29 giu 2017

Per la scienza internazionale il dialetto resiano è sloveno

dal Dom del 30 giugno 2017

Sandro Quaglia
Mercoledì, 14 giugno, due ricercatori dell’Istituto di slavistica dell’Accademia Russa delle Scienze hanno fatto visita a Resia. La dottoressa Marija Jasinskaja ed il dottor Gleb Pilipenko hanno chiesto di incontrare, a Stolvizza/Solbica, i due rappresentanti del Circolo culturale resiano «Rozajanski Dum» che, oltre a far conoscere loro il caratteristico paesino della vallata con la tipica architettura resiana, gli hanno fatto visitare anche il Museo della Gente della Val Resia di prossima apertura e il Museo dell’Arrotino.
Nella sede operativa del circolo i due scienziati hanno voluto sapere, ai fini della loro ricerca, quali fossero le principali tradizioni resiane del passato e quali siano, invece, quelle ancora oggi mantenute dalla popolazione. Considerati anche gli ultimi articoli comparsi sui quotidiani locali, che accomunano il resiano al russo, con questi due studiosi si è tenuto, tra l’altro, un momento di confronto sull’origine del dialetto resiano. I due ricercatori, che coi due resiani hanno comunicato in sloveno, affermano che: «Kar se tiče izvora rezijanskega narečja, misliva, da je to očitno, da je slovenskega izvora». Per chi non riuscisse a capire questa frase in sloveno, provvediamo anche alla traduzione in italiano, sottolineando come i due russi abbiano affermato che: «Per quanto riguarda l’origine del dialetto resiano, pensiamo che sia evidente, che è di origine slovena».
Le ricerche portate avanti dagli studiosi russi a Resia, e non solo, hanno una lunga tradizione. Già nel 1841, come ben documentato, fece visita a Resia Izmail I. Sreznevskij, che mise in stretta analogia i resiani ed i loro vicini, ad est ed a sud-est chiamati all’epoca slovenji (oggi sloveni), esclusi i friulani. Spiegò che sono «di stessa razza» e «consanguinei » ovvero, riferendosi alla popolazione, di stessa stirpe.
Successivamente, nel 1873, Jan I. N. Baudouin De Courtenay visitò Resia e con le sue ricerche pubblicò diversi studi tra cui Resia e i resiani, nel quale riporta quanto segue: «La tradizione da me riportata di una più stretta parentela della lingua resiana colla russa o delle parlate resiane colle parlate russe è contraddetta in pieno dallo stato reale delle cose. ...».
La stessa dott.sa Jasinskaja è già stata in valle nel 2013 come membro del gruppo, in visita a Resia, composto da tutte le commissioni degli stati slavi che curano la stesura dell’Atlas delle lingue slave (Ola). Il gruppo era guidato dal linguista e professore Matej Šekli dell’Accademia Slovena delle Scienze e delle Arti – che ben conosce la realtà resiana soprattutto dal punto di vista linguistico.
In tale occasione, sul giornale Näš Glas/La nostra voce (Anno IX Numero 2 – Novembre 2013) fu pubblicato: «Ogni lingua slava ha sull’Atlas più punti di riferimento linguistico. Per lo sloveno sono individuate diverse località all’interno della Slovenia ma anche oltre i confini dove si parlano, appunto, dialetti sloveni. Tra questi, Stolvizza è il punto più occidentale e anche il primo delle centinaia di località prese in considerazione in tutta l’area slava».
Nella visita di quest'anno, Marija Jasinskaja e Gleb Pilipenko hanno, tra l’altro, espresso piacere rispetto all’idea di poter pubblicare anche nei prossimi numeri del Dom una sintesi delle ricerche da loro condotte dalle valli del Natisone alla Val Canale e incentrate su tradizioni, usi e costumi presenti tra gli sloveni della provincia di Udine.

28 giu 2017

Alternanza scuola-lavoro nelle associazioni slovene

In seguito al decreto della Buona Scuola, tutti gli studenti dei licei italiani sono coinvolti dalla classe terza in poi in progetti di alternanza scuola-lavoro. Accade anche per i licei del Convitto Nazionale Paolo Diacono di Cividale del Friuli, che dall’inizio di giugno hanno coinvolto alcuni dei propri studenti in moltissime attività, fra cui anche le realtà associative della minoranza slovena.
Queste iniziative hanno chiesto la partecipazione della scuola e dell’associazione per stendere un programma che avesse sia a che fare con il percorso di studio dei ragazzi e che anche permettesse ai ragazzi di aprirsi un’effettiva finestra sulla realtà associativa.
Sono tre le attività in cui gli studenti sono coinvolti, una a San Pietro al Natisone e due a Cividale. Giovanni Menta della terza del liceo linguistico e Mattia Golop e Martina Notarnicola sono ospitati dall’Istituto per la cultura slovena, dove vengono coinvolti in varie attività: scannerizzazione di brani musicali o di documenti antichi, allestimento della mostra oppure riordino della biblioteca. Si devono confrontare con documenti in varie lingue, più spesso in tedesco e sloveno, ma definiscono la propria esperienza come positiva, anche grazie al buon rapporto che si è creato fra tutor e studenti. Vedono inoltre il progetto dell’alternanza come qualcosa di positivo, perché permetterà loro di capire cosa fare nel futuro prossimo. Nonostante per loro sia una realtà del tutto nuova, credono che questo tipo di cultura vada valorizzata maggiormente rispetto all’attualità.
Al Circolo di cultura sloveno Ivan Trinko erano invece coinvolte Irene Pitassi e Alessandra Rucli, entrambe della quarta del liceo classico. I loro compiti comprendevano la scannerizzazione di rassegne stampa avvenute fra gli anni ’60 e ’80 coniugata a un aggiornamento del sito web del circolo. Anche loro non conoscevano molto la realtà associativa valligiana e vorrebbero vederla più valorizzata. Nonostante si trovino molto bene con il personale del centro, non si possono dire soddisfatte dell’alternanza in quanto tale: come molti altri studenti, chiedono una maggiore varietà di scelta, che vada anche a trascendere la mera sfera dell’inerente al proprio indirizzo e che riesca ad abbracciare diversi e più ampi orizzonti. Fanno notare però che il livello organizzativo potrebbe essere ancora migliorato.
Chi scrive è stata coinvolta direttamente in attività di stesura di articoli presso il Novi Matajur: come studentessa della quarta del liceo classico mi dico molto soddisfatta delle attività svolte, non solo perché sono stata affiancata da tutor brillanti e sempre pronti ad aiutarmi, ma anche perché ho avuto la possibilità di allenare la mia passione più grande, la scrittura. La mia esperienza è stata incredibilmente positiva perché mi ha aiutato a migliorare alcune abilità essenziali per ogni tipo di scrittura, ma anche perché sono entrata maggiormente in contatto con un mondo forse un po’ schivo, alla quale però io stessa non mi ero rivolta spesso per prima, quello tutto particolare e affascinante delle valli. Come gli altri ragazzi, penso che la realtà valligiana debba essere valorizzata di più, specialmente fra noi giovani; sono convinta che in un futuro non così lontano sarò chiamata a prendere in considerazione le esperienze lavorative finora intraprese per scegliere una carriera lavorativa e non potrò fare a meno di ripensare a questa per compiere quella scelta.
Sebbene questo tipo di esperienza divida l’opinione pubblica sia per la sua organizzazione sia per la sua utilità, i ragazzi che sono stati ospiti per queste due settimane all’interno di queste realtà si sono detti soddisfatti e sorpresi dell’accoglienza e della disponibilità con cui sono stati coinvolti nelle rispettive attività. Ancora una volta la realtà associativa della minoranza slovena ha fatto valere il proprio nome, facendosi conoscere anche attraverso attività innovative come l’alternanza scuola-lavoro.
Linda Chicco
http://novimatajur.it/attualita/alternanza-scuola-lavoro-nelle-associazioni-slovene.html

