31 gen 2016

Franc Finžgar

da wikipedia
Fran Saleški Finžgar (Dosloviče9 febbraio 1871 – Lubiana2 giugno 1962) è stato uno scrittore e presbitero sloveno. Può essere considerato il più popolare prosatore sloveno, sia per le sue novelle sia per i suoi brevi romanzi.
Nacque in una povera famiglia nel villaggio di Dosloviče ai tempi dell'Impero austro-ungarico. Dopo aver frequentato le scuole primarie nella città di Radovljica, proseguì i suoi studi sia per le secondarie sia per il corso teologico a Lubiana, tra il 1882 e il 1894. In quest'ultimo anno fu ordinato prete e incominciò ad esercitare il proprio ministero.
Politicamente fu molto vicino agli attivisti cattolici sloveni e al loro leader Janez Krek, ma durante la seconda guerra mondiale collaborò con il Fronte di Liberazione del Popolo Sloveno, di matrice comunista, cosa che gli creò qualche conflitto con la Chiesa cattolica.
Finžgar incominciò la sua carriera letteraria come poeta, per poi passare alla prosa. Si mise in evidenza con il romanzo Z modernega sveta (Dal mondo moderno, 1904), con il quale affrontò, con una visione ottimistica e speranzosa, la contraddizioni, le problematiche e i conflitti fra lavoratori e capitalisti, ma ancora più rinomanza la ebbe con le sue novelle storico-patriottiche, in stile neo-romantico, scritte nel biennio 1906 e 1907 e con il romanzo Pod svobodnim soncem (Sotto il libero sole, 1907) dove rievocò temi leggendari e fantastici, miscelandoli con eventi reali e storici, quali la descrizione dell'arrivo degli slavi nella penisola balcanica e la loro collocazione in questo nuovo territorio.
Lo scrittore affrontò ancora un motivo storico, come il tramonto dell'impero napoleonico, con il dramma Naša kri (Il nostro sangue, 1912. In quest'opera, l'autore sottolineò l'importanza e la positività del ritorno del potereasburgico per il popolo slavo seppur a scapito di un regime democratico.
Dal 1913, dopo aver studiato attentamente le teorie del critico Ivan Cankar, si scrollò di dosso, almeno in parte, una certa dose di moralismo e nel racconto Dekla Ančka (Ancka la serva, 1913) si impegnò a descrivere anche temi scabrosi, come quello degli amori della gente comune e dei poveracci.[1]
Nel suo lavoro più riuscito Finžgar prese spunto dagli eventi bellici della prima guerra mondiale. L'opera si intitolò Prerokovana (La profetizzata, 1917), fu stampata su un periodico e venne tagliata notevolmente dalla censura. Descrisse con uno sfondo tragico tutto il clima e l'atmosfera di un'epoca drammatica che colpì non solo i singoli individui ma tutta l'umanità. I capitoli centrali dell'opera segnarono, probabilmente, il livello letterario più alto dell'autore: se l'opera è incentrata sul personaggio di Franca Jancarica, i vari tristi destini di tutte le figure si intrecciano in modo indissolubile e irreparabile.
Il pessimismo rieccheggiò anche nel dramma in tre atti Razvalina življienja (La rovina della vita, 1921), cupo riquadro del degrado della vita familiare contadina patriarcale.
Un crescente tono più ottimistico invece caratterizzarono la novella Beli ženin (Il fidanzato bianco, 1925) e il racconto Strici (Gli zii, 1927), che prospettarono speranzosamente una nuova epoca più felice, eticamente, moralmente e socialmente.
Finžgar scrisse vari brevi racconti per bambini, il più conosciuto dei quali è Gospod Hudournik, (Signor Hudournik, 1935). Inoltre si dilettò anche a molti lavori teatrali ed alle traduzioni in sloveno del poeta austriaco Peter Rosegger.

Membro dell'Accademia slovena delle Scienze e delle Arti, Finžgar rimase attivo fino agli ultimi anni di vita, occupandosi soprattutto di tematiche agresti.

29 gen 2016

CROCIFISSO SOLITARIO A UCCEA

da http://www.mismotu.it/rezija/
KRIŽ TU - W RAVANCI (UČJA)

Ko se gre po potjah se
nalaža rudi kaki lipi križ.
To so mesta,tu ka naši judi
so rade pučili za ricet no
racjun,za barat no gračjo.

CROCIFISSO SOLITARIO A UCCEA

Lungo i numerosi sentieri
spesso si incontrano croci.
Luoghi in cui la nostra
gente trovava il tempo
per una preghiera.

Dragotin Kette

immagine e testo
da http://www.associazioneletteraturagiovanile.it/Fantafilatelia/biografieIJK.htm
Nato a   il  19 gennaio del 1876. Morì  a Lubiana il 26 aprile del 1899.
Nella sua infanzia la sua famiglia si trasferì molto spesso. Era ancora giovane quando sua madre morì nel 1880. Nel 1990 morì pure il  padre, un insegnante.
Dopo la morte dei genitori uno  zio  divenne  suo tutore.
Inizialmente Kette voleva diventare sacerdote, ma dopo aver scritto alcune satire poetiche contro il vescovo di Lubiana dovette lasciare gli studi.
Kette divenne un membro del zadruga ( "cooperativa"), un gruppo studentesco illegale. Tale scelta gli procurò guai con la giustizia. .
Tra il 1895 e il 1896 visse dando lezioni private e iniziò a pubblicare poesie, articoli e racconti per bambini sotto pseudonimo su alcune riviste (Ljubljanski Zvon, Slovenec, Nova nada, Angelček e Vrtec), e continuò gli studi a Novo Mesto, dove si era formata una zadruga sull’esempio  di quella presente a Lubiana. Mantenne comunque i contatti con Lubiana
Riuscì a laurearsi nel 1898, dopo di  che dovette assolvere ai suoi impegni militari   a Trieste. Ma presto fu congedato per motivi di salute e per curarsi si trasferì a Mun, dove a causa della tubercolosi morì all’età di 23 anni.
Nelle sue poesie Adrija e Mio Dio, un ciclo di sonetti del 1898, Ricordi, Notti quiete, Notti nere (1899) rinnova i temi erotici, filosofici, religiosi della generazione romantica, traducendoli in un linguaggio elegante e conciliando la tradizione colta con quella popolare. Fu uno dei maggiori rappresentanti del modernismo sloveno.

