31 ago 2015
Lingua o dialetto?
"Una lingua è un dialetto con un esercito ed una marina " usualmente attribuito al linguista lituano Max Weinreich. L'aforisma espone in maniera succinta il fatto che la distinzione fra lingua e dialetto è di natura politica, più che linguistica.
Che differenza c'è tra una lingua e un dialetto?
Nemmeno gli studiosi trovano una risposta unica e condivisa sulle differenze tra una lingua e un dialetto. A ogni modo, si può dire che il dialetto potrebbe essere definito come una lingua utilizzata da un gruppo ristretto di persone, in un luogo specifico e che non ha usi ufficiali: si dice che una lingua ha usi ufficiali se è utilizzata nella scuola e nell'amministrazione, per esempio negli uffici pubblici e nei tribunali. In linguistica, il termine dialetto indica, a seconda dell'uso, una varietà di una lingua o una lingua in contrapposizione ad un'altra. Tuttavia, la componente principale per la definizione di dialetto resta quella di "varietà di una lingua".Tra lingua e dialetto non vi sono differenze di tipo linguistico, ma una lingua è riconosciuta da tutti i parlanti di un dato paese e ha un carattere di ufficialità, che invece viene negato al dialetto, circoscritto ad una certa area geografica.Una lingua è definita come il sistema linguistico usato da una comunità di persone (nazione) come segno di identità etnica e come strumento dell’amministrazione, della scuola, degli usi ufficiali e scritti. Le lingue ufficiali assumono una ricchezza lessicale e rigorosità grammaticale che invece i dialetti gradatamente perdono e si presenta più o meno uniforme su un’area geografica molto vasta. Dal punto di vista sociale la lingua gode di un prestigio sociale e di una dignità culturale superiore a quello dei dialetti, viene usata infatti in situazioni più formali.
Il dialetto è un sistema linguistico indipendente dalla lingua nazionale, con aspetti strutturali e storici diversi, come i dialetti italiani e spagnoli; oppure può essere una varietà parlata della lingua nazionale, una variante dello stesso sistema linguistico, come ad esempio i dialetti americani. Una delle principali caratteristiche dei dialetti è l’estrema varietà locale. Dunque sono meno ufficiali, la grammatica è meno rigorosa e vengono utilizzati in situazioni informali.
http://www.treccani.it/enciclopedia/comunita-slovena_%28Enciclopedia-dell%27Italiano%29/L'ultima" invenzione "di alcuni gruppi della Benecia è che il Nediško,il po našin e il resiano siano delle lingue e non dialetti.Costoro negano l'appartenenza allo sloveno di tali parlate,allora sarebbero per logica delle lingue a sè.Che assurdità ,queste come dice il dom sono manipolazioni politiche.http://www.dom.it/il-nedisko-e-manipolazione-politica_nadisko-je-politicna-manipulacija/
Nuovo progetto per la sicurezza stradale a Lusevera
Bardo-Lusevera
In questi giorni la giunta comunale di Lusevera ha approvato un nuovo progetto per la sicurezza di pedoni e ciclisti lungo la strada comunale di Lusevera in corrispondenza del centro Stolberg,
L'opera verrà eseguita in più tranche,si prevede di completare prima dell'inverno .Sarà finanziata con fondi comunali.Il vicesindaco Pier Paolo Zanussi ha dichiarato che
"la commissione ha concluso che le sezioni stradali dove ci sono maggiori criticità si trovano lungo la sr 646, gestita da FVG strade, che interseca diverse strade comunali, punti sensibili come centri abitati, uffici comunali o servizi di interesse pubblico come farmacia, scuola comunale, ambulatorio medico, area operativa della Protezione civile, le stazioni del trasporto pubblico, le aree destinate alla comunità, l’ingresso nel centro abitato di Vedronza arrivando da Tarcento». «La mia proposta - prosegue Zanussi - che la giunta ha accolto in piena unità, prevede in prima battuta di realizzare, nelle sezioni stradali più pericolose, nuove strisce pedonali e la segnaletica verticale inerente, nonchè la segnaletica luminosa per le ore notturne».E' prevista l'apposizione di un dissuasore di velocità a led a Vedronza,per chi arriva da Tarcento,per segnalare l'ingresso in paese.
fonte dal Messaggero Veneto del 31/08/2015
In questi giorni la giunta comunale di Lusevera ha approvato un nuovo progetto per la sicurezza di pedoni e ciclisti lungo la strada comunale di Lusevera in corrispondenza del centro Stolberg,
L'opera verrà eseguita in più tranche,si prevede di completare prima dell'inverno .Sarà finanziata con fondi comunali.Il vicesindaco Pier Paolo Zanussi ha dichiarato che
"la commissione ha concluso che le sezioni stradali dove ci sono maggiori criticità si trovano lungo la sr 646, gestita da FVG strade, che interseca diverse strade comunali, punti sensibili come centri abitati, uffici comunali o servizi di interesse pubblico come farmacia, scuola comunale, ambulatorio medico, area operativa della Protezione civile, le stazioni del trasporto pubblico, le aree destinate alla comunità, l’ingresso nel centro abitato di Vedronza arrivando da Tarcento». «La mia proposta - prosegue Zanussi - che la giunta ha accolto in piena unità, prevede in prima battuta di realizzare, nelle sezioni stradali più pericolose, nuove strisce pedonali e la segnaletica verticale inerente, nonchè la segnaletica luminosa per le ore notturne».E' prevista l'apposizione di un dissuasore di velocità a led a Vedronza,per chi arriva da Tarcento,per segnalare l'ingresso in paese.
Impennata incidenti stradali
A luglio impennata delle vittime per incidenti stradali causati da mancanza di cinture e "distrazioni fatali" alla guida. Lo rivelano i dati della #PoliziaStradale, presentati e analizzati in uno speciale pubblicato sull'ultimo numero di #Poliziamoderna, la rivista ufficiale della Polizia di Stato.
In particolare gli esperti della Stradale imputano questo fenomeno ad un generalizzato calo dell'attenzione causato dalla tecnologia e dal mancato utilizzo delle cinture di sicurezza.
Tra i comportamenti più pericolosi, l'uso del cellulare per telefonare o messaggiare, e, sempre più spesso, la brutta abitudine dei selfie scattati mentre si è alla guida.
Un'inversione di tendenza rispetto al trend virtuoso che aveva caratterizzato il decennio 2001-2013, con una costante diminuzione degli incidenti mortali.
Dopo l'inversione di tendenza registrata lo scorso anno, i primi 6 mesi del 2015 hanno confermato il trend: gli incidenti mortali sono passati da 879 nel 2014 a 897 nell'anno in corso. Anche il numero delle vittime è aumentato di 18 unità, passando da 954 dei primi 7 mesi del 2014 a 972 dello stesso periodo del 2015.