27 giu 2017

Il numero 2000, ancora per i nostri diritti

Raggiungere i 2000 numeri di un giornale rappresenta sotto certi aspetti un piccolo miracolo. Oggi, soprattutto, in un momento in cui gli organi di informazione cartacei faticano a restare al passo con la velocità della rete, con le notizie che ti arrivano su uno schermo in tempo reale. Ma, se è un piccolo miracolo, non lo è per caso. Se dal 1974 (e prima ancora, dal 1950, con il Matajur) questo giornale ha raccontato – con le sue lingue, le sue idee, anche i suoi periodi travagliati – questa piccola parte di mondo è stato grazie alla costanza ed alla dedizione delle persone che vi hanno lavorato e lavorano, è stato grazie al supporto economico e spesso anche morale di istituzioni pubbliche e della SKGZ, l’organizzazione della minoranza slovena di riferimento. Ma è stato soprattutto grazie ai lettori del Novi Matajur, che hanno spesso, ancora oggi, il duplice ruolo di usufruitori di notizie e di fonti di informazione. Abbiamo raccontato e continuiamo a raccontare questo mondo a cavallo di un confine che non c’è più, questo ricco paesaggio naturale e culturale, credo con onestà, ascoltando le idee, criticandole se lo riteniamo opportuno, dando spazio alle piccole voci spesso inascoltate.
Ogni mercoledì mattina ci interroghiamo su quanto abbiamo fatto e, se non soddisfatti, pensiamo a come migliorare. Consci che i tempi difficili – già da ora, considerato che come dipendenti stiamo attuando il contratto di solidarietà per poter contenere le spese – non permettono molti slanci in avanti. Ma neanche ci devono costringere a retromarce forzate.
Sul primo numero del Novi Matajur, nel gennaio 1974, si leggeva la volontà di proseguire nella battaglia dei diritti della comunità slovena della provincia di Udine, che voleva essere riconosciuta come tale per poter conservare e valorizzar la propria lingua e cultura slovena.
Una battaglia vinta con la scuola bilingue, con la legge di tutela, con l’energia di associazioni e singoli che da decenni operano sul territorio. Oggi, 2000 numeri dopo, la battaglia è per il diritto di sopravvivere, di rimanere su questo territorio colpito dallo spopolamento.
Il Novi Matajur non starà in retroguardia, come non lo è mai stato, e continuerà, sino a che ne avrà la forza, a dare voce a questa comunità ed a chiedere, per essa, l’opportunità di un futuro. (m.o.)
http://novimatajur.it/attualita/il-numero-2000-ancora-per-i-nostri-diritti.html




26 giu 2017

Storia

Nel 70° della fine della seconda guerra mondiale (1945), Moreno Tomasetig ha trasformato in fumetto i diari del parroco di Lasiz, don Antonio Cuffolo (1889-1959). In questa puntata. Il 21 febbraio 1945 aerei inglesi nei pressi di Loch bombardano due autobus di repubblichini diretti a Caporetto. Il 25 febbraio arriva una colonna di caucasici di fede islamica; hanno fame e divorano le galline. Il 26 febbraio due di loro tentano di violentare una donna a Mezzana. Alle sue grida accorrono due partigiani che uccidono gli assalitori. Un’ora più tardi i cosacchi danno fuoco al paese e portano con sé tutti gli abitanti. Due «turchi» si presentano in canonica, sparano alle galline e si fanno servire il pranzo, che annaffiano con abbondante vino. Ubriachi, chiedono grappa. Quando il sacerdote diche che non sa se ne è rimasta, uno dei due estrae la pistola, mentre l’altro intima a don Cuffolo di bere con loro. (51 – continua) http://www.dom.it/2-svetovna-vojna-v-stripu-51_la-2a-guerra-mondiale-a-fumetti-51/

