30 apr 2014

La grandine/touča

Ieri  pomeriggio a Zavarh un'abbondante grandinata  fa fatto cadere tutti i fiori degli alberi :non avremo mele,pere,ciliegie e prugne.

Učeraj popounè touča je stuorla veliko dama arbuljem, use rože so spadle,ne bomo imjeli jabuka,fruške,  čarešnje an slive. 

29 apr 2014

Come si vestivano una volta-Kako nu su se obuali dan bot

DONNE-ŽENE

scarpetti-škarpeti
calze-hlače
sottoveste-karpeta
mutande-mudande
vestito-kotula
camicia-srakica
grembiule-romau
fazzoletto da testa-ruta
fazzoletto da naso-šmarkuolj
cintura-pas
maglia-gugja


immagini da
http://www.museocarnico.it/j/visita-virtuale/i-costumi-scarpez


UOMINI-MOŽJI

scarpone con suola di legno-čukula
zoccolo con tomaia di cuoio-žlekol
zoccolo tutto in legno (acero-jauar)-klok
calze di lana-vounine hlače
maglia di lana-vounina gugja
camicia-srakica
panciotto con orologio-lajbič z arlojan
cintura-pas
giacca in pelle-krosat
giacca-gijaketa

fonte dal libro :Bardo dan bot di Dino del Medico




A Njivica/Vedronza inaugurata la "Frasca Al Boscaiolo"

A Njivica, località Tunis, per Pasqua è stato inaugurato un novo locale la "Frasca al Boscaiolo".E' un vecchio locale ristrutturato da Demetrio Giudice di Pavia di Udine che di mestiere fa il boscaiolo.Tempo fa ha comperato alcuni boschi e una  vecchia casa in pietra che inizialmente usava come deposito macchine.Ora dopo la ristrutturazione è stata trasformata in locale pubblico.Sarà aperta durante i weekend.L'ambiente  rustico,ma accogliente offrirà  buon vino e prodotti  suini di produzione propria .Il gestore,infatti, nella sua proprietà alleva anche maiali .L'elettricità è prodotta da un generatore,mentre l'acqua è incanalata da una sorgente naturale.Avviare questa attività non è stato facile,ma il signor Demetrio e la moglie sono riusciti a creare un punto di ristoro a Tunis.Tanti auguri a Demetrio per la sua attività!

28 apr 2014

Svetnik, ki je imeu rad Benečane-Il santo che amava i beneciani

Nepozabni papež Janez Pavel II. je biu proglašen za svetnika 27. obrila. Biu je na čelu katoliške cierkve 26 liet in pou. Umaru je 2. obrila 2005. Papež Wojtyla je biu Poljak, torej slovanskega rodu. Puno je pridgu, pisu in dielu, de bi Evropa dihala z »obiema pljučama«, torej ne le z latinsko a tudi s slovansko. O tem je napisu tudi encikliko »Slavorum apostoli« ob 1100-lietnici svetih bratru Cirila in Metoda, ki ju je proglasiu za patrona Evrope. V svojih pridgah za dan meru 1. ženarja vsako lieto se je vičkrat zavzeu za jezikovne manjšine. Vičkrat je sreču in podparu Slovence v videnski provinci. 7. šetemberja lieta 1983 je na placu sv. Petra v Rimu spreguoriu po slovensko: »Pozdravljam udeležence simpozija “Ivan Trinko”. Tedenski študij bo osvetil apostolsko osebo, ki je s svojim življenjem odpirala zahodu in vzhodu medsebojne kulturne vrednote in navajala k skupnemu krščanskemu sožitju v duhu svetih bratov Cirila in Metoda.« Natuo je sreču zlatomašnike monsinjorje Valentina Birtiga, Angela Cracino in Paskvala Gujona. 24. febrarja 1984 se je številna skupina vierniku iz Nediških in Terskih dolin pardružila vseslovenskemu ruomanju v Rim v parložnosti Svetega lieta odrešenja. Delegacija Benečanu je imiela posebno srečo se pogovoriti s papežam in mu izročiti spomenico o stanju, potriebah in pričakovanjih Slovencu videnske nadškofije. Ob obisku v Furlaniji je 3. maja 1992 Janez Pavel II. sreču predstavnike Slovencu iz videnske province. V imenu vsieh mu je mons. Qualizza jau: «Sveti oče, Slovenci videnske nadškofije iz sarca vas pozdravljajo. V naši zgodovini, dolgi vič ku tavžint liet, smo opravli en čudež: smo ukoreninili viero v našo kulturo. Prosimo vaš žegan, de bi ne zgubili bogastvo kristjanske viere in slovenske kulture.« Pa narbuj lepo presenečenje (sorpreža) in veselje je Slovence čakalo na koncu popudanske maše na stadionu. Papež je po slovensko jau: »Prisrčno pozdravim vse slovenske viernike videnske nadškofije. Veseli me, da ste ohranili v vaših sarcih viero, ki vam je bila oznanjena v starih časih oglejskega patriarhata.«
Giovanni Paolo II, il pontefice canonizzato domenica 27 aprile, è ricordato anche come il Papa amico degli sloveni della provincia di Udine. Durante il suo lungo pontificato ha incontrato più volte sacerdoti e altri esponenti della comunità slovena della Slavia, di Resia e della Val canale. Sempre ha esortato a conservare la propria identità, profondamente radicata nella fede cristiana. In occasione della visita in Friuli Venezia Giulia, nel 1992, durante la messa nello stadio “Friuli” rivolse un particolare saluto nella loro lingua a tutti gli sloveni dell’Arcidiocesi di Udine.