Vrabec in lastovka  da basni in pravljice ( fiabe e favole)

Na streho je priletel vrabec k lastovki.
"Kam greš, lastovka?" je ščebetaje vprašal brhko sosedo. "Na jug, na jug," je zacvrčala ptica, "kaj ti ne pojdeš na zimo iz mrzlih in neprijetnih krajev?"
"Jaz, a zakaj neki?"
"Glej ga, bedaka, saj tu ne boš imel ni gorkega stanovanja ni dovolj hrane..."
"In ko bi tudi moral poginiti," je odvrnil dobri rjavček, "ne zapustim svoje preljube domovine, mavreč z njo hočem trpeti in stradati ter pričakovati boljših in srečnejših dni."

https://sl.wikisource.org/wiki/Vrabec_in_lastovka

Il passero e la rondine

Sul tetto un passero volò dalla rondine. 
"Dove stai andando, rondine?" chiese alla sua vicina. 
"Al sud, al sud ,tu non te ne vai via in inverno da questi luoghi freddi e sgradevoli?" 
"Io,ma perché?" 
"Oh sciocco,  qui non troverai nè un nido caldo, nè cibo sufficiente ..." 
"Anche se dovessi morire non lascerei la mia amata terra, con lei voglio patire ed aspettare giorni  migliori e felici."

Moje ljubice  poesia


Lipa je šumela
pa utihnila.
In cvetel je kostanj,
zima cvet upihnila.
Vitka smreka, zelenela nisi,
pa dehtela si,
zeleneča ovenela nisi.
Ko zbledela si,
to si bila priča
malega božiča.
Prva ljuba bila črnolaska,
pa — umrla je,
druga ljuba bila rjavolaska,
pa se z mano sprla je;
sit sem bil do grla je.
Tretja moja ljubica je vitka
bolj kot smreka sred lesa,
in do zadnjega počitka
bodeš ljuba sred srca.
Saj če boš zbledela,
ljubica blondinka,
v rokah boš imela:
kodrolaščka — sinka.

https://sl.wikisource.org/wiki/Moje_ljubice

Aleš Debeljak


Včeraj hiša, danes ničMimo hiše z enim oknom grem, v počasnem ritmu
brez sinkop. Grem, grem, zastanem. Iz ogromne šipe
me pokliče in zadrži: temna pega, kot kapa široka.
V davni poljski zgodbi sem bral o njej. Oklevam,

ližem nohte, gleda, tehtam možnosti: dobra tarča,
če ne za kamen, ki ga zabrišem, pa za moj pristanek.
Zasilen bo, že vidim, s tem se rad sprijaznim. Važno,
da pridem noter in padalo zložim, odpihnem drobtine

in zakurim ogenj s svojimi lasmi. Osebna žrtev in
skupna varnost. Res peče, a nisem proti, moti me
prav nič. Peklo je takrat v sobi, skoraj že salonu,
gospa v srednjih letih, ki je študirala klavirsko

igro v Londonu, nam je delila zimzelene melodije,
nepravilne glagole in klofute, ki so zvonile dolgo,
še donijo v glavi, odmevajo in se kot dim zgubijo,
ko mimo hiše grem, v počasnem ritmu brez sinkop.

Ieri la casa, oggi nullaAccanto alla casa che ha una sola finestra passo, a ritmo lento
senza sincope. Cammino, cammino, mi fermo. Dal vetro enorme
mi chiama e mi trattiene: una macchia scura, come un largo
copricapo. Un’antica storia polacca ne parlava. Indugio,

lecco le unghie, osservo, valuto le circostanze: un buon bersaglio
se non per il sasso che getto, per il mio atterraggio.
Forzato sarà, già lo so, e a questo mi rassegno. L’importante
è entrare e ripiegare il paracadute, soffiare via le briciole

ed accendere il fuoco con i propri capelli. Vittima personale e
sicurezza collettiva. Brucia davvero, ma non ho nulla contro,
non mi da]
alcun fastidio. Bruciava allora nella stanza, quasi già nel salone,
la signora di mezza età che studiava un pezzo