25 giu 2017

Scuola plurilingue al via a Ugovizza - Od septembra večjezična šola v Ukvah

Nelle scuole dell’infanzia e primaria nel comune di Malborghetto-Valbruna il prossimo settembre sarà avviata la sperimentazione del modello plurilingue. A annunciarlo è Alberto Busettini, assessore alla Cultura e Istruzione del Comune di Malborghetto. «Abbiamo deciso di fare un grande investimento sul futuro della valle, per le future generazioni. Imparare e parlare le lingue vuol dire non solo tutelare le nostre radici e il nostro bagaglio culturale, ma anche intraprendere un percorso di crescita che fornisce potenti strumenti logici, oltre alla possibilità di poter studiare e lavorare anche nelle vicine Austria e Slovenia», spiega l’assessore. «Un bimbo che cresce parlando sloveno e tedesco, ad esempio, impara molto più facilmente tutte le altre lingue», aggiunge Busettini.
Grazie alla collaborazione e all’esperienza del prof. Gombos dell’Università di Klagenfurt, il Comune di Malborghetto sta attivando un comitato tecnico-scientifico che produrrà il modello definitivo da presentare al ministero dell’Istruzione in primavera. «Il professor Gombos – spiega Busettini, – è un profondo conoscitore della Valcanale; ha già lavorato per il nostro istituto scolastico e ha, inoltre, costruito modelli di scuole bilingui per la Carinzia. Il tavolo di lavoro riunirà anche insegnanti, genitori e le associazioni di lingua, in modo tale che il percorso sia condiviso dall’intera comunità.
Grazie alla scuola, alle precedenti amministrazioni comunali e alle associazioni delle minoranze linguistiche slovena e tedesca molto lavoro è stato fatto in questi anni; ora è il momento di arrivare al dunque. È per questa ragione che ho voluto premere l’acceleratore: nei giorni scorsi la sperimentazione è stata presentata alle famiglie e permetterà di saggiare l’efficacia del nuovo modello nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo della primaria. Da settembre l’approccio ad alcune materie e aree disciplinari sarà, quindi, in lingua, avvalendosi di insegnanti madrelingua o bilingue, affiancati dalle insegnanti della scuola. L’amministrazione comunale ristrutturerà alcune aule, compresa quella informatica, con fondi già stanziati in bilancio, al fine di agevolare metodologie di insegnamento innovative che ben si adattano ad un approccio plurilingue.
La sperimentazione è frutto di un progetto strutturato dall’Istituto Bachmann appositamente per il comune di Malborghetto-Valbruna dal titolo «Cresco in più lingue: friulano, sloveno e tedesco». Il progetto è accompagnato da una convenzione che vede uniti nel raggiungimento degli obiettivi del progetto il Comune di Malborghetto-Valbruna, l’Istituto Bachmann, l’Arlef e le associazioni delle minoranze linguistiche tedesca e slovena – Kanaltaler Kulturverein, Associazione Cernet, Centro Planika e Associazione Blanchini. Parallelamente alla sperimentazione, il comitato scientifico elaborerà il modello plurilingue definitivo. All’assessore spetterà il compito, in primavera, di recarsi al ministero dell’Istruzione con il modello e i dati risultati dalla sperimentazione, per strappare al ministro un sì definitivo a favore di una scuola di cui beneficerà tutta la Valcanale.
Per realizzare questo progetto l’amministrazione comunale ha presentato alla Regione, assieme alla scuola, una domanda di finanziamento di progetto speciale. Lunedì, 19 giugno, tale progetto è stato presentato anche a Igor Gabrovec, vicepresidente del Consiglio regionale, giunto in visita a Malborghetto appositamente per affrontare l’argomento della scuola plurilingue. Come ricordato da Gabrovec, la richiesta d’istruzione plurilingue in Valcanale è stata nuovamente ribadita col convegno organizzato nel novembre del 2016 a Malborghetto e con la successiva firma di una risoluzione congiunta. Richiamando gli sforzi profusi negli anni dalle amministrazioni locali e dai sodalizi delle minoranze linguistiche in favore di un istruzione plurilingue, nonché l’interesse a riguardo dimostrato dai genitori, il vicepresidente Gabrovec ha espresso vivo interesse per il progetto presentato alla Regione, che si è detto disposto a sostenere nelle sedi opportune. Gabrovec ha, inoltre, approfittato della sua visita in Valcanale per confrontarsi anche rispetto a altre tematiche legate alla tutela delle lingue minoritarie locali e per incontrare le associazioni delle minoranze linguistiche.
V otroškem vrtcu in osnovni šoli v občini Naborjet-Ovčja vas bodo od septembra začeli izvesti eksperimentacijo večjezičnega šolskega modela. Tako je napovedal Alberto Busettini, tamkajšnji odbornik za kulturo in šolstvo. »Odločili smo se, da bomo naložili v  prihodnost doline in novim rodovom v prid. Naučiti se jezikov in jih govoriti ne pomeni samo zaščititi naše korenine in našo kulturno dediščino, a tudi začeti pot odraščanja, ki ponuja mogočna logična orodja in tudi možnost, da bi nadaljevali izobrazbo in delali v bližnjih Avstriji in Sloveniji«, pojasnjuje odbornik. » Otrok, ki med odraščanjem govori slovensko in nemško, se na primer veliko lažje nauči vseh ostalih jezikov,« doda še Busettini.
V sodelovanju z izkušenim profesorjem Gombosom z Univerze v Celovcu, Občina Naborjet-Ovčja vas bo ustanovila tehniško-znanstveni odbor, ki bo izdeloval dokončni model, ki ga bodo spomladi predstavili ministrstvu za šolstvo. »Profesor Gombos je zelo dober poznavalec Kanalske doline – poudarja Busettini -; delal je že za naš šolski zavod in je med drugim izdeloval modele za dvojezične šole na avstrijskem Koroškem. Delovno omizje bo združevalo tudi učitelje, starše in društva manjšinskih skupnosti, da bi celotna skupnost v Kanalski dolini bila soudeležena.«
S strani šole, prejšnjih občinskih uprav in društev slovenske in nemške manjšinskih skupnosti je v teh letih bilo izvedeno obilo dela; zdaj je čas, da preidemo k bistvu. Zato sem stopil na plin: v prejšnjih dneh smo eksperimentiranje predstavili družinam. Ta bo omogočila preverjanje učinkovitosti novega modela v otroškem vrtcu in v prvem in drugem razredu osnovne šole. Od septembra bo torej pristop do nekaterih predmetov in panog v jeziku in zato se bomo obrnili na dvojezične učitelje ali učitelje, ki furlanščino, slovenščino in nemščino govorijo kot materni jezik. Tem učiteljem bodo ob strani učitelji ukovške šole. Občinska uprava bo obnovila nekatere učilnice in multimedijsko učilnico s sredstvi, ki jih je že predvidevala v obračunu. Tako bo olajšala inovativne učne metode, ki dobro ustrezajo večjezičnemu pristopu.«
Eksperimentiranje je nastalo v okviru projekta z naslovom »Cresco in più lingue: friulano, sloveno e tedesco« (»Odraščam v več jezikih: furlanščini, slovenščini in nemščini«), ki ga je Zavod Bachmann pripravil prav za občino Naborjet-Ovčja vas. Projekt spremlja konvencija, ki pri dosegi ciljev projekta združuje Občina Naborjet-Ovčja vas, Zavod Bachmann, deželna agencija za furlanski jezik Arlef in društva nemške in slovenske jezikovne skupnosti – Kanaltaler Kulturverein, Združenje Cernet, Središče Planika in Združenje Blanchini. Med eksperimentiranjem bo znanstveni odbor izdeloval dokončni večjezični model. Odbornikova naloga bo, naj se z novim modelom in podatki o eksperimentiranju mudi na obisku na ministrstvu za šolstvo, da bi dobil dokončno odobritev nove šolske ponudbe, ki naj bi nastala celotni Kanalski dolini v prid.
Da bi izvedla ta projekt, je občinska uprava s šolo Deželi predstavila prošnjo za financiranje posebnega projekta. V ponedeljek, 19. junija, so ta projekt predstavili tudi Igorju Gabrovcu, podpredsedniku deželnega sveta, ki se je mudil v Naborjetu na obisku prav za to, da bi se soočal z vprašanjem večjezične šole. Gabrovec je spominjal, da je želja po večjezičnem šolstvu v Kanalski dolini spet bila poudarjena na posvetu, ki sta ga novembra 2016 v Naborjetu organizirali združenji Cernet in Blanchini. Posvetu je tudi sledil podpis skupne resolucije. Gabrovec je tudi opozoril na večletni vloženi trud krajevnih občinskih uprav v prid večjezičnemu šolstvu, kot tudi na zanimanje, ki so ga starši dokazali. Sam podpredsednik Gabrovec je nato izražal veliko zanimanje za projekt, ki sta ga Občina in šola predstavili na Deželi in je obljubil, da ga bo podpiral v pristojnih uradih. Gabrovec je med drugim izkoristil priložnost svojega obiska Kanalske doline, da bi se soočal z drugimi temami, ki so povezane z zaščito domačih manjšinskih jezikov in da bi se srečal z društvi domačih manjšinskih skupnosti.