Parco Prealpi Giulie :la flora

               Nuovo portale alla scoperta delle ricca flora del Parco

http://dryades.units.it/prealpigiulie/?procedure&id

26 apr 2014

Riconoscimento net-parade/priznanje

In questo mese il blog ha ricevuto più di 10.000 PUNTI
     
          ta mesec blog je dobil več  kod 10.000 točk

                                             GRAZIE/HVALA
                                             delle visite-obiskov

Buon fine settimana/vesel konac tiedna

Domani a Zavarh-Villanova delle grotte alle ore 15,30 nella chiesa di San Floriano "Primorska poje"

25 apr 2014

RESIA-REZIJA:la favola e il racconto

La favola e il racconto
Ben 3000 sono le favole resiane catalogate.Tutti gli aspetti della vita sono presenti in queste favole;da esse si desume la toponomastica del territorio,la caratteristica dei luoghi,i colori,gli odori ,la luce...
Da esse desumiamo gli strumenti di lavoro,le coltivazioni,i prodotti,i sistemi di conservazione,i movimenti migratori,i cibi,la loro confezione,gli aspetti della vita e della morte....gli amori e gli odi,le lotte per sopravvivere,la ricchezza e la povertà,le professioni,le astuzie,i rapporti con l'al di là che è sempre posto non in cielo ma qui e nell'ora,i contrasti fra proprietari,fra pesi,le paure,le speranze,l'ironia rassegnata,il diritto...
Tutte queste favole testimoniano la profonda unità uomo-natura,uomo ambiente che ha poco a che fare con la cultura occidentale segnata dal dualismo materia-spirito,razionalità-affettività...
Bisogna risentirle queste favole per comprendere che ci troviamo di fronte ad un fatto culturale originalissimo.

fonte:dal libro Resia/ Rezija -il linguaggio della terra e del pane/jezik zemlje in kruha
a cura di Renato Quaglia edito da ZTT 1981
per iniziativa della Cooperativa agricola"TA ROŽINA DOLYNA"
Stolvizza di Resia-Udine








Favola resiana

ANTONIO LONGHINO

 Un giorno Gesù e San Pietro stavano camminando lungo un sentiero e notarono una donna che seminava delle rape nel suo campo.
 Passandole vicino, Gesù le chiese per chi seminasse e la donna rispose che seminava per lei, per suo marito e per nessun’altro.
 Le rifece la domanda per altre due volte ma la risposta era sempre la stessa. Vedi, disse Gesù a S. Pietro — semina solo per lei e per suo marito — vedremo ancora questa.
 Più avanti incontrarono un’altra donna che seminava rape e fece anche a lei la stessa domanda. La donna, girandosi verso di loro, rispose: — io semino prima per i ladri, poi per i poveri e poi anche per me, se Gesù lo vorrà.
 Quando fu la stagione del raccolto, nel campo della prima donna incontrata, non crebbe nessuna rapa mentre in quello della seconda, prima si sfamarono i ladri, poi i poveri e, infine, ne rimasero molte anche per i suoi familiari.
Toni Longhino Livìn
 Din den Jëśuš anu S. Piëri ni so hodili po ni poti anu ni so vidale dno žanò k na usiawala rëpe tu-w njivi. Ko ni so prislï bliśu, Jëśuš an jo baral śa kogà na je usiala. Ta baba na mu raklà da na usiawa śa nju, śa njagà muza anu śa ninaga drugaga. An jo spet baral śauokir to mu parialu da an ni ciul lopu. Ta baba na mu raklà spet itaku. Vidiš, rekal Jëśuš Sampierinu, na sejë makoi śa njù anu śa sfega muža; ćjemo videt pa isö. Ni so naredli šćjë din kos poti ni so nalëslï no drugo žanò anu ni so spet jo barali to k ni so bili barali to drugo babo. Ta žanà, na se śvila tau nji nu na raklà: ja sejien pret śa ti k kradaio, anu dopo śa te böghe judi anu dopo śa mlè ćjë Jëśuš an bo tel. Ko to bilu śa pobràt, tau njvi uot te prve žanè k ni so bili srëtli, ni bilu urastlu nine rëpe tau ti njivi. Tapar ti drughi babi so se najëdli ti k so kradli, ti boghi ani neiśat je uostalu karie rëpow pa śa use sfe judi.
 Mi jo pravil te nun Štifan Di Lenardo Meu tu-w Osojane te din pet favraria 1989
All’Ombra del Canin/Ta pod Ćanynowo sinco
71/3, 1998
p. 10

fonte:http://147.162.119.1:8081/resianica/x-sgo/lontfare.do
http://purl.org/resianica/longhino/1998b

24 apr 2014

GRUPPO FOLKLORISTICO “VAL RESIA”


