31 ott 2015

IN RICORDO - V SPOMIN




Ricordiamo  tutte quelle persone che si sono battute per la salvaguardia della lingua e cultura slovena nella Benečia, soprattutto i sacerdoti e i promotori della cultura.
Fra tutte queste persone degne di essere ricordate il mio pensiero va al fondatore e primo direttore responsabile del giornale Matajur ,Tedoldi Vojmir e sua moglie Miklavčič  Jožica   che per 23 anni in tempi  molto difficili hanno portato la lingua e  la cultura slovena in Benečia ed hanno tracciato la strada per l'odierno Novi Matajur.
Queste persone non devono essere dimenticate !

Spominjamo se vseh oseb, ki so se borile za ohranitev slovenskega jezika in kulture v Benečiji, posebno duhovnikov in kulturnih delavcev.
Od vseh teh ljudi vrednih spomina svoje misli obračam  na ustanovitelja in  urednika  časopisa MatajurVojmirja Tedoldija in njegovo ženo Jožico Miklavčič  ki sta 23 let v zelo težkih časih vodila časopis Matajur. Z njunim delom sta prinašala slovensko  kulturo v Benečijo in sta začrtala pot za današnji Novi Matajur.
Takšne osebe ne smejo biti pozabljene!

30 ott 2015

Sousi Sveti - Vahti - Sasvati -Tutti i Santi

opera dell'artista di Zavarh-Villanova delle grotte
Dario Pinosa "2 Novembre"


 in Alta Val Torre era usanza mangiare
tutti dalla stessa terrina come si usa nei paesi slavi

Il giorno di tutti i Santi, noto anche come Ognissanti, è una festa cristiana che celebra insieme la gloria e l'onore di tutti i Santi (siano o non siano stati canonizzati).

La solennità del calendario liturgico romano (in latinoSollemnitas Omnium Sanctorum) cade il 1º novembre(seguita il 2 novembre dalla Commemorazione dei Defunti), ed è una festa di precetto, che prevedeva anche una vigilia e un'ottava nel calendario anteriore alla riforma liturgica voluta dal concilio ecumenico Vaticano II.


Za Vahte (Sousi Sveti) tou Terski dolini gospodinje skuhajo "ocikano"


In Alta Val Torre per i Santi è tradizione preparare la "ocikana"

A Monteaperta - Viškorša questo piatto si chiama "polenta polita"(polenta condita)

A Rezija/Resia (Lischiazze) era usanza preparare il pane detto "bohajimčic e donarlo a suffragio delle anime

*Vahti: parola di origine germanica e deriva dal medio alto tedesco wahte (guardia,controllo)

Una volta - Dan bot :Vahti- Ognissanti e il giorno dei morti

Il giorno di Tutti i Santi - Vahti ,le persone che avrebbero suonato tutta la notte le campane per ricordare i morti,al pomeriggio andavano per le case a chiedere cibo per la cena di mezzanotte.Tutti donavano farina,formaggio,vino,burro ecc.
Dalla sera  i suonatori suonavano fino alle 24,poi sosta per la cena e si continuava a suonare fino alle 6 del mattino.Il giorno dei morti la gente portava i fiori sulle tombe.Alla sera si cucinava la "ocikana"(gnocchi di polenta conditi con burro fuso e formaggio latteria gratuggiato).

 Io tengo alle mie tradizioni ,perciò dico
NO a HALLOWEEN!!!


Così un tempo si onoravano i morti a Prossenicco-Prosnid

1 e 2 novembre nei ricordi di Alma e Roberto

A Prossenicco di Taipana,Alma(86 anni) e Roberto (78 anni) raccontano.
"Una volta qui a Prossenicco quando una persona moriva,veniva tenuta in casa ,la si vegliava , si stava tutti insieme.Prosnid era diviso in due "località" e per la sepoltura spettava alle famiglie che abitavano in quella parte del borgo scavare la fossa.Non era facile specialmente in inverno quando la terra era gelata fino a un metro,sotto,e si stava anche mezza giornata,in più persone,a scavare la fossa,con le pale - ricorda Roberto - Dovevamo stare attenti dove si faceva la fossa  perchè le aree di sepoltura non erano,non erano ben delimitate,come oggi.A volte succedeva di che il piccone finisse su una bara già tumulata tempo prima.Allora si ricopriva e si ricominciava tutto daccapo -.
Le casse da morto venivano realizzate a Prossenicco da 3 artigiani:Agostino Budolic,Valentino Melissa e a volte anche Ersilio Budolic.Erano 4 assi semplicissime messe assieme da due chiodi.Per coprire le fessure tra una parte di legno e l'altra si ricopriva la bara internamente con della carta nera.Quindi la messa funebre e il corteo verso il cimitero:il morto lo si portava sempre a spalla ,non esistevano carri o altri sistemi di trasporto.-Tumulato il feretro,le famiglia metteva poi una croce di legno sul cumulo di terra.-Niente nome ,niente foto,nessuna delimitazione con marmi o sassi attorno a quel simbolo cristiano,che valeva più di tutto.Del resto ognuno sapeva chi era stato sepolto in quel piccolo pezzo di terra consacrata".
E ancora oggi nei camposanti di Prossenicco ,gli anziani del posto sanno dove riposano,in pace, da tempo,le spoglie dei loro morti,anche se quella croce di legno non c'è più,divorata dal tempo:"Fanno un piccolo tumulo di terra e ci mettono un fiore sopra,per il primo novembre".
Gesti intimi,privati,che raccontano dell'amore per chi sappiamo esserci sempre accanto,anche dopo la morte fisica.
"Per la ricorrenza dei Santi la gente andava a sistemare le sepolture che,durante durante il resto dell'anno,lasciava un po' a parte, costretta dal duro lavoro nei campi,in stalla,nei boschi.Si mettevano delle candele bianche semplici,piantate nella terra,e accese finchè duravano.Erano belli i cimiteri illuminati".
I fiori? " Li facevano di carta crespa,di tutti i colori,messi nelle latte di pomodori pelati,se ne trovavano-dice Alma-.Alba Melissa,anche lei di Prossenicco,ricorda che alcuni facevano un tappeto di fiori recisi,molto piccoli,attorno alla croce di legno.E che mettevano dei nastri,sul simbolo di fede in Cristo:di color rosa per le defunte,celesti per i defunti uomini.Bianchi per i bambini.In chiesa,invece,veniva allestito un catafalco:sulla portantina usata per deporre il feretro durante i funerali,si metteva una bara vuota,vicino all'altare di destra.Ai piedi della cassa,coperta da un drappo nero,un'acquasantiera e un contenitore per le offerte:"La gente benediva il feretro come ci fosse un defunto in carne e ossa all'interno;e dava un soldo,destinato poi ai poveri o alla Chiesa locale,per le opere di bene ".
In quel "morto metaforico"",insomma,si coagulava ed elaborava il dolore del lutto di un'intera comunità.
                                                                                                                    Paola Treppo
fonte il dom del 31 ottobre 2015
Prossenicco da
wikipedia