23 giu 2017

Laghetto di Debellis - Debeleže (Taipana-Tipana)
foto di Jean-Marc Pascolo

Solstizio d'estate - Kries


"Koret do kries ga oblači, po kriesu pa ga s sabo vlači" (beneški pregovor za Dom 2017). "Indossa la giacca fino a san Giovanni, dopo San Giovanni te la tiri dietro".(proverbio beneciano per il DOM 2017)
                    Buon San Giovanni e buon solstizio d'estate a tutte-i. Vesel kries vsem


22 giu 2017

A LUSEVERA ESERCITAZIONE DI ANTINCENDIO BOSCHIVO DELLA PROTEZIONE CIVILE CON BOVEC

Esercitazione di antincendio boschivo a Lusevera, nella giornata di sabato, 27 maggio con base nell’abitato di Vedronza e la partecipazione di tutti e dieci i rappresentanti del Distretto Val Torre, con i volontari veneti di Marcon e con i pompieri della vicina Slovenia, provenienti da Bovec.
In Alta Val Torre è stato simulato lo scoppio di un incendio nella macchia verde ed è stata verificata in questo modo la perfetta funzionalità delle motopompe in dotazione alla squadra, coordinata da Flavio Cerno, e delle vasche per il trasporto dell’acqua, da usare in caso di reale emergenza.
Dalla base operativa principale, allestita in località Tunis, i volontari hanno percorso una strada forestale che porta a Villanova delle Grotte: lungo questo tratto sono stati realizzati diversi «punti strategici» per le prove di trasporto. Tra le novità dell’esercitazione, che periodicamente viene organizzata in comune di Lusevera, anche la presenza dei volontari di Marcon: il gruppo si è occupato della preparazione dei pasti per tutti i partecipanti. Gli alimenti sono stati forniti dalla squadra di Lusevera e sono stati “sfornati” in una cucina da campo che non era mai stata testata prima.
Una parte dell’esercitazione si è tenuta su una seconda pista forestale che presenta condizione di maggiore difficoltà di percorrenza. Una sessantina i partecipanti. «Fortunatamente, negli ultimi cinque, sei anni – spiega Cerno –, in Alta Val Torre non si sono verificate situazioni di emer- genza come incendi o allagamenti gravi. La zona è tranquilla ma per la squadra è necessario un continuo aggiornamento e la necessità di testare i mezzi e i presidi che abbiamo in dotazione». L’ultimo episodio di rilievo è quello che ha causato danni alla chiesa di Pradielis e alla casa canonica: qui, a causa del forte vento, erano caduti i coppi della copertura e si era staccata una parte metallica di protezione delle coperture dell’edificio sacro. I volontari di Protezione civile di Lusevera sono una trentina e la sede risponde alle esigenze di base del gruppo che collabora, in caso di necessità, con le realtà del Distretto Val Torre.
dal Dom del 15/06/2017
P. T.

21 giu 2017

Benecia e Resia da 150 (151) anni in Italia

vignetta di Moreno Tomazetig
Il 21 e 22 ottobre del 1866, centocinquanta anni fa, il plebiscito sancì l’ingresso della Slavia (Valli del Natisone e del Torre) nel Regno d’Italia. Il «voto» fu in realtà una formalità, una gran festa, dopo che questi territori erano stati ceduti, con gli interi Friuli e Veneto, dall’Austria in virtù del trattato di pace firmato il 3 ottobre a Vienna. In ogni caso, i valligiani, i primi sloveni a entrare in Italia, aderirono con convinzione al Risorgimento italiano, dopo che l’Austria aveva negato loro l’autonomia della quale avevano goduto nella Repubblica di Venezia. Ma gli entusiasmi furono ben presto gelati. «Questi Slavi bisogna eliminarli», sentenziava il «Giornale di Udine» («Ufficiale degli Atti giudiziari ed amministrativi della Provincia del Friuli») in data 22 novembre 1866, un mese dopo l’annessione della regione all’Italia. E spiegava: «Non faremo però nessuna violenza; ma adopereremo la lingua e la coltura di una civiltà prevalente quale è l’italiana per italianizzare gli Slavi in Italia, useremo speciali premure per migliorare le loro sorti economiche e sociali, per educarli, per attirarli a questa civiltà italiana che deve brillare ai confini tra quegli stessi che sono piuttosto ospiti nostri». E ancora: «Supponiamo che tutti i giovanetti slavi che appartengono alla provincia di Udine sopra Cividale, Faedis, Attimis e Tarcento e nella Valle di Resia venissero istruendosi alla lingua e coltura italiana, e che in quelle valli si leggessero libri popolari italiani, è certo che la trasformazione sarebbe accelerata, e che colla nuova generazione si parlerebbe la nostra lingua da per tutto». Fu la pianificazione di un vero e proprio etnocidio, poi perseguito per oltre cento anni. In lotta soprattutto con la Chiesa locale, fedele custode delle radici culturali sulle quali Aquileia aveva innestato la fede cristiana. Tanti furono gli atti di violenza contro l’uso dello sloveno. Culminarono nel 1933 con il decreto di Mussolini che lo proibiva anche nelle chiese. I carabinieri andarono di casa in casa a sequestrare catechismi e libri devozionali. Poi arrivò la bufera della seconda conflitto mondiale, seguita dagli «anni bui» della guerra fredda in cui era facile propagandare l’equazione sloveno-comunista.  Così che si può gridare al miracolo se oggidì ancora si parlano dialetti sloveni nella Slavia friulana e Resia, con buona pace di coloro che pretendevano di escludere la provincia di Udine dai benefici della legge di tutela, arrivata solo nel 2001, perché i valligiani non usano la lingua slovena standard che si apprende a scuola. E. G.
dal Dom http://www.dom.it/benecija-in-rezija-150-let-v-italiji_benecia-e-resia-da-150-anni-in-italia/

Praznik glasbe/Festa della musica

Bardo/Lusevera

22 giu 2017, 20:00 - 22 giu 2017, 21:30
V četartak 22. junja ob 20. v cierkvi Sv. Jurija v Bardu ob 50. letnici Centra za kulturne raziskave Bardo an 40. letnici društva Naše vasi Tipana, bo Praznik Glasbe s koncertom renesančne an baročne glasbe. Piela bosta Barski oktet an mepz Naše vasi. Posebni gostje bojo Rika Murata (viola), Kiriko Mori (glas) an Alice Forcessini (cembalo).

Giovedì 22 giugno alle ore 20 nella chiesa di S. Giorgio a Lusevera, in occasione dei 50 anni del Centro di ricerche culturali – Lusevera e dei 40 anni dell’associazione Naše vasi di Taipana, si terrà il concerto di musica rinascimentale e barocca dei cori Barski oktet e Naše vasi. Ospiti d’eccezione Rika Murata (viola da gamba), Kiriko Mori (voce solo) e Alice Forcessini (cembalo).

