30 ago 2018

Una tazza di caffè di Ivan Cankar

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Turska_kava.jpg?uselang=it
Ora sono quindici anni. Ero tornato a casa, per trascorrervi tre settimane. Tutto il giorno mi sentivo depresso, irritato, di cattivo umore. Avevamo una povera casa e sembrava che in noi fosse un’ombra umida, fosca, pesante. La prima notte dormii nella camera; mi risvegliai durante la notte diverse volte... e ogni volta vedevo la mamma che alzata da letto sedeva al tavolo. Era quieta, silenziosa, come se dormisse: solo premeva le mani alla fronte. La finestra era velata dalle tende; e non c'era chiarore di luna o di stelle, ma la sua bianca figura era tutta luminosa. Ascoltai più intensamente; giunsi a distinguere. Non era il respiro di una persona che dormisse: ma era un singhiozzare soffocato a stento. Mi tirai la coperta sugli occhi; ma ancora attraverso la coperta, e fin in sogno, udivo il suo pianto e i suoi singhiozzi. Cambiai posto e andai in soffitta, sul fieno. A questamia dimora m’arrampicavo per dei gradini ripidi e rotti, che somigliavano piuttosto ad una scala a piuoli. M'ero fatto un giaciglio sul fieno; davanti alla porta, sulla salita, avevo messo un tavolo. Avevo davanti agli occhi un muro grigio, screpolato. Nel mio cattivo umore, nella mi adepressione, nella mia nera malinconia, scrivevo allora le mie storie d’amore. Con la violenza portavo il mio pensiero sulle bianche strade, sulle erbe fiorite, sui campi profumati per non vedere me stesso e la mia vita. Una volta mi venne il desiderio di un caffè. Non so come mi venisse in mente. Forse solo perchè sapevo che in casa non c’era neppur del pane. Nella nostra disattenzione spesso siamo crudeli e spietati. Mia madre spalancò gli occhi e mi guardò timorosa. Fiacco, scontento, senza dir parola, senza salutare me ne tornai in soffitta a scrivere di Milan e Bada, che si amavano, che erano nobili, felici e lieti. « Tenendosi per mano, i due giovani, illuminati dal sole del mattino, bagnati di rugiada... ». In quella sentii dei passi per la scala. Era mia madre. Saliva lentamente con precauzione, e teneva in mano una tazza di caffè, e mai l'avevo veduta bella come in quel momento. Attraverso la porta splendeva obliquo il barbaglio del sole meridiano, proprio sui suoi occhi: e gli occhi erano ancora più grandi e più puri e tutta la luce del cielo vi si rifletteva, tutto l'amore e la bontà celeste. E le labbra le ridevano come a un bambino, che reca un lieto dono. La scorsi appena e le dissi con voce rabbiosa: — Lasciatemi in pace!... Adesso non lo voglio! Non era ancora giunta in cima alla scala. La vedevo solo fino alla vita. Quando udì le mie parole, non si mosse; solo la mano, che teneva la tazza, tremò. Mi guardò atterrita, la luce le morì negli occhi. Dalla vergogna il sangue mi salì al viso, le corsi incontro con un passo rapido: — Date, mamma! Troppo tardi. Nei suoi occhi non tornò più la luce, sulle labbra non tornò più sorriso. Bevvi il caffè e mi consolavo: « Stasera le dirò quelle parole di affetto, che il suo amore deluso attendeva ». Non gliele dissi né quella sera, né l'indomani, né mai più... Tre o quattro anni dopo, all'estero, una donna straniera portò nella mia camera del caffè. E questa volta il cuore mi si strinse, mi bruciò così forte che avrei gridato dal dolore. Perchè il cuore è un giudice giusto e non conosce minuzie.
(traduzione dallo sloveno di Luigi Salvinì)
dal Matajur del 28/11/1968

per approfondire  Ivan Cankar (Vrhnika, 10 maggio 1876 – Lubiana, 11 dicembre 1918) è stato uno scrittore e poeta sloveno. Biografia Ottavo di dodici figli, è stato cresciuto dalla madre in condizioni di grande povertà dopo l'abbandono della famiglia da parte del padre, sarto proveniente da Trieste, che si trasferì in Bosnia in cerca di lavoro. Caricatura di Ivan Cankardi Hinko Smrekar. Caricatura di Ivan Cankar di Hinko Smrekar. Già alle scuole elementari frequentate a Vrhnika dimostrò il proprio talento. I notabili del paese promisero di aiutarlo finanziariamente a studiare, anche se non mantennero mai la promessa.

2 commenti:

  1. Una tazza di caffè di Ivan Cankar

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  2. Cara Olga, spesso i tuoi racconti mi attirano li sento così naturali!!!
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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