Rifugiati in Slovenia: legge ed ordine

Rifugiati in Slovenia: legge ed ordine
Rigonce (Slovenia)
foto di Stefano Lusa
La Slovenia sta coordinando l'emergenza profughi come fosse una questione di ordine pubblico e non una catastrofe umanitaria. Una panoramica dal nostro corrispondente
Le cose erano note da tempo. Tutto era pronto nei minimi dettagli. La Slovenia avrebbe accolto 2500 migranti al giorno da alcuni punti stabiliti. Gli arrivi sarebbero stati concordati con Zagabria; poi i migranti sarebbero stati identificati, come impongono le regole di Schengen e infine avrebbero potuto proseguire il loro viaggio verso l’Austria, secondo le modalità che Lubiana avrebbe concordato con Vienna.
Sabato scorso, dopo la chiusura del confine ungherese il sistema è sembrato funzionare benissimo, almeno per qualche ora, ma non c’è voluto molto per precipitare nel caos. Era abbastanza prevedibile che Zagabria, sotto la spinta dei migranti ed in piena campagna elettorale, avrebbe semplicemente continuato a fare quello che già faceva con l’Ungheria, affrettandosi a portare i profughi al confine sloveno. Quando il numero è cominciato a salire e le procedure di entrata in Slovenia hanno iniziato ad allungarsi allora i croati non hanno fatto altro che lasciare i migranti a ridosso della frontiera, indicando loro la strada da percorrere per arrivare nell’area Schengen. Lubiana ha subito protestato veementemente ed ha puntato il dito contro i comportanti “poco europei” degli inaffidabili cugini. 

Regole europee

I croati hanno ironicamente commentato che gli sloveni devono solo seguire il loro esempio, spostando i migranti rapidamente verso l’Austria. Beffardamente hanno anche aggiunto che se non sono capaci di portare la gente fino a Šentilj ci possono pensare direttamente loro. Da Lubiana hanno subito precisato che non intendono mica comportarsi come Zagabria, che ha messo su una specie di agenzia di viaggio, non rispettando quelle stesse regole europee da cui la Slovenia non vuole transigere. L’ossessione per il rispetto delle regole è un po’ nel DNA degli sloveni, ma secondo alcuni viene anche dalla paura, che se non evidenziati adeguatamente all’entrata, i profughi potrebbero venir respinti verso la Slovenia, che poi non avrebbe le pezze d’appoggio necessarie per rimandarli in Croazia. Una cosa di cui nemmeno gli ungheresi, nelle ultime settimane di passaggio dalla Croazia all’Austria, attraverso il loro territorio, sembravano preoccuparsi più di tanto.Per contro dal governo sloveno sono continuati ad arrivare allarmanti segnali sulla presunta intenzione degli austriaci di chiudere la frontiera e di limitare i passaggi. Probabilmente da Vienna ed anche da Berlino qualche pressione sarà stata fatta su Lubiana, ma l’Austria ha smentito gli sloveni precisando che nessuna limitazione al passaggio di profughi è stata posta. Sta di fatto che adesso i migranti hanno fretta, tanta fretta di arrivare. Sentono che qualcosa potrebbe cambiare e non vorrebbero trovarsi bloccati a pochi passi dalla meta.

Ordine pubblico o emergenza?

D’un tratto le forze dell’ordine slovene si sono trovate a dover gestire migliaia di persone che continuano a varcare in massa il confine. I ritmi si fanno di ora in ora più intensi. Tra il gestire la prevedibile emergenza e garantire il pieno rispetto della legge e dell’ordine Lubiana ha scelto la seconda via. In sintesi sta coordinando la situazione come fosse una questione di ordine pubblico e non una catastrofe umanitaria. Tutti fermi, quindi, come accade da giorni a Rigonce, tra la massicciata del treno, una striscia d’asfalto ed i campi di grano, immersi nel fango, anche sotto la pioggia, in attesa di venir portati ai centri per l’identificazione. Uomini, donne e bambini (tanti bambini) bagnati fino al midollo in attesa, per ore, che si liberino le strutture preposte all’accoglienza. Poi la lunga marcia, tutti a piedi, per chilometri e chilometri fino ai centri di raccolta, scortati dai reparti speciali e dalla polizia a cavallo. Foto che hanno fatto il giro del mondo e che oggi sono l’immagine della Slovenia....continua http://www.balcanicaucaso.org/aree/Slovenia/Rifugiati-in-Slovenia-legge-ed-ordine-165242

Imparo lo sloveno in musica -1

29 ott 2015

Zore conquista la "Bandiera verde"

Zore conquista la ‘Bandiera verde’



L’azienda di Platischis di Taipana riceverà l’ambito riconoscimento della Cia nazionale

Ancora un riconoscimento per l’azienda agricola Zore che, dal 2010, produce e trasforma il latte di capra a Platischis, in comune di Taipana. La sua titolare,Alessia Berra, infatti, è stata selezionata per ricevere l’ambita ‘Bandiera verde’, ideata a livello nazionale dalla Cia – la Confederazione italiana agricoltori - per premiare le attività e gli enti che si sono particolarmente distinti nelle politiche di tutela dell’ambiente e del paesaggio, nell’uso razionale del suolo, nella valorizzazione dei prodotti tipici legati al territorio, nell’azione finalizzata a migliorare le condizioni di vita ed economiche degli operatori agricoli e più in generale dei cittadini.
Il premio, che consiste nell’assegnazione di una bandiera verde con il marchio agricoltura, sarà consegnato mercoledì 11 novembre a Roma, in Campidoglio, nel corso di una cerimonia ufficiale, che raccoglierà i nove protagonisti a livello nazionale, tra i quali, appunto, Berra, che rappresenterà la nostra regione.