‘Odprti smo’ con l’arte e il design, il cinema e la musica

Il sito di Gianni Osgnach (www.gianniosgnach.com) assomiglia molto sia a lui stesso che alle opere che produce. Essenziale, senza fronzoli. Diretto. Gianni è nativo di Osgnetto e vive da molti anni in provincia di Mantova ma sempre più spesso lo si vede dalle nostre parti, in particolare a Gnidovizza dove ha ristrutturato una casa. Lo spazio che lo SMO di S. Pietro al Natisone gli dedica (fino al 27 agosto, ogni giorno dalle 16 alle 18) è più che meritato: vi regnano gli oggetti che, ha scritto la critica, “tendono a trovarsi sempre in bilico tra la pura ricerca estetica e la praticità degli oggetti quotidiani, confondendosi ed insinuandosi tra l’opera dell’artista e il lavoro del designer.”
In tutto questo non mancano i riferimenti alla propria terra, ai propri boschi in particolare, come i pezzi di tronco poggiati sul pavimento, poi ripresi in altra forma su una parete, o il vaso realizzato con una corteccia di betulla alla quale è stata apposta una particolare resina.
Lungo una parete anche una serie di fotografie che raccontano il paesaggio di Osgnach, perfettamente inserite in un museo di paesaggi e narrazioni.
Sabato 10 giugno l’inaugurazione dell’esposizione è iniziata con le parole di Donatella Ruttar, progettista del museo multimediale, che ha spiegato la continua ricerca di apertura di questo spazio sia nelle forme artistiche che nella dimensione geografica. E il sindaco di S. Pietro, Mariano Zufferli, ha elogiato l’attività del museo, ormai punto di riferimento culturale per il territorio regionale.

Albert, star moški v invalidskem vozičku, cinik, kolerik in rasist, živi sam v velikem stanovanju v centru Trsta. Edini njegov stik z realnostjo sta po eni strani Ida (ali Aida, kakor odkrije na koncu), izobražena ženska srednjih let, ki se dvakrat na teden pripelje iz Istre, da mu pospravi, skuha in da ga umije, po drugi pogled skozi okno in spomin starih časov. ‘Komedija solz’ je prvi celovečerni film Marka Sosič, ki ga je skupaj s protagonistom, Ivom Barišičem, predstavil v soboto v okviru prireditve ‘Odprti smo’ in v sodelovanju z goriškim Kinoateljejem. Sosič, ki je že bil gost muzeja in je kot pisatelj med avtorji, ki so sodelovali pri projektu Koderjana (Postaja Topolove), je predvsem pisatelj in gledališki režiser. Veliko let je bil zaposlen kot umetniški vodja Slovenskega Stalnega gledališča v Trstu in Slovenskega Narodnega gledališča v Novi Gorici. Režiral je v gledališčih v Trstu, Ljubljani in Rimu ter za televizijo.
V Špetru je Sosič še enkrat izrazil svojo ljubezen do Benečije in do ljudi, ki tukaj živijo, obenem pa je poudaril nevarnost novih zidov med narodi in ljudmi, kar je osnovni element njegovega film.

Jazz Quartet, ki so ga sestavljali Mirko Cisilino (trobenta), Paolo Mestroni (bobni), Marzio Tomada (kontrabas) in Davide Tomasetig (klaviature) je s svojim koncertom pred muzejem SMO zaključil lep kulturni večer.
http://novimatajur.it/cultura/odprti-smo-con-larte-e-il-design-il-cinema-e-la-musica.html

20 giu 2017

Architettura slovena in FVG - Arhitekture slovenske prisotnosti

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Con una conferenza stampa nella sede dell’associazione «don Eugenio Blanchini» a Cividale (borgo San Domenico 78), mercoledì 21 giugno alle 11, sarà presentato il progetto «Architetture slovene in internet», finanziato dalla Regione con i fondi per la minoranza slovena. Con la sua presenza e attività, la comunità slovena ha segnato in modo importante, e continua a farlo, la quotidianità del territorio in cui risiede. Questa presenza è visibile e la si avverte nei più svariati ambiti; con questo lavoro desideriamo richiamare l’attenzione su uno in particolare: l’architettura. A questo proposito non ci riferisce esclusivamente all’architettura vera e propria, ma a tutti quegli interventi che incidono sulla fisionomia dell’ambiente, sia nell’aspetto che nella funzionalità. In questo contesto la minoranza slovena nel corso della storia ha lasciato e continua a lasciare una traccia importante. L’obiettivo del progetto è informare il più ampio pubblico sulle architetture della presenza slovena, per suscitare nei più la curiosità di visitarle e l’interesse verso quanti le hanno prodotte, ovvero la minoranza slovena. Per raggiungere l’obiettivo prefissato, in primo luogo metteremo in evidenza le architetture più caratteristiche e interessanti della presenza slovena, presenti sul territorio in cui risiede la nostra minoranza e che si estende dal Mar Adriatico alle Alpi Giulie. Cattureremo, con immagini e filmati, i punti di interesse architettonico evidenziati. Laddove sarà possibile e opportuno, ricorreremo anche alla tecnica fotografica e alla ripresa con droni. In questo modo sarà possibile osservare queste peculiarità da una prospettiva insolita e molto interessante, che permette di cogliere con uno sguardo quanto la foto comune non può mostrare. Tutto il materiale sarà visibile sul sito internet, al quale si potrà accedere da computer, cellulare e tablet. Alla documentazione allegheremo il relativo testo esplicativo e lo sfondo musicale soprattutto sotto forma di canto; in questo modo gli utenti non si limiteranno a osservare le testimonianze della presenza slovena, ma ascolteranno anche la sua voce. La presentazione delle peculiarità summenzionate sarà adeguata alle esigenze di persone con particolari necessità. Il sito internet sarà accessibile in quattro lingue: sloveno, italiano, tedesco e inglese. Sarà possibile: l’utilizzo dal vivo; navigare sul sito internet. A questo si aggiungerà la possibilità di scegliere una di queste due opzioni: per tutti; per le persone con particolari esigenze (dove viene sottolineato che la visione/l’ascolto richiede la presenza di genitori o di un’altra persona competente). Utilizzo dal vivo. Dovunque ci si trovi, a condizione che ci sia l’accesso al collegamento internet, sul tablet o cellulare, che dovranno essere muniti di GPS, si potrà accedere al sito internet apposito. Agendo sul pulsante l’applicazione comunicherà dove si trovano le più vicine e raggiungibili architetture di presenza slovena: così potrà osservarle direttamente oppure su internet. Consultazione del sito internet. Gli utenti potranno osservare le architetture di presenza slovena, direttamente da casa, sul sito internet.


