Vi aspettiamo tutti venerdi 7 febbraio e /o sabato 8 febbraio a Musi -Lusevera per parlare di orsi , lupi e non solo, durante una serata particolare presso il ristorante "Alle sorgenti " o una mattina dedicata a visitare la val Mea dove l 'orso è spesso di casa. https://www.facebook.com/pages/Il-Villaggio-degli-Orsi/155013801203955
30 gen 2014
Nelle valli del Torre popolazione in calo V Terskih dolinah zmanjša se prebivalstvo
I dati dell’ufficio anagrafe del Municipio non sono ancora ufficiali, poiché mancano i conteggi del mese di dicembre 2013, ma l’andamento dell’anno appena trascorso è già fin troppo chiaro: la comunità dell’Alta Val Torre è in calo. Dopo un lungo periodo di sostanziale tenuta, anche Lusevera comincia quindi a soffrire del fenomeno dello spopolamento. Rispetto al 2012, il 2013 porta, infatti, un segno meno e, se si considerano gli ultimi 24 mesi, si evidenzia una flessione di circa 30 persone, pari al 4-5% dell’intera comunità. Si passa, infatti, da 700 abitanti a 673-670 in due anni. Un rapido sguardo sui numeri del passato più recente rendono meglio l’idea: nel 1981 la comunità ammontava a 984 cittadini, tra uomini e donne; nel 1991, quindi dieci anni dopo, si è scesi a 780. Da quell’anno lo spopolamento pareva essersi arrestato, contro ogni previsione: dal 1991, infatti, il numero di residenti è rimasto più o meno sempre lo stesso, con alti e bassi del tutto ininfluenti. Si è arrivati, pertanto, al 2001 con 788 persone (addirittura +8 rispetto a dieci anni prima). In questo decennio si è registrato un incremento di famiglie che hanno scelto di stabilire la loro residenza in Alta Val Torre, attirate dalla bellezza dei luoghi, dalla tranquillità del territorio, dalla sua vicinanza, comunque, a un centro urbano più grande, quello di Tarcento, e all’economicità delle abitazioni in vendita o concesse in locazione. A rendere attrattivo il comprensorio, anche la presenza di tutti i servizi di base: scuole, ufficio postale, farmacia, servizio di collegamento garantito per il trasporto pubblico, ecopiazzola, ambulatorio, uffici municipali efficienti, centri di aggregazione e di incontro, caserma dei carabinieri, negozio di alimentari e panificio. Poi l’inizio della caduta sotto il profilo demografico, causata da una concomitanza di fattori, non ultima la crisi. Dal 2001 al 2011, infatti, la valle ha perso 88 residenti, il 10 per cento del totale. Fenomeno che pare non essersi arrestato neanche nel 2012 e nel 2013, aggravato, peraltro, dall’aumento delle abitazioni messe in vendita. Oggi, nel comune di Lusevera, su 800 unità residenziali, solo 400 sono stabilmente occupate. Diverse sono seconde case, che si animano in estate con il ritorno degli emigranti per le ferie. Ma altre sono prime residenze, acquistate anche da persone venute da fuori, che hanno acceso un mutuo per poterle comprare.Tra gli effetti della recessione anche quello della decisione, poi, di rimetterle in vendita, senza peraltro raggiungere subito l’obiettivo. Il mercato immobiliare fermo ha portato, e non solo a Lusevera, a un deprezzamento delle case, stimato attorno all’80% del valore di base del primo acquisto. C’è chi ha messo in vendita la sua unità immobiliare e non è riuscito a trovare un compratore per anni, pur affidandosi ad agenzie specializzate. Tanto che sono diventati più numerosi ed evidenti i cartelli «vendesi» appesi su infissi e terrazzi.
V zadnjih dvelh letih se je prebivalstvo v Terskih dolinah zmanjšalo za 4-5%.