Terska dolina/Val Torre


Cooperativa di Consumo di Bardo e Sedlišča,da  70 anni al servizio della comunità
Sabato 24 ottobre,presso la C.C.I.A.A.,nel 70° anniversario dell'Associazione Cooperative Friulane,dopo un breve saluto portato dalle autorità,tra cui il Presidente della Regione FVG Debora Seracchiani,il Sindaco di Udine e l'Arcivescovo Mazzocato,si è passati all'intervento del Presidente nazionale di Confcooperative ed alle relazioni sui 70 anni di Cooperazione in Friuli.
Infine c'è stata la premiazione delle Cooperative presenti sul territorio con 70 anni di attività.Tra queste c'era anche la Cooperativa di Consumo di Lusevera e Micottis con la seguente motivazione: 2da oltre 70 anni è un punto di riferimento per la sua comunità ed un esempio tutti i cooperatori friulani".
La Cooperativa di Lusevera e Micottis è stata costituita il 4 febbraio 1920 per sostenere lo sviluppo e la promozione della cooperazione sul territorio,per stimolare lo spirito di previdenza e di risparmio,provvedere alla difesa economica e sociale dei consumatori,valorizzare il territorio montano,operare per lo sviluppo,la conoscenza,nel campo storico,linguistico,etnografico ,dell'ambiente naturale ed umano,degli usi,dei costumi delle tradizioni che costituiscono il patrimonio delle identità culturali regionali e delle Prealpi del Torre e promuovere quant'altro possa favorire l'elevazione morale,culturale ed intellettuale delle Comunità del Torre e degli appartenenti al gruppo linguistico sloveno.
Ai fondatori della Cooperativa e a tutti coloro che sono rimasti sulla nostra terra e si sono posti al servizio della nostra Comunità un grazie di cuore:Buoh van loni.(I.C)
fonte Novi Matajur del 28 ottobre

Sloveni, «a che gioco gioca il Pd?»

È stata bocciata dal Consiglio provinciale il 27 ottobre la mozione del consigliere Fabrizio Dorbolò (Sel) ha presentato una mozione con la quale impegnava «il Presidente della Provincia a rettificare formalmente l’opuscolo inerente la minoranza linguistica slovena della pubblicazione “Tre lingue per una specialità” con l’integrazione ai sensi e nel rispetto delle leggi nazionali 482/99 e 38/2001 dei Comuni di Attimis, Cividale del Friuli, Faedis, Nimis, Prepotto, Resia, Torreano di Cividale». Contro ha votato la maggioranza di centrodestra, tranne il consigliere Udc Nino Bruno. che si è astenuto. A favore Dorbolò, Federico Simeoni (Front Furlan) tre consiglieri del Pd (Arnaldo Scarabelli, Carmen Galdi e Alberto Soramel). Degli altri dem contrari Luciano Cicogna e Gabriele Pitassi, astenuto Andrea Simone Lerussi, usciti dall’aula Salvatore Spitaleri, Franco Lenarduzzi ed Erica Gonano. Dorbolò è infuriato con i colleghi dem. «Il Pd a che gioco sta giocando? Resia per il Pd quindi non è slovena? Serve una verifica politica seria su questi temi nei territori della minoranza slovena in Provincia di Udine. Dopo la mancata tutela dello sloveno negli statuti dell’Uti, ora si nega che a Resia, a Nimis, ad Attimis e Torreano c’è una minoranza slovena. Urge fare chiarezza! Con questo voto contrario, di astensione o di non partecipazione al voto, il Pd non ha fatto un torto a me o a Sel bensì alla comunità linguistica slovena delle Valli del Torre e di Resia», ha scritto sul proprio profilo Facebook. «Ora la questione passa al Comitato istituzionale paritetico per le impugnazioni, le segnalazioni e gli atti necessari per non aver ottemperato alla legge dello stato italiano», conclude. In premessa alla votazione, Dorbolò ricordava che la legge nazionale n° 482 del 15 dicembre 1999 recante «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche» prevede al 1° comma che la «delimitazione dell’ambito territoriale e sub comunale in cui si applicano le disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche è adottato dal Consiglio provinciale» e «che il Consiglio provinciale del 26 aprile 2001 con la quale il medesimo ha delimitato in Provincia di Udine ai sensi della legge 482/1999, nelle more della Costituzione del “Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena”, l’ambito territoriale e sub comunale di tutela della lingua slovena, previsto all’art. 3, nei seguenti comuni: Attimis, Drenchia, Faedis, Grimacco, Lusevera, Malborghetto-Valbruna, Prepotto, Pulfero, Resia, San Leonardo, San Pietro al Natisone, Stregna, Savogna, Taipana e Tarvisio». Dorbolò sottolinea che alla sopracitata delibera l’attuale presidente della Provincia, Pietro Fontanini, all’epoca consigliere provinciale votò a favore della delimitazione territoriale comprendente anche i comuni di Attimis, Faedis, Prepotto e Resia.
Svet pokrajine Videm je 27. oktobra zavrnil resolucijo pokrajinskega svetnika Fabrizia Dorboloja, ki je zahteval popravila brošuri »Tre lingue per una specialità« (Trije jeziki za eno specifičnost) v kateri niso omenjene občina Rezija in večjezične občine Ahten,