al pianoforte a Londra spartiva tra di noi melodie sempreverdi,
verbi irregolari e schiaffi che suonavano a lungo, ancora
rimbombano nella testa, echeggiano e come fumo si perdono
mentre passo accanto alla casa, a ritmo lento senza sincope.
Traduzione di Michele Obit
Aleš Debeljak è nato a Ljubljana nel 1961. Si laurea in Filosofia e Letterature Comparate all’Università di Ljubljana. Nel 1993 acquisice il Ph.D. in Sociologia presso la Maxwell School dell’Università di Syracuse, nello Stato di New York. Pubblica per molte riviste e collane letterarie in diversi paesi del mondo. Le sue opere sono state tradotte in moltissimi stati, tra cui la Francia, la Spagna, l’Austria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, la Croazia, la Finlandia, la Lituania, la Yugoslavia, la Polonia, l’Inghilterra, gli U.S.A. e il Giappone. Per la sua attività di ricercatore e di poeta ha vinto numerosi premi letterari ed è stato insignito di illustri titoli onorifici e accademici in tutto il mondo, tra i quali ricordiamo la nomina ad Ambasciatore delle Scienze della Repubblica di Slovenia, l’incarico di Senior Fulbright Fellow all’Università Berkeley, nello Stato della California, e il premio letterario Chiqyu vinto a Tokyo, nel 2000. Dal 1999 riveste il ruolo di Professore Associato nella Scuola di Scienze Sociali dell’Università di Ljubljana. È a buon diritto considerato una delle figure di punta dell’intelligentija slovena contemporanea. In Italia ha pubblicato "Momenti d’angoscia" (Minute strahu), trad. di Tea Štoka, commento di Charles Simic, Napoli, Fulvio Pagano Ed., 1992http://www.casadellapoesia.org/poeti/debeljak-ales/biografia
questo post era pronto da giorni ,purtoppo oggi ho appreso da fb che il poeta è tragicamente deceduto ieri per incidente automobilistico, a Natale aveva compiuto 54 anni.
počivaj v miru - Rip



L'Opinione di Riccardo Ruttar


Il seme piantato 17 anni fa deve crescere

A metà gennaio di quest'anno,c'è stato il tradizionale incontro di inizio d'anno -Novoletno srečanje - "tra vicini ",il 46 ° della serie,a Tolmin -Tolmino.I comuni dell'alto Isonzo,Tolmin,Kobarid,Bovec,46 anni fa erano Jugoslavija,ma non va dimenticato che nell'era fascista furono Italia.Il fascismo non lasciò certo bei ricordi in quei luoghi,come pure nei nostri della Slavia.A mantenere  ed accrescere barriere fisiche e psicologiche ci pensò la guerra fredda con la famosa della Cortina di ferro,che,tuttavia proprio qui,su questa porzione di confine,fu alquanto permeabile,un ventennio prima che la Slovenia divenisse uno Stato sovrano.Le due comunità confinanti,in fondo,parlavano la stessa lingua popolare.Però loro,di là,andarono a scuola ed impararono la lingua di France Prešeren ,anche noi,di qua,andammo a scuola,ma guai a chi osasse usare lo sloveno,la lingua dei padri;quella con cui comunque avrebbero potuto conversare con lo stesso Prešeren senza particolari difficoltà.
Un quarto di secolo fa - l'anniversario cade quest'anno-,fu proclamata l'indipendenza della Slovenia,e la "Zdravljica"-il brindisi di France Prešeren,scritto nel 1844,divenne l'inno nazionale che recita:"Vivano tutti i popoli che anelano al giorno in cui (...)il" vicino" non sarà un diavolo,ma sarà un amico".
Credo che lo spirito di Prešeren,nel pomeriggio del 16 gennaio scorso,aleggiasse nella piccola sala municipale di Tolmino:c'erano tutti i sindaci,i rappresentanti eletti dei due Stati confinanti a proporre amicizia,collaborazione,progettualità comune. Il portavoce dei sindaci della Slavia ha richiamato nel proprio discorso,un documento-condiviso da tutti-risalente al 1999,il "Patto di Castelmonte".
Era una" Lettera d' intenti" concordata e sottoscritta da ben 12 sindaci della nostra fascia confinaria,da due Comunità montane e dalla stessa provincia di Udine nonchè da 5 sindaci delle comunità contermini della Slovenia.Vi stava scritto,tra l'altro,:"I firmatari...concordano la collaborazione in tutti i settori in cui si possa accelerare lo sviluppo delle aree a cavallo del confine".In quattro articoli,nell'ampio elenco di buone intenzioni,si esprimeva specificamente la volontà di "preparare progetti Interreg,non ha lesinato aiuti-a chi ha voluto o saputo chiederli-.Ce ne sono stati parecchi e,se non ricordo male,quello per Italia e Slovenia 2007-2013 consisteva di ben 136milioni di euro.Occorreva fare progetti validi di cooperazione transfrontaliera.Appunto mi dispiace pensare alle tante occasioni perse,e spero vivamente che qualcosa di nuovo,uno spirito aperto,collaborativo e di reciproca fiducia rinasca dalle righe di quel Patto come un seme finalmente irrorato da una rinnovata volontà di crescita.
Quel seme ha aspettato per oltre tre lustri e ora,credo,siamo giunti all'ultima occasione,quando anche l'UE pensa ad altre zone confinarie su cui realizzare collaborazioni.Incombono provvedimenti regionali,come le Unioni dei comuni,che rischiano di dissolvere le specialità dei territori di minoranza linguistica,e c'è ancora qualcuno dei nostri amministratori che rimane invischiato in estemporanei preconcetti linguistici,mantenendo barriere psicologiche curabili solo in psichiatria,E' vero ,ci vuole buon senso,un forte senso della responsabilità e coraggio per affrontare le nuove sfide,ma al capezzale della nostra Slavia occorrono medicine programmatiche drastiche,non accensioni di candele,preghiere e buone intenzioni.