Cilj projekta Arhitekture slovenske prisotnosti na spletu, ki ga vodi združenje Evgen Blankin ob finančni podpori Dežele Furlanije Julijske krajnine – predstavili ga bodo na konferenci za medije, ki bo potekala na sedežu združenja v Čedadu 21. junija ob 11. uri –, je seznaniti čim širšo publiko z arhitekturami slovenske prisotnosti, da bi pri čimveč ljudeh vzbudili radovednost si jih ogledati in zanimanje, da spoznajo njihove ustvarjalce, tj. slovensko manjšino. Slovenska manjšina je s svojo prisotnostjo in dejavnostjo pomembno zaznamovala in še vedno zaznamuje življenje na ozemlju, kjer živi. Ta navzočnost je vidna, slišna in nasploh občutna na najrazličnejših področjih. S projektom želijo pritegniti pozornost na arhitekturo, ne le kot na stavbarstvo, ampak tudi na vse tiste posege, ki uplivajo na oblikovanje okolja bodisi, kar se tiče njegovega videza bodisi, kar se tiče njegove funkcionalnosti.. Da bodo dosegli zastavljeni cilj, bodo najprej evidentirali najznačilnejše in najzanimivejše arhitekture slovenske prisotnosti, ki se nahajajo na ozemlju, kjer je slovenska manjšina naseljena od Trbiža do Milj. Evidentirane arhitekturne zanimivosti bodo primerno slikali oziroma filmali. Kjer bo to mogoče in primerno, se bodo posluževali tudi tehnike slikanja oziroma filmanja z droni, kar bo omogočalo pogled na te zanimivosti iz neobičajne in zelo zanimive perspektive, ki dovoljuje v enem pogledu ujeti še tisto, česar običajna slika ne zmore prikazati. Vse skupaj bojo postavili na spletno stran, ki bo delovala na računalnikih, na pametnih telefonih in na tablicah. Dokumentacijo bodo opremili s primernim pojasnjevalnim besedilom in glasbeno podlago zlasti v obliki petja; tako bodo porabniki lahko ne samo gledali sledove slovenske prisotnosti, ampak tudi poslušali glas manjšine. Spletna stran bo dostopna v štirih jezikih: slovenščini, italijanščini, nemščini in angleščini. Možna bo uporaba v živo. Kjerkoli se bo nekdo nahajal, bo lahko na tablici ali pametnem telefončku, ki bosta morala biti opremljena z GPS lokatorjem, odprl spletno stran, ki bo za to namenjena. Pritisniti bo moral na gumb in aplikcija mu bo sporočila, kje so, glede na točko, kjer se nahaja, najbližje dosegljive arhitekture slovenske prisotnosti. Tako se jih bo lahko šel ogledat na licu mesta ali preko spleta. Možno bo tudi brskanje po spletni strani. Porabniki si bodo lahko kar doma, preko spleta, ogledali arhitekture slovenske prisotnosti.
http://www.dom.it/arhitekture-slovenske-prisotnosti_architettura-slovena-in-fvg/

Editoriale del quindicinale Dom del 15/06/2017

Non per fede, ma per potere

QualizzawebDa qualche tempo c’è un gran parlare di guerre di religione, dopo che è esploso il terrorismo di matrice islamica, che ha colpito l’Occidente, a cominciare dal tragico 11 settembre del 2001. Benché nelle azioni dei fanatici ci sia un evidente richiamo religioso, l’attacco agli Usa dimostra che l’obiettivo non è la Religione Cristiana, ma l’imperialismo occidentale, incarnato proprio dagli Usa. Che poi nei già citati gruppi estremisti si celino o manifestino progetti di dominio universale in nome della comunità islamica, altro non è che la dimostrazione, di sostituire gli Usa e l’Occidente europeo nel dominio.
Dunque, una dimostrazione di potere che si contrappone ad altro potere, appunto quello coincidente con il mondo cristiano, purtroppo solo come etichetta, giacché il nostro mondo, forse, non è più neanche nominalmente cristiano. Che cosa resta allora all’orizzonte? Una grande corsa agli armamenti, un vorticoso giro finanziario, uno sfruttamento brutale di terra, mare e cielo, da cui ci sovrasta la nube tossica di anidride carbonica, che in Cina ha già oscurato il sole.
Le conseguenze sono presto enumerate: nelle mani di pochissimi c’è la ricchezza del mondo intero e viene amministrata in modo tale, che invece di essere partecipata, viene ulteriormente sottratta ai bisognosi. C’è poco di buono da aspettarsi da questo mondo.
In Brasile, nei decenni scorsi, si era sviluppata la Teologia della liberazione, che aveva come obiettivo la coscientizzazione dei poveri, per farli protagonisti attivi della loro vita e creatori di un ordine sociale basato sulla giustizia della solidarietà e nel ripudio della violenza. È significativo che questo progetto sia nato dal Vangelo. Laddove manca questa ispirazione, è facile che la scelta sia il fanatismo terroristico o ideologico, che cambia le cose, peggiorandole.
Agli strilli che anche in Italia si levano, giustamente, contro il terrorismo, non si può rispondere con il rispolvero di nuove guerre o con l’odio generico verso il diverso, ma con il ritorno alle radici cristiane, che hanno fatto l’Europa con Benedetto, Cirillo e Metodio e rinnovato con Francesco. Tornando a queste sorgenti, che irrorano le nostre radici, troveremo risposte adeguate, anche se mai definitive, ai problemi d’oggi. Ci basta l’oggi. Domani è un altro giorno.
Marino Qualizza