Marchetti/Marchèt, sacerdote, insegnante, linguista, storiografo, letterato, storico e critico d'arte (Gemona del Friuli 1902 - Udine 1966). Studiò nel seminario di Udine e fu consacrato nel 1925. Nel 1935 si laureò in lettere classiche e moderne presso la Cattolica di Milano, dopo aver conseguito la laurea in teologia. Nello stesso anno venne mandato "volontario" in Abissinia come cappellano militare. Insegnò lettere nel magistrale di Udine e a Tolmezzo. Nel 1944 subì il confino fascista.
Nel dopoguerra fu l'ispiratore del gruppo poetico friulanista di Risultive. 'E il "genius loci" del Friuli, il "maître à penser del Furlanentum": nessuno ha fatto quanto lui per la sua terra. Per anni fu l'animatore del battagliero settimanale "Patrie dal Friûl" che propugnava l'autonomia regionale in un ambiente generalmente ostile.
Dal 1961 alla morte, ha diretto la rivista "Sot la Nape". Ha coltivato anche il disegno, illustrando alcuni dei suoi libri, e la fotografia. Ha scritto una fondamentale grammatica storica della lingua friulana; ha "scoperto" la scultura lignea friulana fino ad allora trascurata dalla critica; ha riletto la storia regionale senza condizionamenti e pregiudizi nazionalistici; pur non essendo un artista puro, ha scritto in un friulano esemplare: nessuno, né prima né dopo, ha padroneggiato la"marilenghe" come lui. Nel 1960 gli è stato conferito il prestigioso Premio Epifania, di Tarcento.
Tra le sue opere, ricordiamo: "Lineamenti di grammatica friulana" (Udine 1952); assieme a G. Nicoletti "La scultura lignea in Friuli" (Milano 1956); "Friuli. Uomini e tempi" (Udine 1959 e 1974); "Letaria ai furlans" (Udin 1966 e 1991); "Le chiesette votive del Friuli" (Udine 1971 e 1982); "Cuintristorie dal Friûl" (Udin 1974); "Lis predicjis dal muini" (Udin 1975); "I lunaris di pre Bepo" (Udin 1976); "La Patrie" (Udin 1976); "Note sull'arte friulana connessa con il culto eucaristico" (Udine 1991).
(Le note di questa biografia essenziale sono state tratte dal "Dizionario Biografico Friulano", redatto a cura di Gianni Nazzi e pubblicato dall'editore Mario Ribis)
www.donneincarnia...
Fu mio insegnante alle Magistrali C.Percoto di Udine,insegnava latino e storia.Ricordo bene le sue lezioni,ci parlava sempre anche di geografia del Friuli.Diceva che la geografia si studia coi piedi e questa frase mi è rimasta impressa.
Avessi preso appunti allora,ma purtroppo a quell'età si pensa ad altro!Ci raccontava della sua vita,del confino ed altri episodi. Ricordo con piacere questo grande uomo che ha difeso la lingua e la cultura della Piccola patria.
A UNE FANTAZZINE BIONDE
Siorute,che mi perdoni s'ò scrif ancje a jè,culi sul sfuej.Jo no la cognòs,no sai ch'è à non,no sai dulà che sta,no saj nuje sul so cont.'O ài lampàt di daur,parsore il schenàl di une sente dal treno,la so cjaveade bionde.E ' o ài sintude une vos di rusignul ch'e zirlave legre e cjantarine,mintant che il vapor al coreve sui cjamps viestuz di viarte.E di dut chel viaz mi è restade dentrivìe nome la gjonde dai voi che si passevin di chel spetacul de me tiare in flor e la musiche murbinose de so vos che mi zornave daur,a une spane des orelis.