Riccardo Ruttar

fonte:Dom del 31 gennaio 2016

28 gen 2016

E' uscito il Dom del 31 gennaio 2016

Izšel je DOM št. 2 / Izdaja 31. januarja 2016
È uscito il DOM n. 2 / Edizione del 31 gennaio 2016

V tej številki / In questo numero
V OSPREDJU / IN PRIMO PIANO
L’antica«Plebs de Prapot», luogo d’incontro tra friulani e sloveni
Izšla knjiga »Starodavna prafara v Prapotnem«, toponomastika in onomastika
UVODNIK / EDITORIALE
Naj med nami ne bo več meja!
Mai più confini fra noi!
VERSKO ŽIVLJENJE / VITA RELIGIOSA
Četrto industrijsko revolucijo naj vodi človek in ne denar
Il messaggio di papa Francesco al forum mondiale dell’economia
ZGODOVINA IN KULTURA / STORIA E CULTURA
Una svolta cruciale della comunità slovena nel rapporto con lo Stato
Ob 150-letnici priključitve Benečije in Rezije Italiji
POGLOBIMO IN PREMISLIMO / APPROFONDIAMO E RIFLETTIAMO
Ali si kdo želi izničiti medijsko pluralnost?
Chi vuole annullare il pluralismo dei media?
NOVOLENTO SREČANJE / INCONTRO D’INIZIO ANNO
Karl Erjavec: jezik je tisto s čemer se identificiramo
Il ministro Erjavec: la lingua è il nostro elemento identificativo
Slovenia vigile sulle Uti dove c’è la minoranza
Slovenija pazljivo spremlja reformo lokalne uprave
Podelili Gujovo priznanje mons. Marinu Qualizzi
Il Premio Gujon a mons. Marino Qualizza
NEDIŠKE DOLINE / VALLI DEL NATISONE
Tradicionalni pust v Špietru in po beneških vaseh
Maschere tradizionali a San Pietro e nella Slavia friulana
TERSKE DOLINE / VALLI DEL TORRE
Allarme scuola, a Taipana consiglio comunale straordinario
Tipanski šoli grozi zaprtje zaradi maloštevilnih vpisov
REZIJA / RESIA
Gruppo folkloristico Val Resia, Moznich neopresidente
Moznich novi predsednik rezijanske folklorne skupine
KANALSKA DOLINA/ VAL CANALE
Ob sveti Doroteji v Žabnicah na Filji diši po krofih
Il 6 febbraio Festa di S. Dorotea a Camporosso
POSOČJE / VALLE DELL’ISONZO
V Tolminu prenovljeno kinogledališče vseskozi polni dvorano
Il nuovo teatro di Tolmino denso di eventi

ŠPORT / SPORT
La Valnatisone resta in corsa per qualificarsi ai play-off
Amaterska nogometna ekipa Valnatisone se poteguje za uvrstitev v končnico

Musi e la notizia che non c'era


Articolo di fondo del Novi Matajur del 27 gennaio 2016

Le parole senza troppi sottintesi con cui il prefetto di Udine domenica scorsa ha stigmatizzato il comportamento di alcuni giornali e televisioni nei confronti della vicenda di Musi ("Nessuna situazione di crisi o tensione tra abitanti e richiedenti asilo,la stampa ha montato un caso perchè esistono interessi politici per alzare i toni nei confronti della pubblica amministrazione sulla "questione immigrazione"),dovrebbero aver posto la parola fine ad una vicenda della quale sicuramente resteranno per i posteri,poche tracce.Tra un paio di settimane i rifugiati  lasceranno Musi andando incontro ad un futuro che sperano migliore di quello che hanno lasciato in Pakistan ed Afganistan.A Lusevera forse se ne parlerà ancora per qualche giorno,poi i problemi sui quali dibattere -lo spopolamento della valle in primo luogo- torneranno ad essere al centro dell'attenzione .Resta ,soprattutto per chi come noi opera in questo settore,la domanda su cosa si intende per "notizia" e quale senso abbia riempire pagine pagine di giornali e notiziari con vicende che non meritano in realtà attenzione.Ha ragione il sindaco di Lusevera quando dice che i media hanno turbato la comunità più di quanto abbiano fatto gli otto richiedenti asilo.Ed ha ragione nel dire che la vera notizia che non si vuole raccontare (forse perchè non fa "audience"come quella di un pugno di immigrati ospitati in un paesino di una valle lontana) è quella di una comunità in lenta agonia.Per la quale andrebbero prese misure,di carattere economico e sociale,tempestive e possibilmente efficaci.Ma non si fa e nemmeno si racconta,perchè la vera emergenza è quella di otto richiedenti asilo in un paese di sei anime.(m.o.)

A S. Pietro la sfilata dei «pustje»-Sprevod naših pustov v Špietru

Mersino valli Natisone
Fine settimana a San Pietro al Natisone con il carnevale tradizionale della Slavia grazie alla manifestazione organizzata dall’associazione »Bančinarji« con il supporto della »Planinska družina Benečije«. Cuore degli avvenimenti il grande tendone riscaldato installato nei pressi del centro scolastico. Sabato 30 gennaio settembre festa dalle ore 19. In programma anche la premiazione della maschera singola e del gruppo mascherato più belli e la prioiezione del video sulle tradizioni di carnevale nelle Valli. Domenica 31 gennaio la sfilata delle maschere tradizionali delle valli del Natisone e del Torre. Il corteo partirà alle 14 dal centro studi e si snoderà lungo la statale fino al municipio per fare ritorno al tendone riscaldato per la festa conclusiva. Sono attesi i gruppi tradizionali di Rodda, Mersino, Montefosca, Montemaggiore, Stregna, Clodig, Maserolis, Canebola e Cergneu.

