Inštitut za slovensko kulturo je začel delovati leta 2007 tudi z namenom da bi združil društva, ki delujejo na teritorju Videnske pokrajine, kjer živijo Slovenci, da bi postalali vsi skupaj bolj vidni in bolj močni.
In v to smer je napravil svoje prve korake, ki so prinesli v te kraje konkretne pobude za ovrednotenje slovenskih dolin v Benečij kot partnerij dveh projektov, ki so bili sofinancirani v okviru Programa čezmejnega sodelovanja Slovenija Italija 2007-2013 iz sredstev Evropskega sklada za regionalni razvoj in iz nacionalnih sredstev.
Meseca marca 2015 se je zaključil projekt ZborZbirk – Kulturna dediščina v zbirkah med Alpami in Krasom. Projekt je bil namenjen ovrednotenju, popisovanju in predstavitvi krajevnih zbirk kulturne dediščine na teritorju ob meji : od Kanalske doline do Rezije, Terske in Nediške doline v Italiji in v Gorenjesavski dolini, Breginju, na Kobariškem, Kmbreškem daj do Brdih v Slovenij. 34 Zbirke je bilo popisanih in predstavljenih v vodniku, v brošurah in na spletni strani www.zborzbirk.zrc-sazu.si.
Poleg Inštituta za slovensko kulturo so bili partnerij še Univerza v Vidnu in občine Bardo, Tipana in Podboniesac na italijanski strani; Lead partner pa je postaja v Novi Gorici ZRC SAZU.
S projektom ZBORZBIRK – Kulturna dediščina v zbirkah med Alpami in Krasom pa je bilo mogoče evidentirati in na kraju samem predstaviti bogastvo predmetov, ki se je ohranilo po zaslugi zbirateljev, društev in zasebnikov. Ta razpršeni muzej, ki ga sestavljajo tudi zbirke krajevnih uprav (občine Bardo, Tipana in Podbonesec) je zdaj dostopen obiskovalcem.
Pripoved o krajih, ki se v prostorih SMO odvija skozi tematizacijo značilnih kulturnih vidikov teritorija, nam skupaj s tradicionalnimi zbirkami kaže, kako se je življenje v teh dolinah spremenilo, kako so naše korenine še vedno globoko vraščene in kako smo ponosni na naš jezik in kulturo.
Le v Nediških dolinah je občina Podboniesac poskrbela za otvoritev dveh muzeijskih zbirk.
Prvo v Rakarjovem hramu v Bijačah, kjer poleg Pustnih maskah in znaki o navadah kot so devetica, Koleda in Velika noč, je rekonsruirana mizarska delavnica Angela Medvesa – Birba in predmeti Luiigija Pullerja.
Drugo so odprli v Črnem Varhu, kjer je muzej Blumarjev in vasi. Razstavljeni so , poleg Blumarja, najbolj poznane maske Nediških dolin, različni predmeti vsakdanjega življenja , ki jih je hranila družina Giuseppeja Specogna.
Tudi občina Bardo v Terskih dolinah je poskrbela za popis Etnografskega muzeja, ki ima sedež v nekdanji mlekarini in je odprt že od leta 1973 na pobudo Viljama Černa in Centra za kulturne raziskave Bardo.
V Karnajski dolini je občina Tipana popisala zbirko Pričevanja kmečke kulture, ki je na občini; predmete je občini podaril Ivano Carloni, sin zbiratelja Giuseppeja Carlonija.
Le tako ime ima zbirka v vasi Prosnid, kjer za otvoritev muzeja v prostorih župnišča je poskrbel Alan Cecutti. V vasi je možno si ogledati tudi črno kuhinjo.
L’Istituto per la cultura slovena ha iniziato a operare nel 2007 con lo scopo, tra gli altri, di collegare le associazioni slovene che operano sul territorio della Provincia di Udine dove è storicamente insediata la comunità slovena per dare maggiore forza e visibilità a tutta la comunità.
Ha mosso i suoi primi passi in questa direzione con iniziative concrete per la valorizzazione delle valli della Benecia come partner di due progetti finanziati nell’ambito del Programma per la Cooperazione Transfrontaliera Italia Slovenia 2007-2013.