Il Gruppo Folkloristico “Val Resia” è sorto ufficialmente nel 1838, quando un gruppo organizzato di suonatori e danzerini si recò a Udine, in occasione della visita dell’imperatore d’Austria Ferdinando I e della sua consorte, per testimoniare, insieme ad altri gruppi, la ricchezza della tradizione musicale popolare locale. La sua particolarità consta nel fatto che, oltre a presentare musiche, danze e costumi propri della comunità della Val Resia, testimonia una realtà culturale tuttora esistente. Infatti, la Val Resia si accende di musiche e danze, nella quale è coinvolta tutta la comunità, in molte occasioni d’incontro durante l’anno: in occasione del tradizionale püst / carnevale resiano, delle feste paesane, delle coscrizioni, dei matrimoni, … In queste occasioni la gente danza tramandando la secolare tradizione di generazione in generazione.
I costumi utilizzati dal gruppo sono la fedele riproduzione degli abiti da festa indossati in Val Resia alla fine del 1700 fino ai primi anni del 1800 e caratterizzano le seguenti figure: la giovane in cerca di marito, la donna spostata, la vedova, il giovane celibe ed il signore facoltoso. Sono particolarissimi i costumi delle lipe bile maškire / le belle maschere bianche. Queste maschere vengono utilizzate in valle durante il periodo di carnevale, sono costituite da gonne bianche sovrapposte, nastri colorati e campanelle. Sul capo portano un pesante cappello realizzato con centinaia di fiori di carta colorata.
Le musiche e le danze sono molto antiche e probabilmente sono giunte in valle con i primi insediamenti della comunità resiana nel VI secolo d. C. La piccola orchestra consta di soli due strumenti: il violino chiamato “cïtira” in dialetto resiano ed il violoncello detto “bünkula”. I due strumenti vengono opportunamente modificati per rendere il suono simile e quello di una cornamusa, chiamatadudy, utilizzata in valle prima dell’avvento di questi strumenti a corda. Il battito del piede, che accompagna la musica è il fondamentale “terzo strumento” utilizzato per assicurare il ritmo. A Resia non ci sono scuole di musica popolare, i giovani imparano a suonare “ad orecchio” ascoltando i più anziani.
Il programma proposto dal Gruppo Folkloristico “Val Resia” comprende molte danze e tra queste le più caratteristiche sono: Lipa ma Marica / Oh mia bella Maria, l’inno di tutti i resiani; Ta püstawa la danza del carnevale resiano; Ta Zagatina, la danza di Zagata una località d’alpeggio che si trova sopra l’abitato di Prato di Resia; Čärni potök / Rio nero, Ta Solbaška la danza di Stolvizza; Potï me döpo Lïpjë / Strade mie giù per Lipje; Kölu la danza in cerchio e Ta Kuškrïtawa la danza del coscritto.
Gruppo Folkloristico “Val Resia”
Comitato per la conservazione del folklore resiano
Via Varcota, 1 – 33010 Resia/Rezija (Udine)
Tel. 0039 0433 53428
E-mail: rozajanskidum@libero.it 




Val Resia-Costumi

Costumi

Gli abiti indossati dal Gruppo Folkloristico “Val Resia” e qui esposti, sono la fedele riproduzione degli abiti da festa utilizzati alla fine del 1700-primi 1800 dalla comunità della Val Resia.
La giovane nubile
L'abito ricamato a piacimento, in netto contrasto con l’abito nero.
Il costume è composto da sottogonna bianca e camicia in cotone. Sopra la camicia viene indossato un gilè in velluto di cotone o seta, in tinta unita, di colore intenso e vivace. Originariamente i gilè erano in seta, molto pregiati e di colore delicato. Al gilè segue un ampio vestito nero, lungo fino alle caviglie. L’abito nero viene contenuto in vita da un’alta cintura dello stesso colore e tessuto del gilè. Alla cintura viene fissato, sulla parte sinistra di chi la indossa, un fazzoletto di cotone bianco, ricamato con motivi floreali e le iniziali della ragazza. A completare il costume, oltre ai calzettoni bianchi in cotone realizzati con punto “nocciolino” e alle scarpe, vi è un fazzoletto nero posto sul capo con stampe floreali e frange.
La donna sposata
L’abito è in tinta unita,dignitoso e composto, perché la donna sposata acquisiva un ruolo importante nella comunità e soprattutto perché doveva portare rispetto al marito vestendosi in modo tale da non attirare l’attenzione di altri uomini. Il costume è costituito da una gonna a pieghe lunga fino alle caviglie indossata sopra la sottogonna bianca e da un giacchettino stretto ai fianchi con maniche lunghe. I tessuti utilizzati sono gabardin, mussola o flanella di cotone, di colore marrone,verde, prugna. Sul capo è posto il fazzoletto a fiori del colore dell’abito. Calzettoni di colore bianco e scarpette lo completano.
La vedova
La donna che perdeva il marito, anche se in giovane età, si vestiva di nero per tutto il resto della sua esistenza. Il costume è tagliato e confezionato nello stesso modo del costume della donna sposata. Il tessuto, gabardin, di colore nero, non possiede né ricami né particolari che possono attirare l’attenzione su colei che lo indossava.
Il giovanotto
Il giovanotto celibe si vestiva con camicia bianca realizzata in cotone. I calzoni in flanella, velluto, pelle o gabardin, di colore nero, arrivano al ginocchio. Portano due bottoni color oro o brunito ai lati. Il panciotto in tessuto broccato o damasco ha doppia fila di bottoni color oro o brunito e taschino sul fianco dal quale fuoriesce un fazzoletto. Nel taschino spesso viene custodito l’orologio a catenella. Calzettoni bianchi in cotone lavorato, scarpe con vistose fibbie e bombetta completano la figura.
L’uomo facoltoso
Le personalità si contraddistinguevano nell’abbigliamento, in piccoli dettagli, stoffe più ricercate e pregiate. Così il podestà, il medico, il negoziante o, in ogni caso, colui che rivestiva un ruolo importante nella vita comunitaria, indossava, oltre agli abiti già descritti per il giovane, una giacca con la coda realizzata in lana, panno, gabardin o flanella, di colore scuro (nero o fumo) e bottoni di chiusura sui polsini rigorosamente color oro o brunito. Per i più abbienti i bottoni potevano essere anche in oro puro. Al posto della bombetta usavano una mezza tuba, anch’essa di colore scuro. Calzettoni bianchi in cotone lavorato e scarpe con vistose fibbie completano la figura.
Le Belle maschere biancheLipe bile maškire.
 Maschere vestite di bianco per rappresentare il nuovo, l’immacolato, la purezza. Vengono utilizzate durante il Püst, il carnevale resiano. I nastri colorati o i fazzoletti appuntati all’abito ed i variopinti fiori di carta che costituiscono i cappelli, richiamano i colori ci cui si tinge la natura allo sbocciare della primavera. I  campanelli che la maschera fa risuonare aiutano nel compito dei ballerini di risvegliare la fertilità della terra. Queste preziose e ricche maschere si contrappongono ai “babaci”, maschere brutte e vecchie, realizzate di stracci, abiti consunti, sciupati e di colore scuro. Precedono l’arrivo delle lipe bile maškire a testimonianza della decadenza della brutta stagione, l’inverno, che muore per lasciare spazio a nuova vita. Il rito carnevalesco di conclude il Mercoledì delle Ceneri con la processione e condanna del fantoccio realizzato dalla comunità e che rappresenta il carnevale. Il fantoccio – a Stolvizza dėd, a Oseacco darmühić, a San Giorgio babac – dopo essere stato portato in processione per le vie del paese viene bruciato e l’incendio è purificatorio, rinnovatore e conclusivo al rito propiziatorio della fertilità e fecondità della primavera.
Il costume femminile consta di tre gonne in tessuto di cotone bianco: la prima arriva alle caviglie, la seconda tra le caviglie e le ginocchia e la terza fino alle ginocchia. La  è larga, bianca, con le maniche a sbuffo e polsini alti ornati da merletti. In vita vengono sistemati nastri colorati, tenuti da un’alta cintura colorata. I cappelli, realizzati artigianalmente, sono elaborati. Quelli delle donne sono più alti rispetto a quelli degli uomini. Sono realizzati da una struttura a cilindro ricoperta internamente da un telo bianco. Esternamente vi sono attaccati tanti fiori (più di 100) di carta crespa colorata. Il cappello è poi arricchito di pizzi e sonagli fissati alla tesa. Due nastri fissati al cappello permettono l’allacciamento dello stesso sotto il mento. Il costume è completato da calze di cotone bianco e zoccoli (oggi sostituiti da scarpette), da una lunga collana colorata e una campanella che la danzerina agita durante la danza. Il costume maschile è simile a quello femminile. Non vi sono tre gonne ma solamente una che arriva alle ginocchia.