28 ott 2015

Su Resia la Provincia è contro le leggi di tutela, respinta la mozione Dorbolò


fabrizIl Consiglio provinciale di Udine ha respinto la mozione del consigliere di Sel Fabrizio Dorbolò che chiedeva l’integrazione degli opuscoli ‘Tre lingue per una specialità’, redatti dallo stesso ente di palazzo Belgrado, con l’inserimento, nella pubblicazione dedicata alla minoranza linguistica slovena, dei comuni di Resia, Attimis, Nimis, Faedis, Prepotto e Torreano.
Durante la riunione dello scorso 27 ottobre, contro la proposta di Dorbolò si sono espressi i consiglieri della maggioranza che sostiene il presidente Pietro Fontanini (ad eccezione di Nino Bruno, Udc, che si è astenuto al pari del Pd Simone Lerussi) e due consiglieri dell’opposizione.
Si tratta dei democratici Luciano Cicogna e Gabriele Pitassi. Insufficienti dunque i voti favorevoli degli altri consiglieri del Pd e dell’indipendente Federico Simeoni.
Non è bastata a convincere il consiglio la presentazione della mozione di Dorbolò che ha definito il mancato inserimento in particolare del comune di Resia nell’opuscolo sulla minoranza slovena come una probabile dimenticanza, un refuso, della Provincia a fronte della normativa regionale e statale (compreso il decreto del Presidente della Repubblica con la tabella dei comuni inseriti nella tutela della minoranza linguistica slovena) e le pubblicazioni scientifiche in materia, tutte concordi nel definire il resiano una parlata arcaica del sistema dialettale sloveno. Dorbolò ha richiamato anche la lettera indirizzata al presidente della Provincia, in cui le due organizzazioni slovene (Skgz e Sso) chiedono la rettifica della stessa pubblicazione ai sensi della normativa in vigore.
Nella replica Fontanini ha però chiarito che “se c’è stata una dimenticanza è stata quella di non aver inserito fra le lingue minoritarie parlate nel territorio della provincia il resiano, una lingua slava che non è lo sloveno. Questa è la posizione ufficiale della Provincia – ha rimarcato – e dire che a Resia si parla sloveno è una falsità”. Fontanini, a sostegno dalla sua tesi, ha citato una lettera inviatagli dal sindaco di Resia Sergio Chinese che risponde a quella delle organizzazioni slovene.
Dando lettura di alcuni passaggi del testo il presidente della Provincia ha ricordato come Resia chieda da anni una verifica della legge quadro sulle minoranze linguistiche (la 482/99) perché il legislatore inserisca, fra le lingue da tutelare, anche il resiano.
Appunto personale
Non mi risulta  che il sindaco di Resia sia un  linguista.Dire che il resiano sia un dialetto sloveno non è una falsità ,ma è la pura verità.Chinese e Fontanini si leggano gli studi della maggioranza degli studiosi che lo dicono e non seguano la tesi di personaggi che non hanno mai studiato la linguistica di Resia e della Benečija.

23 ott 2015

Ora solare 2015: cambio di orario, ecco quando

Il ritorno all'ora solare è visto da molti come qualcosa di negativo, uno stacco da un'estate protesa virtualmente fino ad ottobre con un'ora di luce in più alla sera. Per chi è costretto a svegliarsi presto al mattino, il ritorno all'orario invernale è accolto invece positivamente: alle sette del mattino si potrà rivedere finalmente un po' di luce, dopo il "profondo buio" di questi giorni.
Mancano ancora dieci giorni a questo appuntamento.Tra sabato 24 e domenica 25 ottobre si potrà finalmente recuperare l'ora di sonno persa durante l'ultimo fine settimana del marzo scorso. Alle 3 di domenica 25 ottobre si potranno spostare le lancette dell'orologio indietro di un'ora.
Come anticipato poco sopra, il ritorno all'ora solare è una procedura non particolarmente amata dagli italiani. Sembra che il cambio d'ora possa generare disturbi come stress, stanchezza, spossatezza, inappetenza, problemi di umore e di concentrazione, tant'è vero che il CODACONS aveva proposto di mantenere l'ora legale tutto l'anno.
Quali sono i consigli per affrontare meglio il cambio d'ora? Mantenere un buon stile di vita e un'alimentazione corretta sono indicazioni di massima sempre valide. In occasione del cambio dell'ora, è suggerita ad esempio una cena leggera.
I problemi di umore sono spesso legati all'anticipo di un'ora del tramonto del sole e alla percezione che le giornate si accorcino maggiormente, con l'incedere del buio che si fa più pressante.
L'ora legale è stata introdotta per legge dal 1965, anche se fino al 1980 durava solo 4 mesi. La sua durata è stata amplificata di qualche settimana nel 1996. La sua introduzione è legata a questioni di risparmio energetico.http://meteolive.leonardo.it/news/In-primo-piano/2/ora-solare-2015-cambio-di-orario-ecco-quando/51499/

Corsi di sloveno a Udine

Giovedì 22 ottobre, alle ore 20 nella sala parrocchiale di Godia (vicino alla chiesa, con ampio parcheggio antistante) inizierà il corso di lingua e cultura slovena nell’ambito del progetto “Intercultura”, sostenuto dal Comune di Udine. Probabilmente il corso verrà diviso in due gruppi: il primo per principianti e il secondo per esperti. Il primo incontro sarà l’occasione per discutere del programma e di altre iniziative (incontro con la campionessa olimpica Tina Maze, seminario intensivo in Slovenia, …). Per informazioni e adesioni si può scrivere all’indirizzo di posta elettronica alencarli@libero.it o chiamare il 3395813355. Il gruppo «San Girolamo-Sloveni a Udine» presso l’Associazione «don Eugenio Blanchini»ı in sinergia con l’associazione «A.L.P.I.» riproporrà l’attività settimanale in lingua slovena per bimbi in età prescolare (2-5 anni), organizzata a Udine lo scorso anno scolastico nel periodo novembre-aprile. Per informazioni e adesioni si può scrivere all’indirizzo di posta elettronica ezio.gosgnach@hotmail.it.
 http://www.dom.it/po-slovensko-v-vidnu_corsi-di-sloveno-a-udine/#