Leggi l'articolo: http:// www.poliziadistato.it/ articolo/view/39717/
In particolare gli esperti della Stradale imputano questo fenomeno ad un generalizzato calo dell'attenzione causato dalla tecnologia e dal mancato utilizzo delle cinture di sicurezza.
Tra i comportamenti più pericolosi, l'uso del cellulare per telefonare o messaggiare, e, sempre più spesso, la brutta abitudine dei selfie scattati mentre si è alla guida.
Un'inversione di tendenza rispetto al trend virtuoso che aveva caratterizzato il decennio 2001-2013, con una costante diminuzione degli incidenti mortali.
Dopo l'inversione di tendenza registrata lo scorso anno, i primi 6 mesi del 2015 hanno confermato il trend: gli incidenti mortali sono passati da 879 nel 2014 a 897 nell'anno in corso. Anche il numero delle vittime è aumentato di 18 unità, passando da 954 dei primi 7 mesi del 2014 a 972 dello stesso periodo del 2015.
Leggi l'articolo: http://
SLAVIA: L'espansione slava dal Baltico all'Italia
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Distribuzione popoli slavi per lingua da https://it.wikipedia.org/wiki/Slavi#/media/File:Lingue_slave_carta.png |
di Matteo Zola
Le migrazioni dei popoli slavi
Dal VII al XI secolo l’Europa assiste all’ultima grande migrazione, quella degli slavi. Barbari pagani diversi dalle gentes che li hanno preceduti per lingua, religione e struttura sociale ma egualmente rivestiti di quell’ideale negativo di nemici della civiltà che già ebbero i loro predecessori. Il mondo antico guardò agli slavi con diffidenza, specialmente Bisanzio: ancora non sapevano quanto i loro destini si sarebbero incrociati in futuro.
L’etnogenesi degli slavi fu un processo molto lento e tuttora oscuro: arrivati dalle steppe dell’Asia essi devono avere completato il loro percorso di costruzione etnica nello spazio che va tra il Dnepr e in Dniestr, nel bacino del Prjpiat (SI LEGGA: “Un unico popolo, una sola lingua. Alle origini degli slavi“). Da questa “culla originaria” gli slavi mossero versto ovest dall’iniziò nel V° secolo provocando continui processi di aggregazione e disgregazione di gruppi che andavano via via diversificandosi tra loro anche linguisticamente, dove in luogo di un protoslavo comune hanno preso piede le parlate locali (a tutt’oggi restano circa duemila parole comuni nelle lingue slave, ed è cosa che un viaggiatore può facilmente sperimentare visitando l’Europa dalla Macedonia alla Russia).
Gli slavi e gli avari
A spingere gli slavi sempre più addentro al continente europeo fu la pressione di altri gruppi, in particolare unni e avari. Dopo aver sterminato i discendenti delle tribù unne, gli avari – una popolazione turcica proveniente dalle steppe – incorporarono e assimilarono i superstiti (Grousset, L’empire de steppes) e, attraverso progressive espansioni, raggiunsero il basso corso del Danubio dove già stanziavano popolazioni slave e longobarde. Lo storico Menandro restituisce una cronaca dettagliata di quegli anni in cui, sfruttando la potenza avara, i bizantini cercarono di liberarsi delle popolazioni slave consentendo al re avaro Baina di transitare “con sessantamila cavalieri armati di corazza” nel territorio dell’Impero. Le popolazioni protoslave degli Anti e degli Sclaveni vennero trucidate e i primi addirittura scomparvero dalla storia. Correva l’anno 602 d.C. La dominazione avara fu tale da essere ricordata secoli dopo, con compassione e terrore, dal monaco kieviano Nestore, nel suo Racconto dei tempi passati. Fredegario, storico alla corte dei Merovingi, all’inizio del VII secolo narra di come gli slavi fossero usati dagli avari come “carne da macello”, prime linee durante le battaglie. Le tribù slave ancora libere si saldarono allora in un’unione che, in Slovacchia, Moravia e Boemia, diede vita a un proto-Stato slavo in grado di fermare gli avari, che premevano a sud, e i germani che spingevano da nord. Era quello il regno della Grande Moravia, di cui parleremo in futuro.
Espansionismo slavo
Liberatisi del giogo avaro, ma non dalla cultura dei dominatori, l’espansione delle genti slave raggiunse vertici mai più visti nei secoli a venire: dall’Asia minore all’Africa settentrionale, da Creta fino all’Elba. Ne nacquero, nel giro di due secoli, regni stabili nei Balcani, lungo la Vistola, sul Baltico e oltre il Dnepr. La differenziazione tra i gruppi fu lenta e inesorabile, favorita dalle cesure operate da successive espansioni gotiche o germaniche che isolarono per certi periodi legentes slave. Dove non si formarono regni autonomi, gli slavi vennero assimilati (in Grecia), deportati (dalla Macedonia), combattuti e vinti (in Tracia), federati all’Impero bizantino (in Asia minore), colonizzati (in Germania orientale). Nella Spagna arabo-berbera della dinastia Omayyade gli slavi furono dapprima utilizzati come mercenari, poi come schiavi, e infine (coloro che seppero affrancarsi dalla servitù) come dignitari dei califfi. A questo milieuculturale si devono i primi testi slavofili, come quello a firma di un imprecisato Habib dal titolo: Contro coloro che negano l’eccellenza degli slavi. Il testo, scritto probabilmente da un intellettuale di origine slava, era redatto in arabo.
E in Italia? A Palermo, fino al 1090, quando ebbe termine la dominazione araba sull’isola, esisteva una “via slava”, a render conto della presenza di quella comunità in città. Già nel VII secolo si assistette a migrazioni dalla Dalmazia, sovente associate ad atti pirateschi, e di proto-bulgari nelle Marche. Risale al 926 un documento che attesta con l’appellativo di župan (vale a dire “signore”, in serbo) il reggente della città di Vieste. La presenza slava nella penisola è quindi millenaria, con buona pace di chi oggi parla di “stranieri” inaccettabili.
Lo “spazio slavo”come spazio psicologico
Questa espansione verso il cuore dell’Europa segnerà i confini psicologici dello spazio slavo. Uno spazio che, anche quando le genti slave ne verranno scacciate, resterà come retaggio mitico. Alla “slavia” perduta andranno i canti e i poemi cechi, polacchi, ucraini, durante le varie occupazioni straniere. Durante il romanticismo, nell’Ottocento, alcuni letterati slavi – come il boemo Jan Kollar- vedranno nella “slavia” perduta il seme per una nuova rinascita culturale. E tra le regioni “perdute” la più cara, ed amara, è senz’altro la Germania, di cui parleremo prossimamente.