Te žënske ubličïla
Tö pärvë ubličïlu kažë to mlado, ka na nï šćë se pöračila anu na jïšćë junaka. Ta mlada nasë dan čärni ćamažot, no bilo srakico, pas anu pet sta kolörjasta. Ta-na glavi na ma te čärni focolët ziz rožïci. Ubličïlu ka pražantawa to poröčano žano ma zalëno kotulo aliböj kolör juravïne teköj pa suknjica anu focolët. Ubličïlu wuduvïce ma čärno kotulo teköj pa süknjico anu focolët.
Te möške ubličïla
Za muže mamo ubličïla ka pražantawata taga mladaga anu taga bogataga. Za to pärvë ubličïlu mamo čärne kratke bragese, bile hlače, dan kolörjasti pet, bilo srakico anu ta-na glavi bumbeto. Za tö drügë mamo čärne kratke bragese, bile hlače, dan kolörjsti pet, bilo srakico, čärni frak, ta-na glavi dan visöki klubük anu tu-w roki fejfo.
Ta lipa bila maškira
Bodi ći sïnavi teköj hćëri so ubličine ziz bilimi kotuli, ni majo bilo srakico, karjë kolörjastih trakuw anu ta-na glavi dan visöki klubük. Klubük ma kolörjaste rožice norëd ziz ćarto. Muž ma klubük bö nizak od žini. Tu-w rokah ni majo zwončïće.

22 apr 2014

RESIA/REZIJA:TA ROŽINA DOLYNA



Il comune di Resia si estende su una superficie di 120 Kmq.Il cuore di questo territorio è costituito dalla vallata percorsa dall'omonimo torrente (anticamente chiamato Bila che significa acqua chiara ) che si snoda per una lunghezza di 22 Km,dalla sorgente che sgorga in località Jama ( grotta ) fino alla confluenza nel fiume Fella a Resiutta.
Il comune comprende anche il territorio della contermine vallata di Uccea,nonchè i territori d'alta quota ,siti a Nord Est e prospicienti su Sella Nevea.
La catena del Musi la separa a Sud dalla Valle del Torre,il Monte Canin ed il monte Guarda a Est dalla slovena Valle dell'Isonzo (Šoča ),mentre a Nord l'altipiano di Sagata-Pusti gost la chiude dalla Val Raccolana e dalla Val Fella.Lo sbocco viario è a Ovest sulla Statale Pontebbana.Per rendere l'immagine essa è come una coppa oblunga la cui parte più ampia si trova a Est e la parte più angusta a Ovest.
Data la sua conformazione sono quasi del tutto assenti i venti che generalmente sferzano le vallate del Fella e del Tagliamento.Il clima freddo secco d'inverno,mite e relativamenteumido d'estate favorisce la crescita di molte qualità di fiori,da cui il nome antico dato alla Velle:TA ROŽINA DOLYNA- La Valle dei Fiori.