22 ott 2015

Ne umri ,zemlja ma-non morire terra mia


“Non morire, terra mia,” così inizia una poesia di Guglielmo Cerno cantore dell’Alta Val Torre, una terra interessata da forte emigrazione negli ultimi trent’anni. 
Riportando le parole dello studioso Pavle Merkù, l’Alta Valle del Torre costituisce la massima punta di espansione occidentale della colonizzazione slava in Europa, iniziatasi e conclusasi nel corso della seconda metà del I° millennio d.C. Gli slavi alpini qui giunti verosimilmente attraverso il passo di Coccau parlavano un dialetto dell’originaria lingua slovena, ma entro la fine dell’VIII secolo quel dialetto si era sviluppato con caratteristiche specifiche del nuovo volgare sloveno, da questo infine altri dialetti limitati ai luoghi e nella zona dell’Alta Val Torre si sviluppò il dialetto sloveno che prende il nome di “Dialetto del Torre”; è oggetto di studio per l’evoluzione di lingue e di dialetti e attraverso il quale si chiariscono le caratteristiche originali e peculiari che contraddistinguono la toponomastica della zona.
fonte web

SKGZ e SSO, lettera a Fontanini


pokrajina-_vSKGZ e SSO, le due organizzazioni di riferimento della comunità slovena in Italia, hanno inviato nei giorni scorsi una lettera al presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, con una serie di osservazioni e richieste che riguardano l’opuscolo ‘Tre lingue per una specialità’.
Pubblicato dall’amministrazione provinciale, l’opuscolo omette, a proposito della presenza della minoranza linguistica slovena, ogni accenno alla Val Resia e ad alcuni comuni mistilingui della fascia confinaria. La lettera è firmata dai presidenti regionali e provinciali delle due organizzazioni.
Pur esprimendo l’apprezzamento per l’iniziativa della pubblicazione che riconosce e valorizza la presenza delle diverse minoranze linguistiche in provincia di Udine, SKGZ e SSO rimarcano però l’omissione, nell’opuscolo, di alcuni comuni (si tratta di Resia, Attimis, Nimis, Faedis, Prepotto,  Torreano e Cividale) che rientrano nel territorio in cui si applicano le disposizioni della legge di tutela della minoranza linguistica slovena.
“Riteniamo che l’esclusione di buona parte dei comuni nell’opuscolo divulgativo – si legge nella lettera inviata per conoscenza anche al prefetto di Udine ed alla presidente del Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena – sia in evidente contrasto con quanto è stabilito dalla norma statale. Va ricordato, inoltre, che quasi tutti i comuni omessi usufruiscono da quasi quindici anni, a partire dal 2001, dei finanziamenti previsti dalla succitata legge 38/2001. Ci appare disinformativa e fuorviante quindi  la sua divulgazione soprattutto nelle scuole.”
Per queste ragioni  le due organizzazioni slovene chiedono alla Provincia di Udine “una rettifica formale nei contenuti dell’opuscolo con le necessarie integrazioni relative ai comuni omessi, in difetto di ciò si richiede di non procedere alla distribuzione degli opuscoli ed al ritiro degli stessi.”http://novimatajur.it/attualita/skgz-e-sso-lettera-a-fontanini.html

20 ott 2015

Sabato inaugurazione a Valbruna

Nell’ex canonica di Valbruna (Piazza della Chiesa, 10 – vulgo Farouž) sabato 24 ottobre, alle 15, sarà inaugurata la nuova sede dell’associazione “Don Mario Cernet”. L’evento è organizzato dall’Associazione “Don Mario Cernet” in collaborazione con la Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, con l’associazione slovena “Eugenio Blanchini” e con l’Unione Culturale Cattolica Slovena. Vi parteciperà anche il ministro per gli Sloveni nel mondo, Gorazd Žmavc.

Migranti in marcia verso il confine sloveno


Brevi filmati twittati nel pomeriggio di lunedì 19/10/15 da Vitomir Petrovic danno, senza troppi commenti, l'idea di cosa sta succedendo in queste ore al confine tra Croazia e Slovenia. Gruppi di centinaia di persone marciano di buona lena verso la frontiera e lì si ammassano. L'ARTICOLO http://video.gelocal.it/ilpiccolo/locale/la-folla-di-migranti-marcia-verso-il-confine-sloveno/46747/46850

19 ott 2015

I castagni stanno guarendo


I produttori di castagne della Slavia, e con loro gli operatori turistici e tutta la popolazione, tirano un sospiro di sollievo perché la produzione è in ripresa. Il segretario della Kmečka zveza, Stefano Predan, in un’intervista al Dom spiega che il cinipide galligeno, che nel 20110 aveva ridotto la produzione del 90 per cento, sta arretrando grazie all’azione degli antagonisti naturali. »Questi coprono già il 40 per cento del cinipide e in qualche anno la produzione dovrebbe tornare alla normalità», fa sapere. Quanto all’introduzione da parte di Federcaccia, nel maggio2014 dell’antagonista torymus sinensis nei boschi colpiti, Predan ha affermato che l’operazione «da qualche parte ha sicuramente avuto effetti positivi. Secondo gli esperti, tuttavia, si sarebbero ottenuti comunque gli stessi risultati grazie all’azione degli antagonisti naturali già esistenti sul territorio. In pratica, quell’operazione è stata più una cura palliativa che la soluzione del problema. La scienza aveva detto che i castagni sarebbero guariti in una decina d’anni e sempre proprio che sarà così»....continua qui http://www.dom.it/beneski-kostanji-ozdravljajo_i-castagni-stanno-guarendo/