Slavia: un unico popolo e un'unica lingua, alle origini degli slavi
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da https://it.wikipedia.org/wiki/Slavi Stati in cui è adottata come principale lingua ufficiale una lingua di un popolo slavo. ██ Slavi occidentali ██ Slavi orientali ██ Slavi meridionali |
Inizio la pubblicazione degli interessanti articoli di Matteo Zola sull'origine degli slavi.Grazie Matteo!
Chi è Zola Matteo
Chi è Zola Matteo
Giornalista professionista, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con alcune riviste di politica internazionale. E' stato redattore a Narcomafie, mensile su mafia e crimine organizzato internazionale. E' autore di "Congo, maschere per una guerra", Quintadicopertina editore, Genova, 2015; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) Quintadicopertina editore, Genova, 2015. Ha un master in Giornalismo, e una laurea magistrale in Lettere.
Da dove vengono gli slavi? Quale fu il loro spazio originario? Sono interrogativi senza risposta. Sappiamo che appartengono al grande ceppo indoeuropeo, e sappiamo che giunsero alle porte d’Europa tra il secondo e il terzo secolo dopo Cristo. Cosa fu di loro prima di allora lo si può a malapena dedurre dai ritrovamenti archeologici che ne mostrano la progressiva “iranizzazione” (non pensate all’odierno Iran, che pure non sarebbe così sbagliato, ma a sarmati, sciti, alani, popolazioni indoeuropee – come gli iraniani di oggi – che occuparono l’area della moderna Persia). Dalle popolazioni iraniche apprenderanno anzitutto la coltivazione della terra e la cremazione dei morti, tratti salienti della cultura slava fino alla conversione al Cristianesimo avvenuta, più o meno, intorno all’anno Mille.
Da dove vengono gli slavi? Quale fu il loro spazio originario? Sono interrogativi senza risposta. Sappiamo che appartengono al grande ceppo indoeuropeo, e sappiamo che giunsero alle porte d’Europa tra il secondo e il terzo secolo dopo Cristo. Cosa fu di loro prima di allora lo si può a malapena dedurre dai ritrovamenti archeologici che ne mostrano la progressiva “iranizzazione” (non pensate all’odierno Iran, che pure non sarebbe così sbagliato, ma a sarmati, sciti, alani, popolazioni indoeuropee – come gli iraniani di oggi – che occuparono l’area della moderna Persia). Dalle popolazioni iraniche apprenderanno anzitutto la coltivazione della terra e la cremazione dei morti, tratti salienti della cultura slava fino alla conversione al Cristianesimo avvenuta, più o meno, intorno all’anno Mille.
Quando arrivano alle porte d’Europa gli slavi hanno una cultura definita, una propria produzione artigianale e una forte connotazione agricola. Non hanno scrittura (non l’avranno fino al nono secolo dopo Cristo) ma parlano la stessa lingua, lo “slavo comune“. Si stanzianonel bacino del Pripjat, tra i fiume Dnestr e Dnepr, o almeno così si crede. A spingerli in quelle terre, a cavallo tra le moderne Ucraina e Bielorussia, è la spinta di altri popoli che premono verso ovest. E’ infatti quella l’età delle grandi migrazioni.
Lo “slavo comune”
La lingua originaria degli slavi è oggi deducibile grazie alla filologia, esistono infatti molte parole comuni nelle moderne lingue slave grazie a cui è stato possibile stabilire quale fosse il “proto-slavo”, detto anche “slavo comune”, da non confondersi con il “paleoslavo”, di cui parleremo in futuro, che è stata la prima lingua letteraria. Lo “slavo comune” andò differenziandosi via via che le tribù slave si allontanavano tra loro, nello spazio e nel tempo, dopo aver lasciato la “culla” originaria nel bacino del Pripjat. Cosa fu a dividerle? La spinta di altre popolazioni provenienti da oriente, come gli unni e gli avari, frantumarono l’unità slava costringendo le tribù a disperdersi. Queste, nella loro diaspora, arriveranno a occupare uno spazio immenso che va dal Baltico al Mar Nero. L’uniformità linguistica ha retto fino al nono secolo, pur deteriorandosi rapidamente dal sesto secolo in poi. Ne sono nate una dozzina di lingue tra loro collegate da molti dialetti. Oggi, da Mosca a Praga a Skopje, la differenza non è così grande come sembra e sono ancora circa millesettecento le parole comuni.
La differenziazione è stata progressiva, tuttavia è stata più marcata dove la continuità tra genti slave è stata spezzata. Ad esempio gli slavi che, dalla “culla” originaria, si diressero verso ovest, si trovarono a un certo punto separati dagli slavi del sud a causa della presenza germanica e magiara. Le lingue slave si dividono oggi in tre gruppi che raccolgono lingue tra loro simili:
– lingue slave occidentali: polacco, ceco, slovacco, sorabo e casciubo
– lingue slave orientali: russo, bielorusso, ucraino
– lingue slave meridionali: sloveno, macedone, serbocroato e bulgaro (sul serbocroato, che tante questioni ha sollevato dopo la fine delle guerre jugoslave, si legga qui)
30 ago 2015
Scossa di terremoto al confine tra Slovenia e Friuli
immagine dal web |
Scossa di terremoto di magnitudo 4.5 ieri alle 20.41 a Bovec (Plezzo) .L'epicentro è stato registrato a 4 km a sud est di Bovec,a 7 km di profondità. Non ha fatto danni ma ha provocato tanta paura.La stessa zona è stata colpita dal sisma nel 1977, 1998 e nel 2004.
E' stata sentita a Udine,Gorizia ,Monfalcone e Trieste. Anche a Lusevera-Bardo la scossa è stata sentita distintamente.La zona di Bovec è zona sismica.
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dal web 12 aprile 1998 Pasqua |
articolo del Messaggero Veneto
DIFESA DEGLI UTENTI DEBOLI DELLA STRADA E SVILUPPO SOSTENIBILE.
Messaggero Veneto 30.8.15
Finalmente il via libera al programma di interventi per la sicurezza degli utenti deboli.
Ritengo che la progettualità a favore di pedoni e ciclisti sia da valorizzare lungo l'Alta Val Torre, ed ha un carattere urgente: soprattutto in prossimità dei luoghi frequentati da bambini, disabili, anziani e presso zone turistiche con la moderazione della velocità del traffico.
Il mio obiettivo si rifà a modelli virtuosi di altri comuni montani ed esperienze nordeuropee.
Finalmente il via libera al programma di interventi per la sicurezza degli utenti deboli.