fonte:Resia il linguaggio della terra e del pane/Rezija jezik zemlje jezik kruha  ZTT 1981
a cura di Renato Quaglia


21 apr 2014

RASSEGNA CORALE" PRIMORSKA POJE"


27 aprile -nella chiesa di S. Floriano a Villanova-Zavarh alle ore 15.30 ci sarà l'annuale rassegna corale "PRIMORSKA POJE"
La Zveza Slovenskih kulturnih društev In collaborazione con il Centro di Ricerca Culturale di Lusevera / Centro za kulturne raziskave Bardo organizza la Tradizionale rassegna corale del cartellone Primorska Poje. I CORI PARTECIPANTI Sono:
MePZ DU - Coro misto Postojna
MePZ - Coro Tre Valli / Tri dolina Šentlenart
ŽePZ KD - Coro femminile Spodnja Idrija
MePZ - Coro misto Kosana
MePZ - Coro misto Canto Ergo Sum Breg
MePZ - Coro misto Planinska Roža Kobarid
MePZ - Coro misto Rdeča zvezda Salež

Friuli Venezia Giulia, si rinnovano le visite guidate (GuidaViaggi.it)

CUKAVICA-IL CUCULO

U Terski dolini je paršla iz Afrike kukavica,učeraj smo jo čuli pieti tou Zavarhu:ku...kù...ku..kù...
In Val Torre dall'Africa è arrivato il cuculo,ieri a Villanova delle Grotte lo abbiamo sentito cantare:cu...cù...cu...cù...

immagini da google

19 apr 2014

I pirhi della Slovenia

immagine dal web
uova colorate con bucce di cipolla


La multiforme e variopinta tradizione delle uova pasquali in Slovenia
Pirhi, pisanice, pisanke, remenke… tanti nomi per indicare un’usanza molto amata in Slovenia: quella delle uova di Pasqua colorate. Secondo alcuni etnologi, le uova di Pasqua che si preparano tradizionalmente in Slovenia si distinguono in tutta Europa per varietà e bellezza. Andiamo quindi a vederle, nelle loro varianti regionali, dalla Bela Krajina al Prekmurje fino alla “nostra” Benečija.
http://www.slovely.eu/2014/04/19/non-ce-pasqua-pirhi-uova-colorate-slovene/

BUONA PASQUA/VESELA VELIKA NUOČ


cartolina  del famoso pittore sloveno
Maksim Gaspari

18 apr 2014

Černo prejemnik nagrade Vstajenje/A Cerno il premio Vstajenje

Lo scorso 15 aprile si è riunita, nella sede della Slovenska prosveta in via Donizzetti, a Trieste, la commissione per il premio letterario “Vstajenje”, composta da prof. Lojzka Bratuž, prof. Robert Petaros, prof. Zora Tavčar, prof. Diomira Fabjan Bajc, prof. Neva Zaghet, prof. Magda Jevnikar e dal redattore Marij Maver. Della produzione letteraria originale dello scorso anno, la Commissione ha visionato 19 opere di autori sloveni d’oltre confine e residenti all’estero e ha deciso di assegnare il premio “Vstajenje” a Viljem Černo per la raccolta di poesie “Ko pouno noći je sarcé – Ko polno je noči srce”, che è stata pubblicata lo scorso anno dall’editrice “Goriška Mohorjeva” e dal circolo culturale “Ivan Trinko”. Le poesie di Černo sono incentrate sul territorio montano delle Valli del Torre e del Cornappo, nella Slavia friulana, al quale il poeta si rivolge con un approccio moderno e denso di sofferenza. Il tema centrale dell’opera di Černo, come afferma Jakob Muller, è la terra, oggetto di duro lavoro da parte della popolazione e loro ultima dimora. La terra ha un’anima ed è rivestita dalla bellezza dei prati, dei fiori e degli alberi. Anche il poeta Černo si sente parte integrante di questa natura, che adora come hanno fatto tutti i suoi fratelli già approdati all’aldilà. La terra ci ricorda il tempo in cui eravamo tutti sloveni, scolpiti nel cuore di Dio. Ed è amaro constatare che siamo soli, nell’ultima dimora. Gli altri argomenti importanti affrontati da Černo sono la comunità, la religiosità e la lingua. La lingua racchiude l’identità della comunità, le parole sono espressione di fedeltà alla storia e alla comunità. Con le parole battezziamo la terra e la facciamo nostra. Il poeta rileva con amarezza come la lingua sia stata soffocata, tanto da renderci giorno privato del bagliore della luce e fiore nero della morte. Secondo il poeta solo la rinascita spirituale ci salverà. 

 Dne 15. aprila 2014 se je sestala na sedežu Slovenske prosvete v Donizettijevi ulici 3 v Trstu komisija literarne nagrade »Vstajenje« v sestavi prof. Lojzka Bratuž, prof. Robert Petaros, prof. Zora Tavčar, prof. Diomira Fabjan Bajc, prof. Neva Zaghet, prof. Magda Jevnikar in urednik Marij Maver.  Iz lanske izvirne knjižne bere je komisija pregledala 19 del

17 apr 2014

VELIKA NUOČ/ PASQUA di una volta


 Il giorno di Pasqua era una grande festa e quindi si mangiava meglio degli altri giorni.La mattina c'era la benedizione delle focacce pasquali,poi c'era la Messa cantata.La giornata veniva passata in famiglia e gli uomini non andavano in osteria a giocare a carte.
Il lunedì di Pasqua (Velik Pondijak )era usanza andare a mangiare le uova sul prato.Ogni anno la proprietaria del terreno veniva a gridare perchè l'erba veniva calpestata.
(na poviedala nona Maria-racconto di nonna Maria)