'E zornave par furlan!Cheste nostre benedete lenghe'e sarà dure,s'è ven fur dal gargat di un sdarnali vilan,che la rute cun malegrazie;'sarà slambrade su la bocje di un fantazzat,che la inflore di blestemis;'e sarà fastidiose se la fevele una babate petezzone;'e sarà ridicule come che le cuìnzin chei dordeì che la àn disimparade:ma come ch'o la ài sintude jo a cinglinà ridìnt,rampide tanche une ploe d'arint,sui siei lavris,no 'ndì è un'altre che j vadi par dongje...............
'O ài capit dal so discori che 'e i à di se ve stat a scuele e viazat pal mont e cognossut e viodut alc e ce.Ma no mi interessave nancje tant ch'è diseve:'O jeri nome a sintì cemut che i filavin di bocje lis peraulis scletis,justis,sieltis,tarondis,cun chel freghenin di ghenghe che lis tignive leadis e lis pleave daur dal discors,tan' che un gale di sede.E ogni tant une ridade curte,tan' che un cjantà di gri...............
E quan'ch'è je dismontade,siorute,jo no soi voltat a cjalale, di pore che salacor al si dissipàs il gno incjant;ma 'o soi restat alì,in chel infiar,come un che,di biel misddì,al piardi la lus dai voi............................1950
Fonte :La flor di Dino Virgili vol 2
immaginedal web
A UNA RAGAZZINA BIONDA
Signorina,mi perdoni se scrivo anche a lei,qui sul giornale.Io non la conosco,non so il suo nome,non so dove abita,non so nulla di nulla sul suo conto.Ho soltantointravisto da dietro,sopra lo schienale di un sedile del treno ,la sua chioma bionda.Ed ho sentito una voce di usignolo che zirlava ,allegra e canterina ,mentre il treno correva sui campi vestiti di primavera.E di tutto quel viaggio mi è rimasto dentro soltanto la gioia degli occhi che si riempivano di quello spettacolo della mia terra in fiore e la musica gaia della sua voce che mi garriva dietro,a una spanna dalle orecchie,
Garriva in friulano!Questa nostra benedetta lingua sarà dura,se vien fuori dalla gola di un balordo villano,che la erutta con malagrazia;sarà scomposta sulla bocca di un ragazzaccio,che la infiora di bestemmie,sarà fastidiosa se le parla una vecchiaccia pettegola,sarà ridicola come l'acconciano quei tordi che l'hanno dimenticata,ma come l'ho sentita io tintinnare sorridente fresca come una pioggia d'argento sulle sue labbra ,non c'è un' altra che le s'avvicini ....
cumò soi strache, torni daspò cene, mandi.........
In Friuli gli alambicchi funzionano da tempi immemorabili. Non si sa di preciso chi e quando iniziò a distillare le vinacce, ma lo storico Luigi Papo ha ipotizzato che i Burgundi, venuti dalla vicina Austria verso il 511 d.C., furono i primi ad applicare alle vinacce il metodo di distillazione da loro utilizzato per le mele. La leggenda popolare, invece, ci porta ancora più indietro nel tempo, precisamente nel 1° secolo a.C., quando un legionario romano ottenne, come era consuetudine per premiare i reduci, un vigneto in Friuli; il soldato era riuscito a trafugare in Egitto un impianto di distillazione denominato "Crisopea di Cleopatra" e con questo aveva iniziato a produrre la prima Grappa, o meglio, il primo distillato di vinacce. Siamo sempre tra leggenda e ipotetiche datazioni storiche, ma resta il fatto sta che il Friuli Venezia Giulia ha sempre prodotto e bevuto grappa tanto che, in una cronaca del 1334, viene menzionata l' acquavite, mentre la prima data certa, 1451, compare sull'inventario dei beni lasciati dal notaio di Cividale "Ser Everardo da Cividale" e tra questi: "Unum ferrum ad faciendam acquavitem", praticamente un alambicco. Passarono i secoli e, sotto il dominio austriaco, l'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo permise la libera distillazione familiare della "Schnaps" (da qui il nome grappa), in esenzione da gabelle, per premiare la fedeltà delle truppe originarie delle province friulane; non meraviglierà, quindi, che nella sola provincia udinese, a fine '800, vi fossero ben 219 distillerie. Moltiplicato questo numero per tutte le province vocate del Nord Italia si arriva a diverse migliaia, con la stragrande maggioranza a dimensione familiare. Un mare di grappa che per