Lietos bota dva dni pustinanja v Špietru. Parpravlja jih društvo »Bančinarji« s pomočjo Planinske družine Benečije tiedan pred Debelinco. V koncu vasi, kjer so šuole, bojo nastavili velik an ogriet tendon. V saboto 30. ženarja ob 19. zvičer bo pustinanje z muziko; godu bo ansambel ramonikarju »Trio folk Valli«. Za jest bojo na vojo sendviči (panini) s pečenim mesam. Nagradili (premjal’) bojo narlieušo maškero an narlieušo skupino. Ob 20. uri bojo pokazal’ video »Nediške doline – Stari pust an navade«. V nediejo 31. ženarja bo sprevod (šfilata) tradicionalnih pustou. Ob 11.30 se bojo zbrale skupine; ob 14. bojo tradicionalni pustuovi šli s placa pred šuolmi po te glavni ciesti do kamunskega hrama an nazaj. Bojo skupine iz ciele Benečije. Iz Nediških dolin Ruonac, Marsin, Matajur, Čarnivarh, Sriednje, Hlodič an Mažeruola; iz Terskih dolin Čeniebola an Černjeja. Sprevod se bo zakjuču pod tendonan z veselico an z muziko ramonik. Planinci bojo skuhal’ pašto.http://www.dom.it/sprevod-tradicionalnih-pusov-v-spietru_a-s-pietro-la-sfilata-dei-pustje-della-slavia/

Presentazione libro

IL "SINDACO EBREO". 
ELIO MORPURGO IN FRIULI TRA OTTO E NOVECENTO
di Valerio Marchi
(Kappa Vu Storia, 2014)
il volume verrà presentato a:
VENZONE
sabato 30 gennaio alle ore 17.00
presso la sala Bertrando (g.c.) - via Glizoio di Mels, 12
sarà presente l'Autore
evento promosso dall'associazione "Amici di Venzone"
e a
CIVIDALE
domenica 31 gennaio alle ore 18.00
presso il Salone Sociale - via Foro Giulio Cesare, 15
oltre all'Autore, porterà il suo intervento in merito al Giorno della Memoria e alla Shoah
MONI OVADIA
sarà proiettato anche un breve filmato sull'argomento come integrazione agli spunti di riflessione
evento promosso dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione di Cividale del Friuli e inserito all'interno delle manifestazioni previste per il Giorno della Memoria (27 gennaio)
da fb

27 gen 2016

Sloveno per adulti a Tarvisio / Slovenščina za odrasle na Trbižu

L’Associazione/Združenje Don Mario Cernet da lunedì 1 febbraio organizza in collaborazione con l’Università del Tempo Libero di Tarvisio/Trbiž un corso di sloveno per adulti. Le prime due ore di lezione avranno inizio alle 16.30 nella sede di via Vittorio Veneto della Utl. A tenerle sarà Eva Gregorčič, che ha già operato nelle scuole della zona e quindi è di casa in Valcanale. Per partecipare alle lezioni è necessario versare una quota d’iscrizione alla sola Università del Tempo Libero (alla sede tarvisiana di via Vittorio Veneto). Il corso conta già 18 iscritti, rispecchiando il sempre costante interesse dei valcanalesi per una lingua sia locale sia di un Paese vicino. Dell’iniziativa del corso di sloveno per adulti si è parlato alla recente assemblea ordinaria dell’Associazione Cernet, in cui è stato fatto il punto sulle attività dell’anno trascorso e su quelle per l’anno nuovo. Oltre al consueto sostegno allo sloveno a scuola ed alle tradizioni locali, l’associazione ha in programma molte altre attività. Al momento fervono i preparativi in vista del 19 febbraio, giorno in cui sarà celebrato, a Camporosso/Žabnice, il centenario della nascita di don Mario Cernet, il defunto parroco paesano cui il sodalizio è intitolato.

Združenje Don Mario Cernet od 1. februarja organizira v sodelovanju s trbiško izobraževalno ustanovo »Università del Tempo Libero« tečaj slovenskega jezika, ki bo namenjen odraslim osebam. Odvijal se bo ob ponedeljkih ob 16.30 v prostorih ustanove na Trbižu, v ulici Vittorio Veneto. Tečaj je brezpalčen, potrebno pa se je včlaniti v »Università del Tempo Libero«. V okviru tečaja se bodo udeleženci lahko naučili osnove slovenskega jezika. Poučevala bo Eva Gregorčič. Prijavljenih je že 18 oseb. Za več informacij o pobudi se zainteresirani lahko čimprej obrnejo na naslov elektronske pošte zdruzenje.cernet@gmail.com

Il prefetto di Udine a Musi. “Nessuna tensione, caso montato per alzare i toni sul tema immigrazione”


“Qui non c’è stata nessuna situazione di crisi o tensione, la stampa ha montato un caso perché esistono interessi politici per alzare i toni nei confronti della pubblica amministrazione sulla questione dell’immigrazione.” Parole dure quelle del prefetto di Udine, Vittorio Zappalorto, che domenica è intervenuto a Musi, nel comune di Lusevera, al pranzo organizzato dall’amministrazione comunale e dalle associazioni locali per riunire la comunità del paese e gli otto richiedenti asilo, provenienti da Pakistan e Afghanistan, che da alcune settimane alloggiano in un paese che 50 anni fa contava quasi 200 abitanti ed oggi solo sei. “Teniamo lontano chi vuole speculare su queste persone e su questa comunità”, ha ribadito il prefetto, che ha poi invitato i giovani immigrati ad apprendere la lingua italiana. Prima di lui erano intervenuti il sindaco Guido Marchiol (“Questo incontro tra due culture e religioni ci faccia riflettere e porti a ognuno di noi qualcosa di positivo”) ed un rappresentante della cooperativa che gestisce l’accoglienza dei richiedenti asilo. Gli otto giovani (al pranzo erano in sette poiché uno era ammalato) rimarranno a Musi ancora per poche settimane, quindi torneranno a Udine dove hanno già vissuto otto mesi.
http://novimatajur.it/attualita/il-prefetto-di-udine-a-musi-nessuna-tensione-caso-montato-per-alzare-i-toni-sul-tema-immigrazione.html

