam v tem pogovoru predstavlja svojo življenjsko in študijsko pot. Po otroštvu v Benečiji, kjer je hodila v špietarsko dvojezično šolo in se glasbeno izobražila na krajevni podružnici Glasbene matice, je diplomirala iz tujih jezikov na Univerzi v Trstu. Izobraževalno pot je nato uspešno zaključila s podiplomskim študijem na Katoliški univerzi v Milanu.
Poleg italijanščine Stefania dobro govori slovensko in angleško; zna tudi španščino in trenutno se nauči nemščine. Čeprav je po svetu, ne izključuje, da bi se v prihodnosti lahko vrnila v rojstne kraje, ki so eden izmed njenih referenčnih točk. Razvojne možnosti za Benečijo vidi še posebej na turističnem področju, saj izraža prepričanje, da bi bilo treba pomisliti na skupno turistično ponudbo skupaj z bližnjimi kraji v Sloveniji in na Čedajskem.

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