«Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario ». Questa è un’affermazione attribuita a Pier Paolo Pasolini, che già ai suoi tempi nel proprio impegno sociale presagiva quanto sempre più la gente venisse privata della propria reale libertà travisando o mentendo la verità. Da sempre i detentori del potere hanno usato la menzogna come strumento privilegiato per mantenere ed accrescere il dominio sui sottomessi, ma mai come oggi, nell’era del parossismo dei social, si è sommersi da informazioni e stimoli irriconducibili al concetto di verità. Lo spunto per queste riflessioni mi viene da una notizia di un mese addietro il cui senso tocca da vicino il concetto di verità storica come base principale nell’istruzione e nell’educazione dei ragazzi e dei giovani e nell’informazione corretta per gli adulti. «Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia non intende sostenere la distribuzione nelle scuole della relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena del 25 luglio 2000, che esaminava la storia del dopoguerra sul confine orientale. Il confronto sulla storia delle foibe e dell’esodo, innescata dai contrasti in occasione del Giorno del ricordo, si arricchisce di un nuovo capitolo: l’ordine del giorno presentato dal Movimento 5 Stelle, con l’appoggio del consigliere dell’Unione Slovena, Igor Gabrovec, è stato infatti respinto». Con quell’ordine del giorno si intendeva offrire, alla popolazione scolastica regionale, un documento di particolare valore storico quale contributo alla ricerca della verità sulle dibattute questioni dei rapporti tra l’Italia e la confinante Jugoslavia, poi Slovenia, dai tempi della formazione del Regno d’Italia, al fascismo – vedasi l’aggressione alle terre slave – e alle sue conseguenze nel primo dopoguerra. Al di là dei tanto decantati ottimi rapporti tra la nostra Regione con la vicina Slovenia, sono decisioni come quest’ultima che dimostrano, se ve ne fosse bisogno, di come la stessa verità storica, documentata e concordata da studiosi di fama, accreditati da entrambi i «fronti» venga assoggettata alle più vili e sporche ragioni politiche di parte. Fu per iniziativa del primo ministro della Slovenia riconosciuta Stato indipendente, Lojze Peterle, che fu istituita una commissione paritetica di storici di parte italiana e slovena con l’incarico di elaborare su basi documentali – non strumentali – la storia dei rapporti tra le controparti dall’unità d’Italia al secondo dopoguerra. Così riporta, tra l’altro, il documento del 25 luglio 2000: «I sottoscritti prof. Giorgio Conetti e dr. Milica Kacin Wohinz, Copresidenti della Commissione storico-culturale italo-slovena, all’atto di trasmettere il testo della relazione finale, adottata dalla Commissione sui rapporti tra i due popoli nel periodo 1880 – 1956, si permettono di suggerire, quali forme opportune di utilizzo del documento, i seguenti atti: presentazione pubblica ufficiale della relazione nelle due capitali, possibilmente in sede universitaria, come segno di stabile riconciliazione tra i due popoli; pubblicazione del testo nelle versioni italiana e slovena; raccolta e pubblicazione degli studi di base; diffusione della relazione nelle scuole secondarie». La Slovenia ha ottemperato alle richieste, coerentemente con la volontà di stabilire finalmente un vero approccio di amicizia e collaborazione basato su una condivisione di responsabilità. L’Italia se n’è guardata bene. Così, coerentemente, la Regione FVG. Quanti sono gli scheletri che i poteri della nostra amata Patria tengono colpevolmente nascosti, camuffati, travisati al «popolo» che si afferma di voler difendere, a parole? Forse, c’è da sperarlo: saranno i giovani di oggi che si stanno stufando di menzogne, di irresponsabilità collettiva e di illusorie promesse. Speriamo in quello «atto rivoluzionario» massivo e non violento, auspicato non solo da Pasolini. (Riccardo Ruttar)
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Un atto rivoluzionario nel tempo dell’inganno
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