16 apr 2014

Architettura rurale della Terska dolina -kmečka arhitektura

Zavarh-Villanova delle grotte
borgo Funtic
borgo dolina





borgo Dolina
borgo Funtic
L'architettura rurale della Val Torre,Resia e Cornappo si distingue da quella alpina della Val Canale dove viene usato prevalentemente il legno.Qui troviamo una casa di tipo mediterraneo con muratura in pietra,tetti con ridotte pendenze coperti con coppi e ballatoi esterni in legno.
Il terremoto del 1976 e la ricostruzione hanno distrutto e trasformato gran parte del patrimonio edilizio originario.
fonte da Mi Smo Tu
borgo dolina

15 apr 2014

L'orso bruno in FVG

orso catturato nel comune di 
Bardo/Lusevera
foto da Google


SITUAZIONE DELL'ORSO BRUNO IN FRIULI VENEZIA GIULIA

È particolarmente importante ricordare che gli orsi attualmente presenti nella nostra regione sono il risultato di un processo di ricolonizzazione che ha permesso l’insediamento ed il passaggio di alcu-ni individui in Friuli Venezia Giulia ed in Veneto, le regioni italiane più vicine alla popolazione sorgente slovena. Confrontando le stime dell’andamento della popolazione di orsi slovena e l’andamento di segni di presenza osservati in Friuli, si riscontrano delle analogie, con un incremento delle segnalazioni in risposta all’incremento stimato della popolazione slovena avvenuto a fine anni 90; questo è ecologicamente coerente con una graduale espansione di alcuni animali causato da fenomeni di diffusione “presaturativa” (ovvero gli animali, soprattutto maschi sub - adulti abbandonano la popolazione che sta raggiungendo livelli numerici molto elevati, massimi); gli individui presenti in aree trans-regionali (Veneto-Friuli) rappresentano la parte più periferica ed occidentale della popolazione slovena, che conta una presenza media minima nell'intero territorio del Friuli Venezia Giulia stimabile in circa ai 15-20 individui rispetto ai 600-700 stimati per l'intero territorio Sloveno. In questo contesto ecologico Friuli e Veneto sembrerebbero confermarsi come aree ecologicamente importanti, in senso stagionale e di passaggio, a causa di animali, che in quanto periferici, possiedono grandi spazi famigliari; queste aree potrebbero assumere un valore ecologico maggiore in una situazione di minore marginalità popolazionale. In base ai monitoraggi su neve effettuati dal Dipartimento di scienze animali e dal Corpo forestale regionale, e in base ai risultati delle analisi genetiche dei campioni di pelo raccolti, si può stimare la presenza di 4-7 individui nelle Valli del Natisone e del Torre e nelle Prealpi Giulie, di 4-7 individui nella Alpi Giulie ed Alpi Carniche Orientali, di 2-3 individui nelle Alpi Carniche Occidentali e Prealpi Carniche, e di singole apparizioni nel Carso triestino. Il numero è variabile e tiene conto anche della presenza di alcuni individui solo per alcuni mesi nell’anno. In particole le aree a maggiore presenza sono l’alta Valle del Natisone, Il Parco delle Prealpi Giulie, le zone del Jof di Montasio e dello Jof Fuart, Predil e Fusine, e le zone delle Alpi Carniche comprese tra Cason di Lanza e Coccau, oltre che la zona compresa tra Sauris e Forni di Sopra. Da alcuni anni non si hanno più segnalazioni nella zona del Cansiglio mentre si hanno segnalazioni episodiche nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane .


LA BIOLOGIA DELL’ORSO BRUNO


HABITAT
L’orso si è sempre adattato a vivere in una grande varietà di ambienti, dalla macchia mediterranea alle foreste di conifere boreali, non possiamo quindi ritenerlo strettamente legato ad un ambiente alpino, anche se oggi, in Europa, vive soprattutto in zone montane, trovando in queste aree le con-dizioni idonee per sopravvivere. L’orso bruno vive nelle foreste e nei boschi ricchi di bacche e frut-ta in genere e frequenta habitat più aperti nella stagione estiva e più chiusi (boschi di faggio, pinete, castagnete) nella stagione fredda.
Dall’analisi dei segni di presenza rilevati in Friuli Venezia Giulia l’orso appare prediligere aree bo-scate con estese superfici di latifoglie, in particolare di faggio, mentre sembra evitare le aree con maggior presenza di strade.
Per l’orso bruno i fattori limitanti la diffusione sono da correlarsi essenzialmente alla disponibilità di risorse trofiche vegetali e di una quota di proteine animali composta essenzialmente da carcasse, micro - mammiferi ed insetti.
Durante l’inverno l’orso si rifugia in una tana sfruttando cavità naturali rocciose asciutte e caratte-rizzate da entrate strette (diametro circa 50-80 cm.) e camera interna comoda, esposta a sud e sud-est (al fine di ridurre la dispersione termica). Nel nord Europa l’orso trova rifugio anche in cavità del terreno e buche sotto le radici degli alberi caduti. La femmina riveste la tana, in cui partorirà, con muschio, frasche, erba e ramoscelli, mentre il maschio non si cura dell’accoglienza del rifugio.