Editoriale del Dom

Il direttore responsabile del Dom, mons. Marino Qualizza, in questo editoriale constata con soddisfazione che il castegno nelle valli del Natisone e del Torre è in via di guarigione, dopo l’attacco del cinipide galligeno. E si auspica che, sull’esempio dei suoi importanti alberi, l’intera Slavia/Benečija sappia guarire dai mali che l’affliggono. Riferendosi alle novità in campo ecclesiale, così scrive: «A San Pietro al Natisone non c’è più don Mario e non sappiamo cosa ci sia in serbo per Liessa. Ci auguriamo di non restare scottati e a mani vuote in questi tempi che non ci sono molto favorevoli. La messa in sloveno che celebriamo a San Pietro è un segnale positivo. Se diventasse ancora più forte e richiamasse gli allievi della scuola bilingue a parteciparvi e a dare il buon esempio agli altri, diffonderebbe nell’intera Slavia/Benečija uno spirito positivo e ci darebbe caldarroste davvero dolci».

V telih dneh, deset liet tega, san šelè brau kostanjove burje, ki so ble zaries debele an pune. Skranjavu san jih doma, za lepe jesenke vičerje. Niesan biu paršù h koncu, kadar san se 18. otuberja 2005 potačiu v prepad nad Bavšico v Sloveniji. Od tekrat niesan šu vič brat kostanja. Bi na šu tudi če bi mogu, zak’ se je parkazala tista čudna gosa, ki je čefala mlade zarode, takuo de je nesla vse za sabo. Lani pa sam vidu, de se je na Trušnjem parkazala kajšna griča. Čelih zelo zahujšana, je zrastla na varheh an je kazala, de morebiti kjek ostane an se rieše. Lietos pa le na tistih deblah videm, de varhì majejo an so griče močne an debele. Zdi se, de nevarna zužka zgublja vojsko. Vsi se tega veselimo an troštamo, de bo šlo lepuo naprej. Kàr smo se o tem pogovarjali, je adan od družbe jau: »Ka’ bi na moglo priti tudi za Benečijo kajšno lepuo kazalo, kajšna liepa novica, de se tudi druge strupene gose an neprijetne zužke umaknejo z naše dezele an nam puste, de bomo živieli zdravi an veseli an bomo znali parnesti dobre an sladke saduove našega diela, naše skarbi v prid an dobro naših ljudì?« Če ohranimo kostanje an očedemo naše zapuščene sanožete an bomo daržali lepo an rožnato našo Benečijo, bomo zaries živieli buj veselo an bomo šele buj zaljubjeni, za kar je liepega v naši kulturi. Tuo je jezik, pietje, muzika, poezija, prazniki, sejmì, združenje ljudi an novo življenje v naših vaseh.Ljubezan do naše zemlje zna roditi puno liepih rečì an parvo, ki si jo želimo, je, de tale ljubezen napune nazaj naše vasì, de bomo spet slišali vriskanje otruok an pietje v naših cierkvah. Na tele način moramo pa pokazati veliko zaskarbljenost za vietre, ki šumé okuole nas. V Špietre nie vič pre’ Maria, na Liesah se na vie, kaj se kuha. Troštamo se, de se na opečemo an de na ostanemo praznih rok, posebno v telih časih, ki nam nieso previč naklonjeni. A, tist znak, ki nam parhaja iz Špietra, kjer nadaljujemo s slovensko sveto mašo, če postane še buj močan an de tudi tisti, ki obiskujejo dvojezično šolo, bojo dali dobar zgled tudi za druge, se bo vse tuole lepuo šerilo po Benečiji an nam parnese zaries sladke burje.(Marino Qualizza)http://www.dom.it/kostanj-daje-dobar-zgled-cieli-beneciji_il-castagno-sia-di-buon-esempio-per-lintera-slavia/

A tavola nell'Alta Val Torre - Jesti tou Terski dolini


video ripreso al Terminal grotte di Villanova-Zavarh (Lusevera) ULTIMA SETTIMANA DELL'INIZIATIVA!

Solbica / Stolvizza – Pohodi / Escursioni


24 ott 2015, 00:00 - 24 ott 2015, 00:00
Na Solbici so odprte pešpoti “Ta lipa pot” (5-10 km), “Il sentiero di Matteo” (13 km), “Pusti gost” (16 km) in “Stolvizza facile” (1,3 km). Pešpoti bodo odprte do 24. oktobra 2015.
A Stolvizza sono riaperti i sentieri “Ta lipa pot” (5-10 km), “Il sentiero di Matteo” (13 km), “Pusti gost” (16 km) e “Stolvizza facile” (1,3 km). Resteranno tutti aperti fino al 24 ottobre 2015.

Arte e musica a Lusevera


Nell’ambito della «Burjanka», il 10 e l’11 ottobre a Lusevera hanno avuto grande spazio l’arte e la musica. Un altro appuntamento è previsto venerdì 23 ottobre a Villanova. Alle 18.30 nel Terminal Grotte terranno un concerto di beneficenza il coro «Naše vasi» di Taipana e il gruppo «Barski oktet» di Lusevera