anni ha accompagnato montanari, contadini ed operai regalando loro qualche attimo di calore e di piacere. Bevanda per gente rude, quindi, e questo marchio l' accompagna ancora oggi che gli alambicchi "domestici" sono praticamente scomparsi e gli opifici, che da anni stanno lavorando alla qualità, si sono ridotti, in tutto il Friuli Venezia Giulia, ad una ventina. Un calo drastico che, sicuramente avrebbe portato anche alla scomparsa della "sgnapa", oltrechè alla dismissione degli ultimi alambicchi, se non ci fosse stato questa manciata di aziende che hanno impedito la perdita di un tale patrimonio storico, culturale e gastronomico. http://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=947
oggi le distillerie Candolini
Tarcento
dal web apprendo che l'immobile dell'ex distilleria verrà ristrutturato
e destinato ad attività commerciali direzionali
c'era una volta anni 30
http://www.ebay.it/itm/TARCENTO-Oltretorre-no-viagg-anni-30
-4948-/120711012286?pt=Cartoline&hash=item1c1aefdfbe
dal web
immagine dal web
La Candolini antica distilleria è nata a Tarcento nel 1898(vedi etichetta) e sfruttava le vinacce del territorio.Successivamente si trasferì a Gorizia e nel 1987 fu acquisita dalla ditta Branca dove esiste ancora.
Korenina naše žeje, izvir,ki poje, se zlivaš med krasi Muzca, da reš naproti tvojim sinam, ki so raztreseni po svjetu s tomo nad štrjehami. Božaš njive, kite,roke slovjenskih mater, ki so plesale, sejale dušo po razorju odpertemu ščipanju lakote. Inje si stokanje prazne zemlje, tihost, ki plače, tej ce bi djelalo sjeme. Tva voda je zvonjenje solz, ki močijo čela po vsjeh vjetrih. Viljem Černo
TORRE
Radice della nostra sete, fonte che prega, scorri dalle rocce di Musi incontro ai tuoi figli sparsi, nel mondo con la sera sopra i tetti. Accarezzi i campi, le trecce,le mani delle madri slovene che danzavano, seminavano l'anima nel solco aperto a sferze di fame. Ora sei lamento di terra vuota, silenzio che singhiozza come fosse seme. La tua acqua, rintocco di lacrime, che inondano fronti ai quattro venti.
Ecco l'impronta dell'orso che ha predato due notti fa una pecora nelle Valli del Torre. Potrebbe essere un orso di oltre 150 kg e già adulto (circa 6 anni).
Questo è un anno molto caldo, gli orsi sono già a spasso in Friuli, anzi alcuni non sono proprio andati in letargo. Le prime segnalazioni sono arrivate il primo gennaio nel parco delle Prealpi
Domenica 19 gennaio si è celebrata a Bardo la messa in onore di Sant'Antonio Abate. Tale festività è in particolare molto sentita dai Sedliščeni che partecipano numerosi alla funzione religiosa cui, per tradizione, segue la processione con la statua del santo, trasportata da Bardo verso Sedlišča e poi di nuovo in chiesa. A causa del maltempo, tuttavia, quest'anno non si è potuto procedere con questo antico rito assai atteso dagli ormai pochissimi abitanti di Sedlišča. Don Renzo Calligaro nella sua omelia ha ricordato la figura di Santa Caterina d'Alessandria, una ragazza cristiana contemporanea di Sant'Antonio, uccisa dal potente del momento perché ebbe il coraggio di non sottomettersi. I prepotenti, ha commentato don Renzo, esisteranno sempre, ma è importante che qualcuno come quella giovane ragazza sappia dire di no al “caporione di turno”, al suo denaro e alla sua violenza assassina. “Caterina è stata uccisa, – ha detto don Renzo – ma noi dopo 1700 anni ricordiamo e veneriamo il suo coraggio, come quello di Antonio, l'abate del deserto che tornò nella sua città per aiutare e incoraggiare i perseguitati a causa della giustizia”. Celebrare la memoria di Antonio, ha concluso don Renzo, significa anche ritornare alle nostre radici contadine, rurali, di comunità emarginata, con un ricco bagaglio di lingua e cultura, ma che non interessa alle classi dominanti. Le celebrazioni di Sant'Antonio, la processione, le litanie sono modi della comunità di Bardo e Sedlišča per continuare ad avere speranza e coraggio: »Sono una preghiera per tutti, per chi soffre, per le nostre piccole comunità indifese, per i diseredati senza terra e senza fiducia«.