http://www.dom.it/non-per-fede-ma-per-potere_ne-gre-za-vero-a-za-oblast/

Da polveriera a fattoria didattica

9Tanamea caserme abbandonateAl via il rilancio e la sistemazione della grande area della ex polveriera di Tanamea, in Alta Val Torre. L’iniziativa nasce dall’accordo tra un’associazione senza fini di lucro, la «Asinando», e l’amministrazione comunale di Lusevera che di recente ha approvato il progetto proposto dalla onlus. Si tratta della realizzazione di una sorta di fattoria didattico-sociale che si sosterrà con le proprie forze, cui il Municipio ha concesso in comodato d’uso la vasta area verde che fu usata in passato come deposito delle munizioni. Un passo importante, fondamentale, per la valorizzazione di questo sito.
I lavori di miglioria partiranno a breve scadenza, come spiega il presidente della Asinando, Gianni Rainone: «Il nostro sodalizio è composto da persone che, per vivere, hanno ognuno un proprio lavoro e che, nel tempo libero, si dedicano agli animali – spiega –; tra i soci contiamo anche dei docenti che sono specializzati in sostegno. Cosa vogliamo fare? Attività con gli animali dedicata a giovani e giovanissimi, specialmente per quelli che hanno difficoltà. È un progetto cui lavoriamo da anni perché riteniamo che l’area della ex polveriera sia perfetta per gli animali che qui potranno vivere liberamente, allo stato brado: recinteremo la superficie, che è molto grande, e vi trasferiremo mano a mano asini, cavalli, capre, pecore, galline, cani e gatti. Con la loro presenza lo sfalcio “naturale” sarà garantito, in modo ecologico. Inizieremo le attività con i bambini non appena l’area sarà messa in sicurezza e, per il prossimo anno, le stesse attività saranno gratuite per i bambini che vivono in Alta Val Torre». Gianni conosce bene questi luoghi: «Mi sono rimasti nel cuore. Ci venivo fin da bambino, ancora quando era aperto il bar. Poi, negli anni, quello che era l’unico esercizio pubblico ha chiuso i battenti e anche la caserma di confine della Guardia di finanza è stata chiusa, poi comprata dal Comune e ristrutturata. Tutto è cambiato, insomma, ma la bellezza di questi luoghi è rimasta intatta».
Asinando è un’associazione di volontariato impegnata a utilizzare le proprie risorse per sostenere la conservazione e la protezione della fauna e dell’ambiente. I soci che ne fanno parte hanno scelto di contribuire a diffondere una cultura di ecosostenibilità attraverso la conoscenza degli asini e all’interazione con loro.
«Gli asini sono animali rustici, frugali, intelligenti, calmi, riflessivi, con una spiccata capacità di adattarsi all’ambiente circostante – dice Rainone –. Stando con loro, in alcuni momenti è come se il tempo si fermasse per dare a noi la possibilità di riflettere su tutto quello che nella vita di ognuno è superfluo. Siamo alla continua ricerca di nuove collaborazioni, di persone disposte a sposare quello che per noi è importante: aumentare l’attenzione verso le problematiche ambientali e cercare così di migliorare la qualità della vita dei nostri figli». (Paola Treppo)
V Terskih dolinah bodo kmalu začeli urediti in na novo vrednotiti veliko območje v okolici bivše smodnišnice v kraju Ta na meji. Občinska uprava Občine Bardo je pred kratkim odobrila projekt, ki ga je predstavilo društvo »Asinando«, s katerim je tudi sklenila sporazum. V okviru načrta bo na območju smodnišnice nastala didaktično-družbena kmetija. Občina je zato ponudila v brezplačno rabo veliko območje, kjer se je v preteklosti nahajalo skladišče smodnika. Predsednik društva »Asinando«, Gianni Rainone, je razložil, da bodo obnovitvena dela stekla v kratkem. Tam bodo člani društva z živalmi organizirali dejavnosti, ki bodo namenjene mlajšim generacijam, še posebej otrokom s posebnimi potrebami. Tja bodo peljali osle, konje, koze, ovce, kokoši, pse in mačke. »Asinando« je prostovoljno društvo, ki se s svojimi sredstvi zavzame za ohranjanje in varovanje favne in okolja. Njegovi člani so se odločili, da bodo preko oslov in interakcije z njimi širili kulturo trajnostnega ekološkega razvoja.
http://www.dom.it/od-smodnisnice-do-didakticne-kmetije_da-polveriera-a-fattoria-didattica/

Per tornare a Resia serve lavoro

da wikipedia 
Nel mondo, Resia è conosciuta per il proprio patrimonio naturale e culturale e soprattutto per le sue peculiari usanze, tra cui la danza. In particolar modo tra i linguisti è conosciuta anche per la variante dialettale dello sloveno lì parlata. A Prato di Resia/Ravanca abita Mara Paletti Bertulawa. Ha 42 anni e fino al 1996 ha vissuto a Tarvisio/Trbiž, dove ha frequentato le scuole e iniziato a lavorare nel settore del commercio. Il suo attaccamento a Resia è sempre stato forte. Fin dalla sua infanzia con la sua famiglia vi ha fatto rientro ogni fine settimana e, pur non avendo molti legami in valle, ha sempre preferito stare lì. Nella valle ai piedi del Canin oggi è attiva in più ambiti, tra l’altro anche come consigliere di minoranza al Comune di Resia.
Lavora in ambito culturale e a contatto coi turisti. L’interesse per il patrimonio culturale della Val Resia è forte?
«Da dicembre 2016 lavoro presso il Museo dell’Arrotino a Stolvizza. Mi sono avvicinata a questa realtà culturale, che si occupa di preservare e trasmettere alle future generazioni questo mestiere tipico della Val Resia, nell’estate del 2015, garantendo le aperture del Museo il sabato e la domenica nel periodo estivo. Ho ripetuto l’esperienza anche l’estate successiva, ricoprendo anche il per me nuovo ruolo di segretaria all’interno dell’Associazione Arrotini, il C.A.M.A. (Comitato Associativo Monumento all’Arrotino). Sono a contatto con molti turisti di varia provenienza, italiani, sloveni e austriaci. La maggior parte di essi è interessata al dialetto resiano e si chiede se si parli ancora o meno; tanti chiedono di sentire qualche parola in resiano. Molto interesse è rivolto anche alla danza».
Stando ai dati ufficiali, Resia conta poco più di 1000 abitanti. Quali opportunità offre e quali problematiche presenta?
«Vivo in una valle meravigliosa, con un ricco patrimonio culturale, un ambiente pressoché incontaminato, dove si possono fare delle bellissime escursioni. A Stolvizza/Solbica è attiva un’associazione che si occupa di mantenere puliti e ben segnalati con apposite tabelle vari sentieri. A Prato c’è la sede del Parco delle Prealpi Giulie con il centro visite e gli allestimenti espositivi, che invitano a visitare e conoscere l’area protetta. Lì vengono, inoltre, proposti laboratori didattici, rivolti in particolare alle scolaresche in visita. Abbiamo un plesso scolastico costituito da scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado, che permette ai bambini di frequentare le scuole a Resia. Da quest’anno è stata aperta anche una Sezione primavera, con bimbi dai 24 ai 36 mesi e questo ci fa ben sperare per il futuro. Le problematiche più rilevanti sono perlopiù legate alla mancanza di posti di lavoro in valle».
Che rapporto hanno le giovani generazioni col patrimonio culturale locale?
«Abbiamo il Gruppo Folkloristico Val Resia, di cui ho fatto parte per molti anni, che è nato ufficialmente nel 1838 ed è costituito per la maggior parte da giovani; la Pro Loco con un direttivo giovane tutto al femminile e altre associazioni attive in valle che si occupano di mantenere vive le nostre tradizioni, composte in prevalenza da giovani».
I giovani parlano il dialetto sloveno resiano?
«Quelli della mia età parlano ancora in resiano, soprattutto se hanno entrambi i genitori resiani. I giovani capiscono il resiano, però parlano in italiano. Ma molte delle loro famiglie sono composte da un genitore che non è di Resia, come nel mio caso».
E Lei lo parla?
«Lo capisco tutto, cerco di parlarlo ora che sono più a contatto con persone locali che parlano in resiano, soprattutto anziani, anche se mi viene più spontaneo parlare l’italiano. Vede, mio padre è di Resia e mia mamma è carnica; ho imparato prima il friulano. Avendo vissuto e lavorato maggiormente fuori valle, ho sempre parlato in italiano».
Nella vita quotidiana; in chiesa; in comune; a scuola: quanto è parlato e presente il resiano?
«In chiesa a Prato la domenica viene letto il Vangelo anche in resiano e vengono eseguiti, inoltre, canti in resiano, soprattutto durante le celebrazioni nella frazione di Stolvizza. In comune il funzionario addetto si rivolge ai cittadini in resiano. Il resiano è insegnato anche a scuola. Nella vita quotidiana tutti gli anziani quando mi incontrano mi parlano in resiano, anche se io gli rispondo in italiano. Nei punti di aggregazione più frequentati, come al bar, si sente parlare in resiano e anche qualche associazione attiva in valle cerca di improntare l’incontro in dialetto, naturalmente se tutti i soci presenti lo capiscono».
Salvo rarissime eccezioni, la quasi totalità dei linguisti colloca il resiano nell’ambito del sistema dialettale dello sloveno. Come si pone Lei rispetto alla »questione linguistica«?
«Sono d’accordo con i linguisti, che collocano il resiano nel sistema dialettale sloveno».
E come viene percepita dagli abitanti della Val Resia?
«C’è una buona parte di abitanti che sono d’accordo e una parte che chiaramente non lo è».
Per rivitalizzare il dialetto locale e per maggiori contatti con la Slovenia – sarebbe utile imparare lo sloveno standard?
«Parlare più lingue a mio parere è un arricchimento, certamente per avere maggiori contatti con la vicina Slovenia è utilissimo. Anche per chi lavora in ambito turistico è utile sapere parlare le lingue dei paesi confinanti. Per rivitalizzarlo – non saprei, secondo me bisogna insistere soprattutto affinché si parli in famiglia, in modo che non vada perduto».
Secondo Lei cosa potrebbe portare a un recupero dell’uso attivo del dialetto resiano nelle famiglie?
«Parlarlo fin da bambini, prima di tutto. Poi insegnarlo nelle scuole e, forse, creare delle occasioni comuni per parlarlo insieme – finché ci sono le persone che lo parlano correttamente».
Quali prospettive vede affinché i giovani restino o tornino in Val Resia?
«Di prospettive al momento non ne vedo molte. Certamente, se si creassero posti di lavoro in valle, magari sviluppando il settore turistico, qualcuno ritornerebbe a vivere a Resia».

