6 mar 2020

Davki dušijo gorske vasi - La fiscalità soffoca la montagna


La montagna soffre sempre di più. Il calo demografico, negli ultimi anni in particolare, è accentuato e non ci sono segnali di tenuta. Anche i cittadini stranieri cominciano a calare: se ne vanno altrove, spesso in cerca di lavoro. Ne derivano una serie di problematiche che impediscono lo sviluppo. Sia in ambito produttivo che commerciale. A pagare lo scotto sono le famiglie che continuano a vivere nei paesi della cosiddetta “montagna povera”. Se le amministrazioni municipali cercano di porre rimedio, investendo in strade, scuole e miglioramento del territorio per renderlo appetibile sotto il profilo turistico, resta grave la situazione dei pubblici esercizi e dei piccoli negozi. Chi opera con difficoltà nelle borgate in quota chiude, o è tentato di farlo. Esempi arrivano da Lusevera dove di recente ha abbassato le serrande uno storico negozio attivo da 70 anni a Pradielis. E, sempre qui, in Alta Val Torre, due storici pubblici esercizi sono gestiti da donne ormai molto avanti con l’età, che cercano di tirare avanti per passione e amore per il proprio territorio, oltre che per i propri compaesani. Anche a Cornappo l’unico bar rimasto potrebbe chiudere i battenti. A Clap, dove è attiva una bella realtà agricola a gestione familiare di recente inaugurazione, tutto sommato, non è facile andare avanti e lo sfogo della titolare, in questi giorni, su Facebook, racconta dello scoraggiamento in cui ci si può imbattere lungo un percorso dedicato alla valorizzazione della montagna.
La crisi legata allo spopolamento e al peso fiscale che devono sostenere piccole realtà commerciali di paesi montani e al confine non è un problema di oggi: si trascina da tempo. Con l’introduzione, per i bar e i locali, dello scontrino elettronico, e con la chiusura, al 31 dicembre dello scorso anno, di numerosi punti vendita ed esercizi di prossimità, se ne torna finalmente a parlare in maniera concreta, cercando delle soluzioni.
Di recente è stata pubblicata una ricerca eseguita da Format Research, presentata in occasione dell’illustrazione dell’osservatorio congiunturale di Confcommercio Friuli Venezia Giulia. Dall’indagine emerge come non sia tanto lo scontrino fiscale a pesare sul bar e sul piccolo negozio (un esercente su due ha acquistato il nuovo registratore telematico), quanto le tasse in generale, che sono le stesse per il bar e il piccolo negozio attivi in un centro popoloso di pianura.
La situazione nelle aree montane è preoccupante: dal 2010 al 2019 i territori sono stati caratterizzati da un fenomeno di riduzione del numero delle imprese più forte rispetto alle zone non montane: meno 3% contro meno 1% della pianura e della città. Nello specifico, la crisi dei negozi di vicinato e più spiccata nei comuni montani. Sono proprio le imprese del commercio quelle che hanno fatto segnare il calo più forte, pari a -14%, con sostanziale tenuta dei servizi e, in prevalenza, del turismo. Confcommercio regionale ha aperto un’interlocuzione con la Regione sull’opportunità di seguire un modello che funziona, quello dell’Alto Adige, per incentivare l’apertura di esercizi di vicinato nelle zone marginali del Friuli Venezia Giulia, oltre che per la tutela degli esistenti, veri e propri baluardi di vita anche sociale e non solo economica. Basta pensare al bar di Canebola: qui la titolare è sempre presente anche quando il pubblico esercizio è chiuso. Anche lei però sta valutando la possibilità di chiudere.


Con l’abbassamento delle serrande viene a mancare un altro servizio che è il telefono fisso. Le comunità anziane che popolano i borghi in quota spesso hanno problematiche legate all’interruzione continua del servizio di telefonia fissa, spesso per maltempo, ormai sempre più frequente con eventi meteo improvvisi e imprevisti; ci sono problemi di connessione di rete anche per la telefonia cellulare. Va detto, infine, che non tutti utilizzano il cellulare, perché la componente demografica indica residenti molto anziani. Da Chialminis segnalano problematiche continue legate anche all’erogazione dell’acqua e della corrente. A soffrirne, tra gli altri, è l’unico ristorante attivo in questa frazione di Nimis, che da anni offre servizi fondamentali, non solamente sotto il profilo dell’accoglienza “a tavola” ma anche sul fronte sociale dell’aiuto di vicinato.
Le imprese del terziario di montagna pagano, infatti, tra l’altro, lo scotto di un ritardo dal punto di vista dei livelli di digitalizzazione, con conseguenze dirette sulla capacità di innovazione dei propri modelli di business: solo il 63% è in possesso, ad esempio, di un sito web aziendale (contro il 77% rilevato nelle imprese delle altre aree); la quota di coloro che svolgono attività di ecommerce è la metà rispetto alla media regionale, 9% contro il 18%. Il tasso di imprenditorialità nelle zone montane è così in calo: sono il 34% le imprese del terziario nate nell’ultimo decennio nei comuni montani, contro il 40% registrato nelle altre zone del FVG.
Cosa fare? L’assessore regionale alle attività produttive, Sergio Emidio Bini, ha annunciato l’attivazione di una misura che potrebbe mitigare questo grave disagio: sono pronti dei contributi a fondo perduto per chi continua a portare avanti bar o piccoli negozi di vicinato. Possono farne richiesta gli esercenti e i commercianti che hanno la loro attività in paesi con una popolazione non superiore ai 3000 abitanti. «La Regione è vicina alla montagna – dice Bini – sappiamo che la chiusura di un bar in un piccolo paese può comportare gravi conseguenze per le famiglie che vi abitano. Può portare alla desertificazione della frazione o del centro abitato la chiusura improvvisa di un negozio che vende generi alimentari.
Per questo abbiamo deciso di attivare la misura di sostegno. Maggiore sarà il servizio offerto alla comunità, maggiore sarà il contributo a fondo perso. Ad esempio daremo un finanziamento maggiore a chi offre non solamente il servizio di vendita del pane ma anche a chi si offre di portarlo a casa direttamente degli anziani ». È questa misura che ha portato l’amministrazione comunale di Taipana, a pensare di riaprire il piccolo negozio in piazza, di fronte alla chiesa, chiuso ormai da anni. In questa municipalità, infatti, non esiste da tempo un punto vendita per i generi alimentari di prima necessità. (Paola Treppo)
Upadanje števila in staranje prebivalcev v Benečiji posledično pozvroča zaprtje trgovin, gostiln in drugih lokalov, predvsem v gorskih vaseh. Pred kratkim so zaparli trgovino v vasi Ter, le v občini Bardo so zaprli eno restavracijo v Zavarhu.
V Nediških dolinah so zaparli center Potok v Oblici in poznano restavracijo in hotel Škof v Podbuniescu.
V Benečiji je vse težje delati in živeti, tudi ker obdavčevanje ne upošteva težav goratega območja.
Na to je dokaj močno opozorila Stefania Matteligh, ki vodi kmetijo v vasici Podrata pri Čenijeboli. A težavam navkljub zagotavlja: Se ne bomo podali!

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