10 giu 2019

Non è scritto che è ammesso, ma nemmeno che è proibito


ROMA
Non è scritto che è ammesso, ma nemmeno che è proibito L’intervento in friulano alla Camera dei deputati di Guido Germano Pettarin, deputato di Forza Italia, ha aperto il dibattito sull’uso delle lingue minoritarie in Parlamento L’intervento in friulano di Guido Germano Pettarin alla Camera dei deputati di giovedì, 9 maggio, ha fatto velocemente il giro della rete. Il deputato goriziano di Forza Italia aveva pronunciato alcune parole in friulano, tedesco e sloveno già il giorno prima, il che alla vicepresidente della Camera dei deputati, Maria Edera Spadoni, non era sembrato controversa. In entrambi i casi Pettarin ha chiesto la parola per sostenere emendamenti alla proposta di riduzione del numero dei parlamentari. Durante la discussione ha fatto costantemente presente che, nel cambiare la Costituzione, bisognerebbe pensare alle minoranze linguistiche. Nel farlo, ha annunciato che avrebbe sostenuto gli emendamenti del Partito democratico e di Liberi e uguali, malgrado i deputati di Forza Italia avrebbero votato con la maggioranza. Mercoledì, 8 maggio, aveva pronunciato in sloveno «Dober dan, gospa predsednica» («Buon giorno, signora presidente», ndr), ripetendo lo stesso in friulano e in tedesco, senza che nessuno lo interrompesse. Il giorno dopo ha fatto presente, dapprima in italiano, come la Costituzione non debba rispecchiare «perfetti numeri, ma debba rispecchiare perfetti criteri», dopodiché ha continuato in friulano, rivolgendosi a Fico con «president» e riflettendo su come la Costituzione sia qualcosa di più grande di noi, che va rispettata. Non è durato neanche dieci secondi; Fico gli ha fatto notare di dovere parlare in italiano, Pettarin aveva già allontanato il microfono e si era messo a sedere, il che significava che non voleva continuare. Lo stesso pomeriggio il sito internet del giornale «Il Fatto quotidiano» ha pubblicato il filmato, riportando che Fico aveva interrotto Pettarin «richiamandosi al regolamento». Si tratta di un’informazione non veritiera. Fico non ha spiegato perché ha interrotto Pettarin, cosa che nemmeno avrebbe potuto fare. Nel Regolamento della Camera dei deputati non è scritto che i deputati debbano parlare in italiano. Addirittura nella Costituzione l’italiano non viene menzionato. Lo dice anche Pettarin: «Per ora non ho ancora trovato una norma che confermi quanto dettomi dal presidente Fico. Se continuerò a non avere successo, chiederò al presidente di dirmi a quale articolo è possibile richiamarsi». L’articolo 36 del regolamento determina, in verità, che nessuno possa parlare senza l’autorizzazione del presidente. Fico, quindi, avrebbe al massimo potuto richiamarsi a questo articolo, spiegando di dovere togliere la parola a Pettarin perché non capiva quanto diceva. In un’altra lingua non comprensibile ogni deputato, infatti, potrebbe diffamare o offendere le istituzioni delle stato, il che, ovviamente, non è permesso. Il circolo friulano Fogolâr furlan di Monfalcone ha già scritto a Fico in difesa di Pettarin. La presidente del sodalizio, Annarella Birri, ha ritenuto che tale ordine – invece che un invito – ricordi «tempi molto bui», in cui gli insegnanti ordinavano agli alunni friulani e sloveni di parlare in italiano. Allo scritto è allegata una copia delle lettera che il deputato dell’Assemblea costituente a Vienna, Giovanni Battista Pitteri, aveva scritto il 9 dicembre 1849 al ministro della Giustizia. È scritto in friulano e, in esso, Pitteri richiama l’attenzione sul diritto all’uso della lingua madre. In Slovenia ai deputati delle comunità etniche fare uso dell’italiano e dell’ungherese è espressamente permesso. Il diritto è determinato dall’articolo 4 del Regolamento dell’Assemblea di stato, secondo cui i due deputati hanno «il diritto di parlare e di depositare in forma scritta proposte, iniziative, interrogazioni e altre domande in lingua italiana o ungherese».
(Dal Primorski dnevnik del 14. 5. 2019)
pubblicato dal SLOVIT

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