Nel mese di marzo 2015 è terminata l’attività relativa al progetto ZborZbirk – L’eredità culturale nelle collezioni fra Alpi e Carso. Scopo del progetto Zborzbirk è quello di valorizzare il territorio transfrontaliero italiano e sloveno, tramite la catalogazione delle raccolte museali private presenti sul territorio che sono state censite, messe in rete e presentate in un catalogo, in depliant e nel sito web www.zborzbirk.zrc-sazu.si.
Partner del progetto, oltre all’Istituto per la cultura slovena, sono stati l’Università di Udine e i comuni di Lusevera, Taipana e Pulfero. Lead Partner invece la sede distaccata di Nova Gorica dell’Istituto di etnologia slovena ZRC ZRC dell’Accademia slovena delle scienze e delle arti di Lubiana.L’area, molto estesa, va dalla Val Canale fino a Resia e le Valli del Torre e Natisone in Italia, la valle Gornjesavska dolina, Breginj, l’area di kobarid, Kambreško, fino al Collio sloveno.Le raccolte museali rappresentano, per il loro valore storico ed etnografico, un punto di riferimento per il turismo culturale . Un patrimonio interessante che grazie ai collezionisti, ad associazioni e privati e al progetto, è ora fruibile in una specie di museo diffuso sul territorio (34 musei catalogati, alcuni già esistenti, altri nuovi, con info point che forniscono informazioni sul territorio) .Delle 14 raccolte catalogate a cura dell’Istituto, alcune erano già presenti sul territorio da anni: nella Valli del Natisone il Museo del Territorio di Trinco nel comune di Drenchia, allestito nella ex scuola elementare e gestito dalla locale Pro loco, il Museo storico di Matteo Balus a Tribil di sopra nel comune di Stregna, mentre a Resia il Museo della gente della Val Resia gestito dall’omonima associazione e il Museo degli Arrotini, del Comitato Associativo Monumento all’Arrotino che richiamano ogni anno molte persone.Altre raccolte, invece, sono frutto di anni e anni di impegno di privati che hanno conservato e tenuto oggetti, fotografie e documenti appartenenti al nostro passato preservando così il patrimonio culturale di quest’area: in Val Canale la Collezione Voci della Val Canale, curata dal Centro culturale sloveno stella alpina e nelle Valli del Natisone il Laboratorio del fabbro di Damano Dus a Masseris, le raccolte di Elio Qualizza-Kalut a Guidovizza, quella di Oddo Lesizza, quella di Riccardo Ruttar e infine la raccolta dei Santini, curata dall’associazione Kobilja Glava di Oznebrida. Infine, nel Comune di Savogna sono state realizzate due raccolte: il Museo del Matajur a Masseris, creato grazie alla volontà di Luisa Battistig, e quello sui Rastrelli, presso il Centro Visite di Vartacia, realizzato grazie a Fabio Trinco e al lavoro di ricerca di Daniele Trinco.Sempre nelle Valli del Natisone il comune di Pulfero ha inaugurato due musei. Il primo nella casa Raccaro a Biacis, dove sono esposte le maschere tipiche del comune di Pulfero ed alcuni segni che riguardano le tradizioni come la Novena di Natale, la questua di fine anno e Pasqua.
Nel paese di Montefosca invece Il museo dei Blumari e del paese, dove sono esposti il Blumar, la maschera più conosciuta della Valli del Natison, ed oggetti legati alla vita quotidiana conservati dalla famiglia di Giuseppe Specogna.Anche il comune di Lusevera nella Valle del Torre ha catalogato il Museo Etnografico che ha sede nella ex latteria, aperto già dal 1973 grazie all’interessamento di Viljem Cerno e dell’Associazione centro ricerche culturali di Lusevera.Nella Valle del Cornappo il comune di Taipana ha fatto catalogare la raccolta Testimonianze della civiltà contadina già esposta nella sede comunale. Gli oggetti sono stati donati da Ivano Carloni, figlio del collezionista Giuseppe Carloni.Testimonianze della civiltà contadina si chiama anche la raccolta museale di Prossenicco aperta presso la canonica grazie a Alan Cecutti. In paese è anche possibile visitare una casa con la cucina nera.
Ha mosso i suoi primi passi in questa direzione con iniziative concrete per la valorizzazione delle valli della Benecia come partner di due progetti finanziati nell’ambito del Programma per la Cooperazione Transfrontaliera Italia Slovenia 2007-2013.
