8 feb 2020

La Benecia dal 1866:le persecuzioni,i tricoloristi,il Fronte democratico sloveno

Il 50° quaderno della collana edita dal Krožek za družbena vprašanja/ Circolo per gli studi sociali Virgil Sček di Trieste ha pubblicato gli Atti del convegno svoltosi a Trieste il 23 novembre 2007, dedicato alla rinascita della vita politica degli sloveni che vivono negli odierni confini dello stato italiano negli anni dopo la fine del 2° conflitto mondiale.
Il prof Viljem Cerno scomparso nel 2017 presenta la situazione oltremodo drammatica nelle Valli del Natisone e del Torre,dove è stata lasciata a lungo mano libera alle organizzazioni armate segrete che vedevano i sacerdoti fedeli alla propria cultura  e negli ex partigiani  i nemici dello stato da combattere in ogni modo. (dal libro)

Testo tradotto in proprio 


La Benecia entrò a far parte dell'Italia nel 1866.
Dal 1943 quando sono comparsi i banditi,cioè i partigiani sloveni delle zone lungo l'Isonzo  e del Collio anche i Beneciani che ritornavano come alpini della divisione Julia si avvicinarono allo sloveno.Si unirono al distaccamento carsico-beneciano alla fine della guerra e non cessarono di essere sloveni.Alla fine della guerra come liberatori marciarono come battaglione beneciano e  resiano a Tarcento,San Pietro , Cividale,Udine.
Gli oppositori che erano riusciti ad includere nelle loro file i repubblichini del reggimento alpino Tagliamento che aveva la sede a San Pietro,si presentarono come badogliani e vincitori.Proprio loro sostenevano che la liberazione era stata un'invasione di barbari cioè"la calata dei titini".calunniavano la bandiera slovena "bianco,rosso,blu color di Belzebù".
Gli Alleati capirono ben presto  che la Benecia ,la Valcanale e Resia sarebbero passate sotto l'Italia perciò si rafforzarono le persecuzioni contro gli sloveni.

La persecuzione dei sacerdoti

Quando i sacerdoti sloveni il 23 maggio 1946 riunirono a Castelmonte 5.000 fedeli in pellegrinaggio per ringraziare la Madonna per la fine della guerra con canti e prediche in sloveno , il giornale il Tricolore scrisse:"Il popolo beneciano accorso in massa ai piedi della Beata Vergine per chiedere aiuto e protezione dalle minacciate invasioni barbariche slovene ,apprende dalla bocca di don Mario di San Volfango che le prediche più sentite sono quelle in lingua slovena o croata .Grande festa per don Cracina e compagni perchè era presente qualche corrispondente del Primorski Dnevnik  e perchè no di Radio Lubiana?"
Al rientro dal pellegrinaggio,il parroco Pietro Qualizza di Vernasso , ritenuto padre del movimento sloveno, fu attaccato dal segretario neofascista di san Pietro .
Gli antisloveni continuarono la vecchia politica e proclamarono che in Benecia non c'è nemmeno uno sloveno e vi abitano solo italiani. Questi fanatici nazionalisti aprirono la loro sede a Scrutto il 30 aprile 1946.Agivano contro tutti quelli che parlavano in sloveno e consigliavano loro di non parlare in sloveno .Nacquero così le "bande tricolori" i tricoloristi.Nacque l'organizzazione O che è l'abbreviazione di Osoppo.
Furono mantenuti i metodi fascisti di intimidazione e fu fondato il giornale Il Tricolore. Si attaccavano tutti i beneciani convinti,anche i sacerdoti e li accusavano di tramare contro l'Italia ,di appoggiare Tito,di vendere la Benecia alla Jugoslavia. Si accanirono contro tutti i sacerdoti che alla caduta del fascismo predicavano ed insegnavano lo sloveno.Nei paesi dicevano che si doveva predicare solo in italiano.Contro questa campagna nacque un altro giornale,Il nostro tricolore.

I tricoloristi armati

Il tricolorismo ,cioè l'organizzazione O,cominciò a distribuire armi,istigare pestaggi ed arresti.
Successe a Mario Cont .Questa è la sua dichiarazione  nella quale dichiara che  il 4 marzo 1946  doveva incontrarsi con gli amici del Fronte democratico Sloveno  DFS : "Alle ore 13,trovandosi il sottoscritto in un'osteria del paese per riposare un istante,vi entrarono 4 giovani.... che iniziarono una discussione con i sottoscritti.Uno alla volta si allontanarono,ritornarono muniti di mitra ed intimarono di seguirli per consegnare i sottoscritti alle guardie di finanza di Cepletischis.Rifiutarono di seguirli ,domandarono di esibire un documento di riconoscimento.I 4 giovani borghesi armati negarono di presentare i richiesti documenti e pretesero che il loro ordine venisse eseguito.All'energico rifiuto il... costrinse con il mitra Cont  a mettersi al muro e dichiarò che era pronto a fucilarli.Dopo averli insultati chiamandoli traditori titini ,sopraggiunse la finanza.

 Loro furono portati in carcere a Cividale ,ma non quelli che erano armati.
Anche i sacerdoti si lamentavano ,i tricoloristi osteggiavano don Qualizza perchè a Castelmonte predicava e pregava in sloveno.Lo stesso successe anche al rettore del santuario,contro di lui raccolsero molte firme.Aizzavano la gente con la frase "L'Italia agli Italiani".
Don Angelo Cracina informò dell'accaduto il vescovo Nogara perchè fermasse la diffamazione dei  sacerdoti sloveni  e della loro lingua.Il fondatore del primo movimento partigiano Osoppo  mnsr Aldo Moretti preparò per Nogara gli appunti confidenziali sull'uso dello sloveno in Chiesa.
Cuffolo nel suo diario scriveva che non c'è popolo al mondo che parla ogni giorno lavorativo la sua lingua, mentre alla domenica deve usare un' altra lingua secondo la regola " Cuius regio,eius religo."

L'istituzione del Fronte democratico sloveno

Con la partecipazione dei rappresentanti della Benecia ,il 10 agosto 1947 a Gorizia fu istituito il Fronte democratico sloveno. Si chiedevano i diritti umani fondamentali e l'uguaglianza linguistica per gli sloveni.I membri beneciani del fronte aprirono la loro sede a San Pietro al Natisone ,lavoravano come potevano,distribuivano il giornale Soča e richiedevano  le scuole slovene e un maggior supporto per l'economia.
All'istituto magistrale di San Pietro organizzarono uno sciopero e rilasciarono una dichiarazione in cui si diceva che le Valli del Natisone erano italianissime e che quella sede era una provocazione.
I membri del fronte dei paesi della Benecia si riunirono il 30 maggio 48 a Cividale per dimostrare che la popolazione parlava ogni giorno la lingua slovena  quindi erano sloveni e che si sarebbero battuti per la libertà.Contro queste dichiarazioni i tricoloristi fecero un plebiscito in tutti i comuni per confermare che la popolazione non voleva le scuole slovene e per la difendere l'italianità di quei abitanti.( con incondizionata obbedienza esigono la completa italianità di queste popolazioni)


onde evitare qualche problema ho omesso di scrivere alcuni nomi

a cura di Ivo Jevnikar

1 commento:

  1. BENECIA DAL 1866:persecuzioni,tricoloristi,Fronte democratico sloveno

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