V okviru Burjanke – praznika kostanja, sta bila v Bardu na sporedu dva koncerta stare oz. klasične glasbe. V soboto, 10. oktobra, je bilo odprtje razstave z deli sodobne umetnosti, na kateri sta se publiki predstavila dva likovnika in sicer Elisa Petrossi in Edi Carrer. Prisotne sta s kratkim nagovorom pozdravila župan Guido Marchiol in odbornica za kulturo Lisa Toscani. V društveni dvorani Stolber, kjer se je odvijalo kulturno srečanje, je odprtje razstave spremljala skupina Resonatia, ki se v okviru kulturnega društva Hibiki iz bližnje Viškorše, ukvarja s predstavitvijo glasbenih del iz prejšnjih stoletij in uporabo temu primernih inštrumentov. V ta namen so člani ansambla uporabljali zgolj rekonstruirana glasbila, kot sta viola da gamba, iz družine godal in pa špinet, ki je prednik današnjega klavirja. Vokalno-instrumentalna skupina, se je pod naslovom Ljubezen koprneča Ljubezen, poistovetila s kulturno in glasbeno preteklostjo, v kateri je rada prikazala različne odtenke s šaljivo tematiko od uvodne ljubezenske arie H. Purcella, kjer je Kiriko Mori – sopran, odlično interpretirala čustveno upodabljanje človekovega življenja, pa do zaključne G. Caccinijeve skladbe italijanske renesanse z naslovom O’ dolce fonte del mio pianto. Rika Murata pa je na violi da gamba, ob spremljavi Alice Forcessini – špinet, solistično interpretirala baročno delo francoskega skladatelja Marina Maraisa Tombeau pour Monsieur de Sainte Colombe. Vredno omena je še L’amante segreto iz Strozzijevega opusa. V cerkvi sv. Jurija pa je bil v nedeljo popoldne na sporedu koncert klasične glasbe, kjer je v sklopu Kogojevih dnevov 2015, kot gost nastopil Komorni godalni orkester akademije za glasbo iz Ljubljane. Njen umetniški vodja in koncertni mojster je bil Janez Podlesek doc. V prvi izvedbi je orkester izvajal A. Černetovo Tisti košček in pa še Mlakarjevo Tou vietru iz zbirke pesmi Ko pouno noć́i je sarce avtorja Viljema Černa, kateremu je kompozicija tudi posvečena. V omejeni skladbi je tudi umetniško obdelana tema beneškoslovenske ljudske pesmi Oj božime tele dolince. Letošnji oktobrski program se z glasbo še nadaljuje, saj se bosta v petek, 23. oktobra, v Zavarhu, točneje v gostinskem lokalu Terminal Grotte, v dobrodelne namene, predstavila dva krajevna pevska zbora in sicer MePZ Naše vasi iz Tipane in Barski oktet. Živahnosti gotovo ne bo manjkalo, saj bodo večer razveseljevale frajtonarice. (Marco Ternovec)
http://www.dom.it/glasba-in-umetnost-v-bardu_arte-e-musica-a-lusevera/

dal Messaggero Veneto



Jesti po Terskem

foto di olgica
chiodini - tolparice

disegno di Moreno Tomazeig

17 ott 2015

Resia nella prima guerra mondiale

Dopo il fatidico 24 maggio 1915, anche la Val Resia divenne un’immensa trincea rigurgitante di armi e di armati. Da quel momento anche la vallata fece parte di quel grande mosaico di lutti e rovine che fu la prima guerra mondiale. Fu a causa di tali eventi bellici che molti resiani, che in quel periodo vivevano nelle diverse parti dell’Impero austro-ungarico, dovettero all’improvviso abbandonare e perdere per sempre i loro averi e rientrare in Italia per combattere coloro che, fino a quel momento, avevano dato loro pane e sicurezza di vita. Tutto il confine resiano divenne zona di prima linea e tutta la vallata fu munita di apprestamenti difensivi. Furono costruite, in tutta fretta, mulattiere e piste, che dal fondovalle si inerpicavano in tutte le direzioni verso l’alta montagna per arrivare a ridosso del fronte, ma anche trincee e ricoveri militari. Tanti furono anche gli uomini, le donne e i giovani resiani che, liberi da impegni militari, furono impiegati in questi pesanti lavori soprattutto per il trasporto a spalla di tutti i materiali che servivano. Il Comune di Resia ha inteso promuovere il territorio della Val Resia anche attraverso la stampa di una cartina e di un depliant plurilingue contenente percorsi escursionistici tematici sul tema della prima guerra mondiale. Il lavoro, realizzato da Marco Pascoli di San Daniele del Friuli, è stato finanziato in parte con i fondi dell’Ecomuseo Val Resia ed in parte con quelli previsti dalla L.R. 26/2007 per la tutela della minoranza slovena. Sono evidenziati ben 12 itinerari di varia difficoltà nei quali sarà possibile vedere numerose vestigia belliche, postazioni di artiglieria, ricoveri militari e capire, attraverso la brossura, i luoghi interessati dal conflitto, ma anche le opere realizzate nel periodo antecedente quella che papa Benedetto XV ha definito «l’inutile strage». Il materiale è stato prodotto nelle lingue italiana, slovena, tedesca e inglese e sarà utilizzato in occasione della partecipazione a fiere sul turismo alle quali l’Ecomuseo Val Resia parteciperà nei prossimi mesi. (Sandro Quaglia)
Ob stoletnici je občina Rezija s sredstvi za slovensko manjšino objavila zemljevid in prospekt o tematskih poteh prve svetovne vojske.

