6 gen 2020

Quando una parte di territorio partì -Ko je del ozemlja odpotoval

   Il 31 dicembre di quest’anno segna un anniversario importante nella memoria collettiva valcanalese. Ottant’anni fa, il 31 dicembre 1939, scadeva il termine di dichiarazione delle opzioni, il grande accordo stipulato tra Mussolini e Hitler per liberarsi di ciò che veniva visto come un’anomalia rispetto al combaciare di confini politici e etnici.


Nel giugno del 1939 a Berlino, i regimi fascista e nazista regolamentarono il trasferimento nel Reich delle popolazioni di lingua tedesca residenti in Italia. Al regime fascista le opzioni offrivano l’opportunità di liberarsi di chi avrebbe potuto opporsi all’italianizzazione dei territori annessi dall’Austria-Ungheria dopo il 1918; a quello nazista offrivano nuovo «capitale umano» da impiegare sui fronti di guerra o nelle fabbriche. La propaganda nazista per convincere gli allogeni valcanalesi a trasferirsi nel Reich fu molto forte, penetrando al quotidiano del vivere paesano. Ebbe gli esiti di un plebiscito. Su 5603 aventi diritto all’opzione, nei Comuni di Tarvisio, Malborghetto-Valbruna e Pontebba, al 31 dicembre 1939, optarono per il Reich 4738 persone, per l’Italia 339. 688, invece, non si espressero. Come in Alto Adige/ Südtirol, in Valcanale si svuotarono interi paesi. A Valbruna, ad esempio, su 64 case si optò per il Reich in poco più della metà. Nell’opzione per il Reich sui valcanalesi influirono le dinamiche degli anni precedenti, con l’affermarsi delle politiche fasciste di oppressione delle minoranze linguistiche e le difficoltà a relazionarsi col nuovo apparato statale e a trovare un posto nella vita lavorativa e pubblica. La speranza era anche quella di un futuro migliore. Un loro contributo lo diedero anche le voci diffuse circa un ipotetico trasferimento in Sicilia per chi fosse rimasto in Italia. Iniziate con euforia, le opzioni travolsero le vite di individui, famiglie e paesi interi e posero le condizioni per il trasferimento, in Valcanale, di altre famiglie provenienti dal resto del Friuli e dell’Italia.

La posizione italiana e quella tedesca sull’opzione agli sloveni valcanalesi


Ovčja vas pozimi/Valbruna in inverno
Con le opzioni del 1939 alle popolazioni delle isole linguistiche tedesche in Italia fu chiesto di scegliere tra la cittadinanza tedesca e il trasferimento nel Reich. Ma non sempre solo di parlanti tedesco si trattò. Ben presto in Valcanale emerse una questione: gli sloveni della Valcanale potevano optare o no?
Come leggiamo nel libro di Lara Magri «Valcanale 1939 – La grande storia nel destino di una piccola valle» (2013) A. Maier-Kaibitsch, responsabile della Volksdeutsche Mittelstelle in Carinzia (l’ufficio che si occupava dell’insediamento dei valcanalesi in quella regione) scioglie i propri dubbi in una lettera inviata allo SS-Brigadeführer Greifelt il 12 dicembre 1939: «In Valcanale vivono, nelle località di Camporosso, Ugovizza, San Leopoldo e Valbruna, circa 1500 persone che si servono di un dialetto sloveno, ma che si riconoscono come tedeschi, di cultura. Per questi vendi-valcanalesi valgono le stesse identiche cose che valgono per il gruppo dei vendi-carinziani che, com’è noto, nell’anno 1919, armi in mano, combatterono contro gli slavi del sud che avevano invaso il paese e che dopo un durissimo periodo d’oppressione , il 10 ottobre 1920 hanno votato per l’Austria-Germania […]». Le autorità italiane, però, ostacolavano le richieste, rimarcando che si trattasse di sloveni e non di tedeschi. Commentando in una lettera al prefetto di Udine le 633 dichiarazioni d’opzione su 1597 abitanti pervenute al Comune di Malborghetto-Valbruna, il consigliere della Prefettura a Tarvisio, Riccardo De Beden, spiegava di avere provveduto a dedurre l’elemento slavo sulla base di conoscenze personali e dei registri di stato civile dei parroci. «Anche nel Comune di Malborghetto ricorrono lapidi sepolcrali in lingua slava, specie a Valbruna e Ugovizza ove nelle famiglie si parla tuttora lo slavo e ove le preghiere si recitano in islavo e le prediche si tengono pure in lingua slava. Ripeto anche ora che il dialetto parlato dalla maggioranza della popolazione non è di origine tedesca ma prettamente slavo […]». (Luciano Lister)
December je mesec, v katerem vsi čakamo na Božič in na čas z najdražjimi; v Kanalski dolini je tudi čas spominjanja, še posebej letos. Pred osemdesetimi leti, do 31. decembra 1939, so Kanalčani morali oddati izjave o opciji. Opcije so sicer temeljile na dogovoru med Mussolinijevo Italijo in Hitlerjevo Nemčijo za preselitev nemško govorečih in dejansko tudi slovensko govorečih. V okviru tega dogovora je nemško govorečim bila ponujena možnost, da so prejeli nemško državljanstvo in da so se odselili v tretji rajh. Tako sta dva režima poskusila se znebiti zanju motečega elementa, to so bile narodne skupnosti izven državnih meja. V Kanalski dolini se je kmalu postavilo vprašanje, ali bi lahko tudi domači Slovenci optirali.
V knjigi Lare Magri z naslovom »Valcanale 1939 – La grande storia nel destino di una piccola valle« (to je v slovenščini »Kanalska dolina 1939 – Velika zgodovina v usodi majhne doline«) lahko beremo, kako je gospod Maier-Kaibitsch, ki je kot odgovoren za zavod Volksdeutsche Mittelstelle na avstrijskem Koroškem skrbel za preselitev Kanalčanov v tisto deželo, 12. decembra poslal pismo načelniku SS-brigade Greifeltu.
V pismu je razložil, kako je v Žabnicah, Ukvah, Diepalji vasi in Ovčji vasi živelo okoli 1500 oseb, ki so govorile slovensko narečje, a ki so se s kulturnega vidika priznale za Nemce. Ocenil je, da so bile podobne tistim koroškim vindišarjem, ki so se leta 1919 borili proti južnim Slovanom in ki so se 10. oktobra 1920 z glasovanjem opredelili za Avstrijo-Nemčijo.
Z italijanske strani so pa bile ovire, saj je opozorila na to, da je šlo o Slovencih in ne o Nemcih. V pismu naslovljenem na videnskega prefekta je svetovalec Prefekture na Trbižu, Riccardo De Beden, ocenil 633 izjav o opciji na 1597 prebivalcev v Občini Naborjet-Ovčja vas. Sam naj bi slovensko komponento ocenil na podlagi osebnih znanstev in župnjiskih registrov, ob tem naj bi se sklical na prisotnost slovanskih nagrobnih kamnov v Občini Naborjet-Ovčja vas, še posebej v Ukvah in Ovčji vasi, kjer naj bi v družinah govorili slovansko in naj bi slovansko tudi molili in pridigali.
Dandanes lahko takšna površna in nestrokovna mnenja ocenimo za smešna, takrat je pa pritisk na domače prebivalstvo in na posameznikovi občutek pripadnosti domačim skupnostim bilo res vsiljiv in velik.

1 commento:

  1. Cara Olga, un post che ci rinfresca la memoria di un passato che oggi è storia!!!
    Ciao e poi auguro buona settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
      Tomaso

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