26 gen 2016

SE QUESTO E' UN UOMO

Giorno della Memoria 2016. I principali appuntamenti - ANED

in Friuli-Venezia Giulia
Udine

  • 27 gennaio, alle ore 18.00, presso le Gallerie del Progetto a Palazzo Morpurgo, in via Savorgnana 12, a Udine, mostra foto-documentaria "Deportati – la deportazione politica dal Friuli 1943-’45", a cura di Flavio Fabbroni.
  • Orzano di Remanzacco, 31 gennaio. Celebrazione del Giorno della memoria 2016. Con Marco Balestra

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi. 

(Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947)
da http://www.commentiamo.com/2009/01/se-questo-un-uomo.html
licenza creative commons

Spigolature storiche sulle chiese della Slavia (Platischis-Plestišče)

Ljetos te kličem " O žena"

Kam tuo puojde,
kam tuò grè
naše to lanskinje vesejè?
-"Lan' si po sejmah drinkala.
ljetos boš zibiel'co zìbala."
-Lan' si me obječu beli grad,
ljetos me njemaš še kam pejat."
-"Lan' sem te klicu : "pojdi pit,"
"ljetos te kličem: "poj dojit."
-"Muoji ti lanskinji trakčiči
 so ratali pouojčiči."
-"Lan" sem te klicu : "o čečica,"ljetos te kličem:"o ženica."

Stara Plestiška

traduzione

Quest'anno ti chiamo "oh moglie"

Come si cambia,dove è andata la nostra felicità dello scorso anno?
L'anno scorso brindavi alle sagre,quest'anno invece cullerai .
-L'anno scorso mi hai promesso un castello bianco,quest'anno invece non sai dove portarmi.-
-L'anno scorso ti dicevo di venir a bere ,quest'anno invece di andare ad allattare-.
-I miei nastri dello scorso anno sono diventati fasce per il bambino -
-L'anno scorso ti chiamavo - ragazza-quest'anno invece -mogliettina-

dal Trinkov koledar del 1956 (archivio personale)
foto degli ani 50'
dal Dom
Pubblichiamo le note storiche desunte dal manoscritto di Pietro Bertolla senior, N°19, volume S, Spighe Storiche, Fondo Bertolla Biblioteca del seminario di Udine (Bsu); gli atti civili del Notaio Simiz Gio. Domenico senior, vol. O, Anu; del Notaio Orlando Domenico, Anu; del Notaio G. Domenico Simiz iuniore, Anu; e dall’Archivio di Nimis, Colto Attimis. Le note sono ordinate secondo l’anno e riportata la numerazione di pagina.
á 1720, 30 Aprile. Gli uomini di Platischis in Vicinia deliberano di far la tabella del Legati (Messe); che il Vicario di Attimis, debba venir a Platischis a celebrare i legati quando tocca, oppure rinunci il suo diritto alla frazione. Che il Vicario non pretenda nei funerali più del consueto, cioè L. 4 pei capifamiglia e quelli di comunione, e L. 3 per le altre persone. Ciò a patto che intervenga esso Vicario o il suo Cooperatore, altrimenti l’incerto vada al Cappellano che sarà in Platischis. Stante la lontananza ecc. vogliono provvedersi un Cappellano, e nella prossima visita pregheranno il Patriarca a voler erigere la loro Cappellania (p. 24).
á 1721, 25 Maj. Per l’età avendo rinunciato Pre Basio Gasparutti, quelli di Bergona in Vicinia danno mandato ad alcuni di scegliere un altro Cappellano. Questi ai 13 Giugno eleggono Pre Valentino Tommasino di Montemaggiore. Chiedono conferma al Capitolo di Cividale (p. 19).
á 1721, 11 Ottobre. Pre Valentino Tommasino eletto Cappellano Curato di Bergona e Lonch, vedendosi toccato dalla mano di Dio prima con un fulmine, poi con tumulti suscitati per l’elezione della sua persona rinunzia (p. 19).
á 1721, 1° Decembre. Pre Giacomo di Caporeto. Poiché Don Biagio Gasparutti rieletto Cappellano ai 13 novembre, ebbe la terza sentenza in contumacia nel Capitolo di Cividale. Allora fu eletto Cappellano Pre Giacomo Pitioni di Caporeto (p. 19).

PENSIONATI IN FUGA

di Tania Careddu
“Una nuova partenza”. “Colora il tuo futuro”. Lo suggerisce ai pensionati italiani una delle nuove agenzie nate per orientarli e supportarli - occupandosi delle pratiche burocratiche per il trasferimento di residenza, della pensione e del conto bancario, oltre che dell’individuazione dell’immobile più consono alle esigenze dei clienti - nella fuga dal Belpaese. Perché non vivere meglio? Perché si, ammoniscono dalle pagine del loro sito.
“Basta vivere in mezzo a tristi palazzi di cemento al freddo e umido”, pagando “affitti molto cari, bollette astronomiche, tasse sempre maggiori”. Tutte buone ragioni che, insieme al “costo della vita elevato, clima freddo e piovoso, criminalità crescente”, stanno rendendo sempre più massiccio l’esodo dei capelli grigi italiani.