La Slovenia è un paese piccolo, con nemmeno due milioni di abitanti, ma è anch’esso diviso, come l’Italia, in più regioni, ognuna con le sue peculiarità. Nei nostri articoli suSLOvelycerchiamo di citare sempre la regione di appartenenza per ogni luogo di cui parliamo. Ma non è sempre facile definire univocamente la regione, questo perché in Slovenia esistono sette province storiche, ancora largamente popolari, e ben 11 regioni cosiddette“statistiche“, che sono quelle ufficialmente utilizzate oggi dalla Repubblica di Slovenia.
Come avrete potuto notare, anche noi diSLOvely, come molti sloveni, preferiamo di norma nominare le province storiche, perché più significative e con nomi decisamente più noti (e spesso anche più facilmente pronunciabili!) rispetto alle loro equivalenti moderne. Allo stesso tempo, però, le categorie regionali in cui abbiamo diviso il sito ricalcano invece le regioni statistiche, questo per semplificare la ricerca e la divisione del nostro sito. Un modo facile per capire la divisione regionale slovena è guardare le targhe delle auto, che coincidono (quasi) sempre con la regione di appartenenza.
le province storiche della Slovenia
Primorska
E’ la regione più vicina a noi, l’anticolitoràlaustriaco dei tempi che furono. Oggi la Primorska è divisa in due regioni statistiche distinte:Obala-kraška(con capoluogo Koper/Capodistria, targa KP) eGoriška(con capoluogo Nova Gorica, targa GO). E’ senza dubbio la regione meglio conosciuta da noi italiani, non fosse altro che per motivi geografici, oltre che storici. E’ anche una delle regioni più varie, comprendendo l’unico accesso al mare della Slovenia, col grande porto di Koper/Capodistria e la splendida Piran, le vallate di Isonzo/Soča e Vipacco/Vipava e buona parte delle Julijške Alpe, le nostre care Alpi Giulie, fino a Bovec, Trenta e il passo del Vršič, il tutto compreso nel più importante parco naturale del paese, il Triglavski narodni park (condiviso con la vicina Gorenjska). Fanno parte della Primorska la chiesa medievale diHrastovlje, i vigneti dellaVipavska Dolinae dellaGoriška Brda (il Collio sloveno), la zona di Kobarid/Caporetto, con la splendida cascata diSlap Kozjak o l’ameno paese diRobidiščecon la sua ottima gostilna e ancora l’Isonzo/Soča, con la sua splendida fonte (Izvir Soče).
Veliki Kozjak
Notranjska
Viene oggi chiamata Notranjsko-kraškaed è solo una parte dell’antica provincia della Notranjska, che un tempo arrivava fino alla capitale Ljubljana. E’ un territorio caratterizzato da importanti fenomeni carsici che ci hanno regalato alcune tra le grotte più famose al mondo, come quelle diPostojna/Postumia, laKrižna jamao gli splendidi scenari carsici diRakov Škocjandi cui abbiamo parlato già in due occasioni ed il romanticoGrad Snežnik. Capoluogo della Notranjska di oggi èPostojna(targa PO).