18 giu 2017

Novo društvo Pro Loco v Mažeruolah - Una nuova Pro Loco a Masarolis

Da marzo è attiva una nuova realtà associativa a Masarolis/Mažeruola. È, infatti, nata la Pro loco di Masarolis. Partita con 8 soci fondatori, la nuova realtà conta già 34 associati – un numero significativo, considerato che il paese conta una sessantina di residenti stabili.
Come spiega il presidente del nuovo sodalizio, Fabrizio Macorig, tra gli intenti immediati della Pro Loco c’è, anzitutto, quello di rivalorizzare i vecchi sentieri presenti nei dintorni del paese: «Così facendo, intendiamo dare una nuova offerta ai turisti di passaggio. In un momento successivo penseremo anche a organizzare qualche manifestazione. Per ora stiamo andando a ripristinare i sentieri di una volta, come ad esempio quelli dove c’erano le vecchie carbonaie – in cui veniva fatto il carbone. In qualche modo, così andiamo anche a ripristinare i valori di un tempo».
A Masarolis sono attivi anche il consiglio parrocchiale, che organizza ogni anno la festa della Madonna del Carmine (la prima domenica successiva alla ricorrenza del 16 luglio) e il locale Gruppo Alpini, che organizza la festa ai piedi del monte Joanaz (l’ultima domenica di luglio).
«In ogni caso – spiega Macorig –, è sempre più o meno lo stesso gruppo di persone a essere attivo; a Masarolis non siamo in tanti; contiamo una sessantina di residenti stabili. Ma c’è anche gente che viene da fuori a dare una mano – i figli dei vecchi partiti da qui, che tornano ad aiutarci. Tutto aiuta e guai se non ci fossero».
A fronte del crescente spopolamento montano, i membri della Pro Loco contano di riuscire a fare rivivere un po’ il paese, dove da un paio di anni, ossia da quando ha chiuso i battenti anche l’ultimo bar, mancano punti di aggregazione. «Non c’è un punto di ritrovo – dice Macorig –, non c’è più niente e le cose si perdono e vanno perse sempre più. Comprendo i gestori dei bar, perchè non si può tenere aperto un bar con tre clienti al giorno e pagare le tasse come se l’esercizio si trovasse a Udine. Il problema di fondo è che la montagna è stata abbandonata. E dire che a Masarolis c’è anche la fortuna di vivere abbastanza vicini alla pianura, perchè in 4,5 km noi arriviamo a Torreano, mentre in paesini come Montefosca, Calla o giù di lì, gli abitanti sono già più distanti dai centri maggiori».
Un progetto più ambizioso della neonata Pro Loco sarebbe quello di riuscire ad aprire un punto di ristoro, in modo da intercettare la gente di passaggio e offrire un servizio a coloro che volessero fermarsi a bere una bibita o mangiare un panino. In ogni caso, Macorig a riguardo si mostra saggiamente prudente: «Si tratterebbe di offrire un servizio di esercizio pubblico, anche se, informandoci un po’, ci hanno fatto capire che si tratterebbe di un’iniziativa impegnativa. Faremo, comunque, di tutto per poterlo riaprire in una qualche forma – anche semplice, in modo che la gente che arriva a Masarolis possa trovare qualcosa». (Luciano Lister)
Meseca marca je v Mažeruolah 8 članov ustanovilo novo turistično društvo Pro Loco Masarolis. Društvo zdaj šteje že 34 članov in ta številka je zelo visoka ob upoštevanju, da v tej gorski vasi v občini Tauarjana prebiva stalno le okoli 6o ljudi.
Predsednik novega društva Fabrizio Macorig nam je povedal, da je med prvimi načrti društva Pro Loco ponovno vrednotenje starih stez, ki se nahajajo v okoli Mažeruol. Člani so že začeli jih očistiti, da bi nekaj ponudili morebitnim turistom; v prihodnosti bodo morda v vasi organizirali tudi neko večjo prireditev.
V Mažeruolah delujeta še župnijski svet, ki vsako leto organizira praznik Karmelske Matere Božje (prvo nedeljo po 16. juliju) in krajevna skupina alpincev, ki organizira praznik ob vznožju gore Juanac (zadnjo nedeljo v mesecu juliju).
Potem, ko so pred dvema letoma v Mažeruolah zaprli zadnji bar, v vasi pogrešajo družabne točke. Predsednik Fabrizio Macorig vidi glavno težavo v tem, da so gorska območja na splošno zapuščena. Vsekakor je tudi mnenja, da imajo Možerci precej sreče, saj je vas oddaljena le 4,5 kilometrov od Tauarjane in nižine.
Nadaljnji zahtevnejši načrt društva Pro Loco bi bil prav odprtje okrepčevalnice, kjer naj bi morebitnim gostom ponudili pijačo ali sendvič. Macorig je glede tega previden, a vsekakor poudarja, da si bodo člani društva Pro Loco prizadevali za to, da bodo v vasi odprli najmanj neko podobno storitev.http://www.dom.it/novo-drustvo-pro-loco-v-mazeruolah_una-nuova-pro-loco-a-masarolis/

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