LETARGO
Anche se non sempre si può parlare di un vero e proprio periodo di letargo, gli orsi per 3- 5 mesi, a seconda delle condizioni ambientali, (copertura nevosa, disponibilità trofica…) riducono a zero o quasi le normali attività fisiologiche (assunzione di cibo e acqua, minzione e defecazione), la loro sopravvivenza è garantita dal grasso accumulato precedentemente. Alcuni parametri fisiologici quali le frequenze cardiaca e respiratoria e la temperatura corporea registrano una notevole riduzione rispetto ai valori standard. In condizioni climatiche miti o in caso di disturbo gli orsi possono lasciare temporaneamente il loro rifugio invernale.
Il periodo in cui gli animali iniziano il letargo da noi corrisponde pressappoco all’inizio di dicembre. Essi cadono in un sonno definibile letargo più o meno lungo secondo la latitudine, la temperatura e la disponibilità trofica. Se il clima è mite il letargo dura poche settimane o addirittura può mancare; nelle giornate calde ed assolate di metà inverno l'orso può uscire per bere ed alimentarsi, poi torna a dormire fino all'arrivo della bella stagione.
Durante il sonno invernale l'orso non mangia, non beve, non urina né defeca. Si può dire che il suo metabolismo basale è tarato al minimo cosicché si verifica un risparmio energetico in termini di calorie del 50 - 70%. La frequenza cardiaca si riduce, la temperatura corporea si abbassa sino a 31 °C (poco, se raffrontato ad altri ibernanti). In questo periodo l'energia per il mantenimento viene ottenuta bruciando perlopiù grasso accumulato nel periodo di iperfagia pre-letargo e dal riciclo di par-te dei cataboliti azotati.
La femmina partorisce in questo periodo e allatta i piccoli con un latte ricco di lipidi. Il consumo energetico è perciò molto elevato anche se gli orsacchiotti sono assai piccoli rispetto alla dimensione della madre (200-350 g ogni neonato).
Al risveglio gli orsi mangiano del muschio per purgarsi dal muco giallo verdastro che si è accumulato nell'intestino. Successivamente iniziano ad alimentarsi con carogne e succulenti foraggi primaverili ricchi di proteine (ombrellifere, ecc.) per reintegrare le riserve perse nella stagione fredda.

ALIMENTAZIONE
Dell’ordine Carnivora l’orso bruno è un animale che ha un ampio spettro alimentare la cui componente principale è di natura vegetale.
La dieta dell’orso, quanto a composizione e qualità degli alimenti, presenta sorprendenti variabilità stagionali. La stagione primaverile è spesso caratterizzata da una grandissima assunzione di foraggio fresco, che può essere costituito da numerosissime specie. Una spiccata mirmecofagia (cioè consumo di formiche) è presente nei mesi estivi, mentre alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno si osserva un comportamento più tipicamente frugivoro. I vertebrati costituiscono normalmente meno del 10% della sua alimentazione complessiva. Dal punto di vista anatomico e fisiologico l’apparato digerente dell’orso bruno è quello di un carnivoro tipico anche se lo studio della dentatura rivela un adattamento al regime onnivoro.
L’orso mangia tutto ciò che è commestibile! È un animale onnivoro: si nutre sia di alimenti di origine animale che vegetale. La quota di alimenti di origine animale (se si escludono gli insetti, molto appetiti) è minima (circa 10 % della dieta) ed è ricavata dalle carogne, da qualche preda selvatica (roditori, tasso, ungulati feriti o malati, ecc...), da animali domestici (soprattutto in primavera e perlopiù in seguito ad inverni difficili). La quota prevalente è certamente quella vegetale: in primavera è prevalentemente composta da foraggio giovane (erbe tenere ed aromatiche e cereali giovani), tuberi e bulbi, in estate da bacche, frutta in genere e funghi ed in autunno diventa fondamentale la quota di frutta secca (faggiole, castagne, ecc.)
Non disdegna i rifiuti e visita, dove istituiti (Slovenia), depositi artificiali di carne. Questi ultimi sono detti carnai e hanno lo scopo di integrare i fabbisogni proteici della specie. Si ricorda, a tale proposito, che la quota proteica della dieta influisce in modo determinante sulla taglia degli animali adulti e sul tasso riproduttivo. 

RIPRODUZIONE
L’accoppiamento avviene di norma tra maggio e giugno, a partire, nel caso delle femmine, dal 3°-5° anno di vita. Lo sviluppo dell’embrione presenta una diapausa (interruzione dello sviluppo) che termina nella seconda metà di novembre; la gravidanza effettiva dura dalle sei alle otto settimane, terminando tra gennaio e febbraio con la nascita di 1-4 piccoli. I cuccioli nascono inetti, di 300-400 g di peso, in pieno letargo; rimarranno con la madre per 2-4 anni. In condizioni ottimali, un’orsa può partorire ogni due anni.

IL COMPORTAMENTO TERRITORIALE
Non esistendo legami sociali stabili tra gli individui, l’orso è una specie che conduce una vita solita-ria fatta eccezione per il periodo degli amori e per il periodo di cure parentali tra madre e prole. Non mostra comportamenti territoriali e vive entro home range che possono variare molto a seconda dell’area considerata. In Abruzzo ad esempio si registrano home range di 40-60 km² per le femmine e 80-100 km² per i maschi, mentre in Croazia l’estensione di tali zone è di circa 60 km² per le femmine e 130 km² per i maschi.http://www.uniud.it/ricerca/strutture/dipartimenti_scientifica/dian/wildlife/index_html/cattura_bepi/orso_fvg/
 

14 apr 2014

La galobica (colombina) delle Valli del Natisone

Una delle tradizioni pasquali più belle delle valli del Natisone è la preparazione della «galobica», ovvero della colombina. Cecilia Banchig, nata ad Antro e di casa a Cicigolis ha raccontato al Dom: «Quando ero piccola naturalmente non avevamo le uova di cioccolato. La mamma, però, ci faceva le colombine. Anche le uova di gallina erano preziose, per cui quando mancavano, si mettevano le noci. E per noi la ‘sorpresa’ consisteva proprio in questo: avremmo trovato un uovo o la noce? Chi trovava l’uovo era il più contento». Il Sabato santo si portava la colombina a benedire insieme alla focaccia, alla gubana, al pane, al salame, alle uova sode, al sale e alla crusca per gli animali.