Faceva un tempo parte della Notranjska anche un pezzo della regione centrale, dove sorgeLjubljana, che oggi ha una sua regione a sé, chiamata Osrednjeslovenska, ovvero Slovenia Centrale. Una regione prevalentemente pianeggiante che, oltre alla capitale, annovera anche la bellaKamnik, Domžale col suo splendidoArboretumed il famoso castello diBogenšperk, dimora del grande Valvasor, vicino a Litija.
Rakov Škocjan
Gorenjska
E’ forse la regione storica più famosa della Slovenia, la patria del suo sommo poeta,France Prešeren, del suo cantore tradizionale,Slavko Avsenik(famosissimo anche in Austria, Germania e negli USA), nonché delle kranjske klobase, le salsicce di cragno che si mangiano anche a Trieste! Il capoluogo della Gorenjska èKranj(targa KR), situata a pochi chilometri dall’aeroporto di Brnik (il principale del paese) e non lontana da Ljubljana. Altra città storica della Gorenjska è la splendidaŠkofja Loka, così come la deliziosaRadovljicadi cui abbiamo già parlato in più occasioni. Ma la cartolina tipica della Gorenjska è senza dubbioBledcol suo lago e la Blejski otok, l’unica isola naturale della Slovenia. Senza dimenticareBohinj, col suo lago,Kranjska Gora, la più nota località sciistica alpina della Slovenia, le splendide montagne ricoperte di narcisi dellaGolica e il simbolo della Slovenia intera: ilTriglav.
il Triglav, simbolo della Slovenia
Dolenjska
Il profondo sud della Slovenia, la regione più calda del paese, bagnata dalle placide acque del fiume Krka e caratterizzata dalle dolci colline, ricoperte da vigneti e foreste. Il capoluogo èNovo mesto che, a dispetto del nome, ha un antico centro storico, molto pittoresco, arroccato su uno sperone sopra il fiume Krka. La Dolenjska è terra di terme,Dolenjske toplicee Šmajerske toplice sono senza dubbio tra le più famose, assieme a quelle di Čatež, a un passo dal confine con la Croazia. Fa parte della Dolenjska anche laBela Krajina, un piccolo territorio con una forte tradizione che la rende unica nel panorama sloveno. Da qui viene la leggenda di Zeleni Jurij e le tradizionali uova di pasqua pisanice. Oggi la Dolenjska è divisa in Jugovzhodna Slovenija, con capoluogo Novo mesto (targa NM) e, parzialmente, Spodnjeposavskacon capoluogoKrško(targa KK), nota principalmente per ospitare l’unica centrale nucleare del paese.
Novo mesto
Štajerska
Era la regione più grande della Slovenia, con una forte componente germanica. Si tratta dellaStiria, stesso nome della regione austriaca con capoluogoGraz/Gradec, che non a caso sorge proprio a pochi chilometri daMaribor (già Marburg), capoluogo storico della Štajerska slovena. A Graz fu stampato il primo libro cattolico in lingua slovena e l’università locale fu il primo polo universitario sloveno, ben prima di Ljubljana. Ma oggi, con Graz indissolubilmente in Austria, è Maribor l’indiscusso centro della regione chiamata oggiPodravska. Seconda città della regione, oggi capoluogo dellaSavinjska, èCelje, città importantissima per la storia slovena: di qui erano i conti di Celje, quelli delle tre stelle che compaiono nello stemma nazionale (e nella targa CE). Fanno parte della Savinjska alcune delle zone termali più famose del paese:Rogaška Slatina,Olimja,Laško(celebre anche e soprattutto per la birra!) eRimske toplice. La cartolina più pittoresca e nota della regione è senza dubbioPtuj, adagiata sulla Drava, col suo castello a dominare dall’alto l’abitato medievale. A Ptuj si svolge anche il carnevale più importante del paese, ilKurentovanje.