Nel mese di marzo 2015 è terminata l’attività relativa al progetto ZborZbirk – L’eredità culturale nelle collezioni fra Alpi e Carso. Scopo del progetto Zborzbirk è quello di valorizzare il territorio transfrontaliero italiano e sloveno, tramite la catalogazione delle raccolte museali private presenti sul territorio che sono state censite, messe in rete e presentate in un catalogo, in depliant e nel sito web www.zborzbirk.zrc-sazu.si.
Partner del progetto, oltre all’Istituto per la cultura slovena, sono stati l’Università di Udine e i comuni di Lusevera, Taipana e Pulfero. Lead Partner invece la sede distaccata di Nova Gorica dell’Istituto di etnologia slovena ZRC ZRC dell’Accademia slovena delle scienze e delle arti di Lubiana.L’area, molto estesa, va dalla Val Canale fino a Resia e le Valli del Torre e Natisone in Italia, la valle Gornjesavska dolina, Breginj, l’area di kobarid, Kambreško, fino al Collio sloveno.Le raccolte museali rappresentano, per il loro valore storico ed etnografico, un punto di riferimento per il turismo culturale . Un patrimonio interessante che grazie ai collezionisti, ad associazioni e privati e al progetto, è ora fruibile in una specie di museo diffuso sul territorio (34 musei catalogati, alcuni già esistenti, altri nuovi, con info point che forniscono informazioni sul territorio) .Delle 14 raccolte catalogate a cura dell’Istituto, alcune erano già presenti sul territorio da anni: nella Valli del Natisone il Museo del Territorio di Trinco nel comune di Drenchia, allestito nella ex scuola elementare e gestito dalla locale Pro loco, il Museo storico di Matteo Balus a Tribil di sopra nel comune di Stregna, mentre a Resia il Museo della gente della Val Resia gestito dall’omonima associazione e il Museo degli Arrotini, del Comitato Associativo Monumento all’Arrotino che richiamano ogni anno molte persone.Altre raccolte, invece, sono frutto di anni e anni di impegno di privati che hanno conservato e tenuto oggetti, fotografie e documenti appartenenti al nostro passato preservando così il patrimonio culturale di quest’area: in Val Canale la Collezione Voci della Val Canale, curata dal Centro culturale sloveno stella alpina e nelle Valli del Natisone il Laboratorio del fabbro di Damano Dus a Masseris, le raccolte di Elio Qualizza-Kalut a Guidovizza, quella di Oddo Lesizza, quella di Riccardo Ruttar e infine la raccolta dei Santini, curata dall’associazione Kobilja Glava di Oznebrida. Infine, nel Comune di Savogna sono state realizzate due raccolte: il Museo del Matajur a Masseris, creato grazie alla volontà di Luisa Battistig, e quello sui Rastrelli, presso il Centro Visite di Vartacia, realizzato grazie a Fabio Trinco e al lavoro di ricerca di Daniele Trinco.Sempre nelle Valli del Natisone il comune di Pulfero ha inaugurato due musei. Il primo nella casa Raccaro a Biacis, dove sono esposte le maschere tipiche del comune di Pulfero ed alcuni segni che riguardano le tradizioni come la Novena di Natale, la questua di fine anno e Pasqua.
Nel paese di Montefosca invece Il museo dei Blumari e del paese, dove sono esposti il Blumar, la maschera più conosciuta della Valli del Natison, ed oggetti legati alla vita quotidiana conservati dalla famiglia di Giuseppe Specogna.Anche il comune di Lusevera nella Valle del Torre ha catalogato il Museo Etnografico che ha sede nella ex latteria, aperto già dal 1973 grazie all’interessamento di Viljem Cerno e dell’Associazione centro ricerche culturali di Lusevera.Nella Valle del Cornappo il comune di Taipana ha fatto catalogare la raccolta Testimonianze della civiltà contadina già esposta nella sede comunale. Gli oggetti sono stati donati da Ivano Carloni, figlio del collezionista Giuseppe Carloni.Testimonianze della civiltà contadina si chiama anche la raccolta museale di Prossenicco aperta presso la canonica grazie a Alan Cecutti. In paese è anche possibile visitare una casa con la cucina nera.
MUZEJ NA POTI – SULLA STRADA DEI MUSEI
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