Facendo due conti, in effetti, dal 2008 a oggi un pensionato italiano ha perso mille e quattrocento euro di potere d’acquisto, corrispondente a centodiciotto euro al mese, essendo soggetti a un prelievo doppio rispetto a quello spagnolo, triplo rispetto a quello francese e si va dagli oltre quattromila euro sopportati dal pensionato italiano ai trentanove a carico di quello tedesco. Tanto vale trasferirsi a Tenerife, Lanzarote, Bulgaria e Portogallo.

Perché sono “uno spettacolo della natura” o perché è “l’isola dove è sempre primavera”, oppure perché si respira “cultura, sole e mare a tasso zero”, e così “raddoppia la pensione e la serenità”. Soprattutto se si considera che in alcuni Stati si può chiedere all’INPS di ricevere la pensione lorda, cioè comprensiva delle tasse che non si pagheranno più in Italia, che un appartamento in buono stato, in affitto per una coppia, si trova a centocinquanta euro al mese e che la bolletta dell’energia elettrica, utilizzata anche per il riscaldamento (è il caso della Bulgaria), non supera i sessanta euro mensili.

Insomma, “non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni”, si legge nella home page di un’altra agenzia che fornisce assistenza per servizi amministrativi e tecnici, dalla consulenza fiscale o immobiliare all’organizzazione di eventi e corsi per chi già si è trasferito. In un Paese dove il regime fiscale è agevolato sia per il lavoro autonomo e dipendente sia per gli investimenti, dove l’IVA non esiste ed è sostituita da un’aliquota unica, corrispondente al 7 per cento e in cui il costo della vita è molto basso, dicono.

Dove la benzina costa poco più di un euro al litro, un pacchetto di sigarette due euro e sessantatre centesimi, il noleggio di una macchina per un mese, con un chilometraggio illimitato, trecentocinquanta euro. Dulcis in fundo, il sistema sanitario (in questo caso, delle Canarie) è eccellente.

Perché no, dunque? I numeri, dati INPS del 2014, parlano chiaro: in Europa si riscontra un incremento del 5,7 per cento rispetto all’anno precedente, passando da circa duemila e trecento pensionati, soprattutto fra i sessanta e i sessantaquattro anni, fuggiti nel 2010 a oltre cinquemila solo nel 2015. Per loro, l’importo medio mensile è più elevato, a rappresentare che emigrano titolari di pensioni medio-alte, tipo pensionati cessati al pubblico impiego che si trasferiscono all’estero per sfruttare la propria esperienza professionale Oltralpe.

Principalmente in Svizzera, Germania, Francia, Spagna, Belgio, Romania, Slovenia, Gran Bretagna e Polonia. Novità degli ultimi anni, l’esodo dei pensionati militari, i quali, dopo essere diventati titolari di pensione, sono ‘fuggiti’ dal Belpaese: rappresentano il 23,5 per cento del totale delle pensioni pubbliche pagate oltre i confini nazionali. Coraggiosi i pensionati dello Stivale, disposti a imparare una nuova lingua per vivere una nuova vita.

Lusevera un tempo - Bardo dan bot

Villanova delle grotte-Zavarh

Terska dolina
Lusevera-Bardo

da foto  fb  di Guido Marchiol

Trinkov koledar 2016


25 gen 2016

I soldi per fare il traforo di Sella Carnizza



 Giovanni Panteo Barocci, il generale che si è prodigato per reperire i fondi economici, i permessi e altro per far decollare il progetto del traforo di Sella Carnizza, ha concesso ad Herold Friul, la storia vera di come è nata questa idea.Ha però voluto narrare i fatti al modo di una storia che qui riportiamo grazie alla penna di Giovanni Bianco Del Lago, oggi agente segreto ad Astana, nel Kazakistan.
Quattro amici lasciarono le loro auto sul piazzale ghiaioso presso ponte Tanarmàn. Da lì, si incamminarono lungo la pista forestale che porta al fontanone Barmàn. Subito presero il sentiero che volgeva verso casera Planinizza e un po’ prima giunsero al capanno di caccia di Baldo, situato in un boschetto di faggi, a quota 890 metri, sotto le cime dei Musi. Capanno che sempre era a disposizione dei cacciatori purché lasciassero sempre provviste e tutto in ordine.
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Quel giorno, con loro ci stava pure un ospite importante, niente meno che un futuro generale, l’ ufficiale Giovanni Panteo Barocci, con lui i cacciatori del posto, Fedo ScufeGjelmo Noache, ospite di caccia, Gigi Furlan della riserva di Basagliapenta. “Roba della bassa, preparati che verremo a beccacce“,  gli strillavano i compagni – come sempre si fa – ironizzando sulle parche ricchezze faunistiche della sua riserva. Giù, nella bassa. Lui ribatteva elencando le reali difficoltà e quali doti servano per la caccia alle beccacce.
Il tempo però era scarso, dovevano fare in fretta. Nel primo pomeriggio il tempo si sarebbe guastato. Erano previste piogge. Così parlavano i bollettini meteo di quel 15 ottobre 2014, quassù sui pendii presso le Cime dei Musi, versante di Resia.
Giovanni Panteo Barocci aveva iniziato ad andare a caccia da quando, nel 2005, giunse in Friuli. Gli piaceva quell’ambiente d’intrigo che si creava con gli altri. Ammirava il clima particolare del prima, del durante e, soprattutto, del dopo battuta. A onor del vero, a lui, non piaceva sparare alle prede. Questo era un suo problema: abile nel lavoro militare che aveva scelto, ma però di sparare con qualsiasi mezzo non ne voleva parlare. Ragion per cui decise di fare subito carriera, onde garantirsi una debita distanza da possibili situazioni estreme e rudi. Tutti qui sapevano che a breve sarebbe diventato generale per meriti e con un ruolo molto importante nella direzione logistica per l’intera artiglieria.
Raggiunsero presto la capanna, predisposero le loro cose e alle 6,30 erano già avviati lungo la pista. Con loro pure il Cutj, il bracco bravo e simpatico di Gjelmo che, naso terra, li trascinava di gran fretta. Così, quasi trotterellando, scomparvero inghiottiti dalla boscaglia mattutina ammantata dai vapori della notte che lasciavano posto ai raggi del sole.
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La caccia non fu propizia. Durante la mattinata si sentirono echi di spari qua e là accompagnati da fischi e richiami che loro capivano. Era mezzogiorno quando, delusi, ritornarono al capanno di caccia, si capiva perché il campanile di Oseacco, preciso più o meno, scandiva le ore.
Come previsto, pure il tempo si stava velocemente guastando. Dense nubi si ammassavano tutt’intorno. Il gruppetto nel capanno era al riparo, con il fuoco acceso e tante provviste. Cucinarono con gusto il pranzo, mentre calorosamente continuavano a discernere sulle opportunità di cattura mancate. E la colpa, a turno, era di tutti.

