24 lug 2019

PER AMOR DI PATRIA

SLAVIA – BENEČIJA
 Quanto sono venuto a sapere, in questi giorni, sul futuro della Benecìa, continua a procurarmi quello stupore che mi accompagna da anni. I motivi sono ben elencati nell’editoriale scorso. Mi sono daprovato ad immaginare un’operazione simile per la lingua friulana e i suoi numerosi dialetti o varianti; in pratica uno per paese. Ebbene, lanciare una operazione simile per il friulano, separando la lingua standard dalle forme dialettali, equivarrebbe a smembrare un corpo vivo e unitario nelle sue membra, come su un tavolo da necroscopia. In una parola vuol dire uccidere una realtà viva e scomporla in parti senza vita. Ora ciò che nessuno si penserebbe di fare in nessuna parte del mondo, è stato proposto in Benecìa come un’operazione di amor patrio, con tanto di invito a fasce tricolori per solennizzare l’evento. Modestamente, proporrei un’altra soluzione, che chiamerei unitaria. Invece di dividerci in parti contrapposte, e per di più di numeri tanto esigui, da rischiare la sparizione, sarebbe il caso, e anche urgente, di unire le forze, per salvaguardare o difendere tanto la lingua standard come le forme dialettali, cosa che tutte le associazioni culturali in Benecìa hanno sempre fatto. Con amore e passione. La contrapposizione porta all’impoverimento culturale e linguistico, come certe forme recenti hanno dimostrato con poco onore degli autori. Prendiamo invece ad esempio le poesie di Renato Quaglia di Stolvizza. Esse hanno una dignità ed un valore poetico riconosciuto a livello internazionale e, per non smentire le radici, sono accompagnate dalla trascrizione in sloveno standard. Così ognuno può rendersi conto della assonanza e della complementarietà delle due forme linguistiche. E che dire, poi, della bella prosa di Giorgio Ruttar con i suoi ricordi familiari di Iesizza, con quel ricco lessico che tutti conoscevamo negli anni 40-50 del secolo scorso e che oggi abbiamo perduto? Penso, ancora, e mi rallegro, quando leggo le favole di Ada Tomasetig, con la bellissima parlata di Sorzento, che è come un ruscello limpido che scorre nelle nostre Valli. Tra l’altro consiglio di prendere in mano il libro «Domače pravce» della cooperativa «Most» nel quale 18 di quei racconti sono proposti con a fronte la versione in sloveno letterario, per capire quanto vicine siano la lingua dialettale e quella standard. Abbiamo bisogno, dunque, di quel ruscello e del sostegno che ci dà la lingua ufficiale, che colma il vuoto del lessico che stiamo inesorabilmente perdendo. Farei anche un invito caloroso ai fautori del solo dialetto, perché finalmente lo adoperino e non si limitino a farne una guerra di posizione, senza avanzare di un metro. Si è credibili quando si passa dalla teoria alla pratica. Per amor di Patria! Marino Qualizza (Dom, 30. 6. 2019)

da SLOVIT

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