Ptuj
Koroška
E’ la più piccola delle regioni slovene, anche perché un centinaio di anni fa ha perso gran parte del suo territorio, rimasto fedele all’Austria, col nome di Kärnten, Carinzia in italiano. Le città principali e maggiormente note della Carinzia sonoVillach/BeljakeKlagenfurt/Celovec, che sono oggi parte della Repubblica d’Austria. Il capoluogo della Carinzia slovena di oggi èSlovenj Gradec(targa SG). E’ una regione mineraria e montuosa: qui s’incontrano le tre catene del Pohorje, delle Caravanche e delle Alpi della Savinja. Nella miniera di Peca si dice dorma il leggendario kralj Matjaž. Da Slovenj Gradec viene anche il più celebre “menestrello” sloveno, il cantautoreAdi Smolar, con le sue canzoni ironiche e graffianti.
kralj Matjaž
Prekmurska
Arriviamo infine all’ultima regione storica slovena, quella più a est, la Prekmurska, oggi chiamata Pomurska. Il capoluogo storico di questa regione èMurska Sobota, che deve il suo nome al mercato del sabato che un tempo si svolgeva in questa città a pochi chilometri dal fiume Mura che è il simbolo di questa regione dove le ultime colline degradano dolcemente verso la pianura pannonica e l’Ungheria. In Prekmurska troviamo una minoranza linguistica magiara e il dialetto locale ha forti influssi dai due importanti paesi confintanti, l’Ungheria e la Croazia. E’ terra di agricoltura, con la sua terra fertile, di presidenti (ben due su tre sono nati da queste parti) e di cantanti, come il nostro amatoVlado Kreslin. E’ inoltre terra di terme, come Moravske toplice, Lendava e di chiese sperdute in mezzo alla campagna, come laRotundadiSelo, di cui abbiamo parlato recentemente. E’ infine terra di cicogne, le štorklje, che insieme al fiume Mura sono il vero simbolo di questa dolce e rilassante regione.
Manifestazioni per il centenario della nascita del "Teatro dei piccoli"
Nato a Cividale nel 1883, scomparso nel 1959, Vittorio Podrecca non è stato soltanto uno degli uomini di teatro più importanti della regione, ma tra i più grandi rifondatori del teatro di marionette mondiale. Con la sua Compagnia dei Piccoli – 500 attori ‘di legno’ e una ventina in carne ed ossa - ha girato Europa e America, dal 1919 al 1940: il momento di maggior successo. Artefice di un genere insuperato, fatto di brevi opere musicali, riduzioni liriche o in prosa, favole, caricature e bozzetti, nel suo teatro aveva un repertorio illimitato di personaggi e situazioni, capace di debuttare persino a Hollywood (nel 1932) ed entusiasmare ‘Vip’ come Gabriele D’Annunzio, Eleonora Duse, Charlie Chaplin..
Vittorio Podrecca nacque da una famiglia numerosa a San Pietro al Natisone (1883-1959) e fu un famoso marionettista italiano.E' figlio di Carlo, avvocato e scrittore (La Slavia Italiana), e fratello di Guido, giornalista e politico, accreditato di essere, assieme a Filippo Turati ed Andrea Costa, uno dei fondatori del Partito Socialista Italiano.
Laureatosi in legge, collaborò e diresse alcune riviste di informazione e critica musicale; in seguito divenne segretario del Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Fu proprio qui che fondò, nel 1914, la compagnia di marionetteI Piccoli (della quale fu contemporaneamente impresario e direttore) che ben presto, grazie alle numerosissime tournée all'estero, divenne celebre in tutto il mondo.