Sul torrente fiume Torre e altri corsi d’acqua

tratto da “Guida delle Prealpi Giulie” di G. FERUGLIO e O. MARINELLI
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Torre e Natisone. l’area delle Prealpi Giulie  è quella che manda direttamente od indirettamente le sue acque all’Isonzo; però a questo proposito va tenuto conto di una circostanza che induce a considerare come fiumi quasi a sè tanto il Torre quanto il Natisone. Le acque di questi e dei numerosi loro affluenti giungono infatti soltanto in parte all’Isonzo e ciò avviene non solo al di fuori del territorio da noi considerato, ma in condizioni tali, per il quasi costante totale assorbimento esercitato su quei fiumi dalle alluvioni del piano, che una vera continuità idrografica manca quasi sempre: manca fra Isonzo e Torre, come del resto manca fra Natisone e Torre. Quindi per doppio motivo noi possiamo parlare dei nostri due fiumi veramente prealpini come se fossero ambedue indipendenti dall’Isonzo e l’uno dall’altro.
Il Torre ha le sue sorgenti nella zona più interna delle Prealpi. Il Torre nasce da una fonte ben determinata ed assai abbondante, poiché non consta abbia avuto mai una portata inferiore a 700 litri al secondo (febbraio 1909), mentre il Natisone risulta dalla riunione di più torrenti di poco diversa importanza fra i quali è difficile decidere quale sia il vero ramo sorgentifero. Assai diverso è anche l’andamento dei due fiumi rispetto alle linee orografiche e tectoniche della regione.
Da sotto Tanataviele, ove nasce a 529 m. sul mare, il Torre raggiunge Tarcento dopo un corso di appena 12 km., e qui esce da una valle per traversare una zona di basse colline e toccare il piano poco sopra Zompitta. Coll’avvicinarsi al piano cominciano anche qui le dispersioni, le quali fanno sì che non molto a valle dell’ultima località indicata il letto del fiume si traversa generalmente a piede asciutto. A rendere più breve il corso superficiale contribuì però da secoli ed in non scarsa misura, anche l’uomo mercè le due rogge che si derivano appunto alla presa di Zompitta; ma la totale scomparsa delle acque avverrebbe per lo più egualmente, solo un po’ più a valle. Il fiume del resto presenta non solo questa caratteristica degli altri fiumi friulani, ma un analogo regime (piene primaverili ed autunnali, magre estive ed invernali, queste ultime più persistenti), salvo le piene più repentine e di più breve durata di quelle, per esempio, del Tagliamento.206883
 Mentre a monte di Tarcento il Torre ha di affluenti degni d’essere ricordati solo la Vedronza (7 km.) ed il Rio Zimor (6 km.), a valle riceve il Cornappoche ad esso porta oltre 300 litri al secondo anche nelle massime magre. Il Cornappo ha un corso di 15 km. ed è formato da più rami sorgentiferi che scendono dal versante meridionale del Gran Monte.

POESIA




Josip Stritar

ZOPET V LJUBLJANI

Pozdravi Bog te,belo mesto,
nad tabo sivi,stari grad!
Iz daljne sem dežele zvesto
prišel te pozno obiskat'.

Ti pač si mene pozabilo;
let mnogo je preteklo že,
kar sem zapustil tvoje krilo,
zapustil tvoje sem gore.

Gore spet gledam zaželene ,
veselje mi rosi oko;
oh,bode kdo še pomnil mene?
Sam sem spremenil se močno.

Obličje se mi ni spremenilo,
ostalo kakor prej srce;
ljubezen verno ohranilo
do mile rojstne mi zemlje.

Ritorno a Lubiana

L'autore Josip Stritar ritorna in tarda età nella città natale,Lubiana e le dedica questa bella poesia.La chiama "bela Ljubljana" bianca Lubiana come era detta un tempo , ricorda il vecchio grigio castello che la sovrasta e i monti che la circondano.Lui è cambiato fisicamente,ma non il suo cuore e l'amore per la sua terra natale.

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