Ritengo che la progettualità a favore di pedoni e ciclisti sia da valorizzare lungo l'Alta Val Torre, ed ha un carattere urgente: soprattutto in prossimità dei luoghi frequentati da bambini, disabili, anziani e presso zone turistiche con la moderazione della velocità del traffico.
Il mio obiettivo si rifà a modelli virtuosi di altri comuni montani ed esperienze nordeuropee.
I paesi del Nord Europa sono stati tra i primi a valorizzare la mobilità autonoma del bambino e del anziano e a sperimentare soluzioni per proteggere i percorsi casa-scuola, i luoghi più frequentati ed in generale le zone residenziali, dove si svolge la vita di relazione e di vicinato. Credo sia il modello da sviluppare per la nostra Amministrazione. Con la prospettiva futura di creare ambienti urbani sostenibili ad elevata vivibilità
29 ago 2015
Riforma Uti in un vicolo cieco Reforma občin na slepi ulici
Delle tre Unioni territoriali intercomunali (Uti), nelle quali è compresa la comunità slovena in provincia di Udine, solo quella del Torre ha visto lo statuto approvato nella propria conferenza dei sindaci. Nell’Unione del Natisone si è registrato un pareggio, mentre in quella del Fella (Canal del Ferro-Valcanale) la riunione ha visto la presenza di due soli Comuni. In queste due Uti sarà un commissario «ad acta», nominato dalla Regione, a redigere e approvare lo statuto.
Unica fumata bianca, dunque, sulle sponde del Torre. Hanno votato a favore 8 comuni: Attimis, Cassacco, Faedis, Lusevera, Nimis, Povoletto, Taipana e Tarcento; si sono astenuti Reana e Tricesimo, che avevano chiesto di entrare nell’Uti udinese; contrario Magnano in Riviera, che ha firmato il ricorso al Tar contro la riforma.
Il testo approvato stabilisce la denominazione monolingue (italiana) dell’Unione e non contiene alcun riferimento alla comunità slovena. Tra le finalità vi è solo una generica «tutela e valorizzazione delle specifiche identità storiche, culturali, linguistiche – con riferimento alle specifiche forme di tutela – delle tradizioni e degli usi delle popoalzioni residenti». Nel preambolo si dice, poi, che il territorio montano è stato storicamente abitato da slavi, quello pianeggiante da friulani, popolazioni che hanno sempre convissuto pacificamente.
La conferenza dei sindaci dei 17 comuni facenti parte dell’Unione del Natisone, riunitasi a Cividale il 20 agosto, si è risolta con un nulla di fatto. Sette sono stati i voti favorevi alla bozza di statuto: Buttrio, Cividale, Manzano, Remanzacco, San Giovanni al Natisone, Savogna e Stregna. Sette i contrari, tutti Comuni che hanno presentato al Tar ricorso contro la legge regionale di riforma delle autonomie locali: Corno di Rosazzo, Grimacco, Prepotto, Pulfero, San Leonardo, San Pietro al Natisone e Torreano. Astenuti Moimacco e Premariacco. Assente Drenchia, firmataria del ricorso al Tar e sostenitrice di un’unione delle vali del Natisone e del Torre.
La bozza di statuto presentata al voto aveva l’intestazione trilingue «Statuto Unione Territoriale Intercomunale del Natisone – Statût Union Teritoriâl Intercomunâl dal Nadison – Statut Medobčinske Teritorialne Unije Nadiže» (ma poi la denominazione dell’ente era prevista solo in italiano), tra le finalità garantiva la tutela della minoranza slovena e prevedeva l’istituzione di un subambito «Valli del Natisone» per i Comuni di Drenchia, Grimacco, Pulfero, San Leonardo, San Pietro al Natisone e Stregna.
I sindaci di Savogna, Germano Cendou, e di Stregna, Luca Postregna, avevano presentato un testo emendato, steso in collaborazione anche con Drenchia, più rispondente alle norma di tutela delle comunità slovena e friulana – ad esempio la denominazione ufficiale trilingue, l’elenco dei Comuni in forma bilingue, il subambito esteso a tutto il territorio nel quale è riconosciuta la minoranza slovena escluso Cividale (quindi anche Prepotto e Torreano) – inserendo tra le finalità il principio secondo il quale «l’Unione riconosce nella presenza della minoranza slovena e friulana un arricchimento culturale oltreché linguistico; attua, secondo i principi della Costituzione, le leggi dello Stato e della Regione; promuove tutte le forme di tutela necessarie per garantire ai cittadini appartenenti alla minoranza e alle associazioni della minoranza pari dignità sociale e pari condizioni di vita e di lavoro». Ma, tra i pur insufficienti favorevoli allo statuto, sono stati accolti solo gli emendamenti per lo sviluppo della cooperazione transfrotaliera/transnazionale e affinché per lo «Sportello del cittadino» venga usato personale con adeguate competenze linguistiche slovene e friulane.
Unica fumata bianca, dunque, sulle sponde del Torre. Hanno votato a favore 8 comuni: Attimis, Cassacco, Faedis, Lusevera, Nimis, Povoletto, Taipana e Tarcento; si sono astenuti Reana e Tricesimo, che avevano chiesto di entrare nell’Uti udinese; contrario Magnano in Riviera, che ha firmato il ricorso al Tar contro la riforma.
Il testo approvato stabilisce la denominazione monolingue (italiana) dell’Unione e non contiene alcun riferimento alla comunità slovena. Tra le finalità vi è solo una generica «tutela e valorizzazione delle specifiche identità storiche, culturali, linguistiche – con riferimento alle specifiche forme di tutela – delle tradizioni e degli usi delle popoalzioni residenti». Nel preambolo si dice, poi, che il territorio montano è stato storicamente abitato da slavi, quello pianeggiante da friulani, popolazioni che hanno sempre convissuto pacificamente.
La conferenza dei sindaci dei 17 comuni facenti parte dell’Unione del Natisone, riunitasi a Cividale il 20 agosto, si è risolta con un nulla di fatto. Sette sono stati i voti favorevi alla bozza di statuto: Buttrio, Cividale, Manzano, Remanzacco, San Giovanni al Natisone, Savogna e Stregna. Sette i contrari, tutti Comuni che hanno presentato al Tar ricorso contro la legge regionale di riforma delle autonomie locali: Corno di Rosazzo, Grimacco, Prepotto, Pulfero, San Leonardo, San Pietro al Natisone e Torreano. Astenuti Moimacco e Premariacco. Assente Drenchia, firmataria del ricorso al Tar e sostenitrice di un’unione delle vali del Natisone e del Torre.