Il suo teatro, che arrivò a contare fino a mille marionette, portò sulla scena, di volta in volta, brevi opere musicali fatte talora appositamente (ad esempio, La bella addormentata nel bosco di Ottorino Respighi), riduzioni liriche o in prosa, favole, caricature e bozzetti folcloristici italiani e stranieri, in una cornice scenica che si avvaleva di pittori divenuti poi notissimi (per esempio Enrico Prampolini).
Fra le marionette più celebri inventate da Vittorio Podrecca sono il soprano Sinforosa Strangolini e il pianista Piccolowsky; quest'ultimo chiudeva di solito il programma eseguendo al pianoforte una sonata, vero e proprio capolavoro della tecnica marionettistica.
Accenni e riproduzioni di marionette si trovano presso i più antichi scrittori; durante il Medioevo se ne adoperavano nelle chiese, in occasione di spettacoli sacri, e nelle corti feudali. Importate, sembra, in Giappone e Cina dall'Occidente, si diffusero invero in Cina dopo la dinastia T'ang (618-907). In Europa, le m. si affermarono lungo i secc. 16° e 17°, specialmente per iniziativa di Gerolamo Cardano (1501-1576), Federico Commandino da Urbino (m. 1575) e Giovanni Torriani. Nel 1573 a Londra sorse il primo teatro di m. italiano, mentre a Parigi si affermava Tabarin (1590). Un cenno a parte meritano i teatri di marionette del Settecento e Ottocento veneziano, da quello di palazzo Grimani ai Servi a quello Contarini a S. Barnaba, dal teatro Loredan a S. Vio a quello del poeta A. M. Labia a S. Girolamo. In Francia, all'inizio dell'Ottocento, più che la m. fu coltivato il b. (Guignol) con G. Sand a Nohant (1849), con L. Mourguet a Lione. Nello stesso periodo, nel Belgio, in Polonia, Cecoslovacchia, Austria e Germania, e negli altri paesi europei, trionfava anche l'arte dell'illusionista marionettista inglese Thomas Holden e dei suoi seguaci, i francesi A. e C. Saint-Genois (noti con gli pseudonimi Dickson e J. Hewelt). Tuttavia è stata l'Italia a dare a questo genere i migliori cultori e il maggiore apporto con la maschera romanesca di Cassandrino e con quella milanese di Gerolamo (ma anche torinese, poi trasformato in Gianduia). Famosissima l'Opra di' pupi in Sicilia con repertorio eroico-cavalleresco; marionettisti furono anche G. Grasso e A. Musco. Una rinascita si è verificata nel primo trentennio del 20° secolo: in molti paesi europei (Austria, Belgio, Germania) sono sorte interessanti iniziative. In Cecoslovacchia furono fondati nuovi teatri e creato un centro internazionale di studî e propaganda dell'arte delle marionette (UNIMA). Ancora più interessanti le iniziative francesi, inglesi, russe, fra cui quelle di natura teorica di M. Maeterlinck, G. Craig, K. S. Stanislavskij, G. B. Shaw. Di importanza mondiale il Teatro dei Piccoli di Vittorio Podrecca, fondato a Roma nel 1922 e durato fino all'inizio degli anni Sessanta, che ha dato decine di migliaia di raffinatissimi spettacoli artistici in tutti i paesi europei e d'oltre Atlantico.
Caratteristiche delle prime marionette di Podrecca:
- testa di legno
- vere e proprie sculture
- facce caratterizzate mobili.
- movimenti quasi umani e raffigurano caricature di persone reali.
- altezza circa un metro.
Podrecca fu segnalato per il Nobel per la pace.
Qualcuno definì le sue creature "fatte della stessa stoffa della musica"
La sua Compagnia era numerosa ,perchè era composta da marionette(500),marionettisti e cantanti (una ventina di persone)
Fu la Compagnia che per prima varcò la cortina di ferro.
Facevo le elementari e i miei genitori mi portarono a vedere le marionette di Podrecca a Udine,ricordo ancora la loro bellezza.Mi è rimasta impressa la fine dello spettacolo con il pianista.