2 set 2019

Comunque vada non è un buon inizio

Dovessimo metterci nei panni di un cittadino italiano, cioè nei nostri panni, ci sarebbe da deprimersi.
Da qualunque parte la si guardi, questa crisi di governo ha messo a nudo tutta la debolezza della rappresentatività di partiti e schieramenti politici. Se togliamo i panni da cittadini, invece, visto da fuori il tutto sembra una soap opera scadente, degna di mai dire tv, che invece che appassionare gli spettatori offre un banchetto di comicità involontaria. Il primo è stato il re del modo moderno di fare politica Salvini che, inebriato di vanità da sondaggio e ingolosito dalla possibilità di fuggire dalla responsabilità di varare una manovra economica, si è messo a nudo. Il suo tentato blitzkrieg (definizione di Massimo Cacciari) con cui pensava di fare un po’ come gli pareva, aveva tutte le caratteristiche di un assalto alla Brancaleone.
Il teatrino (termine più in voga per descrivere la politica dalla presunta fine della seconda repubblica) che ne è seguito ha scoperto le pudenda anche degli altri pretendenti al trono. Il Movimento, nato per scardinare la casta (“Non ci alleiamo con nessuno”), ha aperto subito una trattativa con un altro partner. Anche se forse Salvini era il partner zero, non andrebbe contato.
Trattativa tutta fatta di pen-ultimatum legati alle poltrone. L’ex maggioranza del Pd dai #senzadime lanciati all’indomani delle politiche, quando si accennava ad un intesa coi 5 stelle, è passata al #famolostrano.
Il segretario Pd, che ha tentato di restare nella sua veste, è strattonato da tutti gli angoli della giacchetta dalla corrente dei predecessori alla segreteria. Il tutto senza menzionare i distinguo più o meno espliciti, i tweet fumosi, gli spin contraddittori, le tempeste e le schiarite.
Comunque vada non sarà stato un buon inizio. La buona notizia è che è difficile possa peggiorare molto.

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