La bozza di statuto presentata al voto aveva l’intestazione trilingue «Statuto Unione Territoriale Intercomunale del Natisone – Statût Union Teritoriâl Intercomunâl dal Nadison – Statut Medobčinske Teritorialne Unije Nadiže» (ma poi la denominazione dell’ente era prevista solo in italiano), tra le finalità garantiva la tutela della minoranza slovena e prevedeva l’istituzione di un subambito «Valli del Natisone» per i Comuni di Drenchia, Grimacco, Pulfero, San Leonardo, San Pietro al Natisone e Stregna.
I sindaci di Savogna, Germano Cendou, e di Stregna, Luca Postregna, avevano presentato un testo emendato, steso in collaborazione anche con Drenchia, più rispondente alle norma di tutela delle comunità slovena e friulana – ad esempio la denominazione ufficiale trilingue, l’elenco dei Comuni in forma bilingue, il subambito esteso a tutto il territorio nel quale è riconosciuta la minoranza slovena escluso Cividale (quindi anche Prepotto e Torreano) – inserendo tra le finalità il principio secondo il quale «l’Unione riconosce nella presenza della minoranza slovena e friulana un arricchimento culturale oltreché linguistico; attua, secondo i principi della Costituzione, le leggi dello Stato e della Regione; promuove tutte le forme di tutela necessarie per garantire ai cittadini appartenenti alla minoranza e alle associazioni della minoranza pari dignità sociale e pari condizioni di vita e di lavoro». Ma, tra i pur insufficienti favorevoli allo statuto, sono stati accolti solo gli emendamenti per lo sviluppo della cooperazione transfrotaliera/transnazionale e affinché per lo «Sportello del cittadino» venga usato personale con adeguate competenze linguistiche slovene e friulane.
28 ago 2015
Fatti e cifre sulla crisi dei migranti
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foto dal web |
Il Mediterraneo. Quest’anno il numero di migranti che hanno attraversato il Mediterraneo ha già superato i 300mila, tra cui circa 200mila arrivati in Grecia e 110mila in Italia. In tutto il 2014 hanno raggiunto l’Europa sulle stesse rotte circa 219mila persone. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha calcolato che dall’inizio del 2015 già 2.500 migranti sono morti o scomparsi nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Questa cifra non tiene ancora conto degli ultimi naufragi avvenuti al largo della città libica di Zuwara, il cui bilancio non è ancora confermato. In tutto il 2014 i morti e dispersi sono stati circa 3.500.... continua qui
http://www.internazionale.it/notizie/2015/08/28/migranti-scheda-mediterraneo-ungheria
E' un esodo inarrestabile,le Nazioni devono fare qualcosa,non è possibile vedere tanta gente morire.Tutti devono fare qualcosa,ognuno la sua parte.Europa ,continente ricco che spreca cibo ,mettiti la mano sulla coscienza e chiediti ,cosa hanno fatto questi migranti che devono fuggire dal proprio paese? Nulla ,fuggono dalle guerre civili per colpa dei Grandi che hanno fatto guerre solo per il proprio interesse.E' ora di finirla che certe organizzazioni politiche per avere voti approfittino della crisi e di questo esodo biblico!Invece di provocare odi fra i popoli pensino alla soluzione per aiutare questa povera gente.
Soprano ed arpa
18.15 - Porzus/Porčinj/Purçûs
Sopranistka in harfa/Soprano ed arpa/Sopran e arpe/Sopranistin und Harfe
V domu Casa di accoglienza bo koncert sopranistke Liane Moro in harfistke Serene Vizzuti.
Alla Casa di accoglienza si terrà un concerto della soprano Liana Moro e dell’arpista Serena Vizzuti.
Te cjase Casa di accoglienza a inmanein un conciert de sopran Liana Moro e de arpiste Serena Vizzuti.
In der Herberge Casa di accoglienza wird ein Konzert der Sopranistin Liana Moro und der Harfenspielerin Serena Vizzuti organisiert.
27 ago 2015
Piazza Traunik: Domenica del Corriere, settembre 1958: un emoziona...
post condiviso :Grazie Piazza Traunik
Piazza Traunik: Domenica del Corriere, settembre 1958: un emoziona...: Si intitola "Quella mattina del 14 settembre". Nell'occhiello:" Oggi tutto è come allora, la casa che fu ospedale è in...
Piazza Traunik: Domenica del Corriere, settembre 1958: un emoziona...: Si intitola "Quella mattina del 14 settembre". Nell'occhiello:" Oggi tutto è come allora, la casa che fu ospedale è in...
26 ago 2015
xcolpevolex di Marco Barone: La fantomatica emergenza profughi è un duro attacc...
Post condiviso di Marco Barone
xcolpevolex di Marco Barone: La fantomatica emergenza profughi è un duro attacc...: Più che all'isola che non c'è, qui viene in mente l'Europa che non c'è. E l'inventata, strumentalizzata fantomatic...
xcolpevolex di Marco Barone: La fantomatica emergenza profughi è un duro attacc...: Più che all'isola che non c'è, qui viene in mente l'Europa che non c'è. E l'inventata, strumentalizzata fantomatic...
Non perdete sul Dom del 31 agosto Ne prezrite v Domu 31. avgusta
Anticipazioni Dom
Nel numero del Dom del 31 agosto in primo piano ci sono le Unioni territoriali intercomunali. La conferenza dei sindaci dei 17 comuni facenti parti dell’Unione del Natisone si è conclusa con un pareggio: sette i voti favorevoli alla bozza di statuto e sette i contrari (due astenuti e un assente). Nulla di fatto anche per quanto riguarda l’Uti del Fella alla cui conferenza si sono presentati solo due degli otto sindaci. In entrambe le Uti adesso è atteso l’arrivo dei commissari che redigeranno e approveranno gli statuti sulla base delle disposizioni regionali, che prevedono anche una puntuale tutela della comunità slovena. Nell’Uti del Torre, invece, lo statuto è stato approvato con un solo voto contrario e due astenuti. Pur non essendo nemmeno citata la componente slovena, hanno votato a favore anche i sindaci dei cinque comuni bei quali la minoranza è riconosciuta. Ciò ha provocato una bufera politica a Taipana. Il vicesindaco, Elio Berra, si è dimesso. “So bene che votare sì o votare no è la stessa cosa nei Comuni sotto i tremila abitanti, però tra qualche anno, quando si vedrà il disastro prodotto, potrò almeno dire: io non ho votato, sono stati altri a farlo», ha affermato. Il Dom scrive inoltre della situazione dell’Osservatorio astronomico del Matajur. Due anni fa c’è stata l’inaugurazione e ad oggi poche sono le iniziative organizzate nella struttura. Il problema principale, lamenta il presidente dell’Afam di Remanzacco Luca Donato, è che mancano anche gli arredi fondamentali. Se la situazione non cambierà, dice Donato e le istituzioni non verranno in aiuto con più fondi l’Afam non potrà più permettersi la gestione. Nella pagina dedicata alle valli del Torre parliamo dei danni provocati dal forte temporale della notte tra il 14 e il 15 agosto. A Taipana è inagibile la chiesa parrocchiale in cui si sono crollate porzioni di intonaco negli interni. Nella pagina dedicata alla val Canale c’è un’intervista con Osvald Errath da molti anni direttore del coro parrocchiale di Ugovizza. Nell’intervista Errath spiega quali sono le peculiarità dei canti della tradizione. Nella sezione dedicata alla val Resia scriviamo invece della raccolta museale “naš museo”, che anche quest’anno è in mostra per tutto il mese di agosto.