I canti religiosi di Ugovizza

Nella chiesa parrocchiale di Ugovizza/Ukve è stato presentato il 9 ottobre il primo Cd del Coro parrocchiale, dal titolo »Bogu in Mariji v čast, ljudem pa v veselje! Slovenske cerkvene pesmi, ki odmevajo v ukovški farni cerkvi« (»In onore di Dio e Maria, per la gioia dellla gente! Canti religiosi sloveni che risuonano nella chiesa parrocchiale di Ugovizza«). A presentare la serata è stato Aleksij Jercog, responsabile della redazione musicale della Rai regionale slovena, che ha già in introduzione rimarcato l’impegno profuso dal coro di nel dare vita a quest’opera. Il Cd contiene 17 brani a carattere religioso, che rappresentano un’importante testimonianza della tradizione canora ugovizzana in lingua slovena. Proprio su questo ha richiamato l’attenzione Giorgio Banchig, presidente dell’associazione »Don Eugenio Blanchini«, che ha sostenuto la realizzazione del Cd, corredato di libretto, nell’ambito del progetto progetto »Učimo se, govorimo, odkrijimo in ohranimo naš jezik v šoli, doma in v cerkvi« (»Impariamo, parliamo, scopriamo e manteniamo la nostra lingua a scuola, a casa ed in chiesa«), finanziato grazie ai contribuiti della legge regionale di tutela della minoranza slovena. Banchig ha sottolineato come la perdita di ogni canto, parola dialettale, espressione ed usanza rende più povero l’intero patrimonio culturale sloveno A spiegare le caratteristiche del repertorio canoro parrocchiale di Ugovizza è intervenuto il direttore, Osvaldo Errath, su idea del quale il Cd è nato. Ha espresso l’auspicio che esso venga apprezzato dal pubblico valcanalese e non solo. Si sono, quindi, esibiti gli ospiti. A cantare per primo è stato il quartetto »Odmev« di Kamnik, reduce con successo dalla competizione canora slovacca »Bratislava cantat«. Ha proposto al pubblico alcuni brani religiosi e popolari. Suggestiva e più raccolta è stata la successiva esibizione della poetessa resiana Silvana Paletti che, in diverse varianti di resiano e anche con un pizzico di consapevole improvvisazione, ha proposto ai presenti una selezione di brani di carattere prevalentemente religioso, sia registrati da informatori resiani sia scritti e composti da lei stessa. Per ultimo, il Coro parrocchiale di Ugovizza ha proposto al pubblico alcuni canti dal proprio repertorio religioso, affiancandovi anche un brano a carattere popolare. Alla serata erano presenti anche il presidente provinciale della Confederazione delle Organizzzazioni Sloveno-Sso, Riccardo Ruttar, e i parroci di Ugovizza/Ukve, don Mario Gariup, e di Camporosso/Žabnice, mons. Dionisio Mateucig. Tra il pubblico è intervenuto anche un nutrito gruppo di persone provenienti dalla vicina Valle del Gail/Zilja, fra cui c’era anche il parroco delle ultime 4 parrocchie bilingui della valle, Stanko Trap. La serata si è conclusa convivialmente nella sala del vicino consorzio. (l. l.)
V petek 9. oktobra zvečer je Cerkveni pevski zbor iz Ukev v domači farni cerkvi pred številno publiko predstavil novo zgoščenko slovenskih nabožnih pesmi, ki je pred kratkim izšla z naslovom »Bogu in Mariji v čast, ljudem pa v veselje! Slovenske cerkvene pesmi, ki odmevajo v ukovški farni cerkvi«.

16 ott 2015

SLAVIA: Gli slavi siamo noi


La rubrica “slavia”, dopo venticinque puntate, è giunta al suo ultimo appuntamento. Abbiamo visto come gli slavi siano giunti in Europa millecinquecento anni fa e come, lentamente, si siano diversificati dando origine a differenti gruppi nazionali ed entità statali che non hanno mai smesso, però, di influenzarsi a vicenda. Abbiamo raccontato l’origine di alcuni di questi stati mostrando quanto poco essi si prestino a revisionismi di stampo nazionalista e ci siamo addentrati in alcuni aspetti della cultura e della società slava prima della conversione al cristianesimo per trovarne, da un lato, gli archetipi del moderno carattere slavo e, dall'altro, mostrare ancora una volta gli elementi comuni ai vari gruppi nazionali.
La prima grande cesura nel mondo slavo è stata la conversione al cristianesimo. Un evento epocale che ha modificato per sempre la cultura slava soppiantando i vecchi valori e costumi del paganesimo con quelli provenienti dall'occidente latino e germanico. In quel momento gli slavi entrano a pieno titolo in Europa aggiungendo alla presenza geografica la compresenza culturale. Grazie alla conversione, inoltre, i popoli slavi si sono salvati dallo sterminio e dalla schiavitù cui li avrebbe condannati il paganesimo. Alcuni slavi si convertirono però al credo latino, altri a quello greco. La scelta fu molto politica e, in certa misura, estetica, ma segnò una divisione che ancora oggi perdura tra slavi cattolici e ortodossi. Nelle linee di faglia tale divisione diventerà, in tempi moderni, la scusa per guerre e atrocità ma occorre ricordare che mai, nei mille anni del cristianesimo slavo, ci furono scontri tra nazioni slave per ragioni di ordine religioso.
Una seconda grande cesura fu la dominazione straniera: i tedeschi sugli slavi occidentali; i turchi su quelli meridionali; i tataro-mongoli su quelli orientali. Dominazioni che lasceranno il segno nella cultura e nella mentalità approfondendo le differenze tra i vari gruppi. Nel momento in cui si prende coscienza della differenza nasce in alcuni la necessità della riunificazione e si diffondono così molti movimenti di emancipazione che predicano la costruzione di un grande stato federale slavo. La Russia, per le ragioni che abbiamo visto, si porrà come nazione leader con il malcelato intento di annettersi le terre di altre nazioni slave con la scusa del panslavismo.
Fino a vent'anni fa gli slavi erano “uniti” sotto la protezione oppressiva dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia mentre nei Balcani un’altra realtà federale, la Jugoslavia, riuniva gli slavi del sud. Questa “unità” andava però stretta a molti poiché percepita come il frutto di una violenza e di una imposizione. Non c’era, sotto queste entità, sufficiente spazio per l’autodeterminazione e l’emancipazione culturale. In un certo senso l’URSS ha realizzato il sogno degli slavofili distruggendone però l’essenza: la Russia si è infatti posta come nazione “madre” di tutti i popoli slavi ma in nome della modernità ha negato quei valori tradizionali che la rendevano, ai loro occhi, unica ed eccezionale.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica e la violenta dissoluzione della Jugoslavia il nazionalismo è diventato la cifra dei nuovi stati slavi. Un nazionalismo che mira a cancellare i segni della comune origine per esaltare differenze sovente fittizie e storicamente infondate. Le classi dirigenti, i ceti intellettuali, i leader politici hanno spesso deformato la realtà per crearne una che meglio si adattasse alle loro ambizioni di potere. E’ così che sono scoppiate guerre insensate come quella nei Balcani o in Ucraina orientale.

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