7 feb 2020

ITALIA – SLOVENIA/ Nuovi impulsi per una veloce restituzione del Narodni dom alla comunità slovena Il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e il presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, ne hanno parlato a Gerusalemme


da Slovit


I presidenti delle Repubbliche d’Italia e Slovenia, Sergio Mattarella e Borut Pahor, si sono incontrati a quattr’occhi prima della cerimonia di commemorazione nel 75° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che si è svolta giovedì, 23 gennaio, a Gerusalemme. Durante il colloquio hanno parlato anche della celebrazione del 100° anniversario dell’incendio del Narodni dom a Trieste-Trst. Come comunicato dall’Ufficio del presidente della Repubblica di Slovenia, Pahor ha ringraziato il presidente italiano per l’impegno nel disbrigo della restituzione del Narodni dom alla minoranza slovena; il presidente italiano lo ha, a sua volta, messo a conoscenza di alcuni aspetti del procedimento. Borut Pahor e Sergio Mattarella si sono trovati d’accordo nel ritenere che, a livello simbolico e di messaggio, la celebrazione nel centenario dell’incendio dell’edificio di Fabiani, situato in via Filzi, debba essere rivolta al futuro. La cerimonia solenne avrà luogo proprio nella ricorrenza del centenario dell’incendio, il 13 luglio. È desiderio comune di Italia e Slovenia che, entro allora, sia sottoscritto l’accordo di restituzione. Al momento l’accordo ancora non esiste, perché la procedura è intrappolata in formule di legge scritte in modo vago e sullo scarico di responsabilità circa le spese di trasferimento della scuola per traduttori e interpreti in un altro edificio. Si stima che il trasloco della scuola in nuovi locali sistemati costerebbe tra i 10 e i 15 milioni di euro. Dopo l’incontro coi rappresentanti della minoranza slovena di ottobre 2019, il sottosegretario al ministero dell’Interno Achille Variati aveva annunciato che entro marzo sarebbero state assunte le relative decisioni. Sotto la direzione del commissario del Governo a Trieste, Valerio Valenti, la soluzione sarebbe stata elaborata da un gruppo di lavoro costituito da rappresentanti del governo regionale del Friuli-Venezia Giulia, del Comune di Trieste e dell’Università di Trieste. Lunedì, 27 gennaio, Variati si è recato a Trieste per presiedere la riunione del comitato istituzionale per la minoranza slovena presso il ministero italiano dell’Interno. All’incontro hanno partecipato la presidente dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Ksenija Dobrila, il presidente della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Walter Bandelj, il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, l’assessore della Regione Friuli-Venezia Giulia competente per le comunità linguistiche, Pierpaolo Roberti, il commissario del Governo a Trieste, Valerio Valenti, la senatrice di lingua slovena Tatjana Rojc, il console generale sloveno a Trieste, Vojko Volk, il rettore dell’Università di Trieste, Roberto Di Lenarda, e i funzionari della Banca nazionale di sviluppo e dell’Agenzia del demanio. Anche a questo incontro è stato ribadito che prima o poi il Narodni dom di via Filzi passerà alla minoranza slovena, ma non è ancora certo se con un passaggio di proprietà o con un contratto d’affitto. «Ci siamo tutti impegnati al fine di stipulare un accordo per la restituzione del Narodni dom alla comunità etnica slovena. Per questo desideriamo definire nel dettaglio un accordo nel giro di un mese, per poi farlo sottoscrivere grosso modo prima dell’incontro di luglio tra i presidenti di Italia e Slovenia», ha detto Achille Variati. Dopo l’incontro i presidenti di Skgz e Sso, Ksenija Dobrila e Walter Bandelj, hanno dichiarato la disponibilità delle due organizzazioni confederative della minoranza slovena in Italia a istituire una società (Bandelj ha parlato di fondazione), che diventerebbe proprietaria del Narodni dom. La parte italiana verificherà nelle prossime settimane la soluzione dal punto di vista giuridico e pratico. Oggetto d’accordi non è solo il Narodni dom, ma vari altri immobili a Trieste, col conseguente trasferimento di diversi enti. Nell’accordo che sarà sottoscritto prima dell’estate lo Stato dovrebbe farsi carico, inoltre, dellamaggior parte delle spese di ristrutturazione di questi immobili, tra cui anche il Narodni dom. Pierpaolo Roberti ha rilevato come gli attori locali abbiano già assolto al proprio compito e come la palla, ora, passi al governo centrale. Se Variati si è complimentato per il lavoro svolto dalla squadra guidata dal prefetto Valenti, Dobrila ha spiegato che anche la comunità slovena, pure essa utente dell’università, auspica che la scuola per traduttori e interpreti sia rifusa per i disagi che il trasloco le provocherà. Bandelj ha notato come, visti i tempi ristretti e la mancanza di un accordo dettagliato, non sarà possibile portare nel Narodni dom almeno la Biblioteca slovena degli studi, mentre Tatjana Rojc ha constatato che restano molte questioni aperte rispetto all’ampio accordo in preparazione, malgrado tutti si rendano conto del grande valore simbolico della decisione a monte. (Dal Primorski dnevnik del 24. e 28. 1. 2020)

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