V izdaji Doma z dne 31. julija 2015 je v ospredju deželna reforma lokane samouprave, ki je zašla v slepo ulico. Statut Nediške medobčinske unije bo moral napisati komisar, ki ga bo imenovala Dežela Furlanija Julijska krajina. Na konferenci županov 17 občin v zvezi niso namreč dosegli potrebne večine. Tudi za unijo Kanalske in Železne doline bo moral poskrbeti komisar, ker sta se konference udeležila le dva izmed osmih županov. “Upajmo, da bosta komisarja v oba statuta vnesla pravice Slovencev, kakor je zagotovila predsednica Furlanije Julijske krajine Debora Serracchiani slovenskemu veleposlaniku v Rimu Iztoku Mirošiču,” je napisano v uvodniku Doma. V Terski uniji je bil statut sprejet tudi s podporo županov petih občin, kjer je priznana slovensa manjšina. Spričo dejstva, da v besedeli slovenska manjšina ni niti omenjena in ni nobedne skrbi za gorsko področje je Tipajski podžupan Elio Berra, ki je celih 15 let do lani vodil občino kot župan, odstopil. Dom obširno poroča tudi o slovesnostih, ki bodo 5. in 6. septembra v Porčinju ob 160-letnici prikazovanj Božje Matere, ki je z deklico Terezijo Dush spregovorila po slovensko. Kulturno verski petnajstdnevnik Slovencev vodenske pokrajine razkriva tudi zakaj astonomski observatorij na Matajurju dve leti po odprtju ni zaživel in poroča o »Zlati Rožinci« v Dreki ter objavja pogovor Gianijem Domenisom, predsednikom Zveze Slovencev po svetu v Thunder Bayu, ki se je rodil in živi v Kanadi pa odlično obvlada beneškoslovensko narečje. Iz karnajske doline prihaja vest, da je neurje močno prizadelo tipajsko cerkev, iz Rezije pa, da je do konca meseca avgusta na ogled razstava »Näš muzeo«. Na strani posvečeni Kanalski dolini je pogovor z Osvaldom Errathom, ki vodi cerkveni pevsko zbor v Ukvah.
http://www.dom.it/ne-prezrite-v-domu-31-avgusta_da-non-perdere-sul-dom-del-31-agosto/
Nel numero del Dom del 31 agosto in primo piano ci sono le Unioni territoriali intercomunali. La conferenza dei sindaci dei 17 comuni facenti parti dell’Unione del Natisone si è conclusa con un pareggio: sette i voti favorevoli alla bozza di statuto e sette i contrari (due astenuti e un assente). Nulla di fatto anche per quanto riguarda l’Uti del Fella alla cui conferenza si sono presentati solo due degli otto sindaci. In entrambe le Uti adesso è atteso l’arrivo dei commissari che redigeranno e approveranno gli statuti sulla base delle disposizioni regionali, che prevedono anche una puntuale tutela della comunità slovena. Nell’Uti del Torre, invece, lo statuto è stato approvato con un solo voto contrario e due astenuti. Pur non essendo nemmeno citata la componente slovena, hanno votato a favore anche i sindaci dei cinque comuni bei quali la minoranza è riconosciuta. Ciò ha provocato una bufera politica a Taipana. Il vicesindaco, Elio Berra, si è dimesso. “So bene che votare sì o votare no è la stessa cosa nei Comuni sotto i tremila abitanti, però tra qualche anno, quando si vedrà il disastro prodotto, potrò almeno dire: io non ho votato, sono stati altri a farlo», ha affermato. Il Dom scrive inoltre della situazione dell’Osservatorio astronomico del Matajur. Due anni fa c’è stata l’inaugurazione e ad oggi poche sono le iniziative organizzate nella struttura. Il problema principale, lamenta il presidente dell’Afam di Remanzacco Luca Donato, è che mancano anche gli arredi fondamentali. Se la situazione non cambierà, dice Donato e le istituzioni non verranno in aiuto con più fondi l’Afam non potrà più permettersi la gestione. Nella pagina dedicata alle valli del Torre parliamo dei danni provocati dal forte temporale della notte tra il 14 e il 15 agosto. A Taipana è inagibile la chiesa parrocchiale in cui si sono crollate porzioni di intonaco negli interni. Nella pagina dedicata alla val Canale c’è un’intervista con Osvald Errath da molti anni direttore del coro parrocchiale di Ugovizza. Nell’intervista Errath spiega quali sono le peculiarità dei canti della tradizione. Nella sezione dedicata alla val Resia scriviamo invece della raccolta museale “naš museo”, che anche quest’anno è in mostra per tutto il mese di agosto.
V izdaji Doma z dne 31. julija 2015 je v ospredju deželna reforma lokane samouprave, ki je zašla v slepo ulico. Statut Nediške medobčinske unije bo moral napisati komisar, ki ga bo imenovala Dežela Furlanija Julijska krajina. Na konferenci županov 17 občin v zvezi niso namreč dosegli potrebne večine. Tudi za unijo Kanalske in Železne doline bo moral poskrbeti komisar, ker sta se konference udeležila le dva izmed osmih županov. “Upajmo, da bosta komisarja v oba statuta vnesla pravice Slovencev, kakor je zagotovila predsednica Furlanije Julijske krajine Debora Serracchiani slovenskemu veleposlaniku v Rimu Iztoku Mirošiču,” je napisano v uvodniku Doma. V Terski uniji je bil statut sprejet tudi s podporo županov petih občin, kjer je priznana slovensa manjšina. Spričo dejstva, da v besedeli slovenska manjšina ni niti omenjena in ni nobedne skrbi za gorsko področje je Tipajski podžupan Elio Berra, ki je celih 15 let do lani vodil občino kot župan, odstopil. Dom obširno poroča tudi o slovesnostih, ki bodo 5. in 6. septembra v Porčinju ob 160-letnici prikazovanj Božje Matere, ki je z deklico Terezijo Dush spregovorila po slovensko. Kulturno verski petnajstdnevnik Slovencev vodenske pokrajine razkriva tudi zakaj astonomski observatorij na Matajurju dve leti po odprtju ni zaživel in poroča o »Zlati Rožinci« v Dreki ter objavja pogovor Gianijem Domenisom, predsednikom Zveze Slovencev po svetu v Thunder Bayu, ki se je rodil in živi v Kanadi pa odlično obvlada beneškoslovensko narečje. Iz karnajske doline prihaja vest, da je neurje močno prizadelo tipajsko cerkev, iz Rezije pa, da je do konca meseca avgusta na ogled razstava »Näš muzeo«. Na strani posvečeni Kanalski dolini je pogovor z Osvaldom Errathom, ki vodi cerkveni pevsko zbor v Ukvah.