Ricetta della «galobica».
Pasta
Ingredienti: 6 uova, 200 g di zucchero 50 g di burro, poco meno di 50 g. di lievito di birra, 1 bicchiere di latte, farina, vaniglia, un po’di grappa, scorza di limone. Mischiamo insieme il rosso dell’uovo con lo zucchero, il burro sciolto, le chiare montate a neve e la scorza grattugiata del limone. Aggiungiamo il lievito sciolto nel latte tiepido, la vaniglia e un po’ di grappa. Alla fine aggiungiamo la farina, in modo che la pasta diventi elastica. Copriamo con un panno e facciamo lievitare per un’ora e mezzo/due.
1. Quando la pasta è pronta, ne tagliamo un pezzettino e lo stendiamo con il matterello.
2. Al centro della pasta tirata mettiamo un uovo di dimensioni non troppo grande e copriamo in modo che i due estremi combacino.
3. Con un pezzettino di pasta facciamo una pallina che sarà la testa della colombina. La appoggiamo in corrispondenza dell’uovo coperto. Con le dita diamo forma al becco.
4. Facciamo con la pasta una cordicella di pasta.
5. Mettiamo la cordicella intorno alla testa della nostra colombina, come se fosse una sciarpetta.
6. Per fare gli occhi mettiamo due grani di pepe.
7. Con le forbici diamo la forma alla coda e tagliamo la pasta intorno, intorno per dare la forma alle piume.
8. Nel beccuccio mettiamo uno stuzzicadenti, in modo che si formi il forellino in cui, a cottura ultimata, metteremo il ramo d’ulivo.
9. Mettiamo la colombina nel forno già caldo e facciamo cuocere per circa mezzora a 180°.

LA BUTARICA slovena:tradizione pasquale

butarica colorata

butarica verde
In Slovenia, al posto del ramo di ulivo, è usanza portare a benedire in chiesa nel giorno  della Domenica delle Palme la butarica.
Consiste in un fascio di trucioli di legno colorati o di rami verdi a seconda del materiale a disposizione. Questa usanza risale al 9 ° secolo, l'utilizzo è conosciuto in Europa centrale, Germania, Austria e Repubblica Ceca e in tutta la Slovenia.

11 apr 2014

La gubana il tipico dolce delle Valli del Natisone/Nediške doline

La signora  Romilda Filipig di Topolò ci racconta  e ci mostra come si fa la gubana.
La ricetta è stata  tradotta ed adattata nelle dosi .
La parola gubana  deriva dallo sloveno "gubati" cioè arrotolare,infatti questo dolce ha la forma di chiocciola.
E' un dolce che si faceva per Natale,Pasqua, matrimoni e per la fine della fienagione.


Ingredienti

Impasto per 2 gubane

Mezzo chilo di farina ,3/4 uova,sale,la buccia di un limone grattugiato,2 cubetti di lievito,due cucchiai tra burro sciolto ed olio,zucchero,una fiala di vanillina.

Ripieno:
250 g di noci macinate,100 g di amaretti sbriciolati,un cucchiaio di zucchero,un panino raffermo, un po' di burro,30 g di pinoli,100 g di uvetta ammollata nel marsala, mezzo bicchiere di grappa,qualche cucchiaio di cacao.

Preparazione
La pasta deve lievitare due volte.
Mettere  la farina sul tavolo ed aggiungere il lievito precedentemente sciolto in un po'di latte tiepido, zucchero e una presa di sale. La pasta deve essere piuttosto molle ,altrimenti stenta ad alzarsi.
Lavorare  bene il composto.
Coprire con un panno caldo e lasciar lievitare.(deve raddoppiare)
Nel frattempo rosolare nel burro i pinoli,poi il panino raffermo sminuzzato,sbriciolare gli amaretti che ci serviranno per il ripieno.

Quando è ben lievitato si prepara per la seconda lievitazione.
Scaldare il latte e metterci dentro il lievito sciolto nel latte e un po' alla volta  il burro sciolto e le uova precedentemente sbattute.L'impasto deve essere morbido,se necessario aggiungere un po' di farina.La pasta deve essere lavorata per un quarto d'ora.
Si copre con un panno e si aspetta che lieviti nuovamente ( minimo un'ora  )
Mettere in una terrina tutti i componenti del ripieno.
Quando è ben lievitato spianare col mattarello una sfoglia di 1 cm e mezzo,mettere sopra il ripieno con qualche fiocchetto di burro.Fare un rotolo ,pressare livemente  per chiuderlo ed arrotolarlo a chiocciola.
Prendere una teglia imburrata,spennellare la gubana con la chiara d'uovo sbattuta e mettere nel forno preriscaldato.
Cuocere a  per circa un'ora e un quarto a 170°.

La gubana è pronta,buon appetito !!!





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