http://www.dom.it/ne-prezrite-v-domu-31-avgusta_da-non-perdere-sul-dom-del-31-agosto/
Lettera di un lettore
foto di olgica |
Sono un lettore del vostro blog di origini della Val Torre,devo ringraziarvi per il vostro corso di lingua slovena che mi è stato molto utile quest'anno poichè ho trascorso le vacanze in Slovenia.Ho passato 15 giorni indimenticabili e con mia grande soddisfazione mi sono arrangiato benino con lo sloveno che per me non è tanto difficile dal momento che conosco la parlata della val Torre.Io apprezzo molto anche le pubblicazioni degli autori sloveni che sono poco conosciuti in Italia.
Continuate così,io sono un assiduo lettore.
Buoh loni an stuojte dorò.(spero di aver scritto giusto)
Paolo
Terska dolina se je zbrala za sv. Marijo Vošnico
Il giornale Novi Matajur riprende le pubblicazioni dopo le consuete ferie agostane.
Vi propongo questo bello e dettagliato articolo in lingua slovena dell'Alta Val Torre.
Soboto, 15. vošta Zavaršani nu judje Terskih in Karnajskih dolin so se tej po stari navadi srietli tou zavarški cierkvi Sv. Florjana za častiti Sveto Marijo Vošnico. Prišli so še križi bližnih komutadi za daržati ritual poljubljanja križeu. Zavarščica je prebrala parvo berilo tou terskem slovienskem narečju. Cierkveni koro je zapeu u slovenščini in latinščini.
Don Renzo Calligaro tou predići je poviedau, ke usaki od nas je provóu slabost druzaa človieka, ki veliko čas uasne boastvo, upanja ki jih mamó tou sarcu. Veliko časa – je dostavou far – judje nu se podkleknejo pred slabostjo, ker imajo čut, ke to ne se more nič stortí za jo ustaviti. Don Renzo je citirau farja Antonio Belina: »Resnica vam bo dala smejanje, laž pa denar«. Pred teli strašni realtadi, moramo imeti viero – je dostavou far – ke Buoh je z nami, ko se trudimo za braniti neše svetle zviezde, ki za nas so še naša štorija, kultura anu naša slovienska besieda. Don Renzo je šinjé citirau škofa Battistija: »Zapuojta piesmi tou jezikih vaših oćov«. Viera pomeni, – je končau don Renzo – ke se moramo boriti pruoti slabosti taá, ki će sjati boliezen rasenjacijoni, žalosti anu ki će takolé uničiti naš anbient anu našo komunitad.
Popoudné za večernico far je naordou ke 90. liet nazat Pietro Negro je odkriu nou vhod u jame anu simpri tou liete 1925 Zavaršani so dečidali kupiti orgle Janez Kacin. Iz zavarškaa arhiva je šinjé prebrau, ke tou liete 1945 zavaršani so nastavili no kooperativo za parnestí elektriko tou vaške hiše. Po treh lietah diela anu truda so revali mieti luč tou hišah. »To sem prebrau – je poviedau far – za ne pozabiti naše štorije an za mieti liepo odkrito pred očmí važnost naših korenin, kulture nu edinost našaa živienja«.
http://novimatajur.it/attualita/terska-dolina-se-je-zbrala-za-sv-marijo-vosnico.html
Vi propongo questo bello e dettagliato articolo in lingua slovena dell'Alta Val Torre.
Soboto, 15. vošta Zavaršani nu judje Terskih in Karnajskih dolin so se tej po stari navadi srietli tou zavarški cierkvi Sv. Florjana za častiti Sveto Marijo Vošnico. Prišli so še križi bližnih komutadi za daržati ritual poljubljanja križeu. Zavarščica je prebrala parvo berilo tou terskem slovienskem narečju. Cierkveni koro je zapeu u slovenščini in latinščini.
Don Renzo Calligaro tou predići je poviedau, ke usaki od nas je provóu slabost druzaa človieka, ki veliko čas uasne boastvo, upanja ki jih mamó tou sarcu. Veliko časa – je dostavou far – judje nu se podkleknejo pred slabostjo, ker imajo čut, ke to ne se more nič stortí za jo ustaviti. Don Renzo je citirau farja Antonio Belina: »Resnica vam bo dala smejanje, laž pa denar«. Pred teli strašni realtadi, moramo imeti viero – je dostavou far – ke Buoh je z nami, ko se trudimo za braniti neše svetle zviezde, ki za nas so še naša štorija, kultura anu naša slovienska besieda. Don Renzo je šinjé citirau škofa Battistija: »Zapuojta piesmi tou jezikih vaših oćov«. Viera pomeni, – je končau don Renzo – ke se moramo boriti pruoti slabosti taá, ki će sjati boliezen rasenjacijoni, žalosti anu ki će takolé uničiti naš anbient anu našo komunitad.
Popoudné za večernico far je naordou ke 90. liet nazat Pietro Negro je odkriu nou vhod u jame anu simpri tou liete 1925 Zavaršani so dečidali kupiti orgle Janez Kacin. Iz zavarškaa arhiva je šinjé prebrau, ke tou liete 1945 zavaršani so nastavili no kooperativo za parnestí elektriko tou vaške hiše. Po treh lietah diela anu truda so revali mieti luč tou hišah. »To sem prebrau – je poviedau far – za ne pozabiti naše štorije an za mieti liepo odkrito pred očmí važnost naših korenin, kulture nu edinost našaa živienja«.
http://novimatajur.it/attualita/terska-dolina-se-je-zbrala-za-sv-marijo-vosnico.html
Il rogo nel porto, di Boris Pahor
Il rogo nel porto, di Boris Pahor
Sì, certo, anche la zia Johanca portava le fiabe nel loro scantinato; e le sue fiabe avevano il
colore dei ciclamini e delle felci lungo il ruscello dove d’estate andavano a caccia di granchi. In
quel buco sottoterra si sprigionava allora un profumo di mele della valle di Vreme e si sentiva il
gorgoglio delle ruote del mulino. Ma le vere fiabe erano quelle di Mizzi. La sarta Mizzi abitava a
pianterreno, cioè sopra di loro, sopra la loro “abitazione” – un locale con due finestre affacciate su
un cortile – che una larga barra di ferro divide in due; il muro del cortile davanti alle finestre viene
sfiorato dal sole soltanto lungo il bordo superiore. Lo lambisce appena e fiaccamente, come la gatta
tisica che lecca i suoi gattini sul tetto incatramato al di là del muro.
Ma per loro la stessa Mizzi è quasi una fiaba. Una ragazza piccola e tondetta che parla in
tedesco con lo zio dai capelli grigi. Un po’ dura d’orecchio e con grandi occhi, ma a loro bambini
appare misteriosa soprattutto per quelle parole che lo zio le rivolge quasi gridando, e di cui non si
capisce il senso. Pertanto Mizzi, che potrebbe essere come tutte le altre ragazze ventenni, risulta un
po’ particolare. Però le vogliono bene e giocano ogni giorno nella sua stanza e fanno girare il
manichino di legno sul quale mette in prova gli abiti.
«E sta’ buono!» disse Mizzi a Branko.
«Mizzi, una fiaba, per favore» intervenne Evka.
Olgica, la più piccola, sedeva sul davanzale con i piedini sul lucido legno della macchina da
cucire. Molto più in basso c’erano le finestre della loro abitazione, e sotto le finestre, sul fondo di
cemento, ratti, ossa e teste di sardine essiccate. Dall’altra parte del muro di cinta gli operai
dell’officina martellavano il ferro e lo levigavano tutto il santo giorno, e tutti i santi giorni. Alle
cinque del pomeriggio si denudavano fino alla cintola, si lavavano sotto il rubinetto ed erano di
buon umore. Si insaponavano braccia e collo, e la schiuma si tingeva di scuro per l’olio di
macchina. Poi tutto diventava silenzioso, soltanto la macchina da cucire di Mizzi continuava a
crepitare davanti alla finestra aperta.
«Mizzi, ci racconti una fiaba!»
Ma Mizzi è spesso trasognata e assente. Allora tace caparbia come ogni volta che lo zio è stato
cattivo con lei; loro però non sanno perché si comporti così, dato che lo vedono solo di rado.
La sua stanza sta dall’altra parte del corridoio, grigia e fredda come lui. Nella stanza c’è anche
una scrivania, ma lui non vi si siede perché è già vecchio e in pensione, e sul comodino tiene
sempre il libro di preghiere tedesco. La sera lo si sente pregare con quel libro e Mizzi sta
inginocchiata sul parquet e prega con lui. Lo zio assomiglia a Francesco Giuseppe, quando prega
sull’inginocchiatoio, e forse è così severo perché la città di Trieste non è più sotto il dominio del
suo imperatore. Chissà! E forse proprio per questa ragione vuole morire con fierezza così come
andarono a picco maestose, nel golfo antistante la città, le navi da guerra Tegetthoff e Wien. Loro
marmocchi non sanno nulla di tutto ciò, ma sono adirati con lui perché è tanto antipatico quando
sgrida la Mizzi trattandola da serva e lei poi piange. Porta un berretto di pelliccia nero, da sotto il
quale sgusciano fuori ciocche di capelli grigi. Con la vestaglia marrone, le ciabatte ai piedi e quel
berretto in testa sembra un santone asiatico. Se ne sta sempre nascosto da qualche parte eppure è
1
sempre presente, in un angolo buio del corridoio, in un’ombra dietro la porta, o nella tetra e fredda... continua http://aestovest.osservatoriobalcani.org/luoghi/pdf/Il_rogo_nel_porto.pdf
AUGURI-VSE NAJBOLŠE
AUGURI PER I SUOI 102 ANNI !
Aspettiamo il Nobel !
Aspettiamo il Nobel !
approfondisci qui https://it.wikipedia.org/wiki/Boris_Pahor
E' uno scrittore per troppo tempo ignorato :Il primo riconoscimento gliel'ha dato la Francia con la "Legion d'onore" nel 2007 ,poi nel 2008 approdò a" Che tempo che fa" di Fabio Fazio e solo da allora fu un vero successo.
RIceve vari premi: il Premio Pre
šeren nel 1992,il San Giusto d'Oro nel 2003,nel novembre 2008 gli è conferito il Premio Resistenza per il libro Necropoli che è eletto il Libro dell'Anno,nel 2012 gli è stato assegnato il "Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni.Città di Lecco "per la sua autobiografia Figlio di nessuno.
L'opera più nota è è Necropoli (1997) ,romanzo autobiografico della sua prigionia a Natzweiler-Struthof.
Per questo traguardo raggiunto gli è stato conferito il titolo di Ambasciatore della cultura della Repubblica slovena.
BORIS PAHOR, UN TRIESTINO ATTENDE IL NOBEL
Più di trenta opere pubblicate dal 1948 fino a questi ultimi anni, Boris Pahor è stato segnalato più volte per il premio Nobel, ha ottenuto il premio Prešeren (il massimo riconoscimento in Slovenia) nel 1992 e la Legion d’Onore in Francia nel 2007.Solo nel 1993 viene pubblicato un suo libro in italiano, la biografia di Srečko Kosovel per la casa editrice pordenonese “Studio Tesi”. Solo nel 1997 “Necropoli” è tradotta a cura del Consorzio Culturale del Monfalconese, a dimostrazione della benefica attività esplicata dal sistema bibliotecario pubblico. Gli altri libri escono in questo secolo: “La villa sul lago” nel 2002 (per Nicolodi, Rovereto), “Il rogo nel porto” nel 2001 e “Il petalo giallo” nel 2004 (per Zandonai, Rovereto), “La letteratura slovena del Litorale”, (Trieste 2004) fino al recentissimo “Qui è proibito parlare”, per Fazi, che aveva ripubblicato “Necropoli” l’anno scorso, assicurandogli finalmente il tardivo successo in Italia. Seguono l’intervista da Fabio Fazio ed i premi Versilia, Napoli – come autore straniero! – Latisana per il Nordest, il San Giusto d’oro nel 2003 ed altri.
Eppure Pahor aveva già visto la sua opera tradotta nelle principali lingue europee: francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, italiano, catalano e finlandese, esperanto.
Eppure Pahor aveva già visto la sua opera tradotta nelle principali lingue europee: francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, italiano, catalano e finlandese, esperanto.
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